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Alchimia e passione (eLit): eLit
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E-book216 pagine2 ore

Alchimia e passione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

White Star 2
Un amuleto. Una leggenda. Un tesoro di piacere seppellito sotto la sabbia del tempo.

Marissa Suarez dovrebbe comprendere più a fondo la natura umana, visto che è un avvocato, ma quando si tratta di affari di cuore il buonsenso evapora in un soffio. Per una volta non potrebbe innamorarsi di un tipo a posto, e sexy, come il suo migliore amico Jamie? Tutto cambia nel momento in cui Marissa viene per caso in possesso della White Star: il talismano degli amanti comincia a diffondere la sua potente influenza erotica, e le notti si incendiano.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2020
ISBN9788830515123
Alchimia e passione (eLit): eLit
Autore

Carrie Alexander

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Alchimia e passione (eLit) - Carrie Alexander

    Immagine di copertina:

    puhhha / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Hidden Gems

    Harlequin Blaze

    © 2006 Carrie Antilla

    Traduzione di Giorgia Lucchi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-512-3

    1

    «Non ho niente da dichiarare» disse Marissa Suarez all’ufficiale della dogana, «se non che il mio fidanzato è un porco.»

    Una risatina salì dalla fila dietro di lei.

    L’ufficiale, annoiato, si limitò a vidimare la sua dichiarazione senza nemmeno alzare lo sguardo. «È vietato introdurre carne di suino nel paese, signora.»

    Marissa fece una smorfia. «Non si preoccupi. L’ho lasciato a centinaia di chilometri da me.»

    Paul Beckwith, d’ora in poi definito il Verme Traditore, stava ancora gozzovigliando con i suoi clienti alle isole Cayman. Se avesse sentito la mancanza di Marissa, sarebbe stato solo perché lei non era a sua disposizione per spalmargli di crema solare la schiena perfetta. Quando non l’aveva lasciata sola per qualche riunione irrinunciabile, aveva sbavato su ogni paio di seni rifatti che si era visto ballonzolare sotto gli occhi sulla spiaggia.

    Marissa Suarez non era una donna disposta a sopportare un atteggiamento del genere.

    Sfortunatamente, era una donna che sceglieva immancabilmente uomini propensi a un tale atteggiamento.

    Sorridendo a denti stretti, prese il documento vidimato dall’ufficiale e lo ripose nel passaporto. Non aveva davvero niente da dichiarare; tornata con cinque giorni di anticipo da quella che sarebbe dovuta essere una fuga romantica, non era soltanto senza fidanzato, ma anche senza abbronzatura e senza quel particolare relax che segue una scorpacciata di sesso.

    A ogni modo, durante il volo fino all’aeroporto Kennedy aveva preso una decisione: niente più errori.

    La volta successiva, perché non aveva alcuna intenzione di rinunciare agli uomini in toto, avrebbe scelto un partner che fosse l’antitesi degli affascinanti uomini in carriera che era solita frequentare. Una persona dolce, tenera, tranquilla.

    Che importava se lei non era dolce, tenera e tranquilla? Gli opposti si sarebbero dovuti attrarre.

    Una donna robusta con la pelle arrossata dal sole urtò Marissa; i documenti che lei stava per riporre nella borsa le caddero di mano. Quando si chinò per raccoglierli, la donna la urtò con una valigia voluminosa.

    Marissa barcollò sui tacchi, poi cadde sulle ginocchia. «Ahi!»

    «Lasci che la aiuti» disse una profonda voce maschile. L’accento francese sembrava autentico ma, date le circostanze, Marissa era propensa a dubitare dell’intera specie maschile. «Certa gente proprio non sa cosa sia l’educazione.»

    Lo sconosciuto si inginocchiò accanto alla sua sacca da viaggio, offrendole una mano per rialzarsi, mentre con l’altra raccoglieva il passaporto. Magro, capelli scuri, aveva una marcata ombra di barba alla sono-troppo-francese-per-radermi sotto gli zigomi pronunciati. Odorava di tabacco; un paio di occhiali da sole scuri gli celava gli occhi, ma Marissa sentì che la stava studiando con sguardo freddo e attento da rettile.

    Lei si alzò e scostò indietro le ciocche di capelli sfuggite dalla coda di cavallo; le dolevano le ginocchia. «La ringrazio» disse con severa cortesia, allungando la mano per riprendersi il passaporto.

