Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Lily
Lily
Lily
E-book329 pagine4 ore

Lily

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

The Fowler Sisters Series

Dall'autrice della serie One Week Girlfriend

Tre sorelle piene di fuoco e determinate, con idee precise sulla vita e sull'amore

Sono di nuovo nei guai. Ma invece di affrontare i miei problemi, sono scappata. Molto lontano, dove nessuno può raggiungermi: né le mie sorelle, né mio padre, né mia nonna, né quella strega che vuole prendere il controllo dell’azienda di famiglia. Sono alle Hawaii, mi godo il sole e il mare e nessuno ha idea di chi sia. Amo ogni minuto di questa vita. Ho notato però che qualcuno mi sta osservando. Si chiama Max ed è bellissimo. Lentamente gli sto svelando alcune cose di me. Anche se so che non potremo mai stare insieme. Questi sentimenti improvvisi sono troppo complicati. Eppure, quando il mio passato si ripresenta, desidero tanto potermi fidare di Max. Anche se forse è una follia... 

«Sono un grande fan di Monica Murphy e ho amato Lily, dalle prime pagine all’ultima. Un romanzo pieno di passione, sensualità, eros: non si può che adorare questa storia d’amore peccaminosa.»

«Lily è una storia avvincente, con una protagonista intelligente, un protagonista capace di mentire e una passione che li consuma entrambi.»
Monica Murphy
è autrice di diversi romanzi bestseller del «New York Times» e «USA Today». Oltre alla One Week Girlfriend, la Newton Compton ha pubblicato la Private Club Series e la Reverie Series. Lily è il terzo volume della Fowler Sisters Series.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788822718358
Lily
Autore

Monica Murphy

Monica Murphy is a New York Times and USA Today bestselling author. Both traditionally and independently published, she writes mostly new adult and contemporary romance. She’s also written as USA Today bestselling author Karen Erickson. A native Californian, she lives in the middle of nowhere with her husband, children, one dog, and four cats. When she’s not writing, she’s thinking about writing. Or reading. Or binge-watching something. Or traveling. monicamurphyauthor.com

Autori correlati

Correlato a Lily

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Lily

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Lily - Monica Murphy

    file://192.168.0.4/SilviaD/Silvia/ebook in standby/EN1841 - libri amori e segreti febbraio - della parker.epub

    1852

    Titolo originale: Taming Lily

    Copyright © 2015 by Monica Murphy

    Traduzione dall’inglese di Francesca Gazzaniga

    Prima edizione ebook: febbraio 2018

    © 2017 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-1835-8

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Monica Murphy

    Lily

    Indice

    Capitolo uno

    Capitolo due

    Capitolo tre

    Capitolo quattro

    Capitolo cinque

    Capitolo sei

    Capitolo sette

    Capitolo otto

    Capitolo nove

    Capitolo dieci

    Capitolo undici

    Capitolo dodici

    Capitolo tredici

    Capitolo quattordici

    Capitolo quindici

    Capitolo sedici

    Capitolo diciassette

    Capitolo diciotto

    Capitolo diciannove

    Capitolo venti

    Capitolo ventuno

    Capitolo ventidue

    Capitolo ventitré

    Capitolo ventiquattro

    Capitolo venticinque

    Capitolo ventisei

    Capitolo ventisette

    Capitolo ventotto

    Capitolo ventinove

    Capitolo trenta

    Epilogo

    Ringraziamenti

    Playlist

    A mio marito: ti amo.

    Grazie di essere come sei.

    Capitolo uno

    Max

    Odio fare da baby-sitter, anche se non sono sicuro che questo incarico si possa considerare tale. Accetto raramente perché non mi piace e mi annoia, ma la paga era troppo buona per rifiutare. Se accettassi ogni maledetto incarico che mi viene proposto in base al compenso, sarei un uomo molto ricco ma che fa lavori di merda. Pedinare coniugi fedifraghi. Beccarli in situazioni scabrose. Seguirli, immortalarli, sentirmi squallido e viscido mentre mostro foto compromettenti e guardo il mio cliente impazzire di rabbia o scoppiare in lacrime.

    Di questi tipi di lavoro ce n’è in abbondanza.

