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Assunta dal nemico: Harmony Collezione
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E-book176 pagine2 ore

Assunta dal nemico: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Assunta dal suo nemico...
Il milionario Andreas Samaras non si fa prendere in giro da nessuno e la sua nuova, deliziosa impiegata Carrie Rivers - una giornalista sotto copertura - sta portando avanti un gioco molto pericoloso. L'unica cosa da fare è tenerla alle proprie dipendenze fino a quando non riuscirà a smascherare il suo losco inganno.

... e costretta a dire "lo voglio".
Ma quando la verità viene a galla, Andreas si rende conto che esiste un solo modo per proteggere la propria reputazione: obbligare Carrie a seguirlo all'altare.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2019
ISBN9788858996348
Assunta dal nemico: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Assunta dal nemico - Michelle Smart

    successivo.

    1

    Andreas Samaras infilò la testa nell'ufficio accanto al suo. Dopo una conference call internazionale durata tutta la mattina, aveva bisogno di essere aggiornato sull'andamento della borsa.

    «Come va?» si informò.

    Debbie sospirò. «Il mondo va a rotoli!»

    «Eh, sì...» Le tendenze teatrali della sua assistente erano famigerate in tutta la Samaras Fund Management. Andreas le avrebbe trovate logoranti, se non fosse stata la migliore segretaria che avesse mai avuto. «A parte questo, c'è altro che io devo sapere? Sugli affari...» aggiunse, giusto nel caso che volesse parlargli di orsi polari e scioglimento dei ghiacci.

    «Niente di importante.»

    «Bene. Come sono andati i colloqui? Hai fatto una selezione per me?» Rochelle, la sua collaboratrice personale, se n'era andata. La giovane stolta stava per sposarsi ed era convinta che viaggiare in lungo e in largo con lui potesse minare la sua felicità domestica. Le aveva offerto di raddoppiarle lo stipendio e darle una settimana di vacanza in più, ma lei aveva rifiutato lo stesso. Andreas aveva rimandato la ricerca di una sostituta, sperando che cambiasse idea, ma alla fine aveva accettato la sconfitta.

    Debbie prese una manciata di fogli. «Ho ridotto le candidate a cinque.»

    Andreas aveva incaricato Debbie di fare i colloqui preliminari. Lei sapeva benissimo che tipo di persona cercasse, per ricoprire il ruolo. Si trattava in sintesi di organizzare la sua vita sia lavorativa che privata, gestendo le sue dimore, i suoi impegni e viaggiando con lui dovunque andasse. Doveva essere una persona onesta, discreta e flessibile. Con ottime referenze, una patente valida e la fedina penale pulita.

    Sfogliò le schede. Su ciascuna c'era la foto della candidata, come aveva richiesto. Avrebbe selezionato personalmente le tre candidate prescelte e preferiva avere un'idea di chi si sarebbe trovato davanti.

    Sulla scrivania di Debbie c'era un mucchietto di candidature scartate. Quella in cima catturò il suo sguardo. C'era qualcosa di familiare in quegli occhi, che lo fissavano dalla foto.

    «Perché hai scartato questa?» le chiese, prendendo la scheda e studiandola. Gli occhi nocciola continuavano a guardarlo. Occhi scuri che istintivamente sapeva di aver già visto.

    Debbie lanciò un'occhiata e sollevò le sopracciglia. «Ah, questa! Caroline Dunwoody. Il colloquio è andato bene, ma c'era qualcosa in lei che non mi convinceva. Non saprei cosa... Una sensazione, nient'altro, ma ho voluto verificare le sue referenze. Una era molto positiva, ma avevo dei dubbi sulla seconda. Ha detto di aver lavorato come governante a Hargate Manor per due anni e in effetti c'era una lettera a confermarlo. Ho parlato con l'uomo che ha scritto la lettera di referenze, il maggiordomo di Hargate Manor e lui ha confermato tutto.»

    «E allora dov'è il problema?»

    «Hargate Manor non esiste.»

    «Non esiste?» ripeté Andreas, sorpreso.

    «Non esiste nessun Hargate Manor entro cento chilometri dalla località indicata.»

    Se Debbie diceva che non esisteva, allora non esisteva. Era la persona più scrupolosa che Andreas avesse mai conosciuto.

    Studiò più da vicino la fotografia di Caroline Dunwoody, scervellandosi per ricordarsi dove l'aveva incontrata. Aveva lunghi capelli castano scuro che le ricadevano lisci e ordinati sulle spalle, graziosi lineamenti un po' spigolosi, il naso piccolo e dritto, il labbro superiore leggermente più pieno di quello inferiore e un adorabile mento a forma di cuore. Sì, una bella faccia, che però non gli era familiare.

    Ma quegli occhi, lui li aveva già visti altrove.

    Quando aprì bocca per chiedere a Debbie di scavare un po' su quella donna, gli venne in mente.

