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Lezioni private: Harmony Privé
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E-book218 pagine5 ore

Lezioni private: Harmony Privé

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Info su questo ebook

"Io voglio tutto."
Lei ha preso il controllo. E lui ha perso la testa

Gideon Novak è un cacciatore di teste, abituato a soddisfare le richieste dei clienti più esigenti. Ma di certo non si aspettava che Lucy Baudin, la donna per cui ha un'infatuazione da anni, gli chiedesse di procurarle un marito e di darle lezioni di sex appeal! Se sul lavoro infatti Lucy è audace e sicura di sé, in camera da letto ha bisogno di ritrovare la fiducia in se stessa. Gideon accetta a patto che lei segua tutte le sue regole. Ma quando i ruoli si invertono e Lucy prende il controllo della situazione, lui capisce di avere ancora molto da imparare.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830501072
Lezioni private: Harmony Privé

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    Anteprima del libro

    Lezioni private - Katee Robert

    successivo.

    1

    Era stato tentato di annullare l'appuntamento.

    Lo avrebbe fatto, se avesse avuto un grammo di dignità. C'erano cose, nella vita, cui Gideon Novak non si sentiva degno nemmeno di avvicinarsi, e Lucy Baudin era in cima alla lista. Ricevere la sua telefonata dopo più di due anni...

    Ma perché starsi ad arrovellare, poi?

    Lei lo aveva chiamato. Lui aveva risposto. Tutto qui.

    Lo studio legale Parker e Jones non era cambiato dall'ultima volta che aveva varcato quella soglia: il piccolo esercito di avvocati, assistenti e tirocinanti chini sulle scrivanie, al di là delle vetrate, si occupava per lo più di diritto societario e contrattuale, fatturando ghiotte parcelle a compagnie disposte a pagare fior di quattrini. Il che spiegava la raffinatezza dell'ambiente: colori tenui e mobili dalle linee sobrie, che proiettavano un senso di autorevolezza e avevano un effetto tranquillizzante sui visitatori.

    Non su Gideon, purtroppo; nemmeno il chiaro pervinca delle pareti riusciva a placare la tensione che sentiva crescergli dentro.

    Gli capitava di rado di lavorare per gli studi legali. Facendo il cacciatore di teste, Gideon aveva spesso a che fare con piccole e grandi aziende impegnate nel campo della tecnologia, o con start-up di vario genere. E comunque, gli avvocati preferiva tenerli alla larga: troppo assillanti e curiosi, volevano conoscere ogni dettaglio, intromettersi in ogni passaggio del suo operato.

    Troppo fiato sul collo, per i suoi gusti.

    A Lucy però non aveva potuto dire di no.

    Si impose di mantenere un'espressione neutra mentre l'ascensore saliva. Quando l'aveva conosciuta, Lucy lavorava al sesto piano, cioè a casi non sufficientemente importanti da essere affidati ai soci anziani, ma al tempo stesso troppo ghiotti per essere rifiutati.

    Ora era al diciannovesimo, cioè solo due piani sotto Parker e Jones, i titolari dello studio. Una salita di tredici piani in due anni. Davvero niente male!

    Le porte dell'ascensore si aprirono su un salone che tutto sembrava tranne che una sala d'attesa. Era evidente che una buona parte del denaro guadagnato veniva speso per la comodità dei clienti, perché c'era un vero e proprio bar, invitanti divanetti di nappa chiara e riviste patinate sparpagliate su bassi tavolini di cristallo.

    Faceva da guardia al corridoio, sulla destra, una massiccia scrivania dietro la quale sedeva una donna di mezza età, con qualche filo d'argento tra i folti capelli neri.

    Sorprendente. Si sarebbe aspettato una bionda platinata, o magari una giunonica fatona dai capelli fulvi.

    Poi però la donna alzò gli occhi e lo trapassò con un'occhiata che avrebbe rimesso in riga un generale di brigata. Capito: avevano scelto una receptionist che non si lasciava intimidire da nessuno.

    Gideon si fermò davanti alla scrivania e usò il suo tono più innocente. «Ho appuntamento con Lucy Baudin.»

    «La sta aspettando» fece lei, asciutta, tornando a concentrarsi sullo schermo del proprio computer.

    Gideon si concesse qualche secondo per chiedersi se l'avrebbe convinta ad accettare un impiego nel suo ufficio, ma scacciò immediatamente quell'idea. Lucy se la sarebbe certo presa a male se avesse tentato di rubarle la segretaria.

    Aveva passato gli ultimi sette giorni a cercare di capire perché diavolo fosse stato convocato lì quella mattina. New York era piena di cacciatori di teste. Gideon, senza false modestie, sapeva di essere uno dei migliori, ma considerando i loro trascorsi si sarebbe aspettato che Lucy si rivolgesse a qualcun altro.

