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Come vincere lo stress sul lavoro e imparare ad automotivarti
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E-book218 pagine2 ore

Come vincere lo stress sul lavoro e imparare ad automotivarti

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Info su questo ebook

Un capo tiranno?
Colleghi competitivi?
Allora questo libro fa per te

Una guida chiara e completa per ritrovare la felicità sul lavoro

Per molti il lavoro è una chimera, per alcuni una gabbia, per altri ancora una droga: eppure è una parte fondamentale della nostra vita, a cui dedichiamo la maggior parte del nostro tempo. E allora come possiamo trovare o ritrovare lo stimolo per affrontare i nostri impieghi quotidiani? Questo libro propone una sintesi creativa della migliore psicologia umanista e positiva, avvalendosi anche di sociologia, antropologia ed economia aziendale, per rendere piacevole l'esperienza lavorativa, al di là dell'esigenza di arrivare a fine mese. Oggi, infatti, siamo in grado di comprendere quali condizioni organizzative possano favorire la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti e, al contempo, progettare e trasformare il lavoro in un'esperienza di vita straordinariamente soddisfacente. Il lavoro può essere quindi un piacere, perché può diventare l'espressione di un'autentica vocazione. 
Luca Stanchieri
psicologo e life coach, conduce seminari orientati alla realizzazione dell’individuo e dirige la Scuola Italiana di Life & Corporate Coaching. Ha partecipato come esperto a numerosi programmi TV e ha condotto la trasmissione Adolescenti: istruzioni per l’uso. Con la Newton Compton ha pubblicato 101 cose che devi sapere per difenderti dai bugiardi e dai traditori, Come combattere l’ansia e trasformarla in forza, Come liberarti dagli stronzi e Come vincere lo stress sul lavoro e imparare ad automotivarti.
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2015
ISBN9788854175648
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    Anteprima del libro

    Come vincere lo stress sul lavoro e imparare ad automotivarti - Luca Stanchieri

    27216.png

    232

    Prima edizione: febbraio 2015

    © 2015 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-7564-8

    www.newtoncompton.com

    Luca Stanchieri

    Come vincere

    lo stress sul lavoro

    e imparare ad automotivarti

    OMINO-OTTIMO.tif

    Newton Compton editori

    Introduzione

    Che cosa spinge gli esseri umani a compiere imprese eccezionali come scalare la più alta montagna del mondo, andare nello spazio, curare le malattie, dipingere la Cappella Sistina o scrivere la Divina Commedia? Come mai alcuni sembrano avere un serbatoio di energia inesauribile e altri si stancano prima ancora di cominciare? Come fanno gli atleti, gli artisti e gli scienziati a rialzarsi dopo aver subito tremende sconfitte? Come riescono gli esseri umani a perseverare nonostante ostacoli e difficoltà che a molti sembrano insormontabili? Qual è il segreto che gli permette di affrontare traumi tremendi e crescere invece di esserne demoliti? Come riescono a trasformare crisi, malattie, eventi imprevisti in opportunità? Perché un ostacolo o un obiettivo per alcuni è una sfida e per altri è motivo di rinuncia? Se fosse solo questione di desideri e allenamento, come mai grandi talenti naturali si ritirano quando le difficoltà aumentano e chi non è portato riesce a superarsi affrontando incredibili fatiche fisiche e mentali raggiungendo risultati eccezionali?

    Dietro le grandi imprese e le più tristi rinunce, c’è un regista occulto che imprime il suo marchio alle scelte ed è la motivazione.

    La motivazione nasce al confine fra il fisico e lo spirituale, parte dalla sensazione e arriva a determinare la nostra vita. Accende e muove l’intero organismo umano per fornirgli un mondo di possibilità da esplorare. Da sola non spiega il nostro cammino, ma ne detta la partenza, i rallentamenti, le accelerazioni, i ritmi e i tempi. Rimanendo in questo confine fra il materiale e lo spirituale, fra l’istinto e la coscienza, ci predispone alla sopravvivenza e allo sviluppo della vita, in tutti i suoi aspetti. Senza motivazione, siamo inerti. L’energia che trasmette è materiale, corporea, concreta, ma anche spirituale, intellettuale e morale e ne fa uno dei più straordinari sentimenti umani. È la motivazione che è capace di portarci verso un cibo prelibato così come verso imprese di eccezionale portata come educare un bimbo felice. È basilare e trascendente al tempo stesso.

