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Ricatto brasiliano: Harmony Collezione
Ricatto brasiliano: Harmony Collezione
Ricatto brasiliano: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Ricatto brasiliano: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Stretta a sé e sedotta per gioco.
Caleb Cameron è convinto che Maggie Holland sia interessata solo ai soldi, e disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Sei mesi prima, la ragazza lo ha sedotto soltanto per distrarlo da alcuni importanti affari. In realtà, Maggie è stata costretta a prestarsi a quella finzione e a doverne subire le tristi conseguenze. Caleb, però, è desideroso di vendetta: ora che lei è rimasta senza un centesimo, l'unico modo che ha per salvare la casa di famiglia è accettare le condizioni dell'affascinante uomo d'affari brasiliano. Per due mesi. O forse più...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2020
ISBN9788830512436
Ricatto brasiliano: Harmony Collezione
Autore

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ricatto brasiliano - Abby Green

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Brazilian’s Blackmail Bargain

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Abby Green

    Traduzione di Cecilia Bianchetti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-243-6

    Prologo

    Londra, novembre

    Fuori dalla porta girevole, Maggie Holland osservava le luci del lussuoso albergo di Londra riflesse nella grigia sera di novembre. Aveva il cuore in gola, le gambe che tremavano, le mani sudate, un rivolo di sudore che le scorreva lungo la schiena e un dolore alla testa nel punto in cui i fermagli trattenevano i riccioli folti. Con mano incerta si strinse nell’impermeabile troppo corto. Il vento freddo le frustava le gambe nude, ma non riusciva a scuoterla da quella specie di paralisi che si era impossessata del suo corpo.

    Una coppia scese da un taxi, proprio dietro di lei, e il turbinio creato dai portieri in uniforme che scaricavano i bagagli le fece capire che doveva entrare nella hall o farsi da parte per lasciare passare i nuovi arrivati.

    A quel punto la realtà ebbe il sopravvento e, resistendo all’impulso di farsi da parte, lei prese fiato, spinse la porta girevole e si ritrovò avvolta dal tepore dell’hotel.

    Lo vide subito, e del resto sarebbe stato impossibile non notarlo. Quell’uomo era in grado di conquistare la scena con la semplice presenza.

    Le dava le spalle e stava parlando con qualcuno, quindi non si era accorto del suo arrivo e Maggie ne fu sollevata. Aveva una possibilità, per quanto minima, di riprendere il controllo di sé e di osservarlo per un attimo a sua insaputa.

    Aveva le mani in tasca, posa che tendeva la stoffa dei pantaloni di taglio sartoriale, mettendo in mostra un fisico possente, più simile a quello di un atleta che a quello di un multimilionario tra i più famosi e spregiudicati d’Europa.

    Caleb Cameron non aveva fatto parte del suo mondo fino a due settimane prima, quando Maggie l’aveva conosciuto a casa del patrigno. Non vi si recava mai volentieri, a meno che sua madre non insistesse, e in quell’occasione la donna l’aveva letteralmente supplicata. Cameron era uno dei tanti uomini d’affari che, negli ultimi tempi, aveva partecipato a riunioni interminabili con il patrigno di Maggie. Dopo quel primo incontro, l’affascinante uomo d’affari era diventato senza ombra di dubbio il protagonista incontrastato dei suoi pensieri. Tuttavia Maggie non avrebbe mai osato sperare che fosse interessato a lei, come invece dimostrava l’appuntamento di quella sera.

    Appuntamento che, in realtà, per lei doveva avere ben altri fini, pensò con una smorfia.

    Del resto non poteva sfuggire al destino, ma di sicuro Cameron avrebbe capito tutto in un secondo, almeno Maggie lo sperava. Aveva una mente molto acuta, eppure lei doveva, come le era stato ordinato... Maggie chiuse gli occhi per un istante, tentando di respingere un’ondata di nausea.

    Avrebbe voluto girare sui tacchi e andarsene, ma non poteva. Se non fosse andata fino in fondo, la persona che più amava al mondo ne avrebbe pagato le conseguenze in un modo che non osava neppure immaginare. Quindi non aveva scelta.

    «Maggie.»

    Lei aprì gli occhi di colpo. Caleb si era avvicinato in silenzio, con la grazia felpata e letale di un felino predatore. Cercò di stare calma e raddrizzò le spalle.

    «Caleb, scusami, spero di non averti fatto aspettare troppo.»