    Avresti potuto dirle di no.

    Anche questo era vero.

    Tuttavia sentiva di essere in debito con lei.

    Lei lo aveva chiamato, e presentarsi era il minimo che potesse fare dopo aver mandato praticamente a monte il suo matrimonio.

    Diede un colpetto alla porta e la aprì, senza aspettare di essere invitato a entrare. L'ufficio era spazioso e illuminato magnificamente da grandi vetrate che si affacciavano sul profilo frastagliato di New York: l'arredamento era composto solo da un'enorme scrivania a forma di L e dalle due sedie imbottite che vi erano state sistemate davanti.

    Fece un rapido giro d'orizzonte e si concentrò sulla donna che aveva voluto quell'incontro.

    Sedeva impettita, rigida come un soldato pronto a lanciarsi sul campo di battaglia. I lunghi capelli neri erano trattenuti dietro la nuca e sorretti, forse da un fermaglio o da invisibili forcine. Quando sollevò il mento, l'attenzione di Gideon si fissò sulla bocca.

    Lucy non possedeva quella bellezza appariscente che ti colpisce, lasciandoti senza fiato; aveva tratti troppo decisi, quasi affilati. Ma la sua bocca era piena, generosa, ed era sempre stata incline al sorriso.

    Quel giorno no, non sorrideva.

    «Lucy.» Gideon si richiuse la porta alle spalle e attese indicazioni. Non si faceva dire da nessuno come doveva comportarsi, ma per Lucy era pronto a fare un'eccezione.

    Almeno finché non avesse capito il motivo per cui era stato convocato.

    «Gideon. Accomodati.» Lei gli indicò una delle due sedie.

    Avrebbe potuto trattarsi di un normale colloquio con un potenziale cliente, se Gideon fosse riuscito a staccare gli occhi da quella splendida visione. Il semplice abito grigio scuro, appena svasato, creava un magnifico contrasto con la pelle diafana e i capelli corvini; gli occhi azzurri e il rossetto di un rosso intenso creavano le uniche macchie di colore.

    Era semplicemente splendida. Bella come un quadro. Lo era sempre stata, d'altronde.

    E pensare che quell'idiota di Jeff aveva voltato le spalle a quello schianto di ragazza!

    Concentrati. Datti una calmata, stupido.

    Lucy non aveva voluto quell'incontro per parlare del passato. Lo aveva detto chiaramente, al telefono: aveva un incarico da affidargli. E se lei era capace di comportarsi in modo professionale, poteva riuscirci anche lui, che diamine!

    Si accomodò su una sedia e si sporse in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia. «Così vorresti affidarmi un incarico.»

    «Esatto.» Un lieve rossore imporporò le guance di lei. «È una questione che deve restare tra noi, naturalmente.»

    Non era una domanda, ma Gideon aveva già una risposta preconfezionata. «Posso anche firmarti un formale impegno a non divulgare nulla di quello che mi dirai, se vuoi.»

    «Non credo che sarà necessario. Mi basta la tua parola.»

    Gideon si incuriosì, suo malgrado. Aveva spesso clienti che pretendevano una certa riservatezza, ed erano in realtà più la regola che l'eccezione; ma stavolta per qualche motivo era diverso. Era solo una sensazione, certo, ma nettissima. «Mi sarebbe più facile se mi dicessi che tipo di collaboratore stai cercando, per farmi un'idea generale. E capire come possiamo muoverci.»

    «Non voglio un collaboratore.» Lei incrociò il suo sguardo senza vacillare. «Sto cercando un marito.»

    Gideon scosse il capo, come se avesse capito male. «Come, scusa?»

    «Un marito» ripeté lei. Alzò la mano sinistra e agitò l'anulare. «E non fare quella faccia: prima lasciami spiegare.»

    Quale faccia stava facendo, di grazia? Un marito!? E dove cavolo vuole che vada a cercarglielo, un marito? Gideon aprì la bocca per chiederglielo, ma lei lo anticipò.

    «So che può sembrare una richiesta insolita, ma qui in ufficio ho sentito dire che entro fine anno devono nominare un nuovo socio, e pare che io sia la candidata più probabile. Ci terrei davvero ad avere quella poltrona. Se non che, i soci più anziani hanno diversi pregiudizi sulle donne non sposate.» Lei roteò gli occhi, come Gideon ricordava di averle visto fare infinite volte in passato. Sì, era quella la Lucy che ricordava! «No, dico, ci sarebbe da ridere, se non fosse che questa cosa rischia davvero di diventare un ostacolo; l'anno scorso, Giorgia si è vista soffiare la promozione per il medesimo, stupido motivo. Era stata avvisata, ma ha puntato i piedi. E le hanno preferito il collega maschio.»

