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In Grecia col dottore
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E-book153 pagine2 ore

In Grecia col dottore

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Info su questo ebook

Quale posto migliore della Grecia per allontanarsi da tutto e tutti e avere così il tempo di terminare la propria tesi di specializzazione? La dottoressa Katherine Burns non ha avuto alcun dubbio al momento di eseguire la prenotazione, e adesso eccola lì, a godersi un panorama mozzafiato fatto di acqua cristallina, sabbia bianca e... due meravigliosi bicipiti! Lasciarsi distrarre da un estraneo misterioso e dannatamente sexy non rientrava nei piani di Katherine, soprattutto considerato che l'uomo in questione è accompagnato da un'adorabile bambina che lo chiama papà. Tuttavia, giorno dopo giorno, l'immagine del dottor Alexander Dimitriou si insinua nei suoi pensieri e riscalda le sue notti. Ma fuggire dalla realtà innamorandosi di un uomo appena conosciuto non le servirà a dimenticare il passato, soprattutto quando quest'ultimo tornerà a presentarle il conto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830529144
In Grecia col dottore
Autore

Anne Fraser

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    In Grecia col dottore - Anne Fraser

    978-88-3052-914-4

    Prologo

    Era quel momento del giorno prima dell'alba, prima che il cielo cominciasse a illuminarsi, e la luna sembrava più splendente, quando Alexander la vide per la prima volta. Mentre tornava alla baia dove teneva ormeggiata la barca, la sua attenzione fu catturata da una donna che veniva dal mare come Afrodite.

    La donna si fermò, le onde che le lambivano le gambe, e si strizzò i capelli per eliminare l'eccesso di acqua. Il sole sorgeva e la accarezzava con la sua luce, aggiungendo magia alla scena.

    Alexander trattenne il respiro. Aveva sentito parlare di lei, in un villaggio di quelle dimensioni sarebbe stato strano se l'arrivo di una persona straniera non avesse suscitato commenti, e non avevano di certo esagerato quando avevano detto che era bella.

    La baia in cui la donna stava nuotando si trovava sotto di lui, appena oltre il muro che delimitava la piazza del villaggio.

    Se solo lei avesse guardato in alto lui l'avrebbe vista in volto. Ma non lo fece. La ragazza si diresse a guado verso la spiaggia, gocce d'acqua sulla sua pelle riflettevano la luce mentre i lunghi capelli grondavano ancora acqua.

    Se non avesse già sentito parlare tanto nel villaggio della donna appena arrivata per soggiornare nella casa che dava sulla baia, avrebbe quasi potuto credere che si trattasse di una creatura mitica che emergeva dal mare.

    Quasi.

    Se fosse stato un uomo pieno di fantasia.

    Ma non lo era.

    1

    Katherine depose la penna sul tavolo poi si appoggiò allo schienale della sedia.

    Prese il bicchiere d'acqua, bevve un lungo sorso e fece una smorfia. Era tiepida. Anche se l'aveva versata solo poco tempo prima, i cubetti di ghiaccio si erano già sciolti a causa dell'implacabile sole greco di mezzogiorno.

    Come aveva fatto nel corso della mattina, il suo sguardo andò alla baia che si trovava subito sotto la sua veranda. Lo sconosciuto era tornato. Nelle ultime serate era andato alla piccola baia verso le cinque ed era rimasto lì, a lavorare sulla sua barca finché il sole non cominciava a tramontare. Lavorava sempre con grande concentrazione, grattando via la pittura e carteggiando, fermandosi spesso per fare un passo indietro e valutare i progressi. Ma quel giorno, sabato, era stato lì fin dal mattino presto.

    Indossava dei jeans arrotolati alle caviglie e una maglietta bianca che metteva in evidenza la pelle dorata, le spalle larghe e i bicipiti sviluppati. Katherine non riuscì a scorgere il colore dei suoi occhi, ma vide che aveva i capelli scuri, che gli coprivano la fronte di ricci e gli sfioravano le spalle. Nonostante l'abbigliamento, Katherine non poteva fare a meno di pensare a un guerriero greco, anche se trattava con grande gentilezza la sua barca.

    Chi era?, si chiese lei. Se la sua amica Sally fosse stata lì avrebbe scoperto tutto di lui, persino il suo segno zodiacale. Sfortunatamente, lei non era affascinante come Sally. Nei suoi confronti gli uomini reagivano come api attorno al miele. Aveva sempre avuto un uomo al suo fianco, almeno finché non aveva incontrato Tom. Ora, felicemente sposata con lui, l'amica aveva assunto come missione quella di trovare l'anima gemella per Katherine.

