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Paolo Fregoso, Genovese
Paolo Fregoso, Genovese
Paolo Fregoso, Genovese
E-book176 pagine1 ora

Paolo Fregoso, Genovese

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Info su questo ebook

«Arcivescovo, cardinale, tre volte doge, cinque figli con due donne, diversi bastardi, uomo d’armi, pirata, ammiraglio della Santa Sede, due volte papabile»: questo l’uomo del quale Vito Molinari ci restituisce un sapido ritratto sullo sfondo di una Genova inquieta e rissosissima; intrecciato alle vicende di un secolo nel quale, secondo le parole di Johan Huizinga, «la vita era così violenta e piena di contrasti da emanare un odore misto di sangue e di rose».

Un romanzo godibilissimo, pienamente rispettoso dei dati storici, ricco di riferimenti all’arte e alla cultura del tempo, a fatti poco noti - non di rado terribili - e a curiosità divertenti.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2020
ISBN9788899415761
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    Anteprima del libro

    Paolo Fregoso, Genovese - Vito Molinari

    COLOPHON

    Tutti i diritti riservati

    Copyright ©2020 Gammarò edizioni

    http://www.gammaro.eu

    ISBN 9788899415761

    Titolo originale dell’opera:

    PAOLO FREGOSO, GENOVESE

    di Vito Molinari

    Collana * mnemosine / storia *

    diretta da

    Vincenzo Gueglio

    Sommario

    Autore

    Dai clan ai Dogi, la difficile impresa di governare Genova

    di Franco Bampi

    Il paese di un uomo di Michele Sancisi

    PAOLO FREGOSO, GENOVESE

    Dovendo fare il prete…

    Strani sogni

    Attrazione fatale

    Doge e Arcivescovo

    Senza veruna resistenza

    Pirata!

    Viva la libertà

    Ammiraglio della Santa Sede

    Esorcista

    Amori e fantasmi a Valle Christi

    La dama con l’ermellino

    La peste, l’Arcivescovo e santa Caterina

    La Sistina delle Alpi e la scoperta del Nuovo Mondo

    Coi francesi, contro Genova

    Vecchio e stanco…

    Un lampo accecante

    Bibliografia essenziale

    Particolare del Planisfero del Cantino (1502), una meravigliosa mappa portoghese di cm 220×105 conservata presso la Biblioteca Estense di Modena. Vi è segnata scrupolosamente la fondamentale Raya: in forza del Trattato di Tordesillas (7 giugno 1494) le terre ad est di questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle ad ovest alla Spagna. Il trattato venne ratificato dalla Spagna il 2 luglio, e dal Portogallo il 5 settembre 1494. Si noti l’accuratezza con la quale, a soli dieci anni dal primo viaggio di Colombo, sono disegnate le isole caraibiche e un lungo tratto della costa orientale del Sudamerica.

    VITO MOLINARI

    Vito Molinari è nato il 6 novembre 1929 a Sestri Levante.

    Giovanissimo, fonda il CUT (Centro Universitario Teatrale) di Genova. Recita e fa le prime esperienze di regia al Circolo Lumen, primo teatro a pista centrale, diretto da Aldo Trabucco ed Enrico Bassano. Scrive e dirige il Ciclo dei Processi Celebri dell’Antichità.

    Nel 1953 partecipa al periodo sperimentale della televisione: il 3 gennaio 1954 dirige la trasmissione inaugurale della TV. Da allora è stato regista e spesso coautore di oltre 2000 trasmissioni tv di generi vari. Oltre che in televisione e in radio Molinari è stato attivo in teatro: ha diretto una sessantina di operette, spettacoli di prosa e di rivista in molte città italiane.

    È stato condirettore con Maner Lualdi del Teatro Sant’Erasmoa Milano.

    Ha scritto La vita è una barzelletta, per Enrico Beruschi.Con lo chansonnier Gian Gilberto Monti ha scritto e direttospettacoli sulle canzoni satiriche, sui cantautori francesi,e sta preparando E sempre allegri bisogna stare sulle canzoni di Dario Fo.

    Sta scrivendo con Gigi Lunari un serial tv sulla vita di George Gershwin: L’uomo che amo.

    Ha scritto un testo sul cinema muto: Il teatro del silenzio per il Piccolo Teatro di Catania; uno sulla vita di Totò: Centodieci e lode, con Angela Luce (per il Teatro Totò di Napoli, 2007); la commedia Meneghino e Moncalvo contro i tiranni.

    Ha diretto trecento Cinebox e cinquecento Caroselli (Carosello d’oro per Orologi Longines). Ha diretto collane di dischi di operette per Meazzi (1960); ha realizzato una storia discografica dell’operetta; ha ideato, scritto e diretto la serie di 60 dispense e i CD di Operette, Commedie musicali e Musicals per Fratelli Fabbri; 40 dispense e dvd sui Caroselli per il Corriere della sera e Gazzetta dello sport. Ha ottenuto i maggiori premi del settore.

    Ha scritto: TuttoGovi in collaborazione con Mauro Manciotti. (Marietti, 1990); Le mie grandi soubrettes; I miei grandi comici (Gremese 2018).

    Presso Gammarò ha pubblicato La Rita Smeralda, il suo primo volume di racconti (2018), mentre programmati in uscita per il 2019-2020 sono: La crociata dei bambini (teatro); Paolo Fregoso, genovese (storia); Vite maledette: Caravaggio e Stradella (arte).