    La motivazione nasce positiva sia nella storia della specie che nella vita di ogni essere umano. Intendo per positivo tutto ciò che è favorevole allo sviluppo della vita umana su questa terra in termini di ben-essere individuale, relazionale e comune. All’origine è una passione, un sentimento, una tensione verso la vita e la ricerca del piacere, ovvero della felicità, nelle sue più diverse forme e manifestazioni. È immediatamente tensione verso il bene per sé e per gli altri, come dimostrano i nostri bimbi che amano giocare, condividere, cooperare, esplorare, crescere e divertirsi con gli altri e soffrire con gli altri. La motivazione è una spinta essenziale e insopprimibile ad autorealizzarsi nella vita. Essendo un sentimento e un impulso trascendente, non va confusa con le azioni, gli scopi, le modalità con cui si manifesta, che invece dipendono anche dalla coscienza. La motivazione mobilita la coscienza per decidere, scegliere, convocare risorse, potenzialità e facoltà umane. Ciò non significa che la motivazione non sia importante. È la prima reazione all’esperienza di essere nel mondo. È l’imprinting del processo di conoscenza e di creatività umana, l’innesto energetico che ci spinge verso il meglio del mondo e ci fa evitare il peggio.

    Questa energia, di cui la coscienza cerca di comprendere l’origine e lo sviluppo, è composta da tre elementi di base: il potere, che è il senso di libertà che prelude alla scelta, ma anche la potenzialità di incidere nella realtà e modificarla; l’eccellenza, che è l’innata spinta a crescere, superarsi, migliorare se stessi, le opere e le relazioni; la simpatia, che è una forma di attrazione che illumina ciò che è degno di amore in ogni campo dell’esistenza. Potere, eccellenza e simpatia si miscelano in un’alchimia magica che ci spinge a cercare la felicità e a realizzare l’insieme delle nostre potenzialità nel corso dell’esistenza.

    Possiamo definire la motivazione positiva come un sentimento complesso che ci spinge alla ricerca della felicità. È la sonda che ci permette di individuare nel mondo e nel nostro corpo ciò che è bene per noi e distinguerlo dal male.

    Questa motivazione positiva si esprime in un tendere verso il bene, ma, se individua il male, è la stessa che ci fa cambiare rotta, esprimendosi in un tendere via o tendere contro. Grazie all’esperienza, la motivazione ci predispone a evitare pericoli per la nostra vita, che possono provenire da ogni parte, ma anche a contrastare gli avversari che si parano sul nostro cammino. La libertà di scelta, l’efficienza, e l’amore per la vita ci inducono a essere attratti dal bene e a evitare tutto ciò che ci fa male sia in senso fisico che morale.

    Questa motivazione mobilitante sprona la ricerca, l’elaborazione, la creatività della coscienza a costruire e scoprire identità individuali, a scegliere e selezionare le relazioni d’affetto più belle e appaganti, a esprimersi in artefatti umani trascendenti. Nasce dall’esperienza e produce esperienza, passando per un casting di scopi e obiettivi, azioni e comportamenti, che la nostra coscienza sceglie in base alla conoscenza, alla cultura e ai valori. Quando gli oggetti che servono alla realizzazione della motivazione mancano, ci sfuggono, si allontanano dalla nostra portata come quando non riusciamo a trovare un amore o un lavoro che ci soddisfa, la motivazione si trasforma in un senso di vuoto e di mancanza e prende il nome di bisogno. Esso stesso è una forma di motivazione che nasce però dalla sofferenza e che termina solo quando il bisogno verrà soddisfatto dando luogo a nuove motivazioni.

    A partire dalla motivazione positiva, possiamo comprendere le sue forme deviate. La demotivazione nasce dalla frustrazione della motivazione positiva. L’abbassamento dell’energia, che in caso di gravi patologie può addirittura arrivare all’annullamento dell’individuo, è causato da un lento deterioramento degli elementi chimici di base. Il potere si tramuta in impotenza, l’eccellenza degenera nell’indolenza, l’amore diventa indifferenza. Dipende tutto dall’esperienza e da come riusciamo a rielaborarla.