    Fino a ora i suoi sforzi erano stati vani. Lei aveva avuto le sue storie, due a parte Ben, ma la più grande gioia era stata quando erano finite, così aveva smesso di cercare l'uomo giusto. Inoltre, gli uomini come quelli che lei avrebbe voluto al suo fianco stavano sempre già con qualche splendida donna.

    Lo sconosciuto doveva avere percepito che lo stava osservando, perché alzò gli occhi e guardò dritto nella sua direzione. Katherine indietreggiò un poco con la sedia in modo da essere nell'ombra, sperando che gli occhiali scuri che indossava non gli facessero capire che lo stava fissando.

    Non che fosse minimamente interessata a lui, si disse.

    Quell'uomo era solo una distrazione dal lavoro che stava svolgendo per la tesi, una distrazione molto piacevole per gli occhi.

    Tutto in Grecia era una festa per i sensi. Era esattamente come gliel'aveva descritta sua madre: spiagge di un bianco accecante, montagne grigie e verdi e un mare lucente che cambiava colore a seconda della marea e del momento della giornata.

    Capiva bene, ora, perché sua madre aveva parlato così spesso del paese in cui era nata, e con tanto trasporto.

    Katherine sentì una stretta al cuore. Erano già passate quattro settimane da quando sua madre era morta? Sembrava che fosse successo solo il giorno prima. Quel mese era passato in un lampo e lei aveva lavorato ancora di più nel tentativo di evitare di pensare troppo. Finché Tim, il suo capo, l'aveva presa da parte e le aveva annunciato che doveva prendersi un po' di riposo, soprattutto perché non si concedeva una vacanza da anni. Anche se Katherine aveva protestato, lui aveva insistito. Sei settimane, le aveva detto, e se l'avesse vista in ufficio durante quell'arco di tempo avrebbe chiamato la Sicurezza.

    Le era bastato guardarlo negli occhi per capire che parlava sul serio.

    Poi, quando un collega di lavoro le aveva detto che i genitori greci di un suo amico stavano andando in America per la nascita del loro primo nipote e avevano bisogno di qualcuno che stesse nella loro casa mentre erano lontani, qualcuno che si prendesse cura del loro adorato gatto e innaffiasse il giardino, Katherine aveva colto la palla al balzo. Aveva messo la tesi da parte quando sua madre si era ammalata, e nonostante quello che le aveva consigliato Tim sul fatto di concedersi un periodo di completo riposo, quella sarebbe stata l'occasione perfetta per finirla.

    Sarebbe stata anche l'occasione per mantenere la promessa fatta a sua madre.

    La piccola casa bianca si trovava al confine del villaggio, nascosta contro il lato di una montagna. C'erano una minuscola cucina e un piccolo soggiorno senza pareti divisorie, e gradini di pietra ricavati nella roccia che si inerpicavano verso il balcone della facciata a sud che dava sulla baia. La stanza da letto principale era al piano di sotto, la porta conduceva a una piccola terrazza che si affacciava sulla spiaggia. Il giardino era pieno di melograni, fichi e antichi e nodosi ulivi che fornivano una preziosissima ombra. Arbusti di buganvillea, gelsomini e caprifoglio erano attaccati alle pareti e riempivano l'aria di profumi.

    Non era affatto un problema badare a Hercules, il gatto. Per la maggior parte del tempo era sdraiato a prendere il sole nel patio e tutto quello che lei doveva fare era assicurarsi che avesse abbastanza acqua e cibo. Si era stabilito un legame di affetto tra loro. Aveva iniziato a dormire nel suo letto e, se da una parte Katherine sapeva bene che era un'abitudine che non avrebbe dovuto incoraggiare, c'era qualcosa di confortante nelle sue fusa e nel calore del suo corpo raggomitolato accanto a lei. E con quel pensiero, il suo sguardo andò di nuovo all'uomo che lavorava alla barca.

    Aveva ripreso a raschiare la vernice. Doveva fare caldo lì, perché non c'era ombra. Katherine pensò di offrirgli qualcosa da bere. Sarebbe stato un gesto educato e da buoni vicini di casa. Ma lei non era lì per fare amicizia, bensì per conoscere un po' il paese di origine di sua madre, mentre accontentava il suo capo e finiva la sua tesi.

