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Affascinante e pericoloso
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E-book157 pagine2 ore

Affascinante e pericoloso

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Info su questo ebook

Darin Shakir ha appuntamento con l'FBI in un bar di Las Vegas, per incastrare un incallito delinquente. Per un equivoco Darin crede che la bella Fiona, cameriera del locale, sia il suo contatto con i Federali. La situazione si fa presto pericolosa. In tutti i sensi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830528963
Affascinante e pericoloso
Autore

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Affascinante e pericoloso - Kristi Gold

    Copertina. «Affascinante e pericoloso» di Gold Kristi

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Fit For A Sheikh

    Silhouette Desire

    © 2004 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-896-3

    Frontespizio. «Affascinante e pericoloso» di Gold Kristi

    1

    Agli occhi degli uomini era un tipo solitario molto pericoloso, che non si sarebbe fermato davanti a niente pur di far trionfare la giustizia. Da parte loro, le donne lo consideravano un amante affascinante, un principe tenebroso. Enigmatico. Invincibile.

    Con un passato nell’esercito, tentare il destino e sfidare la paura era diventato uno stile di vita per lo sceicco Darin ibn Shakir, un mezzo per sfuggire ai propri demoni. Ciononostante, la missione in cui stava per imbarcarsi aveva risuscitato fallimenti passati che avrebbe preferito dimenticare. Ma non poteva farlo, non quella volta. Non fino a quando non avesse visto lo spietato dottor Roman Birkenfeld - che aveva rubato neonati alle loro madri per venderli a coppie disposte ad adottarli senza fare troppe domande - punito per i suoi odiosi crimini.

    Preparandosi a partire per Las Vegas, Darin cominciò a riempire di indumenti la sua sacca da viaggio. Per un attimo si soffermò a esaminare la stanza dove era vissuto durante l’ultimo anno. Suo cugino, Hassim Rassad, detto Ben, lo aveva accolto in casa sua e lo aveva aiutato a entrare a far parte del Texas Cattleman’s Club, un gruppo di uomini che collaboravano alla cattura di pericolosi criminali. Darin non aveva legami in America, tranne Raf, il fratello maggiore, che abitava in Georgia, e Ben. Quanto al suo paese natale, Amythra, aveva giurato di non farvi mai più ritorno. In quel luogo aveva lasciato solo ricordi amari.

    «L’auto sarà qui tra poco.»

    Voltandosi verso la porta, Darin vide il cugino. A giudicare dal suo abbigliamento, jeans sbiaditi e vecchi stivali, nessuno avrebbe detto che anche lui era di nobili origini. Guardando l’unica sacca ancora aperta sul letto, Ben chiese: «Tutto qui il tuo bagaglio?».

    «Prevedo di star via soltanto pochi giorni.»

    «Dovresti mettere in valigia anche questa.»

    Darin diede un’occhiata al tessuto bianco bordato d’oro che Ben gli porgeva. «Non avrò bisogno di una keffiah dove vado.» Al momento, non gli servivano emblemi regali. Su Amythra regnava il fratello di Ben, Kalib, perciò Darin non figurava ai primi posti come successore al trono. E la cosa gli faceva piacere, perché non aveva mai aspirato a quel gravoso onere.

    Ben gli offrì di nuovo la keffiah. «Potresti servirtene per travestirti, se non per altri motivi.»

    Ritenendo inutile discutere, Darin accettò la keffiah e la infilò in una delle tasche esterne della sacca.

    «Ho saputo che Alexander Kent ti farà assistere dall’Agenzia» disse Ben.

    Ecco un’altra cosa che non piaceva a Darin, anche se provava molto rispetto per Alex Kent, ex agente dell’FBI e socio del TCC. «Preferirei lavorare da solo.»

    «Posso ricordarti che, quando sei entrato a far parte della nostra organizzazione, hai accettato di lavorare in squadra con altri?»

    Darin non aveva bisogno che glielo ricordassero, e non aveva avuto difficoltà ad accettare la linea di condotta del club. Ma quel caso era diverso. Era una questione personale. «Non mi ero reso conto che in questo incarico erano coinvolti altri settori dell’ordine pubblico.»