    Il francese si era girato in modo che Marissa desse la schiena alla folla; i suoi occhi studiarono la fotografia sul passaporto e il biglietto di ritorno. Marissa si preparò a farsi scivolare addosso i soliti complimenti per i capelli neri come l’ebano o gli occhi dal taglio esotico, ormai li conosceva a memoria, ma lui si limitò a renderle i documenti senza alcun commento. Dopo un’occhiata alle sue spalle, si allontanò verso la folla di nuovi arrivati appena usciti dalla dogana. «Buona giornata.»

    Strano; Marissa si premette i documenti al petto, avvertendo un lieve brivido, come quando una nube copriva il sole all’improvviso. Controllò i bagagli, temendo che lo sconosciuto le avesse sottratto il portafogli, ma tutto era intatto, compresa la borsa posata ai suoi piedi.

    Lieta di aver deciso di viaggiare leggera, cercò con lo sguardo la piccola sacca colma di poco più che bikini umidi, pantaloncini, canotte e un paio di miniabiti. Nella borsa di paglia acquistata sull’isola aveva messo una bottiglietta di Evian, portafogli, passaporto, trousse per il trucco, macchina fotografica e cinque fogli con il logo del Grand Cayman Beachcomber accartocciati:

    Paul, mi spiace ma me ne vado. Mi ha infastidita essere lasciata in albergo, ma mollarmi...

    Paul, la prossima volta che inviti la tua ragazza per un viaggio di lavoro, non definirlo una fuga romantica...

    Caro Paul, evidentemente tra noi non funziona. Metterci insieme è stato un errore fin dall’inizio, quindi immagino concorderai con me che sia meglio fingere che non sia mai succe...

    Stronzo, me ne vado!

    Caro Paul, ho deciso di anticipare il rientro. Ho preso un biglietto di prima classe, ma non preoccuparti, ho pagato di tasca mia la differenza. Goditi le tue riunioni di lavoro notturne. La tua ex, Marissa

    La versione finale della lettera era quella che Marissa aveva appeso allo specchio nel bagno, ma aveva tolto all’ultimo momento. Riusciva meglio nei confronti verbali, ma non aveva avuto tempo per affrontare Paul, che comunque meritava di essere lasciato all’oscuro delle ragioni che l’avevano indotta a partire.

    Marissa aveva infilato nella borsa i messaggi, affinché lui non potesse trovarli, aveva recuperato i costumi stesi ad asciugare e si era affrettata a scendere nella lobby per prendere l’ultima navetta diretta all’aeroporto. Dopo un paio di telefonate per avvertire gli amici del suo ritorno, aveva spento il cellulare.

    Non aveva alcuna intenzione di sorbirsi lo sdegno di Paul per essere stato piantato in asso, non amava le recriminazioni, né le lacrime. Meglio ammettere subito la fine di una relazione e recidere il ramo secco con un unico colpo deciso.

    Sarebbe stato più facile, se non avesse commesso l’errore colossale di mettersi con un collega di Howard, Coffman, Ellis and Schnitzer, lo studio legale di Manhattan dove Marissa lavorava da quando si era laureata in giurisprudenza alla Columbia University. Fortunatamente, Paul sarebbe stato ancora meno ansioso di lei di pubblicizzare la loro rottura: lui stava per diventare socio, mentre Marissa era solo una dei tanti associati minori.

    Marissa passò accanto a due agenti di polizia che stavano passando alcune fotocopie di un sospettato a un ufficiale dell’aeroporto e a un dipendente della sicurezza.

    Meglio girare al largo.

    Si districò tra la folla di persone che si abbracciavano, ancora preoccupata per il lavoro. Aveva saputo fin dall’inizio che sarebbe stato sciocco avere una relazione con Paul, ma ciò non l’aveva fermata. Perfino nei primi giorni della loro storia, quando lui era stato dolce e premuroso, Marissa non si era illusa di sfuggire ai pettegolezzi tra colleghi: le segretarie legali sapevano sempre tutto.

    La cosa peggiore era che non poteva incolpare Paul per quella decisione; era stata lei a prenderla, aveva voluto credere che forse, finalmente...

    «Ma quando imparerò?» brontolò, cercando il cellulare nella borsa di paglia. Lo prese e controllò i messaggi ricevuti.

