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Doveri reali: Harmony Jolly
Doveri reali: Harmony Jolly
Doveri reali: Harmony Jolly
E-book162 pagine2 ore

Doveri reali: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Essere principi non è sempre rose e fiori, spesso è una lotta tra dovere di stato e amore vero. La vittoria di uno sull'altro, però, non è così scontata.

Il principe Vincenzo Di Laurentis conosce Abby Loretto da quando sono bambini. Lui rampollo reale e lei figlia del capo delle guardie di palazzo hanno sempre avuto una forte attrazione l'uno per l'altra, ma tra loro non c'è mai stato niente più di qualche abbraccio. Vincenzo è destinato a sposare una donna di sangue blu e Abby a diventare un grande avvocato. Ma, a volte, il destino ha altri programmi. Forse per i due moderni Romeo e Giulietta c'è ancora un'ultima possibilità.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2019
ISBN9788830501454
Doveri reali: Harmony Jolly
Autore

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Doveri reali - Rebecca Winters

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Expecting the Prince’s Baby

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2014 Rebecca Winters

    Traduzione di Alessandra Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-145-4

    1

    Vincenzo Di Laurentis, il trentatreenne principe ereditario del Regno di Arancia, si fermò davanti alle telecamere sul balcone del palazzo reale, per inaugurare ufficialmente la quindicesima edizione del Festival dei Limoni e delle Arance. Era la sua prima apparizione pubblica dopo il funerale di sua moglie, la principessa Michela, morta sei settimane prima. Con un cenno, salutò la folla radunata sotto il balcone.

    Il suo paese, incastonato tra i confini di Francia e Italia e affacciato sulla costa del Mar Mediterraneo, contava quasi quarantamila abitanti. Ottomila vivevano nella capitale, mentre gli altri costituivano la popolazione delle piccole città e dei villaggi circostanti. Oltre al turismo, l’economia del regno dipendeva dalla coltivazione e dalla lavorazione degli agrumi.

    Durante le successive due settimane, il paese avrebbe celebrato il cardine della sua economia, con bande musicali per le strade, fiere alimentari, carri allegorici e statue decorate con limoni e altri agrumi allestite nei parchi.

    Vincenzo era appena tornato da una serie di viaggi di affari in tre continenti. Era piacevole essere di nuovo con suo padre, il Re Giulio. Aveva dimenticato quanto potesse essere bella Arancia in primavera, con i frutteti in piena fioritura. In quanto a lui, il buio che lo aveva consumato dopo la morte di Michela, sembrava cominciare a dissiparsi.

    Il loro non era mai stato un matrimonio d’amore. Sebbene fidanzati dall’età di sedici anni, avevano trascorso pochissimo tempo insieme, prima delle nozze celebrate a trent’anni. Quando poco prima era entrato nell’appartamento in cui avevano vissuto, più che da ogni altra emozione, era stato sopraffatto da un inquietante senso di colpa, per non averla saputa amare come lei aveva amato lui.

    Non aveva mai provato un amore romantico nei confronti della moglie, ma solo rispetto e ammirazione per la determinazione della donna nel mantenere l’immagine di una coppia felicemente sposata. Avevano desiderato un figlio, ma Michela aveva avuto tre aborti spontanei.

    In lui non era mai nata la passione, quando facevano l’amore, perché non era mai stato innamorato di lei. Aveva fatto comunque del suo meglio per dimostrarle tenerezza. Aveva conosciuto la passione con altre donne, prima del matrimonio, ma si era trattato solo di una risposta fisica, perché non era mai stato in grado di donare il proprio cuore, sapendo di essere promesso a Michela.

    Vincenzo sospettava che i genitori della moglie avessero avuto lo stesso tipo di matrimonio insoddisfacente. I suoi genitori invece avevano lottato, ma avevano effettivamente raggiunto la felicità coniugale. Michela aveva desiderato che il loro matrimonio fosse diverso, e lui ci aveva provato, ma non si può forzare l’amore. Deve scaturire dall’interno, liberamente.

    Ma c’era una cosa che aveva potuto fare e che aveva regalato loro la prima vera felicità, come marito e moglie. In realtà era l’unica cosa cui si era aggrappato in quel periodo buio. Solo pochi giorni prima che lei morisse, avevano scoperto che era incinta di nuovo. Questa volta, però, avevano preso tutte le precauzioni necessarie per evitare un altro aborto.