    Non scherzava: era serissima.

    Gideon trasse un lungo respiro, cercando di analizzare razionalmente la situazione. Lucy doveva averci riflettuto a lungo, giungendo a quella conclusione che doveva esserle sembrata logica. E invece era assurda.

    Sarebbe stato tentato di scoppiarle a ridere in faccia, ma non poteva. Questa Lucy, questa professionista controllata e sicura di sé, non era nemmeno lontanamente paragonabile alla ragazza in lacrime a cui aveva spezzato il cuore, due anni prima. Eppure era la stessa persona.

    Per il rispetto che nutriva nei suoi confronti, doveva affrontare la cosa con calma e cercare di farla ragionare.

    Tuttavia dalla sua bocca non vennero fuori parole calme, né ragionevoli. «Ti sei bevuta il cervello? Guarda che io di lavoro faccio il cacciatore di teste, non il ruffiano. E ammesso che fossi capace di trovarti un marito, credo sia assurdo sposarsi solo per ottenere una promozione.»

    «Dici?» Lucy alzò e riabbassò le spalle. «Conosco persone che si sposano per ragioni molto meno valide. E prendi me, per esempio: sono stata sul punto di sposarmi per amore, e sappiamo bene com'è andata a finire. Non c'è niente di male a considerare il matrimonio come un contratto tra due persone: è una cosa assai comune in molte altre culture.»

    «Qui però non stiamo parlando di altre culture: stiamo parlando di te.»

    Un'altra alzata di spalle. Come se per Lucy non facesse differenza. Ma magari fingeva, chi poteva dirlo? Di nuovo parlò guardandolo negli occhi. «Per me è importante, Gideon. Non mi pongo il problema dei figli, almeno per ora: tengo moltissimo al mio lavoro, e mettere su famiglia potrebbe interferire con la carriera, perciò per ora non ci penso. Ma mi sento sola. E penso che sarebbe bello avere qualcuno da cui tornare a casa, la sera, anche se non fosse il grande amore della mia vita. Anzi, magari se non lo fosse sarebbe meglio.»

    «Andiamo, Lucy, è pazzesco!» Nessuna delle parole che fuoriuscivano dalla bocca di Gideon era professionale, come avrebbe dovuto essere. «Dove diavolo dovrei andare a scovare un marito?»

    «Nello stesso posto dove vai a scovare le persone che ti richiedono i tuoi clienti. Avrai delle liste, farai dei colloqui. E ti ricordo che siamo a New York: se un professionista con la tua esperienza non riesce a trovare uno straccio d'uomo a cui magari non dispiacerebbe sposarmi, vuol dire che sono un caso disperato.»

    Gideon fece per dirle che trovarle un uomo era un'impresa impossibile, ma i sensi di colpa gli ricacciarono le parole in gola. Pensava che questa idea fosse assurda, e il pensiero di Lucy sposata a un uomo che non amava gli procurava un fastidio fisico, quasi una sorta di prurito insopportabile.

    Ma al diavolo!, non stava a lui giudicare le sue scelte. E in fondo era anche colpa sua, se non era sposata.

    Oh cavoli!

    Si raddrizzò sulla sedia, pensieroso. Per quanto trovasse pazzesco il piano di Lucy, sentiva di essere in debito con lei. Di doverle un favore. Sapeva che quel farabutto di Jeff la tradiva e aveva tenuto la bocca chiusa per più di un mese, prima di trovare il coraggio di andarle a raccontare ogni cosa.

    Si sentiva ancora terribilmente in colpa nei suoi confronti e Lucy doveva averlo odiato per quello che le aveva fatto.

    Forse lo odiava ancora.

    Se si era rivolta a lui adesso, era perché aveva escluso tutte le altre opzioni; e se lui le avesse risposto di no, sicuramente avrebbe continuato a cercare finché non avesse trovato qualcuno disposto ad aiutarla.

    Insomma, comunque la mettesse, non aveva scelta. Anche perché, sebbene non si vedessero da due anni, continuava a considerarla un'amica. E l'amicizia per lui era una cosa sacra, da sempre.

    Rivide la situazione per sommi capi. Lucy aveva bisogno di lui. E lui avrebbe trovato il modo di aiutarla. Almeno, se lei era davvero convinta a fare quel colpo di testa, le sarebbe stato accanto per impedirle di soffrire... come non era riuscito a fare due anni prima, con Jeff.

    Certo, se l'idea di portare a compimento un simile piano era folle, era ancor più folle assecondarla. «E sia. Cerchiamo questo marito.»

    Lucy non credeva alle proprie orecchie.

    Era troppo bello per essere vero. Cercare di trascinare Gideon Novak nel suo folle piano era stata la sua ultima spiaggia. Era disperata, e lui era l'unico uomo di cui si fidasse per tentare quella ridicola ricerca.