    No, grazie. Sono fortunato abbastanza da poter scegliere. Anche se, devo ammetterlo, ho avuto la sensazione che sia stato questo incarico a scegliermi e non viceversa.

    Mi ha anche intrigato. Lei mi ha intrigato. Non lo confesserei mai ad anima viva. Ho un’integrità morale. Un’immagine da preservare, soprattutto quando si parla di affari. Non sono uno che lascia che sia il proprio uccello a guidarlo nelle decisioni, ma questa ragazza… è diversa da tutte quelle che ho visto prima.

    L’ho capito appena ho guardato la sua foto.

    Osservo lei ora, dal mio posto sull’aereo, cinque file dietro. È seduta nel corridoio opposto al mio e riesco a scorgere il suo profilo sporgendomi leggermente in avanti, che è proprio ciò che sto facendo. È incredibile come sia completamente diversa dalle foto che ho visto su internet l’altra sera, mentre facevo le mie ricerche.

    Al contrario delle immagini di Google, in cui era una donna molto sexy, in abiti succinti, che aveva Manhattan ai suoi piedi, la ragazza che sto osservando ora è meno appariscente. Modesta. Indossa uno di quei completi sportivi neri con i bordi bianchi, la parola pink scritta con paillettes luccicanti su un gran bel sedere. Passa inosservata sull’aereo, assomigliando a qualsiasi donna della sua età. Non sembra l’ereditiera ricchissima che è in realtà.

    Quando è salita a bordo aveva il cappuccio della felpa calato in testa e gli occhiali da sole, come se stesse cercando di nascondere la propria identità, anche se, almeno a me, sembrava facilmente riconoscibile. I paparazzi la seguono sempre, le stanno alle calcagna, quindi che volesse essere in incognito non dovrebbe stupire.

    Ma, considerando che è vestita in modo molto diverso dal solito, immagino si sia poi sentita più tranquilla, tanto da togliersi il cappuccio, rivelando i suoi lunghi capelli castano dorati illuminati da riflessi biondi, stretti in un’alta coda di cavallo.

    Ho un’allettante visuale del suo profilo.

    Naso delicato, labbra carnose. Ciglia folte, zigomi alti, mento un po’ a punta. Ogni volta che qualcuno le passa accanto, lei alza la testa, poi immediatamente guarda in basso.

    Sembra quasi che la spaventi che qualcuno possa avvicinarla. O che qualcuno possa capire chi sia.

    Ma nessuno potrebbe. È irriconoscibile. Scommetto che l’unico sull’aereo a sapere che è Lily Fowler sono…

    Io.

    All’atterraggio tiro subito fuori il telefono, tolgo la modalità aereo e ricevo un messaggio.

    L’hai trovata?.

    Rispondo al mio cliente con un veloce .

    La stai guardando ora?.

    Rispondo di nuovo affermativamente con lo sguardo fisso su Lily, mentre anche lei accende il telefono e scorre le notifiche.

    Cerca di prenderle il computer.

    Guardo il telefono con aria corrucciata e penso a cosa rispondere. Non posso prendere ora il suo portatile e scappare mentre siamo ancora sull’aereo. Devo essere furbo. Ho già avvertito il mio cliente, troppo impaziente e insistente. Non prendo decisioni affrettate. Non sono impulsivo, almeno non sul lavoro. C’è una logica nella mia follia e comportarmi come un maledetto ladro non ne fa parte.

    Decido di rispondere: Ti ho già detto che non farò cose affrettate.

    Non abbiamo molto tempo.

    Scuoto lentamente la testa, alzando lo sguardo verso Lily prima di cominciare a scrivere.

    Abbiamo abbastanza tempo. Porterò a termine il lavoro. Non ti preoccupare.

    L’aereo inizia a rallentare avvicinandosi al gate e i passeggeri, incluso me, diventano irrequieti. Ho i crampi alle gambe. I sedili sono scomodi e troppo stretti per il mio metro e novanta. Mi fanno male le ginocchia. Anche Lily si sposta sul sedile e gira la testa guardandosi alle spalle, proprio nella mia direzione. I nostri sguardi si incrociano per un attimo prima che lei si volti, facendo finta di non avermi visto.