    Scavare... I giornalisti scavano molto.

    Caroline, la versione estesa di Carrie...

    Carrie Rivers! La giornalista, sorella di quella che era stata la migliore amica di sua nipote.

    La giornalista del Daily Times che si era fatta un nome, portando alla luce gli affari illegali e spesso squallidi di ricchi uomini d'affari.

    Dubitava che si sarebbe ricordato di lei, se non fosse stato per la sua più recente indagine sotto copertura, su James Thomas.

    Thomas era un uomo d'affari che lui conosceva e l'indagine della Rivers aveva rivelato che la sua attività ufficiale mascherava un traffico di droga, armi ed esseri umani. Il meticoloso lavoro di Carrie aveva spedito James in galera per quindici anni e quando aveva letto la sentenza, Andreas aveva applaudito silenziosamente. Sperava che marcisse in cella.

    Fece una ricerca su Internet con il cellulare. Non c'erano immagini di Carrie, ma non c'era da sorprendersi, vista la natura del suo lavoro.

    Eppure era lei, ne era certo.

    Aveva incontrato Carrie una sola volta, tre anni prima. Era stato un incontro fugace ed era ovvio che non l'avesse riconosciuta. Tra l'altro, allora era bionda e aveva il viso più pieno.

    Solo gli occhi non erano cambiati. I loro sguardi si erano incrociati fuori dall'ufficio della preside del collegio che frequentava sua nipote. Quando lui era uscito, Carrie e sua sorella Violet erano sedute accanto alla porta, in attesa di essere ricevute. Nel vederlo, Violet aveva abbassato la testa. Sua sorella invece lo aveva guardato in faccia. Per un istante.

    In quel momento nessuna delle due sapeva che Violet stava per essere espulsa con effetto immediato.

    Ora, tre anni dopo, Carrie si candidava per lavorare come sua collaboratrice personale, con un altro nome e fornendo false referenze. C'era sotto qualcosa e il suo cervello vagliò a raffica i motivi per cui lei avrebbe potuto prenderlo di mira. Andreas gestiva un'attività pulita. Pagava tutte le sue imposte, sia personali che aziendali. Le condizioni offerte ai dipendenti erano migliori di quelle previste dalle leggi sul lavoro. Aveva avuto relazioni consensuali e discrete. Il senso di colpa e di responsabilità nei confronti della famiglia gli avevano impedito di portarsi a letto il maggior numero possibile di bellissime donne, come avrebbe desiderato fare. Cosa che comunque intendeva correggere, ora che si era liberato di tutti i fardelli che aveva dovuto portare sulle spalle per tanto tempo...

    Andreas aveva imparato nel corso dei suoi trentasette anni che se c'era un problema, andava affrontato subito, prima che si trasformasse in catastrofe.

    Ideò un piano. «Debbie, voglio che chiami la signorina Dunwoody per un secondo colloquio.»

    Lei lo guardò con l'aria stranita.

    «Mandale una lettera. Voglio che tu le dica questo...»

    Carrie sedeva nella spaziosa reception della sede londinese della Samaras Fund Management, cercando di controllare il respiro. Il cuore le martellava nel petto, rimbombando nelle orecchie. Si asciugò le mani sudate passandole sulle cosce.

    Si era svegliata da un sonno agitato con lo stomaco così stretto che aveva fatto fatica a ingoiare un caffè. Di mangiare non se ne era parlato nemmeno.

    Non era mai stata così nervosa, anche se il termine nervosa sembrava un eufemismo. Presto sarebbe stata accompagnata nell'ufficio di Andreas Samaras e doveva contenere quella valanga di emozioni contrastanti e virulente, che minacciava di spezzarla.

    Aveva mantenuto nervi d'acciaio durante le indagini sotto copertura su James Thomas. Era stata fredda e controllata mentre raccoglieva le prove delle sue atroci attività criminali. Il giorno in cui James era stato condannato era stato uno dei più felici della sua vita.

    Forse Andreas non aveva fornito a sua sorella la droga che aveva distrutto il suo giovane corpo, ma sicuramente aveva contribuito alla sua discesa all'inferno. Il suo ruolo era stato letale almeno quanto quello di James. Ora era il suo turno di pagare. Di solito non permetteva che la sua coscienza prendesse il sopravvento... ma questa volta era diverso.

    Era risaputo che la figura di James Thomas, carica di ombre e ambiguità, meritasse un'indagine più approfondita. Ottenere il permesso e il sostegno, per entrare sotto copertura nel suo staff, era stato un gioco da ragazzi. Tutto il Daily Times voleva che venisse smascherato e affidato alla giustizia.