    Quattro messaggi da Paul. Ebbe un fremito di soddisfazione mentre li cancellava con un rapido movimento del pollice.

    Distratta, rischiò di andare a sbattere contro una ragazza appartenente a una qualche setta religiosa; la giovane portava un foulard sui capelli, un abito lungo fino a metà polpaccio, colletto e calzettoni bianchi. La ragazza si voltò, sorrise gentile e offrì a Marissa un fiore dal cesto posto ai suoi piedi. Un giglio selvatico candido.

    «Stupendo» disse Marissa, sorpresa. Benché in genere non fosse solita farlo, pescò dalla borsa una banconota da cinque dollari.

    «Che Dio la benedica» ringraziò la ragazza. «Le auguro di trovare il vero amore.»

    «Chi ne ha bisogno?» Marissa sarebbe voluta essere sarcastica, ma il tono della sua voce risultò poco convinto. Tornare a casa in anticipo era stata la mossa giusta, ma avrebbe dovuto continuare in un’altra direzione, se voleva sperare di incontrare il vero amore.

    La domanda era: lo voleva davvero?

    Si sistemò il giglio dietro l’orecchio e riprese a controllare i messaggi. Uno era di sua madre da Miami, che si aspettava di vedere Marissa passare a salutarla ogni volta che volava sopra la Florida, come se le linee aeree fornissero paracaduti insieme con le arachidi stantie.

    L’ultimo messaggio le strappò un sorriso: Jamie Wilson, il suo migliore amico. Se c’era qualcuno che poteva aiutarla a scegliere la direzione giusta, quello era Jamie. Digitò il suo numero.

    Lui rispose al primo squillo. «Dove sei, baby?»

    «Sono appena rientrata negli Stati Uniti e mi accingo a mettermi in fila per prendere un taxi.» Jamie era l’unico uomo al quale Marissa permettesse di chiamarla baby, tra loro era un termine affettuoso e familiare, come per una coppia sposata da anni, dove ciascun coniuge era in grado di finire i pensieri dell’altro. Marissa e Jamie erano come Will e Grace, dell’omonimo telefilm, la prova che uomini e donne potevano realmente essere soltanto amici.

    «Sull’aereo ti sei esercitata con la respirazione yoga come ti avevo suggerito?» Jamie le ripeteva di continuo che se la sarebbe dovuta prendere più comoda.

    «Gomito a gomito con un venditore di tappeti del New Jersey e sua moglie? Impossibile, mi sono dovuta accontentare di una striminzita bottiglia di rhum per rilassarmi.»

    «Allora sarai disidratata.»

    «Lo so. Che ne dici di bere qualcosa insieme? Un po’ di formaggio e un bicchiere di vino?»

    «O magari un po’ di cibo vero?»

    «Magari.» Aveva lo stomaco vuoto, ma era troppo tesa per mangiare; in genere scaricava la tensione con un po’ di esercizio, in palestra o a letto, ma al momento era improponibile. L’indomani sarebbe tornata in pista, metaforicamente e non. Se non fosse riuscita a trovare l’uomo giusto, si sarebbe quanto meno candidata per le olimpiadi del fitness.

    «Prima vorrei lasciare le valigie a casa. Ci vediamo da me» disse, sistemandosi sulla spalla la cinghia della sacca. Jamie viveva sopra di lei in un appartamento al Village.

    «Dove sei?» le chiese.

    Marissa si guardò intorno. «Quasi all’uscita. Se la fila per i taxi non è troppo lunga dovrei riuscire ad arrivare in...»

    «Voltati alla tua sinistra.»

    Trattandosi di Jamie, lei obbedì, voltandosi tanto bruscamente da rischiare di inciampare nel trolley Louis Vuitton che uno chauffeur stava trascinando.

    Jamie emerse dalla folla, il cellulare premuto all’orecchio.

    «Ti avevo detto che non era il caso di venirmi a prendere!» esclamò lei, battendo le palpebre in fretta per asciugare gli occhi, improvvisamente umidi.

    «L’interruzione di una vacanza merita pure qualche extra.» Jamie ripose il cellulare nella tasca dei pantaloni kaki e la abbracciò. «Mi spiace solo di non essere riuscito a trovare un’auto in prestito. Dovremo prendere un taxi.»

