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Una biondina tutto pepe (eLit): eLit
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E-book146 pagine2 ore

Una biondina tutto pepe (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Ryan Given sa che il suo futuro non sarà facile, ma adesso che ha trovato suo figlio, della cui esistenza non sapeva nulla fino a pochi mesi prima, ha qualcosa per cui vale la pena lottare. Ed è questa la ragione che lo spinge a intraprendere un viaggio verso l'Ovest, dove sogna di acquistare un ranch e di condurre finalmente una vita tranquilla. Ma gli imprevisti sulla sua strada non sono ancora finiti... La vigilia di Natale, durante una sosta, Ryan si imbatte in due evasi! A liberarlo sarà una biondina tutto pepe...
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2017
ISBN9788858970423
Una biondina tutto pepe (eLit): eLit
Autore

Linda Varner

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una biondina tutto pepe (eLit) - Linda Varner

    successivo.

    1

    Danielle Sellica risalì in macchina canterellando la canzone natalizia che aveva sentito all'interno del Clearwater Café. Erano le otto e mezzo di sera e aveva davanti a sé ancora un'ora di guida prima di arrivare a casa. Non che guidare le pesasse. Solo che quella sera aveva tante cose da fare prima di andare a letto, tra cui l'albero di Natale.

    Si sentiva un po' giù e per riprendersi cercò alla radio una canzone allegra. Ne trovò una che le piaceva e l'ascoltò per un momento, poi abbassò il volume e cominciò a seguirla cantando a gola spiegata. Alla luce dei fari vedeva la danza dei fiocchi di neve che cadevano fitti.

    Dopo circa tre quarti d'ora sentì suonare il telefono dell'automobile. Poiché soltanto una persona la chiamava a quel telefono, sorrise e alzò subito il ricevitore.

    «Come facevi a sapere che ero in macchina?» chiese invece di dire: Pronto.

    «Fortuna» rispose dall'altra parte la voce familiare di Jonni Lisa Maynard, la sua amica più cara.

    Si misero a chiacchierare e a scherzare. «Allora, hai preparato tutto per Natale?» chiese Dani.

    «Certo» rispose Jonni. «Ho l'onore di comunicarti che i pacchetti dei regali sono pronti, l'albero è finito e la torta è in forno. E tu?»

    «Io nel baule della macchina ho un abete bellissimo e appena arrivo a casa appendo subito le decorazioni» rispose Dani.

    «E io che credevo di essere in ritardo con i preparativi! Hai qualche programma per questi giorni di vacanza?» si informò Jonni.

    «No. Ho da lavorare.»

    «Che cosa? Non hai ancora finito il vestito da sposa di Barbara?» Barbara era un'amica comune il cui matrimonio era fissato per la settimana successiva, il giorno di Capodanno.

    «È proprio così, non l'ho ancora finito» replicò Dani. «Ci credi se ti dico che Barbara ha cambiato idea tre volte sulla forma delle maniche?»

    Continuarono a chiacchierare per un po', dei preparativi di Natale, dei regali, dei due bambini di Jonni, un maschietto vivacissimo di sette anni, Ricky, e una bambina di quattro, Pattie. E anche del terzo bambino che Jonni intendeva avere.

    Improvvisamente Dani tacque. Aveva sentito degli strani rumori che sembravano provenire dalla parte posteriore della vettura.

    «Dani, sei ancora lì? Perché non parli? Che cosa succede?» chiese Jonni all'amica.

    «Succede che devo avere una gomma a terra» rispose Dani frenando e accostando.

    «Mio Dio, e adesso come fai?» La voce di Jonni era preoccupata.

    «Come faccio? Guarda che io sono capace di cambiare una gomma in cinque minuti con una mano sola.» Ma non aggiunse che non l'aveva mai fatto in una remota strada di montagna mentre cadeva la neve...

    «Sta' attenta, Dani. Due tipi sono evasi dalla prigione questa mattina.»

    «Grazie mille di avermi avvertita» rispose ironicamente Dani, cercando di non pensare che il penitenziario di Cañon City era a meno di cinquanta miglia di distanza.

    «Oh, cara, mi dispiace...»

    «Ma no, scherzavo. Non ho paura. Però adesso devo andare.»

    «Chiamami appena arrivi a casa. Sono in pensiero per te.»