    Andreas Samaras, multi-milionario greco proprietario della Samaras Fund Management, era tutta un'altra storia. Non c'era niente nel suo passato, non circolava nessuna voce a far nascere il sospetto che ci fosse qualcosa di losco nel suo lavoro o nella sua vita. Solo Carrie sapeva la verità e quando aveva visto l'annuncio per un posto di collaboratrice personale, pochi giorni dopo la condanna di James, aveva capito che il momento di Andreas era arrivato. Sapeva che infiltrarsi nella sua vita privata, come dipendente nella sua azienda, comportava un rischio maggiore, ma era pronta a correre il rischio.

    Tre anni prima aveva scritto due nomi su un pezzo di carta. Aveva appena cancellato quello di James. Presto avrebbe stralciato anche quello di Andreas.

    Questa volta, per avere il permesso del suo giornale, aveva dovuto mentire, ma nonostante alcuni fossero rimasti sorpresi, alla fine le avevano dato il consenso. Le avevano creduto.

    Mentre l'orologio avanzava verso il momento in cui avrebbe incontrato Andreas, le ramificazioni della sua bugia le solleticavano fastidiosamente la coscienza. Se si fosse venuto a sapere che stava portando avanti una vendetta personale, la sua carriera sarebbe finita. Il Daily Times non era un oscuro tabloid. Era un giornale serio. Aveva attraversato le prove e le tribolazioni che tutta la stampa britannica aveva superato nell'ultimo decennio, mantenendo intatta la sua reputazione. Ed era anche un buon datore di lavoro.

    La posizione del giornale nei confronti di chi usava il denaro come arma era sempre stata molto chiara e inflessibile. Certi personaggi purtroppo disponevano di risorse illimitate per mettere a tacere la stampa e far scomparire la polvere sotto i tappeti. Costringevano i loro dipendenti a firmare accordi di riservatezza blindati e si dimostravano spietati nel farli rispettare. Le punizioni esemplari erano di rigore.

    Se Carrie avesse ottenuto il lavoro, si sarebbe trovata proiettata nella vita privata di Andreas. Sarebbe stata più vicina all'obiettivo di quanto fosse mai stata nelle precedenti inchieste. Chi sapeva cosa avrebbe trovato? Quando era entrata sotto copertura nel reparto contabilità di James, sapeva che lui era un tossicodipendente con una predilezione per le ragazze adolescenti, ma non aveva idea del suo coinvolgimento nel traffico di armi ed esseri umani. Andreas era amico di quel criminale. Chi sapeva davvero in che tipo di pasta avesse le mani?

    Era consapevole che le probabilità di ottenere quel lavoro erano scarse, nonostante il curriculum modificato e le false referenze. Sulla carta i colleghi avevano cercato di fare di lei la candidata ideale, ma avevano dovuto fare in fretta per inviare la domanda entro i termini e Carrie era sicura che ci fossero alcuni clamorosi buchi, in quei documenti.

    Non pensava che il colloquio preliminare con l'assistente di Samaras fosse andato bene, Anzi, uscendo dal palazzo aveva pensato di essere stata scoperta. Quando aveva ricevuto la lettera con l'invito a un secondo colloquio, era rimasta scioccata.

    E ora, mentre il ticchettio dell'orologio a muro le picchiava dentro come un martello, tutto ciò che riusciva a vedere, chiudendo gli occhi, era l'odio ardente che Andreas aveva seminato dentro di lei, l'unica volta in cui i loro sguardi si erano incontrati.

    «Signorina Dunwoody?»

    Carrie aprì gli occhi e vide la receptionist che la fissava con aria interrogativa.

    Aveva usato il cognome Rivers per così tanto tempo, che sentirsi chiamare con il proprio l'aveva confusa. Aveva assunto il cognome Rivers a quattro anni, quando sua madre si era risposata e aveva pensato che fosse saggio continuare a usarlo, quando aveva iniziato la sua carriera nel giornalismo investigativo. Non lo aveva mai cambiato legalmente. Una vera fortuna, in quel caso. Nel suo mondo la conoscevano tutti come Carrie Rivers, mentre sul suo certificato di nascita, sulla patente e sul passaporto era Caroline Dunwoody. L'annuncio diceva che quel lavoro avrebbe comportato frequenti viaggi. Falsificare delle referenze era una cosa, falsificare un passaporto era tutt'altra faccenda.

    «Il signor Samaras è pronto a incontrarla.»

    L'aveva lasciata aspettare per un'ora.

    Carrie ingoiò un violento attacco di nausea, afferrò la borsa e seguì la receptionist lungo un corridoio che sembrava una galleria d'arte moderna.

    Ci aveva messo un po' a scegliere l'abito adatto per il colloquio. Voleva apparire professionale, semplice e adatta a quel tipo di lavoro. Aveva optato per un top in cachemire color crema dal collo alto, dei pantaloni grigi con una giacca in tinta e scarpe nere alte, che le permettevano comunque di camminare comodamente. Ora le sembrava di avere addosso una camicia di forza e si sentiva instabile sui tacchi.

    Carrie venne fatta entrare in un ufficio grande il doppio di quello che lei condivideva con la squadra investigativa, al

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