    Lei gli premette il viso contro la spalla. Solo per un momento, o due. Tre, quattro e cinque. Il suo cuore era colmo di gratitudine; Jamie era caldo e confortante come sempre, ma allo stesso tempo solido e muscoloso. Quando era successo?

    Quando si erano incontrati tre anni prima, durante una partita di frisbee, Jamie era alto e ossuto e frequentava la ex coinquilina di Marissa, Shandi Lee, aspirante attrice. La relazione era durata il tempo sufficiente affinché Marissa e Jamie non avessero modo di chiedersi se avrebbero potuto stare insieme, passando direttamente a un’amicizia platonica.

    Tempismo perfetto, aveva sempre creduto Marissa; Jamie era diventato l’unico cromosoma XY permanente nella sua vita quotidiana, l’unico maschio, a parte il suo gatto Harry, che lei non sentisse la necessità di impressionare.

    «Mi dispiace» disse lui, accarezzandole la schiena.

    Lei lo abbracciò forte, benché in genere evitasse i sentimentalismi: una single a Manhattan doveva essere tosta.

    Con Jamie, tuttavia, Marissa sentiva di potersi rilassare e abbassare la guardia. Lui era forte e profumava di buono, ma in modo diverso da Paul, che emanava i tipici feromoni del maschio alfa, capaci di mandare in tilt i meccanismi di lei. Ciononostante, il suo profumo le parve sorprendentemente gradevole.

    E incredibilmente sexy per un amico.

    Come? Marissa arretrò il capo di scatto; meglio inserire la retro prima di precipitare in fondo allo strapiombo.

    «Basta così, dopotutto non sto morendo» disse, sciogliendosi dall’abbraccio di Jamie. «È solo l’ennesima rottura, sono sopravvissuta a molte altre.» Ripose il cellulare, osservando il viso di Jamie da sotto le ciglia mentre richiudeva la borsa.

    Jamie non sembrava aver notato il suo istante di consapevolezza sessuale, era sempre lo stesso: naso e mascella forti, zigomi pronunciati, grandi occhi azzurri sotto il ciuffo di capelli color nocciola che gli ricadeva sulla fronte, labbra tanto mobili che Marissa aveva imparato a leggere le sue emozioni dai loro movimenti.

    In quel momento lui le sorrideva in modo vagamente perplesso, l’espressione innocente come quella di un bambino. Non c’era traccia dei desideri segreti che, di tanto in tanto, Marissa temeva lui potesse nutrire nei suoi confronti; come qualcuno, Shandi compresa, aveva dichiarato.

    Chi avrebbe mai pensato che Marissa la dura sarebbe stata la prima a cedere?

    Lei si strinse nelle spalle. Si era trattato solo di un momento di debolezza, passato alla velocità di un proiettile, benché dentro di lei ribollisse ancora un calore allarmante nei confronti di Jamie.

    Ignoralo. Niente più errori, ricordi?

    «Tutto okay?» domandò lui, immaginando che quell’inconsueta incertezza fosse da imputare al tradimento di Paul Beckwith.

    «Certo» rispose lei, gettandosi la coda di cavallo sulle spalle. «Mi conosci, sai che Paul è già nel mio specchietto retrovisore.»

    «Sì, ma in questo caso sarai costretta a continuare a vederlo.» Jamie l’aveva messa in guardia nei confronti di una relazione tra colleghi. Aveva sempre ragione, ma il fatto che non la tormentasse mai con un Te l’avevo detto, era una delle caratteristiche del suo carattere che Marissa preferiva.

    Lei si augurava di imparare ad ascoltarlo, prima o poi; nel frattempo, comunque, era gradevole avere qualcuno che si preoccupava per lei.

    «Non temere» replicò, «abbiamo entrambi troppo da fare per dare in escandescenze allo studio.»

    «Se lo dici tu» ribatté Jamie, scettico, mentre la aiutava a portare i bagagli.

    «Jamie, mi basta un padre e l’ho lasciato a Little Havana.» La sollecitudine fraterna di Jamie era niente, paragonata alle inquietudini di Alberto Suarez, cubano americano vecchio stile, che non riusciva a capire perché la figlia maggiore non fosse già sposata e circondata da un numero crescente di figli. Marissa aveva ventotto anni, ma la sua famiglia la considerava già una vecchia zitella. «Quindi smettila di

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