Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sfida appassionata: Harmony Collezione
Sfida appassionata: Harmony Collezione
Sfida appassionata: Harmony Collezione
E-book145 pagine1 ora

Sfida appassionata: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Megan Taylor è l'unica in grado di tener testa al caratteraccio di Dakis Nikolaides, l'anziano imprenditore greco ricoverato nella clinica londinese dove lei lavora. In realtà Dakis l'ha presa in simpatia per scuotere il figlio Theo, poco interessato agli affari di famiglia. Così, quando le offre uno stipendio da favola per seguire la sua convalescenza, scoppia il putiferio: lei è incerta e Theo la crede l'amante del padre. Tra loro scatta una sfida che mescola la ragione col cuore, per cui...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2016
ISBN9788858948675
Sfida appassionata: Harmony Collezione

Leggi altro di Susanne Mccarthy

Autori correlati

Correlato a Sfida appassionata

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Sfida appassionata

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sfida appassionata - Susanne Mccarthy

    successivo.

    1

    «Sta arrivando, ho visto la sua auto!»

    «Chi sta arrivando?» chiese Megan senza neppure alzare la testa dalla pila di referti di laboratorio che stava controllando. Immaginava benissimo chi potesse essere la causa di tanta eccitazione.

    «Theo Nikolaides!» Sally Henderson, il ritratto dell'efficienza, madre di famiglia e felicemente sposata, era intenta a ritoccarsi il rossetto di fronte allo specchio della sala infermiere. «Coraggio, devi ammettere anche tu che è un vero schianto!»

    «Forse» rispose Megan mentre un guizzo beffardo le attraversava i bellissimi occhi grigi. «Sfortunatamente lo sa anche lui, e si vede benissimo. Comunque è tutto tuo» aggiunse, mentre la luce della camera di un paziente cominciò a lampeggiare. «Andrò a svuotare la padella della signora Van Doesburgh!»

    In realtà, lei preferiva mostrarsi impegnata in altre attività, quando Theo Nikolaides veniva in visita al padre. Le passate esperienze con uomini belli e arroganti le sarebbero bastate fino alla fine dei suoi giorni. Non che avesse mai scambiato con lui più di qualche parola, ma quelle poche erano state sufficienti. Bastava guardare la sua falcata, il modo in cui ripiegava la testa, lo sguardo distante e il sorriso cinico che gli incurvava le labbra, per rendersi conto che si credeva il padrone assoluto del mondo.

    Doveva essere una questione di geni, pensò sarcastica. L'anziano magnate, Dakis Nikolaides, era il terrore dell'intero reparto, anche alcuni dottori ne erano intimoriti, ed era riuscito a far scoppiare in lacrime buona parte delle infermiere.

    In tutta onestà, Megan nutriva una certa simpatia per lui; lei non era proprio tipo da lasciarsi intimidire facilmente, e Dakis sembrava apprezzarlo.

    Probabilmente perché i suoi malumori erano in parte causati dagli effetti dell'infarto; prima di allora era sempre stato un uomo molto attivo, e aveva seguito personalmente la catena di hotel da lui creata.

    Inoltre, chiunque sarebbe stato irritato da una famiglia come la sua. Stuoli di nipoti e cugini si alternavano al suo capezzale, e discutevano dell'eredità come se lui fosse già morto.

    Il figlio era il solo a comportarsi in modo diverso: andava a trovare il padre tutti i giorni e si fermava una ventina di minuti, nei quali immancabilmente aveva un'animata discussione con lui. Quando se ne andava, Dakis era sempre comunque d'ottimo umore.

    Megan lo intravide mentre chiudeva la porta della stanza della signora Van Doesburgh. Dovette ammettere che Sally aveva ragione, era un vero schianto. Alto, le spalle squadrate messe in evidenza da una giacca di pelle, le gambe muscolose fasciate in un paio di morbidi jeans neri.

