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Uno sguardo dal passato (eLit): eLit
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E-book209 pagine2 ore

Uno sguardo dal passato (eLit): eLit

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Info su questo ebook

43 Light street 5

Un altro caso per la detective Jo O'Malley, un'indagine particolare che la spinge a investigare sull'azienda di elettronica del marito, Cameron Randolph. L'uomo che Jo ama potrebbe essere in pericolo. Ma non solo lui... Il buio della notte viene squarciato da uno sparo e Jo, quasi in fin di vita, capisce che ormai nulla è più lo stesso. All'improvviso sospetta di tutti, arrivando a diffidare persino di Cam. Troppi sono i segreti fra i due coniugi, divisi anche dalla presenza inspiegabile e irrazionale di un fantasma del passato che rifiuta di essere soltanto un ricordo...

ROMANZO INEDITO
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995600
Uno sguardo dal passato (eLit): eLit

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    Uno sguardo dal passato (eLit) - Rebecca York

    successivo.

    1

    Con un cappellino da baseball calcato sui riccioli rossi, Jo O'Malley si appostò dietro una cabina elettrica arrugginita e impugnò saldamente la macchina fotografica. Appena l'uomo che stava pedinando fosse uscito dalla porta del vecchio magazzino, lei sarebbe stata pronta. Aveva già mancato un paio di possibili scatti perché il sospetto si era girato troppo in fretta. Presto non ci sarebbe stata abbastanza luce da riprenderne il volto.

    I secondi passarono, e lei si spostò un poco, sentendo la ghiaia aguzza pungerle le ginocchia. Proprio quando pensava che la schiena le si sarebbe spezzata come un ramoscello secco se non avesse cambiato in fretta posizione, la porta si aprì lentamente, cigolando. Regolò adagio l'obiettivo, concentrandosi sul viso del soggetto. Era brutto. Come quello di un rettile. Se avesse aperto le labbra, sarebbe guizzata fuori una lingua biforcuta?

    Scattò sei fotografie in rapida successione mentre l'uomo scendeva la breve rampa di scale dalla piattaforma di carico.

    Nel momento in cui lui girò l'angolo, esitò incerta. Avrebbe voluto altre prove, ma sarebbe stato sciocco forzare la sorte. Al contrario, aspettò per accertarsi che il sospetto non tornasse improvvisamente indietro. Poi, si raddrizzò e si sgranchì le gambe prima di riguadagnare la Lexus grigio metallizzato.

    Adesso che non era più concentrata sull'uomo, si rendeva conto del proprio isolamento. Un vento gelido soffiava sul Patapsco River, e rabbrividì. Avventurarsi da sola nella zona dei magazzini non era stata la mossa più astuta del mondo, ma non c'era nessun altro di cui potesse fidarsi... men che meno del marito. Camminando rasente i fabbricati di mattoni rossi, continuò a guardarsi intorno. Tuttavia gli unici passi che sentiva erano i suoi. Il solo movimento era quello del vento, che sollevava le cartacce sparse ovunque.

    La sua automobile si era guastata proprio quella mattina, così Jo aveva preso in prestito la Lexus di Cameron. Era nascosta dietro una fila di cassonetti della spazzatura, dove sarebbe dovuta essere al sicuro.

    Nell'inquadrare la vettura, si sentì assalire dai rimorsi. Aveva raccontato al marito di lavorare a una indagine assicurativa. Il che non era propriamente una bugia, se si ampliava un tantino il concetto di assicurazione.

    Rovistando nella borsetta, tirò fuori lo speciale telecomando che disattivava l'allarme dell'automobile. Era un sistema che la Randolph Enterprises stava sperimentando, ma non sarebbe arrivato sul mercato finché il prezzo, per il momento esorbitante, non fosse stato reso più abbordabile.

    Quando Jo digitò una serie di codici, la lucina rossa della spia diventò verde. Dopo essersi sistemata al posto di guida e aver chiuso la portiera, tirò un sospiro di sollievo. Si tolse il cappellino. Era salva.

