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Notte di passione: Harmony Collezione
Notte di passione: Harmony Collezione
Notte di passione: Harmony Collezione
E-book150 pagine1 ora

Notte di passione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La capacità di distinguere le ragazzine dalle vere donne è una delle doti di cui Alessandro Leopardi va più fiero da sempre. Così quando scopre che a pilotare il suo jet privato è Leonora Thaxton si sente oltraggiato. Innanzitutto lui non assume donne: sarebbero una distrazione. E poi Leonora è davvero incantevole. Ma come ha fatto a farsi ingannare in quel modo? Di certo non la passerà liscia, e la vendetta migliore è anche la più dolce per Alessandro. Una notte di passione, senza impegno, sarà più che sufficiente a placare il suo orgoglio. Forse.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501164
Notte di passione: Harmony Collezione
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Notte di passione - Penny Jordan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sicilian Boss’s Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Penny Jordan

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-116-4

    1

    Il letto su cui entrambi giacevano nudi era alto e drappeggiato con lenzuola di seta, la cui morbidezza era nulla in confronto alle carezze e ai baci passionali di lui.

    Il suo volto era in ombra, ma lei ne conosceva i tratti a memoria, a partire dall’intensità bruciante dei suoi occhi scuri, fino all’arroganza del suo profilo e l’esplicita sensualità della bocca.

    Il solo guardarlo era sufficiente a eccitarla e lei era l’unica donna in grado di completarlo.

    Erano fatti l’uno per l’altra. Una coppia perfetta e lo sapevano.

    Soltanto lì con lui era veramente se stessa e riusciva ad abbassare la guardia per condividere il suo desiderio e il suo amore.

    Quell’uomo la faceva impazzire in mille modi diversi e il suo corpo rabbrividì al deliberato e lento tocco della punta delle sue dita sul suo seno.

    Trattenne il respiro e chiuse gli occhi.

    La mano di lui si abbassò verso il suo ombelico e poi più in basso...

    Leonora si riscosse colpevolmente dal suo sogno a occhi aperti e si ammonì che, se non avesse iniziato a prepararsi, sarebbe stata in ritardo.

    Era una sciocca e sicuramente i suoi fratelli sarebbero stati d’accordo con lei. Poteva immaginare benissimo la derisione con cui avrebbero accolto le sue fantasie e il segreto della sua natura profondamente sensuale.

    Era questo il problema quando si era la figlia sandwich in mezzo a due fratelli maschi. Erano nati tutti e tre molto vicini: Piers aveva soltanto diciotto mesi più di lei e Leo un anno di meno. Il fatto che avessero perso la madre da piccoli, investita da un’auto mentre li stava venendo a prendere a scuola, li aveva terribilmente provati, così come il padre, un ex atleta professionista che aveva rilevato una società di abbigliamento sportivo.

    Il genitore aveva sempre assecondato una certa competizione tra i suoi figli, convinto che fosse un ottimo modo per prepararli al mondo degli adulti. Era anche un uomo impassibile.

    Dopo la morte della madre, Leonora aveva sentito la necessità di impegnarsi ancora più duramente per essere una dei ragazzi di suo padre, per cui guai a perdere la faccia piangendo.

    Il padre li amava moltissimo, tuttavia non era mai stato molto bravo a mostrare il suo affetto a una bambina orfana di mamma. Non che lei gliene facesse una colpa. Anzi, era protettiva sia con lui che con i fratelli ed erano una famiglia unita.

    Il genitore si era risposato tre anni prima e vederlo felice con la seconda moglie le aveva fatto capire quanto si era persa con la scomparsa di sua madre.

    Era soltanto l’orgoglio che la spingeva ad andare avanti mentre lottava contro il crescente bisogno di essere la donna che istintivamente sapeva di essere, e non il maschiaccio competitivo che voleva il padre. A volte si sentiva così perduta e indifesa da temere che non avrebbe mai trovato la vera se stessa. Le rare occasioni in cui ci provava i suoi fratelli la prendevano subito in giro così che si ritirava immediatamente nell’ostilità combattiva della sua infanzia.

    Oppure cercava rifugio nei suoi sogni privati.

    Il fatto che avesse bisogno di fantasticare di essere con un uomo che l’amava e la desiderava e con cui faceva del fantastico sesso, invece di sperimentarlo nella realtà, era in parte il risultato della maniera in cui era cresciuta.

    Ascoltare i suoi fratelli discutere delle loro conquiste l’aveva resa diffidente verso i maschi perché non voleva essere giudicata come facevano Piers e Leo con le loro ragazze.

    Leonora non si considerava un tipo ipersensibile, ma c’era qualcosa nel modo in cui i suoi fratelli parlavano delle donne, dando un punteggio per la loro disponibilità e abilità sessuali, che l’aveva persuasa a non voler correre il rischio che qualcuno raccontasse di lei agli amici come facevano loro.

    Per questo motivo aveva messo a tacere la profondità della sua natura passionale, mascherandola con un atteggiamento brusco.

    E mentre le altre ragazze della sua età prendevano confidenza con la loro sessualità, lei aveva imparato a temere la sua.

    Adesso, naturalmente, era diverso. Piers e Leo erano cresciuti; avevano ventisette e ventiquattro anni e avevano smesso di discutere in pubblico della loro vita intima.

    Anche lei era diventata grande e a venticinque anni si sentiva a disagio per il fatto di essere ancora vergine. Per fortuna nessuno ne era al corrente, soprattutto i suoi fratelli. Non che pensasse spesso alla sua mancanza di esperienza. Aveva cose più importanti di cui preoccuparsi come, per esempio, trovarsi un lavoro. O meglio, ottenere quel lavoro, ammise entrando nella doccia e aprendo il rubinetto dell’acqua.

