Il fidanzamento delll'anno: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Pare che la tristemente nota Aiesha Adams stia cercando di dare una decisa sterzata alla propria vita. Fonti anonime rivelano che non soltanto al momento la nostra scavezzacollo preferita sia rintanata nella campagna scozzese in compagnia dell'aristocratico James Challender, ma che la coppia si sia anche segretamente fidanzata.
Abbiamo sempre avuto un debole per Aiesha e, nonostante le voci sulla sua infelice infanzia la se-guano ovunque, eravamo certi che la sua indomabile natura nascondesse qualcosa di buono. Eravamo anche sicuri che lei e James fossero nemici giurati, ma evidentemente non conoscevamo ogni particolare della loro vita...
Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il fidanzamento delll'anno - Melanie Milburne
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
At No Man’s Command
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2014 Melanie Milburne
Traduzione di Marta Donati
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-774-4
Frontespizio. «Il fidanzamento dell'anno» di Milburne Melanie1
Aiesha era a Lochbannon da una settimana e sulla stampa non era ancora trapelato nulla sul luogo in cui si trovava. Ma, del resto, a chi sarebbe venuto in mente di andarla a cercare nelle Highlands scozzesi, a casa della donna alla quale aveva distrutto il matrimonio dieci anni prima?
Era il posto perfetto per nascondersi e il fatto che Louise Challender fosse stata chiamata all’estero per fare visita a un’amica malata significava che negli ultimi due giorni Aiesha aveva avuto la proprietà tutta per sé. E, poiché era pieno inverno, non c’erano né governante né giardiniere a disturbare il suo idillio.
Che gioia!
Aiesha chiuse gli occhi e, inclinando indietro la testa, inspirò l’aria gelata mentre i fiocchi di neve iniziavano a cadere. La lieve pressione di ogni fiocco era come una carezza sulla sua pelle. Dopo i gas di scarico, il rumore e la frenesia di Las Vegas, il fresco silenzio delle Highlands era come un elisir, che riportava i suoi sensi esausti a nuova vita.
Stare lassù da sola dove nessuno poteva trovarla era come scendere dal palcoscenico. Spogliarsi del costume di scena. Uscire dal ruolo di showgirl di Las Vegas. Aiesha sentiva quella parte che le cadeva dalle spalle come un mantello pesante. Lassù poteva finalmente abbassare la maschera. La maschera da vamp civettuola. La maschera che faceva credere a tutti che le piacesse cantare in un locale per soli uomini perché le mance erano ottime e perché così aveva la mattinata libera per fare shopping, andare in piscina e ritoccare l’abbronzatura spray.
Lassù nelle Highlands poteva rilassarsi. Riordinare le idee. Entrare in contatto con la natura.
L’unico neo era il cane.
Aiesha poteva curare i gatti senza problemi. Occuparsi di un gatto era facile, bastava riempirgli la ciotola di croccantini e pulire la lettiera, se ne aveva una. Non doveva accarezzarlo o averlo sempre intorno.
Con un cane era tutta un’altra storia. I cani ti vogliono sempre stare addosso. Vogliono instaurare un legame con te. Vogliono amarti.
Si affidano a te perché tu li tenga al sicuro.
Aiesha abbassò lo sguardo verso i limpidi occhi marroni della femmina di Golden Retriever seduta ai suoi piedi con devozione servile, la coda come un ventaglio di piume che sfiorava il manto di neve.
Il ricordo di un altro paio di occhi marroni colmi di fiducia le punsero il cuore come un ferro da maglia. Occhi che ancora la perseguitavano, sebbene fossero passati così tanti anni. Aiesha scostò la spessa manica del cappotto e guardò la parte interna del polso: l’inchiostro blu e rosso del tatuaggio era un ricordo vivido e indelebile del tentativo fallito di tenere in vita il suo solo e unico amico.
Aiesha deglutì il groppo di senso di colpa che aveva in gola e lanciò un’occhiataccia al cane. «Perché non te ne vai da sola a fare una passeggiata? Non hai mica bisogno che te la faccia vedere io la strada. Non ci sono recinti che ti fermano.» Finse di lanciare qualcosa. «Vai. Vai a farti una corsetta. Vai a inseguire un coniglio, o un ermellino, o qualsiasi altra cosa.»
Il cane continuò a guardarla senza battere ciglio, un piccolo gemito come a dire: Gioca con me. Lei emise un sospiro di rassegnazione e iniziò a camminare lentamente e con fatica in direzione del bosco che costeggiava l’imponente casa nelle Highlands. «Vieni, allora, brutto cagnaccio. Ma non andrò più in là del fiume. Sembra che questa neve continuerà a cadere per tutta la notte.»
