In fuga all'altare: Harmony Collezione
Di Jane Porter
4.5/5
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Info su questo ebook
L'irresistibile Vittorio di Severano era tutto ciò che Jillian Smith aveva sempre desiderato, almeno fino al momento in cui il suo passato non viene a galla, gettando la dolce e disillusa Jillian nella disperazione. Con il cuore spezzato, la ragazza decide così di sparire dalla vita di Vittorio. Ora però lui è tornato e reclama ciò che gli appartiene: Jillian sa che non può rifiutare quella richiesta, anche se questo vuole dire infilare al proprio dito un anello nuziale. Ma che tipo di relazione può essere basata soltanto sull'inganno e... su una rovente passione?
Jane Porter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
In fuga all'altare - Jane Porter
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Dark Sicilian Secret
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Jane Porter
Traduzione di Federica Tonni
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-663-9
1
Pace.
Finalmente.
Jillian Smith respirò a fondo mentre camminava lungo la scogliera frastagliata che dominava l’Oceano Pacifico in tempesta, godendosi l’aria fresca, il panorama mozzafiato e un raro momento di libertà. Le cose stavano iniziando ad andare per il meglio.
Non vedeva gli uomini di Vittorio da oltre nove mesi ed era sicura che, se avesse fatto attenzione, non l’avrebbero mai trovata in quell’isolata cittadina costiera a pochi chilometri da Carmel, in California.
Prima di tutto, aveva smesso di usare il nome Jillian Smith. Aveva una nuova identità, April Holliday, e un nuovo look: bionda, abbronzata, come se fosse una vera californiana anziché un’attraente mora di Detroit. Ma tanto Vittorio non sapeva nemmeno da dove venisse.
E nemmeno poteva scoprirlo. Doveva assolutamente tenere Vittorio, il padre di suo figlio, il più lontano possibile da lei.
Era troppo pericoloso, una vera minaccia per lei, per Joe e per tutto ciò che più le stava a cuore. Lo aveva amato fin quasi a immaginare un futuro con lui, solo per scoprire che non era affatto un cavaliere dall’armatura lucente, ma un uomo come suo padre, che si era arricchito con la criminalità organizzata.
Jillian fece un altro respiro e sentì la tensione accumularsi nelle spalle. Rilassati, pensò, non hai nulla da temere, il pericolo ormai è passato. Lui non sa dove sei, non può portarti via il bambino. Sei al sicuro.
Si fermò sul ciglio della scogliera per guardare l’acqua azzurro intenso ornata di schiuma. Le alte onde si infrangevano sulle rocce scure con potenza e passione, il mare sembrava arrabbiato, quasi inconsolabile, e per un istante anche lei si sentì così.
Aveva amato Vittorio. Nonostante avessero trascorso assieme solo due settimane, in quei giorni aveva immaginato con lui una vita piena di possibilità.
Iniziò a piovere. Jillian si scostò i lunghi capelli biondi dal volto, decisa a lasciarsi il passato alle spalle per concentrarsi sul presente e sul futuro di Joe. Avrebbe dato a suo figlio quello che lei non aveva mai avuto: stabilità, sicurezza, una casa felice.
Aveva già affittato un’adorabile villetta a mezzo chilometro da lì, su una tranquilla via residenziale, e trovato un lavoro fantastico all’Highlands Inn, uno dei migliori hotel sulla costa nord della California, dove si occupava di marketing e vendite. E, cosa migliore di tutte, aveva trovato una bravissima babysitter che le permetteva di andare al lavoro. La dolce Hannah era con Joe proprio in quel momento.
Pioveva a dirotto, le raffiche di vento le scompigliavano i capelli e gonfiavano il suo maglione nero, ma il tempo impetuoso le piaceva, amava la sua intensità. Non poté fare a meno di sorridere davanti all’oceano, all’orizzonte sconfinato, immaginando le infinite possibilità della vita.
«Hai intenzione di buttarti giù, Jill?» Una profonda voce maschile risuonò dietro di lei.
Smise di sorridere e si irrigidì per lo spavento, riconoscendo subito il leggero accento e il tono suadente.
Vittorio.
Non sentiva la sua voce da quasi un anno, ma era impossibile dimenticarla. Profonda e calma, aveva l’intonazione adatta a dominare la vita in ogni sua forma, ed era quello che faceva.
Vittorio Marcello di Severano era una forza della natura, un essere umano che suscitava ammirazione o paura praticamente in chiunque.
«Possiamo cercare delle soluzioni» aggiunse piano, così piano che Jillian rabbrividì e fece un passo indietro, avvicinandosi all’orlo della scogliera. Il suo piede incerto fece precipitare alcuni sassi dallo scosceso dirupo fino alla baia sottostante. A Jill il suono sembrò quello del suo cuore che si spezzava, e le si serrò la gola.
Proprio quando si sentiva al sicuro, quando pensava che non fossero in pericolo...
Incredibile. Impossibile.