    Durante il corso del nostro viaggio nei misteri della motivazione umana, ci siamo imbattuti nelle condizioni pratiche che possono portare a questa deformazione. Nei contesti organizzativi, abbiamo analizzato come le norme di base (politiche retributive, ruoli, culture aziendali) possano diminuire la motivazione e come invece alcune condizioni organizzative come l’autonomia, la cooperazione, l’allenamento della competenza possano facilitarla. Ma per quanto l’esperienza pratica, le condizioni organizzative siano influenti, la motivazione degrada soprattutto quando la nostra coscienza recepisce terribili lezioni dall’esperienza. Quando analizziamo l’immutabilità della nostra condizione negativa o generalizziamo la nostra esperienza proiettandola in un futuro pessimista, siamo noi stessi i primi a deformare questa motivazione originaria. Cerchiamo allora strategie di adattamento che riducano il disagio o i suoi sintomi. Ma non ci riusciamo, perché la motivazione, sotto le vesti di bisogno, preme per un cambiamento, al fine di rivitalizzare gli elementi di base.

    Quando le lezioni che traiamo dall’esperienza sono invalidanti, possiamo avere addirittura una motivazione rovesciata. Tutto ciò che ci farebbe del bene, diventa male; ciò che rappresenterebbe l’oggetto amato, il nostro tendere verso, si trasforma in un tendere via o tendere contro. E così il lavoro si trasforma in un’attività alienante, l’amore assume le vesti di un rischio che mette a nudo le nostre fragilità, i conflitti interiori diventano cause di profondi malesseri e persino la vita può perdere la sua sacralità. Non ricerchiamo più il bene, cerchiamo semplicemente di non stare peggio.

    La motivazione deformata e quella rovesciata sono i sintomi di grande infelicità. I risultati di un lungo allenamento e apprendimento all’impotenza, capace di sfociare in distruzione e autodistruzione.

    Ma il malessere, sotto forma di insoddisfazione e ansia, può essere anche la principale leva del cambiamento. Perché, in ultima analisi, per quanto la cultura possa averla messo sotto scacco, la motivazione positiva continua a premere seguendo la sua legge di base: vogliamo stare bene ed evitare di stare male. Il malessere combinato con la speranza, ovvero la fiducia nella possibilità di successo, produce il cambiamento.

    Nessuno può essere motivato dall’esterno. La motivazione è un tesoro prezioso, interiore e non è suscettibile ad alcuna ingerenza che non sia vagliata e decisa dal suo legittimo proprietario. Eppure la motivazione può essere ispirata. Per questo abbiamo scelto esempi di persone d’altri tempi e luoghi e persone di questi tempi e luoghi che sono riusciti a mantenerla viva anche nelle condizioni più terribili e devastanti. Non solo l’hanno difesa, ma sono riusciti ad alimentarla. Incarnano quella che abbiamo chiamato una motivazione antifragile, ovvero una motivazione che sfrutta le avversità come occasioni di crescita e di sviluppo nel rapporto con se stessi, con gli altri e con la vita.

    Apprendendo dal loro esempio, abbiamo elaborato piccoli programmi di allenamento che possono riattivare questa energia psichica così preziosa, soprattutto nell’ambito del lavoro che è il principale campo di applicazione di questo saggio, ma che possono essere facilmente esportabili in ogni aspetto della vita. La vocazione, come forma più alta di motivazione autorealizzante, e l’innovazione personalizzata della propria opera da applicare subito, qui e ora, vanno in questo senso.

    La motivazione è sensibile a tutte le forme di ispirazione, quelle che destano meraviglia, stupore e ammirazione. Per questo l’ultimo capitolo è dedicato ai leader positivi. Non come motivatori, ma come maestri. Fondandoci sugli esempi più antichi e più efficaci perché tramandati a noi da generazioni, abbiamo cercato di comprendere in che modo il leader, divenendo maestro, può svolgere una funzione positiva nei confronti della motivazione, soprattutto in tempi di crisi economica e morale.

    Le fonti di questo lavoro sono numerose.

    La filosofia classica, la psicologia sperimentale contemporanea, la storia antica, moderna e contemporanea sono le mie grandi passioni e le decine di note a fine testo fanno riferimento ai numerosi autori che mi hanno accompagnato. Ho cercato di essere più puntuale possibile nei loro confronti e mi scuso se l’incedere del ragionamento mi ha fatto mancare di indicare l’eventuale fonte che me lo ha ispirato.