    «È necessario perché il traffico di adozioni illegali viola le leggi federali. È così che funziona in questo paese.»

    «Rispetterò la legge. E in pochi giorni farò finire Birkenfeld dietro le sbarre.»

    Ben sembrava scettico. «Sei convinto di riuscire a trovarlo così in fretta?»

    Darin infilò la pistola nella fondina che portava infilata a una spalla, quindi si mise la giacca sopra la T-shirt. «Birkenfeld non è così furbo come crede di essere, anche se è riuscito a fuggire.» Quel pensiero risvegliò la sua collera. Aveva partecipato alla cattura del dottore, ma quel criminale era di nuovo a piede libero per colpa dell’inesperienza di un poliziotto principiante.

    «Allora sei sicuro che sia ancora a Las Vegas?»

    «È là, stando a quanto dice il suo complice, l’avvocato Larry Sutter. Birkenfeld lo ha chiamato sul suo cellulare e ha fissato un appuntamento in qualche locale equivoco di Las Vegas. Devo incontrarmi con un contatto che finge di essere un barista.»

    «Anche quel Sutter si trova a Las Vegas?»

    «Sì, è in ospedale ed è protetto dalla polizia da quando ha deciso di collaborare in cambio di una riduzione della pena. A quanto pare, vi resterà per un po’ per rimettersi dalla randellata che gli ha dato Kent.»

    «Alexander Kent lo ha picchiato?» Ben era perplesso.

    «Stava proteggendo la sua innamorata da Sutter dopo che si erano infiltrati nel traffico di neonati. Non ci sono limiti a quello che un uomo è disposto a fare per la donna che ama.» Anche uccidere se era necessario, una cosa che Darin sapeva per esperienza personale.

    «Verissimo» concordò Ben. «Anch’io mi sono trovato in una situazione analoga.»

    Ben infilò le mani nelle tasche e osservò Darin mentre finiva di riempire la sacca.

    «Sei sicuro di essere la persona giusta per questa missione?» chiese dopo una breve pausa.

    «Mi sono offerto volontario. A differenza degli altri soci coinvolti in questa vicenda, non ho una moglie di cui preoccuparmi.» Nessuno che lo aspettasse. Nessuno che fosse in ansia per lui.

    «È ormai tempo che pensi a sistemarti, Darin, che ti trovi una donna con cui dividere la tua vita.»

    Darin chiuse la lampo della sacca con violenza. «Non ho nessun desiderio di sistemarmi. Dopo la morte della moglie di Raf, ho deciso che mio fratello e io siamo maledetti quando si tratta di donne.»

    Il sorriso di Ben era cinico. «Pensavo che fossi troppo razionale per credere alle maledizioni.»

    «Lo ero, prima...» Prima che il suo mondo andasse in frantumi.

    «Prima di perderla» concluse Ben per lui. «Sì, l’esito è stato tragico, ma siamo tutti felici e grati che tu abbia fermato Habib prima che facesse ancora più danni.»

    «Non intendo correre il rischio con un’altra donna. Non con il genere di vita che ho scelto di fare.»

    «Eppure, la maggior parte del tempo tu rischi la tua. Perché non rischiare di trovarti una moglie? Io l’ho fatto, e non ho rimpianti.»

    Darin doveva ammettere che Ben aveva trovato una donna molto speciale, una per la quale valeva la pena rischiare. Non poteva biasimare il cugino se si era innamorato di Jamie, una donna bella e piena di passione. Il loro amore era evidente in ogni occhiata che si scambiavano, così ricordando a Darin quello che aveva avuto un tempo, e che aveva perso. Era quello uno dei motivi per cui doveva lasciare la loro casa. L’altro motivo strillò: «Papà! Papà!», mentre faceva irruzione nella stanza e si aggrappava alle gambe di Ben.

    Ben sollevò sopra la testa la figlioletta di due anni e mezzo, Lena. «Oggi sei piena di energia, yáahil. Pensavo che stessi preparando xúbuz con tua madre e Alima.»

    Lena arricciò il naso. «Non mi piace il pane, voglio i biscotti.» Rivolse a Darin un sorriso luminoso, puntando un dito contro il suo mento. «Ora non gratti più, Darin?» chiese.