    La rabbia mi fa ribollire le viscere. La rabbia e il desiderio. Una combinazione interessante che non mi era mai capitato di provare prima sul lavoro. Mi vanto di saper tenere le distanze. Il lavoro è lavoro. La mia vita privata è… privata. Non che ne abbia davvero una. Non che abbia qualcuno nella mia vita, e sono felice che sia così.

    Ma la reazione di questa ragazza, per quanto rapida, mi ha colpito. Mi ha infastidito.

    Squilla il mio telefono e lo guardo.

    È veloce. Astuta. Devi cogliere al volo l’occasione quando ti si presenta.

    Sbuffo. Mi sta dicendo come fare il mio lavoro. Vorrei poter rispondere con un bel vaffanculo, ma non lo faccio. Ho troppa classe.

    Io sono più veloce. Più astuto. Fidati. Funzionerà. Avrai quello che vuoi.

    Infilo il telefono nella tasca posteriore dei jeans mentre la hostess inizia a parlare all’interfono, dicendoci di rimanere seduti fino a che il segnale luminoso delle cinture non sarà spento. Siamo al gate; tutti i passeggeri sono pronti a prendere le loro cose e a scendere. A me non importa. Il mio bagaglio è nella cappelliera proprio sopra la mia testa. So che la signora di fianco a me non vede l’ora di schizzar fuori dal sedile, ma la farò aspettare. La sua irritazione è palpabile. Come se me ne fregasse qualcosa.

    Devo muovermi lentamente. L’ultima cosa di cui ho bisogno è attirare l’attenzione del mio obiettivo. Non così presto, almeno.

    Lily salta in piedi appena il segnale luminoso si spegne, apre la cappelliera e ne tira fuori una borsa. Una borsa per il computer, data la dimensione.

    Probabilmente con il tanto ambito portatile all’interno.

    Chiudo le mani a pugno e le tengo appoggiate sulle ginocchia. Voglio quella borsa. No. Cancella. Il mio cliente vuole quella borsa, o meglio, il suo contenuto. Quindi lo voglio anch’io.

    E farò qualsiasi cosa per impossessarmene.

    Qualsiasi cosa.

    Capitolo due

    Lily

    L’ho percepito ancora prima di vederlo. Il suo sguardo su di me. Mi scruta. Mi osserva. Lascio che soddisfi la sua curiosità, tenendo la testa bassa e gli occhi sulla rivista aperta sopra le gambe. Potrebbe rovinarmi l’abbronzatura, quindi dovrò disfarmene presto ma, per ora, è lo stratagemma perfetto.

    Fingendo di leggere, guardo alla mia sinistra e lo trovo a fissarmi di nuovo. Lui non ha ancora capito che me ne sono resa conto. Ed è bravo. Nessuno sarebbe in grado di dire che mi sta spiando furtivamente.

    Ma io sì. Vengo spiata da tutta la vita. I media tengono d’occhio me, le mie sorelle, mio padre e mia nonna da quando ho memoria. Siamo personaggi pubblici, veniamo elogiati quando facciamo qualcosa di buono e fatti a pezzi se commettiamo degli errori.

    Be’, quasi tutti nella mia famiglia fanno qualcosa di buono. Io sono quella che sbaglia. Faccio regolarmente cose stupide. Dovrei ormai esserne conscia, che senso ha rovinarmi la reputazione? Ho lavorato duramente per costruirmene una fin dall’adolescenza. E poi, è una copertura perfetta.

    Dopo tutti questi anni passati a essere derisa pubblicamente, ora so quando qualcuno mi osserva. È come un sesto senso o una cosa del genere. E, quando so che mi stanno guardando, ogni tanto do spettacolo. A volte capita che li affronti e li faccia scappare, offrendo loro la possibilità di scattare alcune foto che mi immortalano nel pieno della furia e che poi i giornali accompagneranno con titoli come Lily Fowler perde ancora le staffe!

    Bastardi.

    La maggior parte delle volte faccio finta che non esistano. Mi comporto come se fossi beatamente ignara della presenza di alcuni fotografi schifosi pronti a riprendermi mentre mi abbronzo in topless (sì, è successo più di una volta) o mentre bacio un ragazzo in discoteca (è successo anche questo).

