Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nei tuoi occhi (eLit): eLit
Nei tuoi occhi (eLit): eLit
Nei tuoi occhi (eLit): eLit
E-book151 pagine2 ore

Nei tuoi occhi (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Protectors 2
Sam è addestrato per aiutare chi si trova in difficoltà, proteggere chi è in pericolo, confortare chi sta soffrendo, dunque non può voltare le spalle a Jeannie, che ha bisogno del suo aiuto! D'altra parte il loro non è il primo incontro... anni prima era stata proprio Jeannie ad aiutarlo e ora lui si sente in debito. Giura così di proteggerla da ogni pericolo, ma chi lo proteggerà dall'innocenza e dall'amore che brillano negli occhi di quella ragazza?
LinguaItaliano
Data di uscita1 ago 2019
ISBN9788830503298
Nei tuoi occhi (eLit): eLit
Autore

Sylvia Plath

Sylvia Plath was born in 1932 in Massachusetts. Her books include the poetry collections The Colossus, Crossing the Water, Winter Trees, Ariel, and Collected Poems, which won the Pulitzer Prize. A complete and uncut facsimile edition of Ariel was published in 2004 with her original selection and arrangement of poems. She was married to the poet Ted Hughes, with whom she had a daughter, Frieda, and a son, Nicholas. She died in London in 1963.

Correlato a Nei tuoi occhi (eLit)

Titoli di questa serie (5)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica di suspense per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Nei tuoi occhi (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nei tuoi occhi (eLit) - Sylvia Plath

    Immagine di copertina:

    izamon / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Guarding Jeannie

    Silhouette Intimate Moments

    © 1995 Beverly Beaver

    Traduzioni di Emanuela De Simoni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-329-8

    Prologo

    Dal poggio alle spalle della spiaggia, nel fievole chiarore della luna, Jeannie distinse a malapena l’imponente sagoma dello sconosciuto, il volto rivolto verso la sabbia, i piedi lambiti dall’acqua e la sua assoluta immobilità.

    Chi era? Da dove era venuto? In tutta la settimana, nel porto di Le Bijou Bleu non era attraccata nemmeno una barca. Era possibile che fosse caduto in mare al largo del golfo e il suo corpo fosse stato sospinto a riva dalla corrente?

    Si avviò lungo il pendio della collina, prestando la massima attenzione a ogni passo. Se l’uomo era morto, non c’era motivo di affrettarsi. Ma poteva essere ancora vivo e in tal caso lei non gli sarebbe stata di molto aiuto, se fosse caduta e si fosse ferita nel tentativo di raggiungerlo.

    Quando fu vicina, le mani cominciarono a tremarle. Se era ancora vivo, come si sarebbe comportata? Avrebbe avuto il coraggio di toccare uno sconosciuto di cui ignorava la natura delle ferite?

    Si piegò sulle ginocchia con una muta preghiera sulle labbra: Aiutami a fare la cosa giusta.

    Protese una mano e la appoggiò sulla testa dell’uomo. La luce della luna rivelò l’ampiezza delle sue spalle. La camicia fradicia gli aderiva ai muscoli scolpiti del dorso. I folti capelli biondi erano lunghi fino alla base del collo.

    Appellandosi a tutta la propria forza di volontà, Jeannie si costrinse a toccarlo. Il calore che emanava da quel corpo inerte la sconcertò. Un gemito sommesso le sfuggì dalle labbra. Passò una mano tra i capelli inzuppati di acqua, chiuse gli occhi e tentò di cogliere qualche segno di vita.

    Era vivo! Santo cielo, era ancora vivo. E lei avrebbe potuto salvarlo.

    L’uomo gemette. Quando piegò il capo di lato, Jeannie gli sfiorò il volto con una carezza, indugiando con la mano sulla guancia. Per qualche incredibile attimo le mancò il respiro.

    Ritirò la mano, ma continuò a fissare quel volto, così pallido, stravolto, eppure incredibilmente bello. Un rivolo di sangue fuoriusciva da una ferita alla tempia.

    Avrebbe trovato la forza per mantenerlo in vita fino a quando non fossero riusciti a portarlo sulla terraferma, in un ospedale? Dalle esperienze del passato, Jeannie aveva imparato che il suo corpo e la sua mente potevano accettare la sofferenza di un altro essere vivente finché non fosse stata minacciata la sua stessa vita.

