Zena 1814: Come i liguri persero l'indipendenza
()
Info su questo ebook
Una lettura affascinante, ricca di emozioni, di immagini e documenti originali, in cui si riprende in mano il filo di un discorso lungo mille anni e consumatosi negli otto mesi fatidici del 1814. Ma che non si è ancora spezzato.
Correlato a Zena 1814
Ebook correlati
La sposa di Dolceacqua: Ius primae noctis Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAllons enfants. Spezia francese Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSulla linea di confine Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCosa resta di un sogno Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniE se... Il Regno delle due Sicilie Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAnch'io ho commesso un errore: L'epopea di Guglielmo Linetti nella Venezia del miracolo economico Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Doria a Genova: Una dinastia mancata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutta un’altra storia: La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl giro di Genova in 501 luoghi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'ultima battaglia dell'impero romano Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Et in bona gratia. Un'indagine per il commissario Ludovico Ariosto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl confine occidentale: Dalla langue d'oc al movimento No TAV Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSalve, libertà: Foscolo, Calvo, Solomòs e il risveglio della coscienza nazionale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBiografia dell'Italia monarchica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBreve storia di Genova Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStorie segrete della storia di Venezia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Fieschi: Storia di una famiglia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, v. 8 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa vita in Palermo cento e più anni fa, Volume 1 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCronache distopiche Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPaolo Fregoso, Genovese Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBreve racconto del Risorgimento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniComandante - Una storia vera Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLE ISOLE DEL CAPO VERDE Storia e documentazione della scoperta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDeus nobiscum: Per l'Impero di Roma Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl conte di Carmagnola Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPrima che tutto cambi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe stagioni della vendetta: Regnum Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTorino segreta dei Savoia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria degli italiani: Tomo I Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Biografie storiche per voi
Sigismondo Pandolfo Malatesta controverso eroe Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAutobiografia spirituale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMemorie Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLife. La mia storia nella Storia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe vite - Edizione 1568 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn Anno nell'antica Roma: La vita quotidiana dei romani attraverso il loro calendario Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl caso Majorana Pelizza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNerone: La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniil dossier Majorana in Vaticano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStorici greci Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVeni, Vidi, Eni... Enrico Mattei e il sovranismo energetico.: 1. La "lunga marcia" dall'Agip all'Eni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniChi ha Avvelenato Rudolf Steiner?: Biografia non autorizzata di un grande iniziato Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParacelso - Il medico maledetto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAndrea Doria: Principe e pirata nell'Italia del '500 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUomini rappresentativi Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Ipazia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl diario segreto del Conte di Montecristo Valutazione: 4 su 5 stelle4/5L'ultimo giorno di Roma Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCleopatra: La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome arrivare al successo: un'esperienza di vita Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCavorra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMein Kampf - La mia battaglia: Edizione con note e illustrazioni Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Fake news dell'antica Roma: 2000 anni di propaganda, inganni e bugie Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGaribaldi: il Massone dei Due Mondi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna vita. Selma Meerbaum-Eisinger (1924-1942) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su Zena 1814
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Zena 1814 - Andrea Acquarone
Raccontare una storia
Raccontare una storia significa esprimere un certo punto di vista; inevitabilmente, è così anche quando non vogliamo. E non è semplice retorica il dire che la storia la scrive chi vince: nessuno ha mai studiato le guerre puniche dall’ottica dei cartaginesi, perché il loro popolo perì con quelle guerre e non ebbero più storici capaci di annotare i fatti visti come si videro dalla loro prospettiva. Perciò per noi le guerre puniche sono quelle in cui i romani sconfissero Annibale e Asdrubale.
I fatti, questi sì, sono al di là delle opinioni: le cose succedono, non c’è verso, e la storia zoppicante dell’uomo procede tra alti e bassi in una serie di fatti. I fatti sono imparziali. Ma il racconto che dei fatti si fa è sempre la manifestazione di un punto di vista, che per quanto neutro lo si voglia non potrà mai sostituirsi all’oggettività dell’accaduto. È una questione di empatia; al di là di ogni faziosità, è una questione di punti di vista. Anche il lupo di cappuccetto rosso aveva il suo punto di vista, deplorevole finché si vuole; ma noi non lo conosciamo.
Quando un popolo, che è come dire una nazione, scompare dalle pagine della storia, assieme ad esso smette di manifestarsi il suo punto di vista storico: la particolare angolazione da cui la storia – questa successione di fatti oggettivi – è osservata, e se va bene studiata. Nell’accingerci a raccontare i fatti oggettivi che compongono la storia di cui vogliamo parlare, siamo perciò perfettamente consci che la narrazione che intendiamo farne corrisponde a un determinato punto di vista, e non a un altro: quello della nazione ligure-genovese, che nel 1814 perse la sua secolare indipendenza.
Una certa tradizione storiografica, ormai superata dal maturare del divenire storico, amò vedere nell’annessione della Liguria al Regno di Sardegna la posa della prima pietra nella costruzione dell’italico edificio. Quel che è certo è che per i liguri ed i genovesi che vissero quegli avvenimenti – a ben vedere si tratta al massimo dei nonni dei nostri trisnonni – essi si presentarono come un’ingiustizia insanabile. La stessa madre di Mazzini scrisse: quanto alla mia opinione terrei benissimo che gli Inglesi avessero riserbato a loro stessi, quando che fosse, tale gemma che si sa ebbero sempre a cuore!