    Sollevato per aver terminato i propri compiti istituzionali, Vincenzo lasciò il balcone, ansioso di incontrare la donna che era stata disposta a essere la madre surrogata del loro bambino. Abby Loretto, la ragazza americana che era diventata sua amica. Viveva a palazzo dall’età di dodici anni con suo padre, che era a capo del servizio di sicurezza.

    Vincenzo aveva diciotto anni, quando Abby era comparsa sulla scena. La ragazza era diventata la costante della sua vita, quasi come una sorella minore e, in un certo senso, si era sempre sentito più vicino a lei che non a sua sorella Gianna, di sei anni maggiore.

    Abby era divertente e brillante, e con lei poteva essere se stesso. Poteva dimenticare le proprie preoccupazioni e rilassarsi, come non succedeva con nessun altro.

    Quando era morta sua madre, Abby lo aveva accompagnato in lunghe passeggiate, offrendogli conforto. Anche lei aveva perso la madre e aveva capito che cosa lui stava attraversando. La ragazza non voleva niente da lui, se non essere sua amica e condividere piccole confidenze.

    Dal momento che erano praticamente cresciuti insieme, era inevitabile che si sentissero legati e che tra loro esistesse una grande fiducia.

    Abby era così intrecciata al tessuto della sua vita che, anni più tardi, quando si era offerta di essere una madre surrogata per lui e Michela, tutto sembrava fare parte dello stesso quadro. A sua moglie Abby piaceva molto. Tutti e tre avevano discusso per diversi mesi, prima che la procedura fosse eseguita. Avevano lavorato come una squadra, fino alla morte inaspettata di Michela.

    Vincenzo si era abituato agli incontri con i medici e gli psicologi. Le settimane trascorse all’estero per lavoro gli erano sembrate anni, e non vedeva l’ora di parlare con Abby. Adesso che la ragazza portava in grembo suo figlio, era la sua ancora di salvezza. Aveva bisogno di vederla e di stare con lei.

    Ma, insieme a questa necessità, provava una scomoda sensazione di senso di colpa, di cui non riusciva a liberarsi. Meno di due mesi prima aveva perso la moglie. Mentre era ancora in lutto per la fine di un matrimonio non certo perfetto, non faceva altro che pensare a un’altra donna, che portava in grembo il bambino che lui e Michela avevano concepito.

    Era naturale che si preoccupasse per Abby, grazie alla quale stava per compiersi il miracolo che lo avrebbe reso padre, ma – dopo la morte di Michela – non gli sembrava giusto.

    Ma non era nemmeno sbagliato.

    Mentre era stato in viaggio, non aveva avuto tempo di scavare in profondità nella sua anima, ma adesso che era tornato non sapeva come affrontare quel dilemma emotivo che aveva davanti.

    Abigail Loretto, nota agli amici come Abby, sedeva da sola sul divano del suo appartamento, all’interno del palazzo reale, e si stava asciugando i capelli incollata alla televisione. Aveva visto in diretta il principe Vincenzo inaugurare il Festival dei Limoni e delle Arance dal balcone del palazzo.

    Non sapeva che fosse tornato. Suo padre, Carlo Loretto, era stato così occupato che ovviamente non aveva avuto il tempo di informarla.

    Aveva incontrato il principe sedici anni prima, quando suo padre era stato promosso capo della sicurezza al palazzo reale. Il re gli aveva chiesto di trasferirsi dall’ambasciata di Washington ad Arancia, con la moglie americana e la giovane figlia dodicenne.

    La maggior parte degli anni dell’adolescenza, Abby li aveva trascorsi studiando il principe, compreso il suo fisico alto e muscoloso. Anziché una star del cinema o del rock, lei aveva idolatrato Vincenzo. Aveva anche un album segreto, una sorta di diario, in cui aveva raccolto tutto ciò che lo riguardava. Articoli di giornale, interviste, fotografie scattate da lei stessa...

    Il principe ereditario, il maschio più affascinante che Abby avesse mai incontrato, aveva molte espressioni secondo l’umore. Da ciò che aveva potuto vedere alla televisione adesso, sembrava più riposato rispetto a quando era partito per il lungo viaggio.

    A volte, quando lui aveva voglia di stare da solo, gli occhi scuri e le sopracciglia aggrottate arrivavano quasi a farle paura. Altre volte invece, era affascinante e divertente, perfino scherzoso. Nessuno era immune al suo carisma maschile. Michela era stata la donna più fortunata del mondo.