    Non l'aveva mai guardato in viso con attenzione, ma aveva avuto l'impressione che la fronte fosse alta, il naso dritto e la mascella ben disegnata. I suoi capelli erano neri, corti e lucidi. Pensò che il suo incedere le ricordava quello di una pantera, un predatore pericoloso...

    Meglio evitarlo, a qualunque costo.

    Sally era libera di fargli gli occhi dolci, ma lei preferiva rimanere a debita distanza: dopotutto era talmente impegnata da non potersi permettere di perdere tempo dietro a Theo Nikolaides.

    Quando l'agenzia le aveva proposto di lavorare in una clinica privata, aveva pensato che si sarebbe trovata davanti viziate signore della buona società ricoverate per interventi di chirurgia plastica, oppure vecchi e irritabili uomini d'affari con impianti di by-pass. Dopo quasi cinque settimane, aveva capito che il lavoro era identico a quello che svolgeva prima in una struttura pubblica.

    Finì di occuparsi della signora Van Doesburgh, sistemandola in una posizione comoda, poi coprì la padella con un tovagliolo di carta e la raccolse per potarla via. Appena aprì la porta, però, si ritrovò a pochi centimetri dal più bel paio di occhi blu che avesse mai visto nella sua vita: di un blu lapislazzulo intenso, reso ancora più sorprendente dal contrasto con i capelli nero corvino. Chissà perché si era convinta che i suoi occhi dovessero essere neri, come quelli del padre.

    In quel momento la stavano fissando dall'alto in basso, con aria un po' scocciata. «Non riesce a stare attenta a dove va?» domandò spazientito.

    Gli occhi di Megan scintillarono.

    Il quasi incidente non era colpa sua, ma sarebbe stato poco professionale, e assolutamente inutile, mettersi a discutere con lui. Ingoiò la risposta brusca che stava per pronunciare. «Mi scusi» sussurrò, proseguendo oltre, verso il ripostiglio.

    Oggi Theo si è trattenuto meno del solito, ipotizzò tra sé, probabilmente a causa dell'ennesima discussione con il padre. Quei due erano troppo simili, testardi e orgogliosi, ma era un peccato che lui non si sforzasse di andare d'accordo con Dakis. Dopo tutto era il suo unico figlio e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, l'anziano imprenditore stravedeva per lui.

    La madre di Theo era inglese.

    Dakis non aveva mai raccontato a Megan il motivo della loro separazione, avvenuta quando Theo aveva dodici anni. La madre l'aveva portato con sé in Inghilterra, dove purtroppo era morta in un incidente sei mesi dopo. Dopo quell'evento tragico, Theo non era voluto tornare a Cipro dal padre e aveva preferito rimanere a vivere con lo zio.

    Si era sempre rifiutato di accettare le proposte del padre, che l'avrebbe voluto coinvolgere negli affari della famiglia, bensì aveva preferito farsi prestare dei soldi e iniziare l'attività di editore, che l'aveva reso milionario nel giro di un paio d'anni.

    Attualmente aveva esteso i suoi interessi anche nel campo della ristorazione, dei negozi di dischi e delle produzioni teatrali.

    In un momento d'ira, Dakis l'aveva definito un playboy, nessuna delle conquiste del figlio rappresentava l'ideale di madre per i suoi nipoti.

    Difficilmente sarebbe riuscito a convincerlo a cambiare stile di vita, pensò Megan. E poi, per quale motivo avrebbe dovuto cambiarlo?

    Theo era molto ricco, ed era pieno di donne che lo aiutavano a spendere allegramente il suo denaro.

    La sua immagine nello specchio la fece riflettere. Anche se era convinta di non appartenere al genere di donna che sarebbe potuto piacere a Theo Nikolaides, si considerava attraente, ma non quel giorno.

    Era tutta colpa dei capelli, non avrebbe mai dovuto permettere a sua sorella Cathy di metterci le mani!

    Inizialmente, l'idea di schiarirsi i capelli le era sembrato un modo come un altro per rinnovarsi un po', dopo il trauma della rottura del suo fidanzamento con Jeremy. Solo che erano diventati gialli!