«Non ne accetterei nessuna» rispose secca, voltandosi appena ma facendo attenzione a non guardarlo in faccia. Non era così stupida da posare gli occhi su di lui, men che meno incrociare il suo sguardo. Vittorio era un prestigiatore, un vero incantatore di serpenti, riusciva a convincere chiunque solo con il sorriso.
Ecco quanto era bello e potente.
«Non hai nient’altro da dirmi dopo tutti questi mesi passati a farti dare la caccia?»
«Credo che ci siamo detti tutto, non penso di avere dimenticato nulla» ribatté lei, sollevando il mento con aria di sfida nonostante le tremassero le gambe. Oscillava tra la rabbia e il terrore. Vittorio era solo un uomo, tuttavia aveva la possibilità, e l’intenzione, di distruggere la sua vita se ne avesse avuto l’occasione.
E nessuno avrebbe potuto fermarlo.
«Io invece penso di sì. Potresti provare a chiedere scusa» disse quasi con dolcezza. «Sarebbe un buon inizio.»
Jillian raddrizzò le spalle e si fece scudo contro quella sua voce profonda e roca abbassando lo sguardo al collo. Che effetto avrebbe mai potuto farle? Eppure era impossibile guardare il suo collo, solido e abbronzato, senza vedere il mento squadrato o le ampie spalle coperte dal cappotto nero carbone.
Ma anche solo limitandosi a quella zona ristretta, il suo stomaco sussultò, perché Vittorio aveva ancora tutte le sue caratteristiche irresistibili. Era di una fisicità incredibile e primordiale, il vero maschio alfa.
Nessuno era più forte di lui, né più potente. Si era buttata nel suo letto poche ore dopo averlo conosciuto, e non lo aveva mai fatto prima. Anzi, non era nemmeno stata vicina a fare l’amore con qualcuno, ma c’era qualcosa in Vittorio che le aveva fatto abbassare la guardia. Con lui si sentiva al sicuro.
«Se c’è qualcuno che deve chiedere scusa, sei tu.»
«Io?»
«Mi hai ingannata, Vittorio.»
«Mai.»
«E mi hai dato la caccia come a un animale per gli ultimi undici mesi» disse con tono secco e severo. Non aveva alcuna intenzione di arrendersi, né di implorare. Avrebbe combattuto fino alla fine.
Lui alzò le spalle. «Sei tu che hai deciso di scappare. Avevi mio figlio, come pensavi che avrei reagito?»
«Chissà che piacere ti dà avere tutto questo potere su donne e bambini indifesi!» replicò lei, alzando la voce per farsi sentire sopra la furia del vento e delle enormi onde che si abbattevano sulla spiaggia sottostante.
«Sei tutt’altro che indifesa, Jill. Sei una delle donne più forti e astute che abbia mai conosciuto, e hai l’abilità di un truffatore professionista.»
«Non sono una truffatrice.»
«Allora perché farsi chiamare April Holliday? E come hai fatto a creare una falsa identità? Servono molti soldi e le giuste conoscenze per fare quello che sei quasi riuscita a fare.»
«Quasi. È quella la parola chiave, vero?»
Alzò di nuovo le spalle. «Questo è un altro discorso. Adesso vorrei andare in un posto asciutto...»
«Vai pure.»
«Non vado da nessuna parte senza di te. Vieni via, mi spaventa vederti sul ciglio della scogliera» ribatté, tendendo la mano verso di lei.
Jillian la ignorò e si concentrò invece sulla mascella scolpita, lo zigomo pronunciato, le labbra sensuali sopra al mento solido, e bastò a farla avvampare.
«Sei tu che mi spaventi» rispose aspra, spostando in fretta lo sguardo, consapevole che quelle labbra l’avevano baciata ovunque, esplorando il suo corpo con un’accuratezza sconvolgente. L’aveva portata al suo primo orgasmo con la bocca e la lingua e si era sentita mortificata quando aveva urlato mentre veniva. Non aveva mai immaginato un piacere così intenso o sensazioni così forti, né che qualcuno potesse mandare il suo autocontrollo in mille pezzi. D’altronde, non aveva mai immaginato un uomo come Vittorio.
Ma in realtà non era lui che temeva: aveva paura di se stessa quando era con lui. A Bellagio, Vittorio l’aveva distrutta. Era bastato uno sguardo a piegare la sua determinazione, un bacio a disintegrare la sua indipendenza. Dalla prima volta in cui avevano fatto l’amore, lei lo aveva voluto fin troppo, accorgendosi che lo desiderava più di chiunque altro prima d’allora.
«Sei ridicola» commentò lui con tono esasperato. «Ti ho mai fatto del male, ti ho mai toccata anche solo con una mano, se non per darti piacere?»
Jillian chiuse gli occhi e vacillò. Nelle due incredibili settimane passate insieme era sempre stato gentile, dolce e passionale. È vero, a tratti era stato misterioso, ma lei aveva ignorato ogni dubbio e ascoltato il cuore. «No.»
«Però sei scappata via. E peggio ancora, mi hai tenuto nascosto il mio unico figlio. Ti sembra giusto?»