    Ma quest’uomo… non mi dà l’idea di essere un paparazzo. Probabilmente è più vecchio di me, ma non supera i trent’anni. Ha i capelli scuri. Tagliati corti ai lati e un po’ più lunghi sopra, dove fanno una leggera onda. Un’onda affascinante che ammorbidisce quei lineamenti duri e severi. La sua mascella è volitiva, l’espressione rigida e le labbra… forse potrebbero essere morbide anche quelle, ma sono troppo lontana per veder bene. Gli occhiali da sole gli coprono gli occhi, ma non ho bisogno di vederli.

    Li sento su di me.

    Indossa dei bermuda neri con una sottile stampa tropicale bianca e nient’altro. È seduto su un grande asciugamano bianco dell’hotel steso sulla sabbia rovente, ha le ginocchia piegate e le mani poggiate sopra. Si comporta come se non avesse una sola preoccupazione al mondo. Ha le spalle larghe, il corpo snello e allenato. Una giovane coppia gli passa accanto correndo, inseguendosi come bambini e sollevando un po’ di sabbia. Lui accenna un sorriso ogni volta ma per il resto, nessuna reazione. È solo. Non c’è nessun altro asciugamano accanto al suo. Nessuna donna che gli chiede di spalmarle altra crema solare sulle spalle, nessun amico nei dintorni.

    Strano.

    Sarà un fotografo? Un paparazzo? Ormai riconosco molti di loro, quindi ne dubito. Potrebbe essere stato mandato come esca per farmi cadere in qualche tranello, ma a questo punto sono abbastanza difficile da ingannare. E comunque, sono molto diversa dal solito, quindi credo sia difficile che mi abbiano seguita. La Lily Fowler festaiola è a New York, dove l’ho lasciata qualche giorno fa. Ovviamente ho dovuto prenotare il volo con il mio vero nome, ma le compagnie aeree non rilasciano questo tipo di informazioni ai fotografi, non se lo meritano proprio.

    Ieri, nel momento in cui sono sbarcata dall’aereo e ho sentito l’aria calda accarezzarmi la pelle, ho fatto un profondo respiro e mi è sembrato di togliermi un’armatura. Qui a Maui non sono altro che una normale ragazza in vacanza. Niente trucco, niente gioielli vistosi, nessun vestito costoso, nessun ragazzo che cerca di entrarmi nelle mutande, nessuna ragazza che cerca di essere mia amica nella speranza di diventare famosa. Mi sono lasciata questi pesi alle spalle come un serpente quando cambia pelle.

    Rinata. Fresca e incontaminata.

    I miei pensieri mi fanno quasi ridere. Infatti, mi sfugge un risolino e mi premo le dita sulle labbra, sopprimendolo. Incontaminata, bella battuta. Proprio io che ho perso la verginità molto, moltissimo tempo fa, sperando di trovare qualcuno che mi amasse. La mia bellissima madre mi amava con tutto il cuore o almeno così diceva.

    Ma non voleva abbastanza bene a me o alle mie sorelle per restare viva. Ha preferito morire piuttosto che crescere le sue figlie. E questo fa male. Papà non mi amava più, sempre ammesso che l’avesse mai fatto. Ero diventata un peso. Tutte e tre le sue figlie lo erano. Gli ricordavamo solo che aveva una moglie che l’aveva lasciato nel peggior modo possibile.

    Invece di cercare amore e approvazione nella famiglia, l’ho fatto altrove. Ragazzi. Feste. Alcol. Droghe. E anche quando ho deciso di mettere la testa a posto e seguire la strada giusta, a nessuno importava. Mi vedevano ancora come Lily la festaiola. Quindi avevo deciso di dar loro quello che volevano e continuare a esserlo. Perché deluderli?

    Con la coda dell’occhio vedo che mi sta ancora fissando, anche se gira in fretta la testa quando guardo nella sua direzione. Non potrebbe essere un ragazzo come tanti, in vacanza, che mi trova carina? Lui è solo, io anche; avrebbe senso che stessimo insieme. Il resort in cui siamo è proprio per single e giovani coppie…

    Mah. Ne dubito. È troppo bello per essere a caccia di donne, a meno che non sia un maniaco, il che potrebbe darsi. È il tipo di uomo che va in vacanza da solo per trovarsi una ragazza? Sembra improbabile. E io non sono qui in vacanza. Io sto scappando. Mi sto nascondendo. Solo per qualche tempo. Ho infastidito le persone sbagliate – o la persona sbagliata, non so esattamente chi sia a conoscenza di ciò che ho fatto. Quindi, invece di affrontare i miei problemi, me ne sono andata da Manhattan, punto.