James Challender varcò i cancelli in ferro battuto di Lochbannon mentre scendeva la sera. La proprietà appartata era spettacolare in tutte le stagioni, ma in inverno diventava una vera meraviglia. La villa in stile gotico, con le sue torrette e le sue guglie, sembrava uscita dalla favola di qualche bambino. L’acqua gelata della fontana davanti casa sembrava una scultura del Rinascimento, con fragili ghiaccioli che penzolavano come stalattiti secolari. Il fitto bosco che segnava i confini della proprietà era coperto da un manto di candida neve bianca e l’aria era così tagliente e pura che gli bruciavano le narici ogni volta che inspirava.
Le luci dentro casa erano accese – significava che la governante, la signora McBain, aveva posticipato la sua vacanza annuale per prendersi cura di Bonnie mentre la madre di James faceva visita a un’amica, vittima di un incidente nell’outback dell’Australia. James si era offerto di prendersi cura lui del cane, ma Louise aveva insistito tramite SMS frettolosi, poco prima di imbarcarsi, che era tutto già sistemato e che lui non doveva preoccuparsi di nulla. Perché sua madre non potesse affidare il suo cane a una pensione per animali come tutti gli altri non lo capiva proprio. I soldi non erano certo un problema. Lui aveva fatto in modo che lei avesse tutto ciò che le serviva dopo il divorzio da suo padre.
Lochbannon era un po’ grandina per una donna sola e di una certa età con soltanto un cane e un paio di domestici a farle compagnia, ma James aveva voluto regalare a sua madre un luogo sicuro, un posto che non avesse alcun legame con la sua vita precedente come moglie di Clifford Challender.
Sebbene lui avesse insistito che la proprietà fosse intestata a Louise, di tanto in tanto gli piaceva passare qualche settimana nelle Highlands, lontano dalla vita frenetica di Londra. Ecco perché quel giorno aveva deciso di andarci, nonostante le rassicurazioni di sua madre che Bonnie sarebbe stata accudita con cura.
Lochbannon era l’unico posto in cui lui riuscisse a concentrarsi. Una settimana lassù equivaleva a un mese di lavoro nel suo frenetico ufficio a Londra. Nelle Highlands poteva abbassare le spalle e rilassarsi. Poteva riflettere. Liberarsi dallo stress del dirigere un’azienda che soffriva ancora per gli effetti della cattiva gestione di suo padre.
Lochbannon era anche uno di quei pochi luoghi in cui lui riuscisse a sfuggire ai flash della stampa, che sempre cercavano di coglierlo in fallo per dimostrare la teoria Tale padre, tale figlio.
Prima ancora di spegnere il motore, James sentì Bonnie che abbaiando lo salutava. Magari sua madre aveva ragione, quando diceva che il suo prezioso cane era troppo sensibile per stare con degli estranei. Inoltre, doveva ammettere che c’era qualcosa di piuttosto piacevole e familiare in un saluto canino entusiasta.
La porta si aprì prima che James infilasse le chiavi nella toppa. Si trovò davanti un paio di occhioni grigi scossi e indignati, come se avessero appena visto un malintenzionato sulla soglia di casa anziché il postino che si aspettavano. «Cosa cavolo ci fai tu qui?»
La mano di James cadde dalla porta. Il suo corpo si irrigidì, come se la neve che scendeva dietro di lui lo avesse congelato sul posto. Aiesha Adams. L’ignobile, bella da morire, sexy in modo assurdo e imprevedibile Aiesha Adams. «Credo che quella sia la mia battuta» disse lui, quando riuscì a ritrovare la voce.
Guardandola di sfuggita, non c’era niente di eccezionale in lei. Con addosso una felpa abbondante e un paio di leggings, senza trucco, sembrava una qualunque ragazza della porta accanto. Aveva capelli castani di media lunghezza che non erano né ricci, né lisci. La sua pelle era fresca e pulita, a parte un paio di piccoli segni. La sua altezza era nella media e la sua corporatura snella – tutta fortuna, non certo il risultato di grandi sforzi in palestra, ipotizzò lui.
Per un istante, un breve istante, gli parve che Aiesha avesse di nuovo quindici anni.
Bastava osservarla più da vicino, però, per restare affascinati dall’insolito colore dei suoi occhi. Mozzava il fiato. Tempesta, fumo e ombre vorticavano nella profondità delle sue iridi.
La forma della sua bocca aveva il potere di ammutolire un uomo. Quelle labbra rigogliose erano peccato allo stato puro. Turgide, giovani, con i contorni vermiglio così stupendamente allineati che faceva quasi male limitarsi a guardare senza toccare...