    Il cellulare dell'auto era dotato di un altro accessorio esclusivo della Randolph. Dal display a cristalli liquidi, Jo vedeva che qualcuno aveva cercato di raggiungerla. Il suo numero di casa lampeggiò sul piccolo schermo quando premette il tasto di richiamo. Non appena ebbe avviato il motore, attivò la selezione automatica.

    Cam rispose al primo squillo. «Jo?»

    Il suo tono ansioso la fece sentire più in colpa che mai, ma cercò di mantenere la voce neutra mentre estraeva il rullino dalla macchina fotografica. «Ciao.»

    «Accidenti, Jo. Sono le cinque passate. Stavo incominciando a preoccuparmi. Dove sei?»

    «Va tutto bene. Rientro adesso.» Mentre parlava, posò il rullino sul sedile del passeggero e fece per uscire da dietro i cassonetti.

    «Dove sei?» ripeté lui.

    «Mi dispiace. È un'informazione riservata.»

    «Riservata?»

    «Sì. Il cliente vuole che l'indagine resti confidenziale» replicò lei in tono piatto, felice che il marito non fosse ancora arrivato a installare uno dei suoi videotelefoni sull'auto.

    Il rombo di un motore la spinse a guardare a destra, e vide un camioncino schizzare davanti alla Lexus, ostruendo il passaggio. Trasalì mentre inchiodava.

    «Jo? Che succede?»

    «Un furgone mi ha appena tagliato la strada.» Avendo bisogno della massima concentrazione, lasciò cadere il cellulare sul sedile, strinse il volante e inserì la retromarcia. Era già troppo tardi. Un secondo camioncino si era piazzato alle sue spalle, bloccandole l'unica via di uscita.

    «Jo, per amor del cielo!» La voce di suo marito sembrava vicina e lontana al tempo stesso.

    «Aiuto! Cam, aiutami.»

    «Jo. Jo.»

    Come uno spirito maligno emerso dal nulla, un uomo si era materializzato accanto alla sua portiera. Un individuo corpulento con una pistola in mano.

    Vedendo che afferrava la maniglia, lei cercò di prendere la pistola. L'aveva appena estratta dalla borsetta quando sentì un'esplosione e avvertì un dolore lancinante al torace.

    Cam la stava ancora chiamando, e Jo cercò di dirgli qualcosa, ma una bolla di sangue le salì alle labbra. La portiera della macchina sarebbe dovuta essere chiusa. Lei si chiese vagamente come si fosse aperta. Poi, mani spicce la trascinarono fuori dall'auto e la lasciarono cadere sull'asfalto crepato.

    Jo batté le palpebre. Vedeva due volti indistinti, così lontani da lei che, se anche avesse teso un braccio, non li avrebbe mai raggiunti.

    «Idiota. L'hai uccisa.»

    «Ho dovuto. Aveva una pistola.»

    «Meglio tagliare la corda. Presto.»

    Le bruciava il petto. Da morire. Cercò di alzarsi, ma gambe e braccia non risposero.

    Oh, Cam. Non ti ho nemmeno detto che ti amavo quando sono uscita di casa stamane.

    Aveva freddo. Tutto stava svanendo, diventando nero. Persino il dolore era scomparso.

    Di colpo vide una tenue luce giallastra che brillava nel buio, invitandola ad avanzare. Si avvicinò adagio. Poi, incominciò a correre verso il chiarore, non con le gambe, bensì volando a mezz'aria. La luce emanava dall'inizio di un tunnel. Un tunnel di pace e sicurezza. E davanti c'era una figura che l'aspettava.

    Sembrava uno sparo! Cameron Randolph fu travolto dal panico mentre gridava nel ricevitore. «Jo! Di' qualcosa!»