    Non si sarebbe mai aspettata che avrebbe accettato.

    E invece sì, l'avrebbe aiutata! La sorpresa la ammutolì per diversi secondi. Di' qualcosa, coraggio! Qualche frase fatta, magari. Concentrati. Si schiarì la voce. «Scusa, ma... hai detto di sì?»

    «Sì.» Lui le scrutò il viso con gli occhi scuri frangiati di ciglia lunghissime, che Lucy aveva sempre invidiato.

    Gideon era un uomo affascinante. Decisamente troppo bello. Quei capelli scuri pettinati all'indietro, ma un tantino lunghi sul collo, e il mento squadrato, la bocca decisa che avrebbe potuto tenerla sveglia di notte... se non fosse stato soltanto un amico.

    All'epoca, almeno.

    Scacciò quel pensiero perché non voleva sprofondare nel baratro della disperazione che sempre si apriva sotto i suoi piedi quando ripensava a Jeff Larsson, e a come era finita.

    Era finita e basta. E con la loro storia, era finita anche l'amicizia con Gideon.

    Fino a questo momento.

    Gideon si mosse sulla sedia, riportandola al presente. «E in che modo avresti intenzione di procedere, sentiamo?»

    A questo Lucy aveva già una risposta pronta. Aveva rimuginato a lungo, studiando ogni singolo passo del percorso che l'avrebbe portata dritta al suo obiettivo senza troppe complicazioni: il matrimonio e l'agognata promozione. «Be', ecco, pensavo che tu potessi abbozzarmi una lista di candidati; io uscirei un paio di sere a cena con ciascuno di loro, e di volta in volta depennerei questo o quel nome dalla lista. Procederei per esclusione, insomma.»

    «Uh-huh.» Gideon prese a tamburellare con una mano su un ginocchio, attirando l'attenzione di Lucy verso il basso. Indossava un gessato scuro, con tanto di panciotto; un po' troppo formale per quel genere di appuntamento, ma Gideon lo portava con grande disinvoltura. E gli stava davvero da Dio!

    Sembrava uscito da Mad Men, rifletté Lucy. Ma aveva di certo più senso morale di Don Draper!

    Cercò di non farsi piccina piccina sotto lo sguardo acuto e indagatore di Gideon. Era stato relativamente facile mostrarsi distaccata quando gli aveva spiegato la sua idea; si era ripetuta più volte il discorsetto che aveva preparato, proprio come faceva per l'arringa conclusiva di un processo. Passare adesso ai risvolti pratici del suo piano sarebbe stato sicuramente più complicato.

    «Accetto qualunque suggerimento, è chiaro.» Sì, ecco, doveva mostrarsi ragionevole.

    «Bene.» Lui annuì, come se stesse decidendo qualcosa. «Stabilirò delle regole a cui dovrai attenerti. La lista dovrò compilarla io. E sarò presente ai vostri appuntamenti. E se avessi qualcosa da ridire su uno di loro, avrò il diritto di veto.»

    Il diritto di veto! Addirittura! Ma questo non faceva parte del piano. «No, un momento, non sono d'accordo.»

    «Ti ricordo che sei venuta tu a cercarmi, Lucy. Significa che ti fidi del mio giudizio.» La guardò con un'intensità che le mozzò il respiro. «Sono le mie condizioni. Prendere o lasciare.»

    Le condizioni... Accidenti! Lucy aveva dimenticato la cosa più importante.

    Non deve essere la cosa più importante. E lui non sa che fa parte del piano, perciò fai ancora in tempo a tirarti indietro.

    Ma se si fosse tirata indietro, la paura che si portava appresso dall'epoca della sua storia con Jeff non sarebbe mai stata esorcizzata. Avrebbe passato tutta la vita ad arrovellarsi, a nutrire dubbi sulla sua femminilità, sulla sua desiderabilità. Sulla sua capacità di soddisfare un uomo, o un marito. E col tempo, questo avrebbe potuto avvelenare tutto.

    Lucy non poteva permettere che succedesse, per quanto chiedere aiuto a Gideon su una cosa simile... sì, insomma, era imbarazzante da morire!

    Distolse lo sguardo e finse di fissarsi il bordo del vestito. «Ci sarebbe anche un'altra cosa.»

    «Ti ascolto.»

    Lucy strofinò i palmi improvvisamente bagnati delle mani sul ripiano della scrivania. «Tu... ti vedi con qualcuno?»

    «E questo che diavolo c'entra, scusa?»

    C'entrava eccome. Per quanto ne sapesse Lucy, Gideon non aveva mai avuto una ragazza fissa: passava da un'avventura all'altra e raramente le sue storie duravano più di un paio di settimane. Ma magari era cambiato, in quei due

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