Lei non riuscì a rispondere perché quella voce seducente stava già annullando ogni sua difesa, come aveva fatto quando si erano conosciuti nella hall dell’albergo a Istanbul. Si erano presentati, avevano parlato un po’, lui l’aveva invitata a cena e poi lei aveva perso completamente la testa. Aveva chiesto un’aspettativa al suo datore di lavoro per trasferirsi nella sua villa sul lago di Como. Aveva immaginato di essere innamorata benché non credesse nell’amore romantico, lo ritenesse una cosa stupida, distruttiva, fatta per chi era abbastanza ingenuo da crederci, non per gente come lei.
Ma poi era arrivato Vittorio, e addio razionalità.
Era più pericoloso di quanto si potesse immaginare.
Li avrebbe annientati, lei e Joe.
Ma Jillian non gli avrebbe mai lasciato prendere suo figlio, Joe non sarebbe mai diventato come Vitto.
«Non è siciliano, Vittorio, è americano; inoltre è solo un bambino, ed è mio figlio.»
«Sono stato paziente in questo anno, ti ho lasciato stare sola con lui, ma adesso tocca a me.»
«No!» Jillian serrò i pugni, sul punto di perdere il controllo. «Non puoi averlo, mai e poi mai.»
Oscillò sull’orlo della scogliera, consapevole che la pioggia aveva reso il terreno scivoloso e instabile, ma non aveva intenzione di cedere: meglio precipitare nel vuoto che permettere a Vittorio di prendere suo figlio. Perché almeno lui era al sicuro con Hannah. La babysitter sapeva che, se fosse successo qualcosa a Jillian, avrebbe dovuto portare Joe da Cynthia, la sua compagna di stanza all’università che viveva a Bellevue, nello stato di Washington. L’amica aveva accettato di diventare tutrice di Joe se fosse stato necessario e Jillian aveva già fatto preparare i documenti per l’adozione, perché il suo più grande desiderio era che suo figlio crescesse in una famiglia amorevole, normale, senza legami con la criminalità organizzata.
Non come la sua, né come quella di Vittorio.
«Jill, dammi la mano, quella terra rischia di franare da un momento all’altro.»
«Non importa, se serve a proteggere mio figlio.»
«Proteggerlo da chi, cara? Da cosa?»
La nota di preoccupazione nella sua voce le fece venire le lacrime agli occhi, e sentì stringersi il cuore. Si impose con tutte le sue forze di essere dura con lui. Non l’avrebbe ingannata un’altra volta, era cresciuta, era più astuta, e adesso era anche una madre.
Avrebbe potuto evitare tutto questo se solo avesse saputo con chi aveva a che fare quando aveva accettato l’invito a cena di Vittorio, venti mesi prima.
Ma non lo sapeva. Al contrario, lo aveva dipinto come il principe azzurro in sella al cavallo bianco e aveva pensato che l’avrebbe salvata, o che perlomeno l’avrebbe portata a una cena romantica e sfarzosa, facendole vivere una serata da principessa.
La cena si era rivelata un idillio, l’aveva fatta sentire così bella e desiderabile che era finita subito a letto con lui. Ricordava ancora che incredibile amante fosse stato, ricordava la sua pelle liscia e calda tesa sui muscoli compatti e vigorosi, i suoi fianchi asciutti e i peli crespi e scuri alla base dello stomaco. Ricordava come la teneva ferma, facendole allargare le braccia, mentre entrava lentamente dentro di lei e poi usciva ancora più lentamente.
Sapeva come usare il proprio corpo, e cosa fare con quello di una donna. Aveva padroneggiato quello di Jillian sin dalla prima volta.
Per due favolose settimane, lei aveva sognato una vita insieme. È vero, a volte Vittorio riceveva telefonate a strani orari, ma lei le sminuiva dicendosi che era solo lavoro, dando la colpa al fuso orario, o pensando che essendo il presidente di una grossa multinazionale doveva lavorare a qualsiasi ora.
Lui le aveva anche raccontato della sua società, e lei era rimasta colpita dalla recente acquisizione di tre prestigiosi hotel cinque stelle nell’Europa dell’Est, fantasticando sulla possibilità di lasciare il suo posto in Turchia per andare a lavorare per lui e aiutarlo a riorganizzare le nuove proprietà. Dopotutto, era esperta nella gestione alberghiera.
Ma poi, il quattordicesimo giorno, una delle giovani domestiche di Vittorio aveva infranto le sue illusioni sussurrando la domanda: «Non ha paura del mafioso?».
Mafioso. Quella parola le aveva gelato il sangue.
«Chi?» aveva chiesto Jill, fingendo indifferenza mentre la domestica indicava con lo sguardo il bagno dove Vittorio stava facendo la doccia.
«Il suo uomo» rispose la domestica, posando la pila di asciugamani bianchi che era venuta a portare. «Il signor di Severano.»
«Non è...»
«Sì. Lo sanno tutti.» Ed era scappata via come un topolino spaventato.
Poi