    Prendo il cellulare, mi collego a internet e controllo quello stupido blog di moda che sembra così interessato alla mia vita e a quelle delle mie sorelle. Voglio assicurarmi che non parlino di me. L’ultima volta che Lily Fowler è stata menzionata risale a due giorni fa. Una mia foto con il rossetto rosa acceso, gli occhi truccati pesantemente e un vestito di pizzo nero, dovevo rappresentare l’azienda di cosmetici Fleur a una stupida festa per… qualcosa. Mi sono dimenticata di cosa si trattasse esattamente. Quando sono entrata nel mio appartamento la sera tardi e l’ho trovato messo a soqquadro, mi sono spaventata. Non avevano rubato nulla. Nessun gioiello né soldi. Ed entrambi erano a portata di mano, nascosti ma non sottochiave.

    L’unica cosa che avevo nascosto davvero era il mio computer e, trovandolo infilato sotto un mucchio di asciugamani piegati nell’armadio, ho tirato un sospiro di sollievo. Ho messo di corsa qualche vestito in valigia, prenotato un volo dal cellulare mentre ero già sul taxi per l’aeroporto e me ne sono andata.

    Mi vibra il telefono tra le mani facendomi sobbalzare. Controllo i messaggi e ne vedo uno della mia sorellina, Rose.

    Chiamami subito!.

    Accidenti. Non posso. Non mi fido di nessuno ora. Nemmeno di Rose, che adoro. Ma se non tenesse la bocca chiusa? Potrebbe sfuggirle qualcosa e dire a nostro padre che mi ha parlato. Se la persona sbagliata scoprisse dove sono, sarebbe la fine.

    Non posso rischiare.

    Ignoro il suo messaggio e infilo il cellulare nella borsa da spiaggia prima di sprofondare di nuovo sulla sdraio. Ho affittato un gazebo questa mattina ed è davvero perfetto. Sono servita e riverita, c’è sempre qualcuno che controlla che abbia abbastanza da bere e da mangiare, e la vista è spettacolare. Il sole splende, c’è qualche soffice nuvola bianca nel cielo straordinariamente blu e una leggera brezza rinfresca ogni tanto la mia pelle accaldata.

    Il paradiso.

    Sposto lo sguardo sul mio spettatore indesiderato, che fa comunque parte del panorama mozzafiato. Più lo osservo, più lo trovo sexy. Le spalle e il petto sono così ampi. Ha un lieve accenno di peluria tra i pettorali e, nonostante io preferisca di solito un petto glabro, c’è qualcosa in quei peli che mi attira. Lo fanno sembrare così virile. E, per non so quale motivo, anche un po’ pericoloso.

    O forse è il suo atteggiamento. C’è qualcosa in lui che non so spiegare. Sembra completamente inavvicinabile, ha un’espressione di ghiaccio; la sua posizione è casuale, ma riesco a percepirne l’energia. È come se fosse pronto a scattare in qualsiasi momento.

    Scaccio dalla mia mente i pensieri su di lui. Normalmente non sono attratta dai tipi pericolosi. Mi piacciono semplici. Divertenti. Affascinanti e sicuri di sé, magari un po’ arroganti. Gli uomini con cui sono stata sono simili a me. O alla me che voglio che gli altri vedano. Quella che cerca il divertimento, sempre pronta a far festa, a fare shopping e che vuole essere al centro dell’attenzione.

    Il mio telefono vibra di nuovo e tra i messaggi ne vedo un altro di Rose.

    Non puoi evitarmi per sempre! Almeno dimmi dove sei.

    Rifletto sul suo messaggio con le dita appoggiate alla tastiera del cellulare. Vorrei dirglielo ma non posso. Assolutamente no. Se lei è così determinata nel volermi costringere a rispondere, io lo sarò altrettanto nell’ignorarla.