    Tuttavia, le abitudini di una vita erano difficili da abbandonare e dopo quattro giorni dall'inizio della sua vacanza di sei settimane non aveva ancora visto molto della Grecia, perché aveva fatto soltanto una breve visita al villaggio in cui sua madre era vissuta da bambina. Ma c'era ancora tanto tempo e, se continuava con questo passo, sarebbe stata in grado di terminare e consegnare la tesi entro la fine del mese, in modo da prendersi un po' di tempo libero per rilassarsi e andare in giro.

    D'altra parte il caldo le stava rendendo difficile concentrarsi. Avrebbe dovuto concedersi una pausa e avrebbe impiegato un momento a portare da bere al vicino. Dato che doveva essere del villaggio, probabilmente non sapeva parlare bene l'inglese. Questo avrebbe limitato di certo ogni tentativo di iniziare una conversazione.

    Appena Katherine si alzò per andare in cucina, una bambina di cinque o sei anni apparve da dietro l'angolo della scogliera. Indossava un paio di pantaloncini blu e una maglietta rossa. I suoi lunghi capelli biondi, legati in una coda di cavallo, ondeggiavano mentre saltellava verso l'uomo. Un cagnolino con le orecchie penzoloni la seguiva, abbaiando eccitato.

    «Baba!» gridò lei contenta, agitando le braccia come le pale di un mulino a vento.

    Un'inaspettata e sgradita delusione colpì Katherine. Così era sposato...

    L'uomo smise di fare ciò che stava facendo e sorrise, i denti bianchi in contrasto con la sua pelle.

    «Crystal!» chiamò lui, allargando le braccia per accogliere la bambina. Katherine poté decifrare solo alcune parole della loro conversazione, così da capire che era in greco.

    L'uomo mise a terra la bambina quando una donna, magra con capelli corti e biondi, si avvicinò a lunghi passi verso di loro. Quella doveva essere la moglie. Stava portando un cesto di vimini, che posò sulla sabbia, poi disse qualcosa all'uomo che lo fece sorridere.

    La bambina correva in cerchio con il cagnolino, e le sue risa risuonavano nell'aria.

    C'era qualcosa in quella piccola famiglia, nella loro gioia nello stare insieme, nella scena cui diedero vita, che sembrava così perfetto da procurare una fitta al cuore di Katherine. Era così che sarebbe dovuta essere una famiglia, ma probabilmente per lei non lo sarebbe mai stato.

    Ciò non significava che non amasse la sua vita. Era interessante, appassionante e valeva la pena viverla.

    La Salute Pubblica non era la specializzazione più appetibile, ma in termini di vite da salvare parecchi dottori concordavano che a fare la più grande differenza fossero i medici della sanità pubblica e della medicina preventiva. Bisognava pensare al caso di Broad Street, per esempio. Nessuno era stato in grado di fermare l'epidemia di colera che era scoppiata a Londra nell'Ottocento finché non ne avevano trovato l'origine.

    Quando Katherine alzò di nuovo lo sguardo, la donna se n'era andata, ma i resti del picnic erano rimasti sulla coperta. L'uomo era appoggiato a una roccia, con le gambe distese. La bambina, che appariva più piccola vicino a lui, gli si accucciò accanto con un'espressione rapita mentre le leggeva una favola.

    Katherine non riusciva a concentrarsi lì fuori. Raccolse i fogli e tornò dentro. Avrebbe lavorato ancora per un'ora prima di fermarsi per pranzo. Forse allora si sarebbe decisa a esplorare i dintorni. A parte una breve gita al villaggio della madre, era stata troppo presa dalla sua tesi per andare a fare più di una nuotata o una passeggiata lungo la spiaggia. Inoltre, aveva bisogno di altre provviste.

    Una volta era stata al negozio del villaggio per comprare dei pomodori e del latte e aveva dovuto sopportare la malcelata curiosità del negoziante e dei commessi, così si era pentita di non avere imparato bene il greco quando ne aveva avuto la possibilità. Sua madre era stata una madrelingua, ma non lo aveva mai parlato a casa e, di conseguenza, Katherine lo conosceva poco.

    In ogni caso, odiava il modo in cui alcuni turisti si aspettavano che la gente del posto parlasse inglese, a prescindere da quale paese stessero visitando, e aveva fatto in modo di imparare il greco abbastanza da essere in

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