    DAI CLAN AI DOGI,

    LA DIFFICILE IMPRESA DI GOVERNARE GENOVA

    di Franco Bampi

    Figura 1. Codice Cocharelli, Trattato sui sette vizi, L’Avarizia, British Library

    Figura 2. Codice Cocharelli, Trattato sui sette vizi. Invidia, British Library

    Figura 4. Il porto di Genova nel Medioevo. Dalla Mostra Genova nel Medioevo presso il Museo S. Agostino, Genova.

    La forma del governo di Genova nei secoli dipende strettamente da come era formata la società genovese. Di fatto Genova si presentava come l’unione di clan familiari, ognuno pronto a difendere le famiglie del clan dall’invadenza degli altri clan. È chiaro che se questa situazione fosse perdurata troppo a lungo avrebbe creato grosse difficoltà e avrebbe fatto cadere Genova definitivamente in mano straniera. Così i Genovesi intuirono che era importante avere un governo che rappresentasse tutti i clan unitamente, ma con una forma di governo tale da permettere ad ogni clan di trafficare per ottenere il maggior benessere. I Genovesi dunque, pur mantenendo le rivalità familiari, erano pronti ad intervenire unitamente quando Genova fosse stata aggredita da gente foresta.

    Figura 4. Stemma dei Fregoso. Lo stemma è troncato, ondato (o dentato) di nero e d’argento.

    Che le cose stiano così lo prova il fatto che inizialmente, verso la fine dell’Undicesimo secolo, furono le otto Compagne a raccogliere ognuna varie famiglie, come scrive Caffaro, primo annalista ufficiale di Genova. Dopo un certo periodo le Compagne decisero di unirsi nella Compagna communis ed è in questo modo che si formò il Comune di Genova, che lo stesso Barbarossa riconobbe con un diploma firmato a Pavia il 9 giugno del 1162 con il quale Genova otteneva il dominio su tutto il litorale da Portovenere a Monaco (con riserva, dice il diploma, dei diritti dei Conti e dei Marchesi) e il pieno diritto all’autonomia, cioè quanto gli altri Comuni otterranno solo vent’anni dopo con la pace di Costanza.

    Nel Quattordicesimo secolo questi clan presero il nome di Alberghi e spesso le famiglie rinunciavano al proprio cognome per assumere quello dell’Albergo.

    Dal primo governo consolare di durata biennale, Genova passa ai podestà stranieri che stavano in carica un anno ed erano retribuiti per governare. Infine, si arrivò al Capitano del Popolo e alle Diarchie (due capitani del popolo che governavano assieme). Tutti questi cambiamenti che avvennero tra il 1099 e il 1339 sono il segnale dell’instabilità di governo dovuta alla rivalità tra le famiglie. Nel 1339 si provò a risolvere questa instabilità affidandosi, con l’elezione di Simone Boccanegra, a una nuova forma di governo: il dogato a vita. In realtà il periodo del dogato a vita fu veramente turbolento a causa della rivalità di due famiglie: gli Adorno e i Fregoso. Le vicende delle due famiglie, spesso interrotte da signorie straniere chiamate per non far vincere la famiglia rivale, si protrassero fino alla riforma di Andrea Doria del 1528, quella che istituì il dogato biennale e che diventò definitiva con correzioni attraverso le Leges Novae del 1576 che ressero Genova fino alla rivolta giacobina del 1797.

    È nel secolo Quindicesimo, il più turbolento, che compare la figura di Paolo Fregoso (1428-1498) che fu cardinale, tre volte doge e governatore sotto gli Sforza. La figura del Fregoso è ricca di avvenimenti, basti pensare che egli usò, a seconda delle convenienze, la carica di doge o quella di cardinale raccogliendo in sé sia il potere temporale sia quello spirituale.

    L’autore di questo romanzo, Vito Molinari, sceglie questa controversa figura per raccontarci, in forma romanzata e davvero godibile, le vicende che tormentarono Genova in quegli anni del Quattrocento. Assieme a Paolo Fregoso, conosceremo gli intrighi e la disinvoltura con cui cambiavano i governi per calmare per qualche tempo le ambizioni e le aspirazioni dei rivali. Una lettura interessante anche per l’accurata ambientazione storica, che nella parte non romanzata è assolutamente precisa e fedele agli avvenimenti di quegli anni.

    Per questo sollecito il cortese lettore che tiene tra le mani questo libro di proseguire oltre nella lettura per immergersi in un passato tutto genovese e tutto da leggere.

    IL PAESE DI UN UOMO

    di Michele Sancisi

    Figura 5. La Lanterna nel i320. Da Michelangelo.Dolcino, Storia di Genova e della Liguria, ed.ERGA, Genova 1972.

    Figura 6. Cocharelli, Trattato sui sette vizi, La Gola British Library.

    Il paese di un uomo non è una certa porzione di terra, di montagne, di fiumi e di boschi, ma è un principio – ha detto lo scrittore americano George William Curtis –; e il patriottismo è la lealtà a quel principio.

    Dopo una lunga e fortunata carriera nello spettacolo italiano, giunto alla bella età di novant’anni e sempre impegnato in nuovi progetti, il sestrese Vito Molinari ha sentito il desiderio, o forse il bisogno, di un ritorno al suolo natio per raccontarne l’anima e le contraddizioni attraverso le vicende di un illustre e bizzarro personaggio storico. Il protagonista scelto, Paolo Fregoso, non è uno stinco di santo, né un antenato da esibire in società, ma un concentrato di liguri (e italici) vizi e virtù: scaltrezza e opportunismo; perizia marinaresca e viziosità da lupo di mare; abilità nel conquistare il potere e svagatezza nel perderlo di punto in bianco; egoismo assoluto e innegabile empatia.

    Come ci ha insegnato il grande Gilberto Govi – al quale Molinari dedicò anni fa

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