    Non poteva lasciarlo morire. Non aveva idea di chi fosse, ma era sicura che il destino lo avesse mandato su quella spiaggia affinché lei se ne prendesse cura.

    Con il cuore che le batteva all’impazzata, si sedette sulla sabbia. Di nuovo, l’uomo gemette e si mosse leggermente. Lei gli passò una mano sul braccio, per confortarlo e lo sconosciuto aprì gli occhi, poi perse ancora conoscenza.

    «Andrà tutto bene» lo rassicurò. Gli sollevò la testa, depositandola sul proprio grembo e gli tenne il volto tra le mani. Con una rapida occhiata, si accorse della chiazza di sangue che gli imporporava la camicia. Gli avevano sparato? O era stato pugnalato?

    Gli premette le mani sul torace.

    Un altro lamento agonizzante.

    Aiutami, implorò mentalmente Jeannie. Lo sconosciuto stava soffrendo.

    Inaspettatamente, l’uomo le afferrò i polsi. «Dove... sono? E tu chi sei? Un angelo?»

    Jeannie non gli rispose. Era troppo concentrata sul suo dolore fisico e mentale. L’uomo era divorato dal rimorso per la morte di qualcuno. È tutta colpa mia. Sono stato un idiota. Sono io quello che doveva morire...

    Santo cielo, pensò lei, percependo il rimorso e la collera che lo tormentavano.

    «Che... cosa... che cosa... stai facendo?» L’uomo tentò di sollevare il capo, ma i suoi sforzi risultarono vani. «Io... mi sento... il dolore...»

    Jeannie si accasciò accanto a lui. Ora si sentiva molto debole... molto debole. In ogni caso, l’uomo doveva raggiungere un ospedale al più presto, altrimenti non sarebbe sopravvissuto.

    Jeannie aveva bisogno di Manton. Si concentrò. Il guardiano dell’isola era una delle poche persone con cui lei riusciva a comunicare telepaticamente.

    Si voltò di nuovo verso l’uomo e lo fissò negli occhi. Soltanto in quel momento si accorse della loro straordinaria tonalità di grigioazzurro. «Non ti lascerò morire» gli promise con un filo di voce.

    Stremato, lui la osservò per un paio di secondi, poi chiuse di nuovo gli occhi.

    Anche lei si sentiva esausta, ma il sopraggiungere del fedele Manton, un gigante buono dal volto color bronzo e dal cranio liscio e luccicante, la incoraggiò a resistere.

    Il guardiano la aiutò a rimettersi in piedi.

    «Dobbiamo assolutamente portarlo in ospedale, a Biloxi, il più presto possibile.» Jeannie parlò lentamente per permettere a Manton, che era non udente dalla nascita, di leggerle le labbra. «Credi di poterlo portare fino al porticciolo?»

    Lui annuì, si piegò sulle ginocchia e sollevò il corpo inerte dello sconosciuto. Jeannie li seguì fino alla banchina, dove era attraccata la barca.

    Durante l’attraversata del lembo di mare che separava l’isola di Le Bijou Bleu dalla terraferma, tenne la testa dell’uomo sul grembo e, ogni volta che lui ricominciava a gemere di dolore, si concentrava per alleviarlo, e ogni volta aveva la sensazione che i proiettili o la lama che avevano infierito sullo sconosciuto attraversassero il suo esile corpo.

    1

    A bordo della sua Lexus marrone chiaro, Jeannie percorse a velocità elevata il viale di accesso fino all’ingresso laterale della villa risalente a prima della Guerra di Secessione, in cui abitava insieme al suo padre adottivo.

    Sperava fortemente che Julian fosse ancora impegnato nella riunione del consiglio d’amministrazione dell’ospedale. Se l’avesse vista così turbata, si sarebbe impensierito. E il livello della sua tensione era già fin troppo alto.

    Lanciando una rapida occhiata nello specchietto retrovisore, trasse un sospiro di sollievo. Era riuscita a seminare il giornalista che l’aveva seguita da quando aveva lasciato la Howell School.

    Tory Gaines l’aveva aspettata all’uscita dell’edificio. E presto o tardi quello scocciatore avrebbe suonato anche alla porta di casa sua. Dopotutto, sapeva dove abitava.

    In realtà, tutti a Biloxi, a Gulfport e nei dintorni sembravano conoscere l’indirizzo di Jeannie Alverson. E di quello lei poteva ringraziare il caro signor Gaines, che non aveva esitato a ficcare il naso nel suo passato.

