Il giardino delle rose: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
C'era una volta un castello dentro cui abitava la Bestia, e c'era una fanciulla, Bella, che seppe rompere l'incantesimo... Oggi c'è una villa a Malibu, con un giardino di rose di ogni colore, dove vive ritirato Deacon Santoro, il quale porta su di sé le cicatrici di un brutto incidente che ne ha infangato il nome e distrutto la carriera. Quando nella villa arriva Gabrielle Dupré, la vita di Deacon viene sconvolta. La giovane si accorge in fretta che sotto i capelli lunghi, la barba incolta e il carattere rude c'è un uomo ferito ma sensibile, e vuole aiutarlo a riabilitarsi. I sentimenti, però, si fanno sempre più profondi, anche se la Bestia non è ancora pronta a riconoscere l'amore per la sua Bella...
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Anteprima del libro
Il giardino delle rose - Jennifer Faye
successivo.
Prologo
«Non sta succedendo davvero.»
Gabrielle Dupré aggrottò la fronte e si appollaiò sul bordo di una sedia di plastica nera. La stanza era piccola, con le pareti grigie. All'esterno si sentivano il ronzio delle voci e i telefoni che squillavano ma, dentro la stanzetta, aleggiava un silenzio teso, come una nebbia densa. Era un luogo dove non era mai stata in vita sua: una stazione di polizia. Come mai le cose erano finite tanto fuori controllo?
Le girava la testa e aveva lo stomaco serrato.
Dopo più di due ore che si trovava lì, la situazione non sembrava affatto buona. Proprio per niente. Aveva appena giocato la sua ultima carta e stava pregando che sortisse qualche effetto.
«Non preoccuparti, figliola.» Suo padre la fissò dall'altra parte del tavolo nero e anonimo. «Andrà tutto a posto.»
«Tutto a posto?» La ragazza si obbligò a trattenere la frustrazione e a non gridare. «Le cose sono ben lontane dall'essere a posto.» A ogni parola il volume della voce si alzò un poco. Rendendosi conto che perdere il controllo non avrebbe giovato, fece una pausa e deglutì. «Papà, hai idea del guaio in cui ti sei cacciato?»
«Gaby, non capisci? Se avessi saputo qualcosa su quel mostro, ne sarebbe valsa la pena.» La voce era carica di convinzione.«A volte un uomo deve fare ciò che deve.»
«E, a volte, dovrebbe pensare prima di agire!» ribatté lei. La rabbia le pulsava nelle tempie, ma non era rivolta contro suo padre. Era furiosa con se stessa.
L'uomo allungò la mano e la posò sul suo braccio. «Vedrai. Si sistemerà tutto.»
Gaby si sentiva in colpa per non avere avuto il tempo di ragionare con il padre e impedirgli di agire in modo tanto avventato. Negli ultimi sei mesi aveva dovuto svolgere due lavori per pagare i conti in sospeso ma, anche così, la loro situazione economica continuava a peggiorare. Aveva perfino preso in considerazione di cercare un terzo lavoro. Con la salute del genitore in forte declino, tanto che l'uomo era costretto su una sedia a rotelle, era la sola che potesse far quadrare i conti.
Nonostante tutto però, aveva fatto in modo di essere presente ogni giorno, per suo padre. L'uomo era profondamente addolorato per la morte della sorella, avvenuta a causa di un incidente stradale quattro mesi prima, e non era d'aiuto che la polizia non avesse ancora chiarito la dinamica di quell'incidente. Inoltre, i siti di gossip, inclusa la rivista per la quale lei aveva cominciato a lavorare occupandosi della contabilità, puntavano il dito con insistenza contro una stella del cinema pluripremiata, Deacon Santoro, indicandolo come responsabile del fatto.
Gaby stava ancora cercando di capire come e perché suo padre avesse agito in quel modo. «Quindi sei andato di soppiatto alla tenuta di Deacon Santoro tutta la settimana?»
L'uomo strinse gli occhi. «Non l'ho fatto di nascosto. Non volevo disturbarti, così ho preso l'autobus.»
La ragazza scosse la testa, incredula. «Pensavo avessi una donna della quale non eri ancora pronto a parlarmi. Se avessi saputo che cosa stavi facendo, ti avrei fermato.»
Suo padre appoggiò i gomiti sul tavolo e si piegò verso di lei. «Non vuoi conoscere la verità?»
«Certo che lo voglio. Come puoi chiedermi una cosa simile? Anch'io le volevo bene. Era come una seconda madre, per me. Ma ci sono modi migliori per arrivare alla verità. Non avresti dovuto inscenare una protesta clamorosa e dirompente di fronte alla casa di quell'uomo, né avvicinare il suo staff.»