    «Ti chiamo senz'altro» promise Dani. Poi augurò buon Natale all'amica e riagganciò.

    Spense il motore, accese le luci di emergenza, prese una torcia a mano e scese.

    Girò attorno all'automobile controllando accuratamente ogni gomma. Erano tutte a posto. Ma allora quei rumori, quei colpi? Proprio mentre Dani si poneva questa domanda, i rumori si fecero sentire ancora, più forti. Le sembrò che provenissero dal bagagliaio. Forse era uno scherzo di Kyle Smith, lo scorbutico ragazzino che lavorava all'emporio della stazione di servizio, dove lei aveva comprato l'albero? Gli aveva chiesto di caricarlo in macchina, ma non aveva assistito all'operazione. Doveva cenare ed era entrata nel bar accanto alla stazione di servizio. Insieme all'albero il ragazzo aveva forse infilato in macchina un cagnolino o un gattino?

    Più arrabbiata che spaventata, prese le chiavi dal cruscotto e facendosi luce con la torcia le infilò nella serratura del bagagliaio, pronta a qualche sorpresa.

    «Grazie al cielo!»

    Dani fece un salto indietro sentendo una voce soffocata che usciva dall'interno del bagagliaio ancora chiuso.

    «Ehi! Sto morendo, qui dentro! Fatemi uscire!»

    Danielle non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare, non riusciva a capire che cosa stesse succedendo.

    «Chi c'è lì fuori? C'è qualcuno?»

    Con il cuore che le batteva all'impazzata, Dani sfilò lentamente la chiave. Non avrebbe aperto.

    «So che c'è qualcuno lì fuori. Aprite! Aprite immediatamente!» I colpi si fecero più forti.

    Dani ebbe una specie di singhiozzo, poi balzò in macchina, invertì la marcia e ripartì velocemente. Direzione: la stazione di polizia di Clearwater. Più volte durante il percorso guardò nello specchietto retrovisore. Quasi si aspettava di vedere sul sedile posteriore qualcuno con l'uniforme arancione dei carcerati e un numero stampato sopra. Ma questo qualcuno, chiunque fosse, restò nel bagagliaio.

    Dopo un tempo che le sembrò un'eternità, svoltò finalmente nel parcheggio della stazione di polizia. Saltò giù dalla macchina e corse verso l'edificio. L'agente di guardia era Cliff Meeks, un vecchio amico del padre di Dani. Lo salutò e in un fiume di parole concitate gli raccontò la storia. Con calma l'agente si alzò dalla sua poltroncina girevole e attraversò la stanza avviandosi all'uscita sul parcheggio.

    Dani si affrettò a seguirlo. «Non sembra per niente sorpreso» commentò.

    «Niente può sorprendermi stasera» rispose l'agente con il suo strascicato accento texano.

    Lei non ebbe il tempo di chiedergli il perché di questa strana dichiarazione. Erano arrivati alla macchina e gli porse le chiavi. Poi si mise al riparo dietro di lui.

    L'agente non aprì il bagagliaio, ma batté sulla lamiera con le chiavi. «Ehi, là dentro. Sono l'agente Cliff Meeks, della polizia di Clearwater. Mi dica il suo nome.»

    «Ryan Given. Mi faccia uscire.»

    «Bene, signor Given, le apro. L'avverto che sono armato, quindi niente scherzi.»

    «D'accordo» replicò la voce soffocata, «ma mi faccia uscire subito, non resisto più.»

    Con calma, l'agente estrasse la pistola e aprì il bagagliaio. Dentro c'era un uomo quasi piegato in due. Aveva un aspetto atletico, spalle larghe, torace ampio, gambe lunghissime. Prima di girare lo sguardo, Dani notò che era vestito da cowboy.

    Un gemito del cowboy riportò gli occhi di Dani sul suo volto. Senza simpatia lo osservò mentre si liberava i piedi da una corda e cercava di abbandonare la sua scomoda posizione. L'agente aveva rinfoderato la pistola e lo aiutò a uscire e a mettersi in piedi. Quando fu fuori l'uomo si appoggiò alla macchina, si toccò la nuca con le dita e le ritrasse sporche di sangue.

    «Era ora!» commentò con voce aspra guardandosi le dita. Poi passò uno sguardo accusatore da Cliff a Dani e ancora a Cliff. «Siamo ancora a Clearwater, dopo tutto questo giro?»