, ossia che Genova avesse avuto la sorte di una Malta o una Gibilterra, piuttosto che finire riunita nel Piemonte.
Ma centocinquanta anni di italianità non sono passati senza effetti, e massime per i liguri-genovesi, che forse più di ogni altro popolo dello stivale hanno contribuito alla formazione dello stato unitario. Al nuovo stato si associa un nuovo progetto nazionale: bisogna lasciar cadere le appartenenze antiche, bisogna fare gli italiani
. È qui che inizia a sparire, sopraffatta dalla storia di cui è stata artefice, dopo che vittima, la nazione ligure, e assieme ad essa il suo punto di vista – o se vogliamo un elemento più tangibile, la sua lingua, un tempo veicolo di comunicazione internazionale, avviata all’infelice e disperante cammino della dialettizzazione.
Alcuni diranno che tale è una fatalità della storia a cui non val la pena opporsi. È un opinione rispettabile, e per certi condivisibile. Essa non è, però, la nostra opinione. E che noi si voglia raccontare le vicende estreme dello stato ligure dal punto di vista dei liguri, oggi come oggi, non è solo una rivendicazione del fatto che una nazione ligure è esistita nei secoli – cosa su cui la storiografia internazionale non ha dubbi – ma è anche la dimostrazione che quel sentimento di appartenenza, nonostante tutto, è ancora vivo presso una certa parte della cittadinanza ligure. Con tutto che a lengua zeneise sia parzialmente compromessa, nonostante l’italianizzazione abbia lasciato le sue tracce profonde sotto forma di confusione identitaria, noi sappiamo con certezza che non siamo i soli a percepire l’attaccamento ad una nazionalità, che pur non trovando più il suo posto al tavolo degli stati sovrani, è ancora un elemento vivo e palpabile nella nostra società.
Il popolo ligure, anche se menomato, esiste ancora. Ad esso, e alla rapida determinazione di volersi riaffermare – unica possibilità perché la Liguria non diventi solo un territorio
alla periferia del mondo – è dedicato questo libro. Un popolo che non conosce la propia storia è incapace di immaginarsi il futuro. Non sarà inutile perciò, desiderando che anche i mesi cruciali del 1814 siano compresi pienamente, anteporre un brevissimo riassunto dell’avventura ligure-genovese nei lunghi secoli della sua storia indipendente.
Una nazione mediterranea
Si fa per solito risalire l’inizio della saga genovese ad una notte dell’aprile del 935. La capitale ligure, ridotta al rango di provincia residuale dell’Impero, languiva allora nell’irrilevanza dei giorni tutti uguali. La marineria si limitava al cabotaggio, il commercio era ai minimi termini, la terra poco sfruttata; la popolazione ligure, divisa ed inselvatichita, viveva ai margini degli avvenimenti del suo tempo, sempre minacciata dalle incursioni saracene. Finché i seguaci di Omayyade Califfo di Al-Andalus, partiti da Mahdia in Tunisia, non sottopongono la città e il suo circondario a un terribile saccheggio. Lì si innesca una scintilla che brucerà quasi mille anni.
I genovesi superstiti si stringono assieme e, constata la nullità della protezione teoricamente garantita dall’Impero, di cui il territorio ligure faceva parte, ottengono una prima forma di autonomia: il riconoscimento delle proprie consuetudini ed il diritto ad autoregolarsi. Siamo nel 958, anno a cui si può far risalire la tradizione di autodeterminazione degli habitatores in civitate inanuensi.
Da quel momento le tappe dell’ascesa sono fulminanti. I genovesi si pongono alla testa della cristianità nella riscossa sui mari contro il nemico moresco, vincendo diverse battaglie, acquisendo fiducia e recuperando alla sicurezza le coste latine
, fino all’incursione decisiva nella stessa Mahdia nel 1088. È il preludio alla presa di Gerusalemme, opera dell’Embriaco, avvenuta nel 1099, anno in cui si costituisce formalmente la Compagna Communis, regolarizzando per esigenze di riconoscimento esterno una situazione già operante di fatto.
La storia genovese tra i secoli XII e XV è quella maggiormente conosciuta, seppur per sommi capi, perché coincide con l’epoca delle cosiddette repubbliche marinare
. Sarà solo il caso di ripetere che la Liguria, sotto la spinta unificatrice della capitale, sarà il primo stato italico a riformarsi nella sua estensione piena, erede della Regio romana. Ma ancor prima di unificare la Liguria i Xzeneijzi (come scrivevano all’epoca) avevano gettato le basi di un impero marittimo dalle dimensioni mediterranee. Erano gli anni in cui Lucheto, il primo scrittore in genovese, annotava:
e tanti son li Zenoeixi
per lo mondo sì desteixi
che onde eli van e stan
unn’atra Zena ghe fan.
Scrive lo storico Geo Pistarino, parlando di genovesi e liguri, che "la loro nazione non è circoscritta nella Liguria, ma comprende tutta la complessità