    La seconda fonte è professionale. Nel mio lavoro da psicologo, coach, formatore, ho modo di conoscere e rapportarmi con esperienze di vita anche molto lontane delle mie. Non c’è giorno nel mio lavoro che non impari qualcosa dai miei colleghi coach e formatori di eccellenza, dalle persone che mi hanno scelto come professionista e che mi piace sempre meno definire clienti (devo ancora trovare una definizione che sappia sintetizzare una relazione professionale che è profondamente umana e sentimentale al tempo stesso), dai miei allievi (e qui il termine mi piace soprattutto nel suo significato originario che spero di onorare nelle mie lezioni) nella Scuola Italiana di Life e Corporate Coaching.

    Ma la terza fonte è quella più importante e accumuna me al lettore che si sobbarcherà l’onere di queste pagine, ed è la nostra stessa vita. Essa è il laboratorio principale da dove vengono e ritornano i pensieri sentimentali per verificarne l’essenza benefica e la verità teorica. Sono giunto al mezzo secolo di vita questo anno e devo dire che se volessi riassumere la mia esperienza potrei dire che non sono mai stato nel medio, nella norma, nel giusto mezzo (ma chi di noi lo è stato?). Ho sempre navigato fra eccessi. Straordinarie vittorie e amare sconfitte, amori e amicizie solide come rocce e distacchi incomprensibili, nascite che mi hanno fatto impazzire di gioia e che mi godo ogni giorno e mancanze premature che coltivo vive nel mio cuore con amore e nostalgia, viaggi bellissimi in posti remoti o in sella a una bici e soggiorni impazienti nelle corsie degli ospedali; e oscillando fra questi poli, ho sempre tentato di partecipare alla vita del mondo, per godere delle sue straordinarie opportunità e per non adattarmi alle sue angoscianti sacche di barbarie. Questo è il laboratorio che vive in ogni riga di questo libro. Nasce dalla pratica della vita e vi ritorna attraverso il metodo chiamato coaching umanistico. Queste pagine si arricchiranno di ogni suggerimento, critica e recensione che il lettore generoso potrà offrimi.

    LUCA STANCHIERI

    Prologo

    Il bambino cui è stato fatto il regalo sta sul balcone, è eccitato e concentrato. Immerge l’anello nel sapone e comincia a produrre bolle che soffia nel cielo. Ecco la prima serie che sprizza verso l’alto con allegria, poi un’altra bellissima e caotica. Che meraviglia! Ma il bambino sa che può fare di più e meglio. Dopo vari tentativi, una grossa bolla ovale celeste si stacca dal cerchio. È enorme, tremula e colorata. La brezza la trasporta verso l’alto, ma poi discende planando dolcemente nella strada. Il bambino, incantato e fiero, la segue. Egli stesso si sente nello spazio con la sua bolla, come se, in pochi attimi, il suo destino si fosse legato a lei. La sua attenzione l’accompagna, l’ammira e la protegge. Quando, infine, dopo il suo volo tocca l’asfalto, la bolla scoppia e il suo autore, dal balcone, emette un grido che è di giubilo e di tristezza. Nel luogo in cui è scoppiata, l’anima del creatore, dopo essere uscita dal corpo della bolla, è rimasta sola per un breve istante. Ma alla malinconia è concesso appena un attimo; in seguito, la gioia del gioco riaffiora, con la crudele progressione che il bambino conosce ormai bene. «Che cosa sono le speranze che esplodono, se non inviti a nuovi tentativi?»¹. Non c’è nulla di più serio di un bambino che gioca felice. Il nostro creatore di bolle non ammetterebbe in quel momento alcuna distrazione o richiamo dagli adulti. La sua opera magica è la sua stessa realizzazione. È parte di sé non solo simbolica, ma fisica, perché è il suo soffio a dare vita e forma alla bolla. Il soffio è nella bolla e viene trasportato nel mondo. La meraviglia, la felicità, la gioia sono scaturite dall’amore per la sua bolla, bella, perfetta, simpatica. Grazie alla simpatia, la bolla è nel cuore del bambino. E questo piacere lo porta alla ripetizione del gioco, che potrebbe essere infinita se non fosse limitata la quantità del liquido a disposizione. Ogni ripetizione è un miglioramento, che deve disciplinarsi in un

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