    Lui la squadrò da capo a piedi, con un’espressione che le tolse il fiato, e alzò le spalle con aria noncurante. «Qualche minuto non conta, mi è capitato di aspettare ben più a lungo.»

    Raccontalo a un’altra!, pensò Maggie. Nessuna donna avrebbe fatto aspettare un uomo così. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quegli occhi azzurri penetranti che la tenevano prigioniera, e fu colta dalla sensazione ormai familiare che le mandava in acqua il sangue nelle vene. Le era successo fin dal loro primo incontro, quando lei era ancora ignara della parte che il patrigno le aveva assegnato nel suo piano machiavellico, quando Caleb era soltanto un uomo che la turbava con la sua bellezza virile, non qualcuno che doveva essere usato, tradito, mandato in rovina e spogliato delle proprie ricchezze.

    E che quella sera doveva essere sedotto. Da lei.

    Fissandolo confusa, per un istante Maggie s’illuse che il mondo circostante non esistesse e che quello fosse un vero appuntamento, senza secondi fini. Si riscosse, con un sorriso laconico. Dopo quella sera non l’avrebbe più rivisto, e al pensiero provò un vuoto allo stomaco.

    Lo sguardo di Caleb divenne di ghiaccio per una frazione di secondo. «Andiamo?» le chiese, recuperando subito l’aplomb abituale. «Il nostro tavolo è già pronto.»

    Non posso più tornare indietro, pensò Maggie disperata. «Certo.»

    Con le gambe che sembravano di legno lo precedette verso la porta all’altro lato della hall, con la sensazione di camminare verso la ghigliottina. Come se non bastasse, qualcosa di pesante che aveva in tasca le sfiorò la gamba. Era la chiave della camera al piano di sopra prenotata dal suo patrigno, il luogo designato per la seduzione. C’era persino qualcuno che la osservava nell’ombra, controllando che tutto procedesse secondo i piani e che nessuno dei due se ne andasse troppo presto, ovvero prima che il danno fosse consumato.

    Santo Cielo, come avrebbe fatto a recitare quel ruolo fino in fondo?

    Sulla porta del ristorante sentì le dita di Caleb sulla spalla. Si girò, sapendo che l’abito di pizzo leggero che le aveva comprato il patrigno era un insulto al comune senso del pudore. Quando il maître si avvicinò per prenderle l’impermeabile e Caleb glielo sfilò dalle spalle, fu colta dal panico e abbassò gli occhi. Non voleva vedere la sua faccia quando avesse notato il suo abbigliamento.

    Maggie era praticamente nuda. Caleb aveva visto ballerine di lap dance più coperte di lei. Per giunta quella specie di vestito non le stava neanche bene, non era adatto alla sua pelle pallida come la luna. Maggie aveva i capelli rossi raccolti, e lui moriva dalla voglia di scioglierli. Fu colto da una strana delusione quando si accorse che, anche vestita come una donna di strada, quella ragazza riusciva ad accendere in lui un bruciante desiderio, la cui manifestazione fisica era già piuttosto evidente. Si diede dello stupido. Per un attimo, prima di scoprire il vero volto di Maggie Holland e quello che gli aveva riservato, aveva pensato... Caleb cercò di scacciare l’idea, ma la sua mente rifiutò di obbedirgli.

    Quando l’aveva conosciuta aveva provato sensazioni profonde, fino a quel momento ignote, e aveva abbandonato il suo atteggiamento di pigro cinico. Maggie l’aveva guardato timidamente, aveva sorriso e fra loro si era accesa una corrente di pura sensualità cui si aggiungeva qualcosa di indefinibile, ma di così innocentemente femminile che Caleb ne era rimasto stupito. Era abituato ai sorrisi delle donne, che tuttavia di solito alludevano a inviti così espliciti che gli gelavano il sangue.

    Seguì Maggie seccato, conscio degli sguardi ammirati che attirava con l’ondeggiare sexy dei fianchi e con quello straccetto di pizzo e seta che rispettava a stento i canoni della decenza. Appena l’aveva vista, con lo scopo della serata scritto a chiare lettere in faccia, o meglio su tutto il corpo, Caleb si era chiesto deluso come avesse potuto pensare che fosse diversa dalle altre donne.

    La sua arrogante sicurezza gli diceva che quella donna lo aveva desiderato fin dal loro primo incontro. E probabilmente quella era la sua tattica abituale con tutti gli uomini che conosceva.