    Non è quello che voglio. Il mio cuore e il mio corpo fremono all’idea di chiamarla, sentire la sua voce, chiederle se sta bene. È incinta. La mia sorellina, quella che invidiavo quando è nata perché si era presa tutte le attenzioni di mamma, sta per avere un bambino. Con un ragazzo con cui andavo al liceo. Uno che potrei aver baciato – e questo dovrebbe farmi sentire in qualche modo in colpa – ma se non importa a Rose, non importa nemmeno a me. È così follemente innamorata di Caden che è quasi disgustoso.

    Disgustoso come quando mia sorella Violet e il suo fidanzato, Ryder, sono insieme. Quei due sono… bleah. La colpa è di lui. Ryder trasuda sicurezza. Fascino. Capisco perché mia sorella sia attratta da lui, anche se mi stupisce che stiano insieme. Lui sembra più il mio tipo ma lei mi ha confidato un paio di cose una sera, dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino di troppo. Mi ha detto di quanto fosse dominante Ryder a letto.

    Già. Questo genere di cose non fa per me. Voglio essere io al comando. Tutte le altre cose della mia vita mi sfuggono di mano fin da quando ero piccola e ho perso mia mamma. Crescendo, ho capito che l’unica cosa che riesco a controllare è me stessa. Il mio corpo. La mia mente. Le mie scelte.

    Quindi devo essere io ad avere il controllo, specialmente nel sesso. Non parliamo nemmeno di tutte quelle stronzate tipo Ti farò mia. Queste cose mi fanno alzare gli occhi al cielo. Seriamente, a chi possono piacere? Magari non ho ancora incontrato il ragazzo giusto, ma dài, non credo proprio.

    Prendo in mano il mio cocktail esotico, stringo le labbra intorno alla cannuccia e bevo, posando il mio sguardo sulla spiaggia, guardando le onde che si infrangono lievi sulla riva. Ho voglia di nuotare. Voglio sentire l’acqua che mi accarezza le gambe mentre entro, camminando lentamente, nell’oceano. Posso lasciare qui le mie cose. Dovrebbe essere un posto sicuro. Quelli dell’hotel sono attenti a tutto, ma se il mio indesiderato osservatore fosse più veloce? Se fosse davvero un paparazzo e stesse aspettando l’occasione di frugare nella mia borsa? Non che ci sia molto altro oltre al mio telefono…

    E il mio cellulare… è tutto per me. È protetto da una password ma, se qualcuno fosse davvero determinato, potrebbe anche immaginare quale sia. Non posso rischiare. Almeno il portatile è al sicuro, nascosto nel mio bungalow, nei remoti e oscuri meandri dell’armadio, su una mensola. Nessuno lo troverebbe lì.

    Poso il bicchiere sul tavolino di fianco a me e appoggio l’indice sulle labbra, tamburellando e pensando alla mia prossima mossa. Non sento gli occhi del mio osservatore addosso e quando guardo nella sua direzione, mi accorgo che se n’è andato. Non c’è nemmeno più il suo asciugamano, quindi si è spostato.

    Bene. Meglio così. Non devo più preoccuparmi di un tizio strano che mi fissa. Ho cose più importanti a cui pensare.

    Mi stiracchio le gambe, le sposto a lato della sdraio, mi alzo e appoggio le mani sui fianchi, guardando prima a sinistra, poi a destra. Nessuno in vista. Dove può essere andato in così poco tempo? Non l’ho nemmeno visto muoversi, quindi chi è? Un ninja?

    Probabilmente mi preoccupo per nulla. È solo uno a cui interessavo o qualcosa del genere. Sono troppo paranoica dopo quello che è successo. Entrare nella vita di qualcuno e intromettersi in questioni personali mi ha fatto sentire a disagio ma non mi ha fermata. Ho fatto una cosa sbagliata e mi sento in colpa, quindi penso che chiunque possa avere cattive intenzioni.

    Scuoto la testa e mi dirigo verso l’acqua, con la sabbia calda sotto i piedi. Alla mia destra c’è un gruppo di bambini che gioca sulla battigia, con in mano secchielli colorati e palette. Una coppia è in mare, con l’acqua alla vita, le onde che si infrangono spingono l’uno fra le braccia dell’altra e li fanno ridere.

    Ho una fitta al cuore ma la ignoro. Non credo nell’amore, nelle coppie, negli appuntamenti e in nessuna di queste stronzate. L’amore è per i sognatori. Nonostante la vita felice delle mie sorelle e la loro ferma convinzione che io possa trovare lo stesso, io so che non fa per me.