    Jeannie aprì la portiera e uscì dall’abitacolo. Dopo avere recuperato la cartella dal sedile del passeggero, richiuse lo sportello.

    Oh, che cosa avrebbe dato per una tazza di tè e qualche minuto di assoluta tranquillità.

    Negli ultimi cinque giorni, da quando la stampa aveva diffuso la notizia del presunto miracolo con il quale aveva salvato la vita a una bambina, e successivamente Tory Gaines aveva rivelato la dolorosa verità riguardo al suo passato, il suo mondo era stato sconvolto. Un numero imprecisato di giornalisti appartenenti a varie testate l’avevano chiamata per chiederle un’intervista. Per non contare le innumerevoli proposte di partecipare a un talk show per raccontare la storia della sua vita. O le lettere che le erano giunte da ogni punto del paese, nelle quali le persone la imploravano di guarirle da mille e una malattia.

    Non doveva più succedere. Non dopo che aveva stabilito di ricorrere ai suoi straordinari poteri in modo selettivo.

    Jeannie girò intorno al cofano della Lexus, reggendo la cartella sotto il braccio. Un uomo di mezza età, molto magro, comparve da dietro la siepe alta quasi due metri che separava la proprietà degli Howell da quella dei vicini. Lei trasalì. Chi era quell’uomo? Che cosa voleva? Non aveva l’aria di essere un giornalista.

    «Jeannie.» La voce dello sconosciuto suonò stridula alle sue orecchie.

    «Che cosa vuole?» Rimani calma, si ammonì.

    «Sto morendo.» L’uomo protese le mani verso di lei. «Ho... ho un male incurabile. Tu sei l’unica speranza che mi resta.»

    «Mi dispiace» ribatté lei. «Mi dispiace molto. Qual è il suo nome?»

    «Jeremy Thornton.» Le afferrò la mano libera. «Ti prego. Aiutami. Ti darò tutto quello che possiedo se riuscirai a guarirmi.»

    La cartella le scivolò da sotto il braccio. Lei tentò di bloccarla con il gomito, ma Jeremy Thornton la tirò in avanti e la borsa finì per terra. «Signor Thornton, se avessi la possibilità di guarire il suo male, giuro che lo farei. Ma non ho il potere di fare quello che lei mi sta chiedendo.»

    Jeremy le rivolse un’occhiata colma di disperata incredulità. Non le credeva.

    Lei gli strinse la mano. «Io sono soltanto in grado di alleviare il suo dolore... temporaneamente

    «No... tu devi guarire il mio tumore» insistette l’uomo. «Devi! Non voglio morire!»

    Jeannie chiuse gli occhi, spaventata.

    «Aiutami! Tutti parlano dei tuoi miracoli. Devi guarirmi, dannazione, devi!»

    «Ollie!» gridò Jeannie, sperando che la sua governante potesse sentirla.

    D’un tratto, un uomo alto e magro, con i capelli rossicci, comparve in fondo al vialetto di accesso e avanzò verso la casa.

    «La prego, chiunque lei sia, mi aiuti a spiegare a questo uomo che io non sono in grado di guarire la sua malattia» lo implorò. Non aveva la più pallida idea di chi potesse trattarsi, forse era un altro giornalista, ma in quel momento non le interessava.

    «Fratello» esordì il nuovo venuto, «non vuoi fare del male a questa donna, vero? Il tuo destino dovrebbe essere nelle mani di Dio.»

    Rassegnato, Jeremy sciolse la mano di Jeannie dalla presa e indietreggiò di un passo.

    Traendo un profondo respiro, lei si allontanò. Le mani le tremavano. Il cuore le martellava nelle tempie.

    «Lei deve guarirmi...» protestò Jeremy. «Non me ne andrò, finché non avrà acconsentito ad aiutarmi.»

    «Fratello, temo che dovrai tornartene a casa. Questa donna ti ha detto che non è in grado di guarire la tua malattia. E se non la lascerai in pace, sarà costretta a chiamare la polizia. Non vuoi che succeda, vero?» Gli posò una mano sulla spalla. «Il Signore ti guarirà, se lo vorrà.» Poi si rivolse a Jeannie. «Sono il reverendo Maynard Reeves, pastore della Chiesa della Luce

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1