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Un dolcissimo risveglio: Harmony Bianca
Un dolcissimo risveglio: Harmony Bianca
Un dolcissimo risveglio: Harmony Bianca
E-book146 pagine1 ora

Un dolcissimo risveglio: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

HOLLYWOOD HILLS CLINIC - Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.



Quando il paramedico Joe Matthews soccorre una donna incinta, entrata in coma in seguito a una rapina, giura che rimarrà con lei fino a quando non si sveglierà. E, quando la sua Bella Addormentata finalmente riapre gli occhi, Joe scopre che, oltre al suo innato istinto di protezione, Carey Spencer suscita in lui pensieri decisamente più peccaminosi.



Con Joe al suo fianco, Carey si sente rinascere giorno dopo giorno. Grazie a lui ha imparato a prendersi cura di se stessa e a non avere più paura. Ma soprattutto Joe le ha insegnato che cosa vuol dire amare di nuovo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2017
ISBN9788858967683
Un dolcissimo risveglio: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Un dolcissimo risveglio - Lynne Marshall

    successivo.

    1

    Durante il turno di notte per la prestigiosa Hollywood Hills Clinic, Joseph Matthews si era occupato del trasporto di una delle attrici più popolari, appena operata, a un'esclusiva clinica per la convalescenza. Con soltanto venti letti, simile a un hotel di lusso, la clinica si trovava fra l'Ospedale Pediatrico e un piccolo ospedale privato sul Sunset Boulevard e nessuno avrebbe potuto intuirne la funzione soltanto guardandola. Joe aveva acconsentito a lavorare mercoledì notte perché glielo aveva chiesto James Rothsberg in persona. In fin dei conti due anni prima l'attrice aveva vinto un Oscar come miglior attrice non protagonista.

    Come capo paramedico della sua compagnia di ambulanze, Joe si era occupato dell'illustre paziente durante il trasferimento. Era stata sotto anestesia, con una perfusione inserita nel braccio. I segni vitali erano soddisfacenti ma si era fatta rifare gran parte del corpo... viso, seni, mani... così era bendata come una mummia. A giudicare dalla quantità di persone che li aveva accolti al loro arrivo, si sarebbe detto che stessero trasferendo il presidente degli Stati Uniti.

    Ora, alle nove di sera, seduto nell'ambulanza privata, Joe accese la radio. Jazz, la sua stazione preferita. Sì, possedeva quell'ambulanza... anzi, le possedeva tutte e sei, così poteva ascoltare la musica che gli pareva. Ma non doveva scordare il lavoro. Era il primo del mese e doveva buttare giù i turni di giugno per i medici e i paramedici del suo team, prima che venissero al lavoro.

    «Ho fame» lo informò il suo compagno Benny dal posto di guida.

    Joe non si stupì. Il ragazzo aveva soltanto vent'anni e uno stomaco senza fondo.

    «Che cosa ne diresti di quel ristorante messicano?» propose Joe.

    «Mi hai letto nel pensiero» sorrise Benny, scuotendo le treccioline che gli ornavano la testa.

    Lasciarono Hollywood Boulevard e risalirono Cahuenga Street verso il fastfood che si trovava presso la stazione degli autobus, proprio mentre un grosso autobus Greyhound arrivava da Dio Sapeva Dove, USA. Benny dovette aspettare per entrare nel parcheggio. Joe guardò distrattamente i passeggeri scendere dall'autobus.

    Notò una giovane donna con un paio di enormi occhiali da sole. Ed era notte! Perché provava il bisogno di nascondersi metà del viso? Era slanciata e gli stivali dai tacchi alti la facevano svettare fra gli altri passeggeri. Portava un paio di jeans e un top blu... o forse era un pullover? Alla luce dei fari dell'autobus i suoi folti capelli sembravano castani. Con riflessi rossi? Joe provò lo strano desiderio di scoprirlo. Per la verità da qualche tempo non si curava molto delle donne ma quella era un'autentica bellezza. E risaltava come una rosa fra i rovi.

    Finalmente Benny poté parcheggiare l'ambulanza. Joe balzò a terra e sentì subito l'aroma speziato del pollo chipotle. Si stiracchiò, impaziente di sedersi a tavola. All'improvviso notò con la coda dell'occhio un movimento che attirò la sua attenzione. Qualcuno aveva afferrato il braccio di una donna, cercando di tirarla verso il vicolo vicino. La donna che lui aveva ammirato un momento prima! Lottava e gridava ma i pochi passeggeri rimasti sembravano non farci caso.