    Non era altro che un’attrice, per giunta piuttosto mediocre, ma Caleb riconobbe seccato che, all’inizio, era quasi riuscita a ingannarlo. Fino a quel momento non aveva mai abbassato la guardia, e grazie a quell’atteggiamento gestiva società milionarie da Tokyo a Londra. Conosceva fin nei minimi particolari il mondo degli affari ed era noto per il leggendario autocontrollo e l’assoluta mancanza di scrupoli. Quindi non si sarebbe mai fatto ingannare né da Maggie né dalla sua famiglia, anche se loro credevano il contrario. Poveri idioti!

    Caleb tornò al presente.

    Quella donna era lì per portarlo a letto, sedurlo e distrarlo, secondo una delle tattiche più vecchie del mondo. Gli sembrava di avere percepito nella tasca la forma di una chiave quando le aveva tolto l’impermeabile dalle spalle. Era quella di una stanza al piano di sopra?, si domandò, sempre più disgustato.

    Poteva sempre prestarsi al suo gioco, perché in fondo passare una notte di fuoco con lei non gli sarebbe dispiaciuto. Poteva concedersi quel piccolo lusso, una sorta di bottino di guerra, perché in fondo proprio di quello si trattava: di una guerra. Appena aveva posato gli occhi su Maggie, provando un’ondata di eccitazione, e aveva scoperto i piani della sua famiglia e il modo spudorato in cui la ragazza gli veniva offerta, Caleb aveva deciso di assaggiare la merce.

    Arrivati al tavolo, Maggie si mise di fronte a lui e lo guardò con un’aria che, per una frazione di secondo, gli parve di incredibile trepidazione. Caleb scosse la testa. Non era poi un’attrice così mediocre, si corresse, anzi, lui non aveva mai visto una tale abilità. Cercò di recuperare la freddezza abituale e di ignorare la fitta all’inguine e il desiderio bruciante che, di lì a poco, sarebbe stato soddisfatto.

    Maggie stava per scoprire che la sua patetica sceneggiata non aveva avuto l’effetto sperato, Caleb si sarebbe vendicato della sua famiglia e intanto avrebbe dato libero sfogo al desiderio che lo teneva prigioniero.

    Alla fine di quella serata, Maggie non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo e avrebbe sperato con tutta se stessa di non incontrarlo mai più lungo il suo cammino.

    1

    Dublino, sei mesi dopo

    «Adesso dobbiamo solo vedere l’avvocato Murphy, poi sarà tutto finito.» Sul sedile posteriore dell’auto, mentre uscivano dal cimitero, Maggie prese la mano della madre, preoccupata per il suo intenso pallore.

    La donna sospirò sconsolata. «Tesoro, non credo di farcela» mormorò, con gli occhi pieni di lacrime, stringendole forte la mano.

    «Non sono triste...» proseguì, con lo sguardo stravolto. «Ti sembra una cosa terribile? Sono così sollevata all’idea che finalmente se ne sia andato. Quando penso a tutto quello che ti ho fatto passare in questi anni, a come ho potuto...»

    «Basta, mamma, adesso non pensarci più, ormai è passato. Non potrà più farci del male, siamo libere.»

    Maggie ebbe una stretta al cuore vedendo la desolazione dipinta sul viso della madre, le rughe profonde, i capelli opachi e spettinati. Era stata una donna bellissima e appassionata, e proprio per quello Tom Holland l’aveva voluta per sé dopo la prematura morte del padre di Maggie. Era sempre stato geloso del cugino in modo addirittura patologico.

    Essendo una giovane vedova irlandese con una bambina piccola al seguito, che non possedeva niente se non una casa, la madre di Maggie era molto vulnerabile. Così, quando Tom le aveva promesso di prendersi cura di lei se l’avesse sposato, aveva pensato di fare la cosa migliore per sé e per la figlia. Soltanto dopo il matrimonio aveva scoperto che quell’uomo era crudele e violento ma, prigioniera di una società ferocemente conservatrice in cui il divorzio era stato approvato per legge soltanto parecchi anni più tardi, Fidelma era rimasta chiusa in trappola. Fino a quel momento.

    «Non devi per forza assistere a tutta la lettura del testamento, l’avvocato Murphy ci conosce e non insisterà perché tu sia presente. Inoltre Tom ha lasciato tutto a te, ed è il minimo che potesse fare» concluse Maggie amareggiata.

    «Dici davvero, tesoro? Sono così stanca...»

    «Certo, andrà tutto bene.» Maggie cercò di parlare in tono vivace, ma anche lei era sfinita.

    Poco dopo la macchina si fermò nella strada principale del paesino alle porte di Dublino e imboccò il viale che conduceva

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