    La sua pelle era ancora abbronzata a seguito della breve vacanza che aveva fatto in ottobre alle Canarie. I seni erano tondi e sodi, ma non abbastanza piccoli da poter evitare di indossare il reggiseno.

    Da ragazza aveva detestato la restrizione di quegli indumenti femminili mentre doveva competere con il fratello maggiore e tenere allo stesso tempo a bada quello minore.

    Purtroppo quello era il destino dei figli sandwich. Dopo una rapida doccia si asciugò e attraversò la stanza con le sue gambe lunghe e snelle. I capelli scuri erano un groviglio di ricci. L’uniforme era stesa sul letto e alla sua vista il suo cuore sobbalzò.

    Leo si era lamentato moltissimo a Natale quando erano tornati a casa nel Gloucestershire ed era sparita la sua divisa di ricambio. Era sicura che qualche membro della famiglia l’avrebbe accusata, soprattutto dal momento che il fratello le aveva promesso di lasciarle prendere il suo posto. Fortunatamente nessuno aveva detto niente.

    La povera Mavis, che lavorava nella tintoria due strade dopo il suo piccolo appartamento londinese, aveva protestato che era impossibile sistemarle la giacca, per non parlare del cappello. Leonora, però, le aveva detto di avere la massima fiducia nelle sue capacità e alla fine la sua perseveranza era stata premiata.

    Molti suoi amici pensavano che fosse fortunata a lavorare come freelance, dando lezioni private di mandarino; a ogni modo non era stato per diventare un’insegnante che aveva sfruttato il suo dono per le lingue. Era stata lei la prima a dichiarare di voler diventare un pilota di linea. Peccato, però, che era il fratello minore che adesso svolgeva il lavoro dei suoi sogni, ossia pilotare i jet di una compagnia aerea privata posseduta da un milionario italiano con sede nei pressi di Firenze.

    Lei invece, malgrado le sue qualifiche, doveva insegnare mandarino.

    Purtroppo, come aveva commentato in più occasioni suo fratello maggiore, era colpa sua se aveva insistito a scegliersi una professione particolarmente difficile per una donna.

    Naturalmente c’erano piloti femmine, tuttavia non era un lavoro noioso in qualche aeroporto locale inglese quello che lei voleva e per cui aveva studiato. No, le sue aspirazioni erano molto più alte.

    In quanto figlia di mezzo, Leonora aveva la sensazione di avere dovuto lottare tutta la vita per fare sentire la propria voce e imporre la sua presenza.

    Be’, sicuramente era ciò che avrebbe fatto quel giorno sostituendosi al fratello a bordo del jet che apparteneva al proprietario della Avanti Airlines.

    Leo aveva provato a farla desistere, ma lei gli aveva ricordato che le doveva ancora un regalo per il suo compleanno e un grande favore per avergli presentato Angelica, la sua splendida fidanzata polacca.

    «Sii ragionevole» aveva protestato lui. «Non posso lasciarti prendere il mio posto.»

    Leonora non aveva nessuna intenzione di essere ragionevole. Quell’aggettivo andava bene per le ragazze sicure della propria sessualità e adorate dagli uomini. Non per una come lei, che si comportava come un maschio, sempre pronta a nuove sfide. Lo aveva fatto per così tanto tempo che ormai era convinta di non riuscire più a trovare la strada per tornare a essere la donna che avrebbe dovuto.

    Era molto più facile adesso continuare a essere originale, sfidare i suoi fratelli, o qualsiasi altro uomo, e vincere piuttosto che ammettere di desiderare di essere un genere diverso di ragazza.

    Alessandro lasciò la riunione a cui aveva partecipato a Londra con la fronte aggrottata ed era ancora corrucciato quando scese dalla limousine di fronte al Carlton Tower Hotel, malgrado fosse andata bene.

    Camminava con sicurezza e arroganza; i tratti del volto abbronzato potevano essere quelli di un imperatore romano. I capelli neri erano corti e ricci e gli occhi di uno straordinario grigio scuro.

    Si muoveva con la grazia e l’agilità di un cacciatore pronto a catturare la preda.

    Gli uomini lo trattavano con rispetto e le donne, abbagliate dalla sua bellezza, lo desideravano.

    L’usciere lo riconobbe e lo salutò per nome e la receptionist lo guardò di sottecchi mentre attraversava il foyer.

    La causa della sua irritazione si trovava nella tasca della sua giacca: un invito formale, accompagnato da una lettera che era più un ordine che una richiesta, da parte di suo fratello maggiore, il quale pretendeva la sua presenza quel fine settimana per festeggiare i novecento anni del loro casato. Le celebrazioni sarebbero iniziate la sera successiva nel castello di famiglia in Sicilia.

    Naturalmente era dovere dei fratelli minori sostenere Falcon, così come lui aveva sempre fatto durante gli anni della loro infelice infanzia.

    Rocco, il più giovane di tutti, sarebbe stato assente perché era in viaggio di nozze e lui aveva pensato di riuscire a passarla liscia grazie alle trattative in cui era coinvolto per l’acquisto di una nuova linea aerea.

    Purtroppo, quell’invito formale che Falcon gli aveva inviato insieme alla lettera, lo obbligava a presenziare all’evento.

    Lui e il fratello maggiore sarebbero stati gli unici figli a partecipare visto che Rocco era in luna di miele e Antonio, il loro fratellastro, era rimasto ucciso in un incidente stradale, con il risultato che il cuore del padre, che lo aveva amato più di tutti loro, era peggiorato al punto che non sarebbe vissuto a lungo.

    Soltanto Falcon e Rocco potevano capire perché lui provava così poca pena al pensiero della dipartita del genitore dato che avevano condiviso la medesima infanzia.

    Era

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