    Joe si diresse verso il vicolo. «Ehi!»

    Poi corse verso la giovane donna che stava lottando per tenere la borsa.

    Tirandola per la tracolla, il suo aggressore la trascinò più profondamente nel vicolo.

    «Ehi!» gridò di nuovo Joe.

    L'aggressore colpì la donna con un pugno, facendola cadere e battere la testa sul terreno. Le strappò la borsa e la scavalcò per colpire anche Joe.

    Non sapeva con chi avesse a che fare. Joe bloccò il pugno senza difficoltà ma l'aggressore estrasse un coltello e lo agitò verso di lui. Joe gli sferrò un diretto sul mento e nello stesso tempo avvertì una fitta lancinante fra le costole.

    L'aggressore fuggì lungo il vicolo inseguito da Joe, poi balzò su un grosso bidone per i rifiuti e scomparve oltre un muro. Joe si fermò. Quell'uomo era indubbiamente agile.

    La donna! Comprimendosi il fianco, tornò di corsa da lei. Giaceva ancora per terra, chiaramente priva di sensi.

    «Chiamo la polizia» suggerì Benny, che nel frattempo gli si era avvicinato. «Stai bene?»

    «Soltanto un graffio.» Tuttavia Joe diede un'occhiata, perché l'adrenalina poteva dissimulare il dolore. Per fortuna il taglio non sembrava profondo. Avrebbe applicato un tampone sulla ferita non appena avesse avuto sotto mano il kit del pronto soccorso. «Porta l'attrezzatura, okay?»

    S'infilò un paio di guanti e si chinò sulla giovane donna mentre Benny correva verso l'ambulanza.

    «Sono un dottore, signorina. Come si sente?» chiese con voce forte e chiara. Non ricevette risposta.

    Quando era caduta, la donna aveva battuto la testa. Joe cercò di svegliarla scuotendole la spalla. «Signorina? Riesce a sentirmi?»

    Se non altro respirava normalmente. Joe le tastò il polso. Anche il battito cardiaco sembrava normale. Bene. La esaminò alla ricerca di eventuali ferite ma non trovò niente.

    Sulla nuca c'era una chiazza di sangue ma Joe non le mosse la testa. Prima voleva infilarle un collare cervicale. L'aggressore era fuggito con la borsa e su di lei Joe non trovò alcun documento. Per conoscere la sua identità, avrebbero dovuto aspettare che si svegliasse.

    Alla fioca luce del vicolo Joe notò che aveva un occhio nero e che il suo braccio sinistro era coperto di contusioni. L'avevano appena aggredita ma quei segni non erano recenti. Era già stata picchiata prima di quel giorno.

    Quale uomo poteva trattare una donna in quel modo?

    Scrollò la testa. Appena scesa dall'autobus, era già stata aggredita e derubata. Quel terribile venerdì sera aveva avuto una sola fortuna: lui. Rabbrividì al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere alla giovane forestiera se lui non fosse stato sul posto.

    Forse dipendeva dalle lunghe ciglia che sembravano sigillare le palpebre, dalla sua completa vulnerabilità o dagli evidenti segni di violenze. Per un motivo o per l'altro, Joe provò l'irresistibile bisogno di proteggerla.

    Da quel momento decise di assumersi la responsabilità della sconosciuta. Se qualcuno aveva bisogno di un angelo custode, era lei.

    Benny aveva accostato l'ambulanza. Ne scaricò una barella e l'attrezzatura. Joe si lasciò medicare il fianco mentre controllava di nuovo le vie respiratorie della donna, notando che apparivano libere. Temeva che, a causa del trauma cranico, la sconosciuta potesse rigettare e voleva esserle vicino per impedirle di soffocare.

    «Ti somministriamo l'ossigeno e ti mettiamo un collare ortopedico» annunciò con calma, sperando che lei stesse riprendendo i sensi e potesse sentirlo.

    Lavorarono insieme e ben presto la sconosciuta fu trasferita sulla barella. Joe l'assicurò con le cinghie senza mai distogliere gli occhi da lei. Con i bronzei capelli sparsi sulle spalle e le mani assicurate alla barella, costituiva uno strano spettacolo.