    Il suo primo istinto era stato di fare qualcosa per tornare al suo colore naturale, un castano mielato, ma Cathy l'aveva avvertita del rischio che potessero diventare quasi verdi, e quindi li aveva tagliati cortissimi, per nasconderli sotto la cuffia.

    Dopo aver controllato che la stanza fosse in ordine, stava per tornare al lavoro, quando si accorse che le si era allentato il reggicalze.

    Comprare calze di seta con lo stipendio di infermiera era una scelta un po' stravagante, ma le piaceva la sensazione che le lasciavano sulla pelle. Sollevò la gamba e si sistemò la calza, partendo dalla caviglia, la testa lievemente curvata in avanti e l'espressione concentrata.

    All'improvviso ebbe una strana sensazione, come se qualcuno la stesse osservando, così girò lentamente la testa. Theo Nikolaides stava appoggiato alla porta, i suoi occhi blu fissarono le gambe di Megan in tutta la loro lunghezza, prima di incontrarne lo sguardo.

    Megan percepì nitidamente di avere le guance rosso scarlatto, rimise a posto la gonna velocemente e, non essendo sicura di riuscire a parlare, gli rivolse una fredda occhiata interrogativa.

    «Signorina Taylor?»

    «Infermiera Taylor» lo corresse lei con scarsa dignità.

    La bocca di lui assunse un'espressione ironica.

    «Megan Taylor... Mio padre mi ha detto che lei è la sua infermiera favorita» commentò con tono sarcastico.

    «Oh?»

    «Non mi ha spiegato il perché.»

    Lei si strinse nelle spalle. «C'è forse bisogno di una ragione in particolare?»

    «Probabilmente no. Non nel caso di mio padre, almeno.» Indugiò ancora con lo sguardo, dai riccioli biondi che le uscivano dalla cuffia, fino alle caviglie sottili inguainate nelle calze di seta. «Nulla che non appaia ovvio.»

    Il significato di quelle parole era inequivocabile, Megan gli restituì uno sguardo gelido. Prima che potesse esprimere il suo disappunto, però, udì il suono di un campanello. «Se vuole scusarmi, come può vedere sono molto impegnata.»

    Lui si spostò di lato, con quel freddo sorriso che le fece presagire un imminente pericolo.

    «Certamente, come potrei trattenere l'angelo della provvidenza dall'assistere gli ammalati.»

    Intenzionalmente, si fece da parte quel tanto che bastò per consentirle di passare, ma non abbastanza per impedire un contatto tra di loro mentre lei usciva dalla porta.

    Megan cercò di ignorare quel fisico virile, ma non poté placare la vampata di calore che le pervase il corpo. Lui si accorse della sua reazione e sorrise.

    Fu una vera fortuna che la signora Van Doesburgh avesse bisogno solo di un'aggiustatina al cuscino, perché Megan era conscia del tremito delle proprie mani. Si era comportata da stupida, non avrebbe dovuto lasciarsi provocare in quel modo. In fondo, sapeva bene come trattare gli uomini arroganti, visto che aveva persino rischiato di sposarne uno.

    Certo, all'epoca del matrimonio le avevano sempre detto quanto fosse fortunata ad aver trovato un uomo come il dottor Jeremy Cramer: bello, ricco e famoso... al punto che aveva cominciato a crederlo anche lei.

    Tutti i ricordi le tornarono alla mente. Aveva avuto un immenso coraggio a mandare a monte il matrimonio con solo qualche settimana d'anticipo, e tuttavia, a mano a mano che la data si avvicinava, si era resa conto che i suoi dubbi andavano oltre il semplice nervosismo della vigilia.

    Al momento, la reazione di lui era stata terribile, ma tutto ciò che le aveva detto, era servito solo a convincerla ulteriormente di aver preso la giusta decisione.

    Successivamente, Megan aveva pensato che fosse ancora più opportuno licenziarsi, per non doverlo incontrare al lavoro.

    Si era trasferita a Londra, da sua sorella Cathy. Quest'ultima conduceva una

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1