    Per nessun motivo lascerei qualcuno avvicinarsi troppo. Dargli il potere di ferirmi. Non voglio cedere.

    Cammino decisa nell’acqua fredda, rabbrividendo quando mi tocca le caviglie. I polpacci. Le ginocchia. Nonostante il caldo del sole e la sabbia rovente, l’acqua è gelata, ma non mi importa. Adesso sono immersa fino alla vita e piego le ginocchia, bagnandomi fino alle spalle e sussultando quando il freddo mi avvolge.

    Il ritmo delle onde mi porta un po’ più al largo e mi sdraio supina a pelo d’acqua. Galleggio, con il sole che mi riscalda la faccia e l’acqua che mi accarezza la testa. Riesco a sentire il sapore salato dell’oceano e chiudo gli occhi, allargo le braccia, muovendo le dita. È bello. Tranquillo.

    Fino a che una grande onda non spunta dal nulla, mandandomi sott’acqua e facendomi toccare il fondale. Cerco di riemergere e aggrapparmi a qualcosa, le mie mani sfregano contro gli scogli. Ne sento uno particolarmente appuntito contro un palmo. Il dolore è fortissimo e cerco di allontanarmi dal fondale, di riemergere, ma un’altra onda mi colpisce e mi fa tornare sotto.

    Mi entra acqua nel naso e in bocca, chiudo gli occhi e combatto contro le onde. Vorrei chiedere aiuto. Vorrei far uscire le mani dall’acqua e chiamare qualcuno, dire che sto annegando, ma non serve a nulla.

    Non ci riesco.

    Un’altra onda mi travolge e, anche se non è forte come le altre, mi spinge al largo, facendomi roteare e sballottandomi come una palla scossa dal vento. Colpisco con forza il fondale con il piede e questo mi dà lo slancio che mi serve, spingendomi in avanti. Apro gli occhi, vedo l’acqua sopra di me, la luce del sole che filtra tra le onde. Calcio il fondale ancora più forte, spinta dalla determinazione.

    Delle braccia forti mi afferrano la vita, portandomi fuori dall’acqua. Quando la mia testa emerge, faccio un respiro profondo e inizio a tossire. Le braccia sono come cinture d’acciaio intorno alla mia pancia, solide ma non troppo strette, come se il mio salvatore sapesse che stringendomi avrei tossito di più. Riesco a sentire il suo petto caldo e duro contro la mia schiena mentre mi riporta verso la riva e appoggio le braccia sulle sue, aggrappandomi, spaventata dall’idea che possa lasciarmi andare.

    «Stai bene, principessa?». Sento la sua voce nell’orecchio, profonda, decisa e con un lieve accento del Sud. Nonostante la paura, la spossatezza e il dolore lancinante che sento al palmo della mano, un brivido mi attraversa il corpo a quel suono.

    Annuisco battendo i denti, mentre l’adrenalina e il terrore causati da quello che è appena successo potrebbero farmi prendere un colpo. Il mio salvatore sistema le braccia intorno alla mia vita, la mano aperta contro la pancia nuda. Abbasso lo sguardo per osservare il suo avambraccio muscoloso e possente. Ha la pelle dorata, ricoperta di sottili peli scuri e la sua mano… la sua mano è enorme. Mi copre praticamente tutta la pancia, e io non sono propriamente un fuscello.

    Le dita sembrano accarezzarmi la pelle mentre l’aria mi esce dai polmoni, facendomi girare la testa. Lascio il suo braccio e apro la mano, con il palmo all’insù. E lo vedo. Il taglio irregolare che l’attraversa, il sangue che cola.

    Oh, merda. Mi sono proprio fatta male.

    «Sei ferita». Nota anche lui il taglio e ciò sembra preoccuparlo. Si muove velocemente e io crollo, spaventata alla vista della ferita e del sangue, mentre il dolore che si irradia dalla mano mi risale lungo il braccio. «Dobbiamo cercare aiuto».

    «Pensavo fossi tu il mio aiuto». La mia voce gracchia e deglutisco con forza, sussultando per il dolore. Ho bevuto troppa acqua salata e la gola mi brucia, così

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1