Il padre sospirò pesantemente e si appoggiò allo schienale della sedia a rotelle. «Non ho avuto scelta, nient'altro sembrava funzionare. Ho fatto telefonate su telefonate alle autorità. Tutto quello che ho ottenuto sono stati giri di parole. Continuano a ripetere che il rapporto sull'incidente sarà rilasciato quando le indagini saranno concluse.»
Gaby non poteva credere a ciò che stava per dire, ma qualcuno doveva pur mostrarsi ragionevole. «Ti rendi conto di che potere abbia il signor Santoro?»
Suo padre aggrottò la fronte. «Perché credi sia andato là? La polizia non ci sta aiutando a trovare la verità perché lui l'ha comprata.»
«Non dire queste cose» lo zittì Gaby.
«Così ho pensato che i media avrebbero potuto essere di aiuto. Dopotutto, farebbero qualunque cosa per uno scoop.»
«Di certo hai attirato la loro attenzione.» Tristemente, la ragazza non riteneva che questo avrebbe funzionato, ma sperava di sbagliarsi perché non conoscere la verità stava divorando anche lei. «Ci sono così tanti giornalisti fuori dalla stazione di polizia che sono stata scortata attraverso un ingresso sul retro.»
Il volto stanco del padre si illuminò. «Sta funzionando, visto?»
Sbuffò. Il genitore aveva il brutto vizio di agire prima e pensare poi, e a lei spettava sempre il compito di risolvere i guai che combinava. Ma questa era la prima volta che era arrestato. «E vale la pena che tu finisca in prigione o sia costretto a pagare una multa che prosciugherà il conto in banca?»
Prima che l'uomo potesse rispondere, la porta si spalancò. Un poliziotto alto e con i capelli sale e pepe entrò nella stanza. «Abbiamo contattato il denunciante.»
«E...?» Gaby esitò.
L'ufficiale scosse la testa. «Ha rifiutato di incontrarla.»
Non era quello che avrebbe voluto sentire. Aveva sperato di riuscire a convincere l'uomo a ritirare le accuse contro suo padre. «Eppure deve esserci un modo per parlare con lui.»
Il poliziotto schiarì la voce. «Stavo per dirle che è al telefono. Può parlare con lui dalla mia scrivania.»
In un battito di ciglia la ragazza si alzò e corse fuori dalla stanza. Non si fermò nemmeno per rassicurare suo padre, perché sinceramente non sapeva se questa volta sarebbe riuscita a risolvere quel pasticcio. Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per difendere l'anziano... anche dal suo senso di giustizia fuorviante.
L'ufficiale la condusse a una scrivania, dove le consegnò il ricevitore, poi si allontanò per occuparsi di un arrestato che appariva piuttosto belligerante.
Voltando le spalle alla scena, Gaby inspirò. «Salve.»
«Non ho intenzione di ritirare le accuse.» Deacon Santoro non si degnò nemmeno di salutare.
Eppure, quella voce catturò l'attenzione di Gaby. Era profonda e ricca, come un bourbon costoso. Non aveva bisogno di chiedere con chi stesse parlando. Dopo aver visto tutti i suoi film più e più volte, avrebbe riconosciuto la voce di Deacon ovunque.
«Apprezzerei molto se potessimo parlarne.»
«Ho già detto tutto ciò che dovevo dire. Adesso devo andare...»
«Aspetti!»
«Questo è uno spreco di tempo. Suo padre è colpevole. Dovrà vedersela con il giudice.»
A ogni sillaba dell'uomo, Gaby sentiva il proprio corpo attraversato da scariche elettriche. La logica le gridava che Deacon Santoro era in assoluto l'ultima persona su cui fantasticare, ma una parte primordiale di lei voleva continuare ad ascoltare quella voce.
Gaby tentò di riprendere il controllo. Doveva rimanere concentrata. Il futuro di suo padre dipendeva da lei.
«Ma non ha commesso nulla di grave...»
«Ritengo che lo stalking non si possa definire nulla di grave
.»
«Stalking?» Era la prima volta che veniva nominato quel reato, e non poté fare a meno di chiedersi se suo padre avesse scordato di dirle qualcosa.
«Già. Ha fatto telefonate moleste, si è nascosto fuori della mia residenza con il binocolo e ha perseguitato il mio intero staff.»
«Mi dispiace. Non è in sé, ultimamente. Non farebbe del male a una mosca. Se lo conoscesse...»
«Non è così e non ho intenzione di conoscerlo. Niente di tutto questo è un mio problema.»
Il signor Santoro aveva ragione su questo punto, ma cosa gli sarebbe costato essere un po' più flessibile? Forse doveva spiegargli meglio la situazione. «Mio padre non è giovane e la sua salute sta peggiorando.»