    Una Bella Addormentata urbana.

    «Pronta per il trasporto?» chiese Joe, interrompendo i propri pensieri.

    «Non vuoi aspettare la polizia?»

    «Se non saranno arrivati per quando l'avremo caricata sull'ambulanza, richiamali e di' che vengano alla clinica. Per quanto ne sappiamo, la donna potrebbe avere una frattura del cranio o una lesione alla colonna vertebrale.» Sapeva che i successivi quarantacinque minuti sarebbero stati tutto quello che le restava dell'ora d'oro, il momento utile per intervenire sui traumi cranici. «Chiamo il dottor Rothsberg per informarlo.»

    Saltò nel retro del furgone per guidare la testa della barella sulla quale avevano deposto la paziente mentre Benny spingeva dalla parte opposta.

    Avrebbe viaggiato nel retro con lei. Se si fosse svegliata, confusa e forse agitata, voleva esserle vicino. Ne avrebbe approfittato per esaminarla ancora.

    Benny richiuse lo sportello posteriore dell'ambulanza, salì al volante e avviò il motore.

    «Più tardi la polizia ascolterà le nostre deposizioni alla clinica.»

    «Bene» approvò Joe senza perdere d'occhio la paziente.

    Mentre Benny guidava con il girofaro in funzione, Joe controllò di nuovo i segni vitali della paziente, stavolta usando un manicotto per la misura della pressione e la piccola torcia per osservare le pupille. Dovette scostarle i capelli dagli occhi... folti e ondulati, scorrevano fra le sue dita come seta. Le parve un atto molto intimo. Da tempo non affondava le dita nei capelli di una donna, anche se ora lo faceva per ragioni professionali.

    «Chi sei?» domandò sottovoce come se lei potesse udirlo, sapendo che a volte le persone prive di sensi sentivano le parole pronunciate nelle vicinanze. «Da dove vieni?»

    Le prese una mano e provò di nuovo il bisogno di proteggerla. Guardò le lunghe dita perfettamente curate... a parte il fatto che le unghie erano prive si smalto. Non preoccuparti, ti proteggerò. Non devi avere paura. Ti porto in un luogo dove non correrai alcun pericolo.

    Arrivarono alla Hollywood Hills Clinic, annidata sotto l'enorme scritta Hollywood, in fondo alla strada tortuosa che risaliva la collina. Una calda luce dorata fluiva dalle grandi finestre della lussuosa clinica, ricordando che era aperta ventiquattr'ore su ventiquattro. Per motivi di sicurezza era circondata da un muro e ogni veicolo doveva farsi controllare al cancello, meno le ambulanze.

    Benny guidò verso l'area di scarico dei pazienti privati, situata dietro l'edificio. Joe si abbottonò la camicia sopra le bende. La ferita era ancora dolorante ma se ne sarebbe occupato più tardi.

    Non credeva ancora alla sua fortuna: soltanto due anni dopo avere avviato una compagnia di ambulanze, aveva firmato un contratto con la clinica di James Rothsberg. A quell'epoca era un intraprendente paramedico di ventitré anni, che aveva ereditato da suo padre il fiuto per gli affari. Quando lo aveva sottoposto a colloquio, James doveva averlo trovato simpatico.

    O forse lo aveva assunto perché la precedente compagnia di ambulanze aveva spifferato ai media dati sensibili su alcune star del cinema e della TV. Ovviamente i giornali ci si erano tuffati e la clinica era finita nell'occhio del ciclone.

    Anche i genitori di James erano stati due attori famosi. Il loro matrimonio era fallito e i loro due figli, James e Freya, avevano sofferto più di tutti.

    Quel giorno Joe aveva lasciato l'ufficio di James pensando che finalmente la fortuna si era decisa a sorridergli, ma poco tempo dopo era caduto a sua volta. Come James, non ne aveva colpa ma questo non alleviava il suo dolore.

    Ormai Joe non credeva più al caso. Riteneva che ogni cosa accadesse per un motivo ben preciso. Perfino la sua maledetta sterilità. Sbirciò il dito su cui un tempo aveva portato l'anello nuziale ma non si smarrì nei ricordi, preferendo concentrarsi su qualcosa di positivo. Il presente. Il nuovo contratto. Il suo lavoro.

    La clinica era stata aperta poco più di sei anni prima e due anni

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