    La sua immagine campeggiava sempre sulle copertine delle riviste. Il trentatreenne principe dalla pelle olivastra e il naso aquilino era, infatti, perseguitato dalla stampa.

    Sapere che era tornato dal suo viaggio, le provocò un’ondata di calore che le attraversò il corpo. Sei settimane senza vederlo le erano sembrate un’eternità. Dopo essere stato lontano tanto tempo però, sicuramente lui sarebbe stato molto impegnato e avrebbe tranquillamente potuto trascorrere un’altra settimana senza che si facesse vivo.

    Adesso che lui non era più sul balcone, la rete televisiva iniziò a trasmettere un segmento della replica del funerale della principessa Michela, svoltosi sei settimane prima.

    Abby non avrebbe mai dimenticato la telefonata di suo padre. «Ho cattive notizie. Prima che Vincenzo e Michela tornassero ad Arancia, oggi, sono usciti per una cavalcata. Mentre galoppava davanti a lui, il cavallo di Michela è inciampato in una buca e l’ha disarcionata. Quando è rovinata a terra, è morta sul colpo.»

    Abby si era sentita gelare.

    Michela era morta?

    Era stato come avere un déjà vu, che le aveva fatto rivivere il momento terribile in cui aveva saputo della morte di sua madre.

    Povero Vincenzo. Lui era stato testimone dell’accaduto... «Oh, papà... Ha perso sua moglie. Il loro bambino non conoscerà mai la mamma.»

    Abby era stata poi accompagnata all’ospedale, dove era stata visitata dal dottor De Luca. «Mia cara Abby, che terribile shock è stato. Sono felice che tuo padre ti abbia portato qui. Ti tratterrò in ospedale questa notte e, forse, anche più a lungo, fino a essere certi che tu stia bene. Il principe ha già abbastanza dolore da affrontare. Sapere che ci prendiamo cura di te gli recherà conforto. Ti faccio preparare una camera privata.»

    Quando il dottore si era allontanato, lei si era rivolta al padre. «Vincenzo starà soffrendo moltissimo.»

    L’uomo le aveva baciato la fronte. «Lo so, ma in questo momento mi preoccupo per te. Hai la pressione troppo alta. Rimarrò qui con te e dirò al signor Faustino che hai un brutto raffreddore e che rientrerai al lavoro tra qualche giorno.»

    «Non puoi rimanere con me, papà. Il tuo posto è a palazzo. Il re vorrà averti vicino.»

    «Non stasera. È di turno il mio assistente e Giulio starà con suo figlio. Mia figlia ha bisogno di me e io ho bisogno di te, dunque smetti di discutere.»

    Le parole di suo padre erano state tassative e, nel profondo, Abby era stata felice che lui fosse rimasto.

    La ragazza continuò a guardare il funerale che aveva già visto sei settimane prima. Era sconvolgente leggere il dolore sul viso di Vincenzo. La morte della moglie sembrava averlo fatto invecchiare di colpo.

    Ancora una volta la sua anima rabbrividì, nel vedere l’espressione cupa del principe mentre camminava dietro il corteo funebre verso la cattedrale. Teneva per le briglie la cavalla preferita di sua moglie, coperta da un manto di rose rosa. La scena era così straziante che Abby sentì ancora una volta le lacrime pungerle gli occhi.

    Dietro Vincenzo vi erano il re, in alta uniforme, e la madre di Michela. Si trovavano sulla carrozza nera e oro, con i fratelli di entrambe le famiglie. Quando le riprese si spostarono all’interno della cattedrale, Abby riascoltò ancora una volta la lettura delle Scritture e l’omelia dell’arcivescovo. Quando terminò, le campane della cattedrale emisero il loro suono lugubre e la ragazza si ritrovò a provare un misto di emozioni dolorose.

    «Per quelli di voi che si sono appena sintonizzati, stiamo trasmettendo il funerale di Sua Altezza Reale la Principessa Michela Cavelli, moglie del Principe Ereditario Vincenzo Di Laurentis, del Regno di Arancia. La principessa è morta in seguito a una caduta da cavallo nel parco del palazzo reale dell’isola di Gemelli.

    «Sulla carrozza vediamo Sua Maestà Giulio Di Laurentis, Re di Arancia, suocero

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