«Nemmeno questo è un mio problema.»
Quell'uomo non aveva intenzione di cedere di un millimetro. La sua voce cessò di influenzarla e Gaby entrò in modalità protettiva. «Ascolti, signor Santoro. Mi dispiace per i problemi che le ha causato mio padre, ma le accuse mosse contro di lui non risolveranno niente. Di certo deve esserci un altro modo per risolvere la questione.»
«Suo padre avrebbe dovuto pensarci prima.»
Perché Santoro si stava comportando come se fosse del tutto innocente? Se non fosse stato per le azioni che aveva compiuto durante quella notte fatale, suo padre non lo avrebbe di sicuro disturbato. Accuse rabbiose cominciarono a ribollirle dentro e sarebbe stato molto facile perdere la calma e dire a quell'uomo che cosa esattamente pensava di lui.
Ma a cosa sarebbe servito? Forse solo a farla sentire meglio, anche se solo per qualche tempo.
Alla lunga però, non avrebbe certamente aiutato il padre.
«Se è tutto, devo andare.»
«No, non è tutto.» Non l'avrebbe lasciato andare così, come se nulla fosse. «Mio padre ha fatto ciò che pensava fosse meglio per mia zia.»
«Che cosa c'entra sua zia con tutto questo? Lo ha costretto a urlare menzogne e gettare spazzatura nella mia proprietà?»
Gaby non aveva intenzione di permettere che quell'uomo insultasse le persone che lei amava. Davvero Santoro non sapeva chi fosse suo padre? «Mia zia non era davanti a casa sua. Lei... è morta nell'incidente stradale.»
Vi fu un rapido respiro, come se l'uomo avesse improvvisamente compreso la gravità della situazione. Seguì un lungo silenzio. Era possibile che avesse finalmente capito?
Ma Gaby non si rilassò... non ancora. Nei pochi minuti in cui aveva parlato con lui, aveva imparato che non era una persona che cambiava facilmente idea. Eppure, non poteva arrendersi.
Ogni muscolo del corpo si tese.
Deacon Santoro non disse una parola, mentre assimilava quella nuova informazione. Com'era possibile che fosse la prima volta che sentiva che la donna dell'incidente aveva una nipote?
Cercò una risposta nei meandri della memoria, poi si aggrappò alle informazioni che aveva in mano. La polizia aveva detto che la donna non aveva parenti in vita, nessun marito e nessun figlio. Solo un fratello. Deacon non aveva mai considerato che potessero esserci dei nipoti.
Deglutì a fatica. «Lei è sua nipote?»
«Sì. Mi chiamo Gaby.»
«È il diminutivo di Gabrielle?»
«Sì. Mia zia era l'unica a chiamarmi Gabrielle.»
Deacon raggelò. Gabrielle, uno dei pochi frammenti di memoria dell'incidente.
Non si trattava di un'immagine, ma di una voce. La donna dell'incidente che gli chiedeva di prendersi cura... di una persona.
Prenditi cura di Gabrielle.
L'eco di quelle parole lo aveva ossessionato ogni notte ma, fino a quel giorno, non ne aveva mai compreso il significato. Non conosceva nessuno chiamato Gabrielle. Adesso aveva la possibilità di assicurarsi che le ultime volontà di quella donna fossero rispettate. Il bisogno di aiutare Gabrielle divenne travolgente. Ma come? Aveva bisogno di tempo per assorbire quella rivelazione... per stabilire un piano.
L'uomo si schiarì la voce. «Non sapevo fosse sua zia. Nessuno me lo aveva detto.»
«Adesso può comprendere le azioni di mio padre. Sta soffrendo per la scomparsa della sorella più giovane. Non pensa lucidamente.»
«Questo però non compensa ciò che mi è costato.» Grazie alle azioni di quell'uomo, una serie di dipendenti lo aveva abbandonato. E, a causa della pubblicità negativa, alcuni associati si erano allontanati, rifiutando di stringere affari con lui.
«Farò qualunque cosa per rimediare.»
Deacon apprezzò l'intenzione della ragazza di sistemare un problema che non era suo. «Di quanto sta parlando?»
«Vuole del denaro?» La voce di Gaby assunse una nota angosciata.
No. Aveva già denaro a sufficienza, ma non voleva che quella conversazione terminasse... Non fino a quando non avesse saputo qualcosa di più su quella donna. «Si è offerta di fare qualunque cosa per rimediare, e io ho perso molto denaro a causa delle azioni di suo padre.»
«Io... non ho soldi. La prego di credermi. Ho già due lavori, per tentare di farci rimanere a galla.»
«Farci?» La parola scivolò dalle labbra prima