    Lui si passò una mano sul mento e ricambiò il suo sorriso. «Già, pulcino. Niente più barba.» Quella mattina aveva eliminato il pizzetto per rendersi meno riconoscibile. Si era anche tagliato i capelli e ora portava un cerchietto d’oro a ciascun orecchio.

    Completò il suo nuovo look calzandosi in testa un berretto da baseball, quindi prese la sacca e disse: «Sono pronto».

    «Dove vai, Darin?» volle sapere Lena.

    Lui le andò vicino e le passò la punta di un dito sulla guancia. «In un posto pieno di luci.»

    «Voglio venire con te.»

    Darin le prese una mano e ne baciò il palmo. «Non questa volta, pulcino.»

    Alla porta d’ingresso c’era ad attenderli Jamie. «Di nuovo in partenza, Darin?»

    «Per un po’.»

    Jamie si diede un colpetto sull’addome teso. «Spero che sarai di ritorno per la nascita di questo bambino. È uno spettacolo da non perdere quello di Ben nei panni del padre nervoso. Ho temuto che sarebbe svenuto quando Lena...»

    Ben la fece tacere con un bacio, quindi le mise un braccio intorno alle spalle. «Ero calmissimo quando è nata Lena.»

    «Se lo dici tu, tesoro.»

    Un affetto autentico legava padre, madre e figlia, ed era evidente dal modo in cui Lena posava il capo sulla spalla di Ben e Jamie circondava con un braccio la vita del marito.

    Sentendo il bisogno di scappare, Darin uscì sul portico e si rallegrò nel vedere la vettura che lo avrebbe portato all’aeroporto. Lo spettacolo di quella famigliola così unita era insopportabile, anche se non lo avrebbe mai confessato a nessuno.

    Gli si affollarono nella mente i ricordi di quello che avrebbe potuto essere se non fosse stato per un bastardo che aveva spento tre vite, quella del padre di Ben, della sua fidanzata e del loro bambino non ancora nato. Un uomo che assomigliava molto al dottor Roman Birkenfeld. Entrambi non avevano nessun riguardo per la vita umana e per il raro dono dell’amore.

    Darin giurò a se stesso di catturare Birkenfeld a qualunque costo, ma se voleva riuscirci non poteva permettere al proprio dolore di interferire.

    Il lunedì era una giornata tranquilla al Silver Ace Lounge. La noia più totale, un concetto familiare a Fiona Powers. Studentessa di giorno alla scuola alberghiera, barista di notte, il suo tran tran era rimasto identico da quando si era trasferita a Las Vegas dall’Idaho cinque anni prima. Ma nessuno aveva detto che la vita sarebbe stata una passeggiata per una ragazza di provincia con sogni grandiosi.

    Fiona passò uno straccio sul banco dove un ubriaco aveva rovesciato tutto il contenuto del suo bicchiere di whisky. Lei aveva cercato di dissuaderlo dal continuare a bere, ma l’altro barista, Benny Jack, aveva insistito a servirlo. Per fortuna, quello sgradevole cliente se ne era andato da circa un’ora.

    «Serata fiacca, eh, Fee-Fee?»

    Fiona si voltò e appoggiò i gomiti sul banco, preparandosi a redarguire Benny Jack per l’ennesima volta. «Ti ho già ripetuto mille volte che Fee-Fee è un nome adatto a un barboncino, e io ti assicuro che non sono una barboncina, anche se ho i capelli ricci. Ma, se lo fossi, proverei un piacere immenso a conficcarti i denti nel posteriore. Anzi, probabilmente prenderei di mira i tuoi preziosi attributi e darei loro una bella scrollata.»

    Benny sorrise, mettendo in mostra una bocca sdentata. «Non conoscevo questo tuo lato sadomaso, Rossa.»

    Rossa. Un altro soprannome che Fiona detestava. Era ovvio che quella sera Benny aveva intenzione suicide. «Non devi andare da qualche parte? Magari in una caverna dall’altra parte del continente?»

    «In effetti, ho un appuntamento.»

    Fantastico. Benny lo Sdentato aveva un appuntamento mentre lei era costretta a servire

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