Cosa ci faceva Aiesha a Lochbannon? Si era intrufolata senza permesso?
E se qualcuno avesse scoperto che si trovava lì... con lui? Il cuore di James prese a galoppare. E se la stampa lo avesse scoperto? E se lo avesse scoperto Phoebe?
Il mento di Aiesha si sollevò a quell’altezza Non mi provocare che James aveva visto spesso in passato, la sua postura che la faceva passare in un istante da scolaretta a donna vissuta e sprezzante. «Mi ha invitata tua madre.»
Sua madre? La fronte di James era corrugata a tal punto da fare quasi male. Cosa stava succedendo? Nei suoi messaggi Louise non aveva menzionato Aiesha. Neanche una parola. Perché sua madre avrebbe dovuto invitare la ragazza che aveva causato loro tanta sofferenza in passato? Non aveva senso.
«Piuttosto magnanimo da parte sua, viste le circostanze, no?» disse James. «Ha messo in cassaforte l’argenteria e i gioielli?»
Gli occhi di Aiesha lanciarono fiamme grigio scuro verso di lui. «C’è qualcuno con te?»
«Odio ripetermi, ma questo credo che dovrei chiedertelo io.» James chiuse fuori l’aria fredda ma, così facendo, rese fin troppo intimo l’improvviso silenzio tra loro.
Essere intimi – in tutti i sensi del termine – con Aiesha era pericoloso. Trovarsi nella stesso Stato insieme a lei era un suicidio per la reputazione, figuriamoci se avessero dormito sotto lo stesso tetto. Lei emanava sex appeal. Ogni suo movimento era seduzione allo stato puro. Quanti uomini erano caduti vittima di quel corpo flessuoso e di quella bocca da lolita? Lui già riusciva a sentire il sangue rombargli nelle vene, un improvviso afflusso di consapevolezza sessuale, tanto scioccante quanto indesiderata.
James si abbassò per arruffare le orecchie a Bonnie e distrarsi un istante. Venne ricompensato con una leccatina. Almeno qualcuno era contento di vederlo.
«Ti ha seguito qualcuno?» insistette Aiesha. «La stampa? I paparazzi?»
James si raddrizzò per lanciarle un’occhiata sardonica. «Scappiamo dall’ennesimo scandalo, eh?»
Le labbra di Aiesha si serrarono, i suoi occhi che ardevano per l’avversione che aveva sempre riservato a James. «Non fare finta di non sapere. La notizia è dappertutto, pure sui social network.»
Esisteva qualcuno che non lo sapesse? La notizia della sua relazione con un politico americano sposato era diventata di dominio pubblico. Lui l’aveva ignorata apertamente – o, almeno, ci aveva provato. Ma poi qualche segugio senza scrupoli aveva riportato alla luce il ruolo di Aiesha nella rottura del matrimonio dei genitori di James. Si era trattato solo di un trafiletto o due, e nemmeno su tutti i giornali, ma la vergogna e l’imbarazzo che lui aveva cercato di lasciarsi alle spalle per dieci anni erano tornati a tormentarlo.
Be’, c’era da aspettarselo. Aiesha attirava gli scandali e lo aveva fatto dal momento in cui la madre di James l’aveva raccolta dalle strade di Londra e l’aveva portata a casa loro. Motivo per cui lui adesso era perplesso: perché Louise avrebbe dovuto invitare a casa propria la ragazza senza scrupoli che non soltanto aveva rubato i gioielli della sua eredità, ma aveva pure cercato di fregarle il marito?
James si scrollò di dosso il cappotto e lo appese nell’atrio. «Gli uomini sposati sono la tua ossessione, no?»
Lui sentì le lame di quegli occhi grigi che gli si conficcavano tra le scapole. Il battito del suo cuore aumentò all’improvviso. Era riuscito a innervosirla e la cosa gli piaceva.
James era l’unica persona con cui lei non era in grado di nascondere chi fosse davvero. Aiesha era un camaleonte, che cambiava per soddisfare i propri interessi, che puntava sul fascino quando le faceva comodo, che si divertiva ad arraffare un altro cuore e un altro portafogli.
La sua ultima vittima era un senatore americano, la cui carriera e il cui matrimonio stavano andando a rotoli. La stampa aveva catturato un’immagine compromettente di Aiesha che lasciava la suite di lui in un albergo di Las Vegas dove lei lavorava come showgirl.
«Nessuno deve sapere che sono qui» gli disse. «Capito? Nessuno.»
James, che stava sistemando le maniche del cappotto appena appeso, si voltò per guardarla in viso. Lei lo stava ancora