    «Già» rispose in tono freddo e distaccato Cliff. «Mi fornisca i documenti, prego.»

    L'uomo scosse il capo. «Mi sono stati rubati da chi mi ha chiuso lì dentro. Vengo da Tulsa, Oklahoma. Sto al motel Garrett con mio figlio di otto anni. Gli avevo detto che mi sarei allontanato solo per pochi minuti...»

    «Ha lasciato un bambino di otto anni solo in un motel?» chiese Dani con voce scandalizzata. Era proprio un comportamento da cowboy...

    Lui la degnò a malapena di uno sguardo. «Sawyer si starà domandando dove sono.»

    «Suo figlio Sawyer è qui, alla stazione di polizia, signor Given. L'abbiamo portato qui due ore fa, quando il portiere del motel ci ha avvertito della sua sparizione.»

    «Due ore fa?» Ryan sembrava molto stupito. «Ma che ore sono adesso?»

    «Le dieci.»

    «Accidenti!» Ryan cercò di muoversi, ma subito barcollò, come se le gambe non lo reggessero. Forse era l'effetto della ferita alla testa? Per sorreggerlo, Dani e Cliff gli si misero ai lati e si fecero passare le braccia di lui sulle spalle.

    «Calma, calma» suggerì Cliff.

    «Ma il bambino...»

    «Ha appena finito di mangiare due grossi hamburger, una porzione doppia di patate fritte, una grande fetta di torta, e si è bevuto una Coca-Cola gigante.»

    Dani sentì che il cowboy si tranquillizzava un po'. «Ah, gli avete dato da mangiare?»

    «Sì, stia tranquillo» rispose l'agente. «È un ragazzino sveglio. Grazie alla descrizione che ha dato di lei, sono potuto essere certo della sua identità appena ho aperto il bagagliaio della macchina.» E questo spiegava perché avesse messo via la pistola.

    Ryan si rilassò. Dani sentì che il braccio di lui si abbandonava sulla sua spalla.

    Cliff continuò. «Dani, abbi pazienza ancora un momento. Vorrei che dopo mi dessi la tua versione di quello che è accaduto stasera.»

    «Va bene» rispose lei a malincuore. Non vedeva l'ora di andarsene, di tornare al suo ranch. Da qualche tempo a questa parte aveva fatto di tutto perché la sua vita scorresse calma, in una serie di giorni sempre uguali. Non apprezzava per niente il movimento che il destino le aveva riservato per quella sera di vigilia.

    Ryan Given si staccò da Cliff e da Dani. Poi si voltò verso di lei e le rivolse un'occhiata da capo a piedi che la fece arrossire d'imbarazzo. Dalla sua espressione, comunque, a Dani sembrò che la vista di lei non l'avesse particolarmente colpito. Questo disinteresse non le sarebbe dovuto importare minimamente, invece la fece andare in collera.

    «La ringrazio per avermi riportato a Clearwater» disse Ryan gentilmente. Poi si toccò di nuovo la nuca e fece una smorfia di dolore.

    Ma Dani non si ammorbidì. «Di niente. L'ho fatto soltanto perché credevo che lei fosse uno dei due evasi» rispose freddamente. Poi si rivolse a Cliff. «A proposito, li hanno catturati?»

    «No, ma è solo questione di tempo. Abbiamo messo posti di blocco dappertutto appena il portiere del motel ci ha avvertito di averli visti rubare il camion del signor Given.»

    «Hanno rubato il mio camion?»

    Cliff annuì. «Pensavamo che avessero preso anche lei come ostaggio... Senta, perché non entriamo? Suo figlio ha bisogno di essere rassicurato. Intanto le dirò quello che so di questa storia, mentre mangiamo qualcosa.»

    Ryan acconsentì e tutti e tre entrarono nella stazione di polizia.

    Passarono una ventina di minuti prima che potessero sedersi intorno a un tavolo e riprendere il discorso.

    La freddezza di Dani nei confronti di Ryan sembrava sparita. Si era commossa assistendo all'incontro fra il cowboy e suo figlio Sawyer, che chiaramente lo adorava. Adesso ascoltava Ryan raccontare che era stato aggredito, colpito alla testa, e si era poi risvegliato, legato e imbavagliato, nel baule

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