    La moglie non rispose. Alzando il volume, lui cercò di captare ciò che stava succedendo. In sottofondo udì delle voci soffocate, un'imprecazione, il rombo di un motore. Poi, la linea fu tolta, e gli si fermò il cuore. Ricominciò a battere a velocità folle mentre passavano i secondi. Una serie di immagini terrificanti gli balenarono davanti agli occhi. Jo che veniva trascinata fuori dall'auto. Jo in qualche vicolo deserto che moriva dissanguata. A peggiorare la situazione, Cam non sapeva nemmeno dove diavolo si trovasse.

    Abbracciò con lo sguardo il laboratorio di casa, cercando qualcosa - qualsiasi cosa - con cui localizzare la moglie. Apparecchiature da dieci milioni di dollari che non valevano un fico secco se non erano in grado di aiutarlo a salvare Jo! Prese una tastiera di riserva e la sbatté contro la parete. Lo schianto gli restituì uno sprazzo di lucidità.

    Calma. Rifletti.

    Passandosi le dita tra i capelli scuri, chiuse gli occhi e si concentrò sui fatti di cui era a conoscenza. Jo stava guidando la sua Mustang d'epoca. No, non era vero. Quel dannato catorcio era finito di nuovo in officina, e lei aveva preso in prestito la sua Lexus. Quella col cellulare in via di sperimentazione. E aveva preso anche il nuovo segnalatore bidirezionale. Era la carta migliore. Sempre che Jo lo portasse con sé. E che si trovasse nel raggio d'azione.

    Fa' che funzioni, pensò Cam mentre si girava verso il computer. Con una serie di comandi, ordinò al dispositivo di emettere un segnale simile a quello delle scatole nere usate per localizzare le sciagure aeree.

    Lo schermo lampeggiò e lui aspettò trepidante che il rilevatore rispondesse. Tutto ciò che ottenne fu un messaggio che diceva: Ricerca in corso negativa. Per continuare inserire nuovi parametri. Gli sfuggì un'imprecazione. Jo era troppo lontana. Non restava che il portatile.

    Non si concesse di pensare ai secondi preziosi che passavano mentre si collegava con la rete dei cellulari. Non era autorizzato a curiosare nelle registrazioni dell'utenza, ma non avrebbe sprecato ore a richiedere i permessi giusti. Al contrario, approfittò di una falla nel sistema di sicurezza, che aveva scoperto mentre valutava il sistema della società dei telefoni, e andò direttamente all'elenco codificato delle chiamate recenti.

    Signore, aiutami, pregò. Il bagliore verde del monitor rifletteva il suo volto angosciato mentre attendeva che il programma vagliasse le migliaia di chiamate fatte ogni ora.

    Nella sua mente, scene dei suoi tre anni di matrimonio con Jo vorticavano come le immagini di un videoclip surreale. Il ricevimento nuziale, con la sposa che si sfilava le scarpe per ballare. La luna di miele, quando avevano fatto l'amore su quel tratto di spiaggia privata alle Bermuda. E ancora, Jo che nascondeva un gruppo di amici nel laboratorio per fargli una sorpresa il giorno del suo compleanno. Jo rannicchiata accanto a lui sul divano mentre guardavano insieme i vecchi film di Hitchcock che lei amava tanto. E poi, i suoi occhi che da verde chiaro diventavano azzurro cupo quando si buttava tra le sue braccia e sorrideva. Cam dovette ricacciare le lacrime mentre fissava lo schermo del computer.

    Quando il database inviò il segnale di Pronto, si avventò sulla tastiera e ricavò le coordinate della centralina che aveva raccolto la chiamata della moglie. Con un altro comando, sovrappose la postazione a una cartina di Baltimora e stampò il tutto.

    Baltimora sud. A che genere di caso stava lavorando Jo quella volta? Logico che non gli avesse detto dove si trovasse. Sapeva che lui si sarebbe preoccupato da morire. Cam staccò il tabulato, prese il rilevatore portatile e corse alla porta.

    Cinque minuti dopo percorreva la tangenziale a centottanta, zigzagando attraverso il traffico sulla sua vecchia Lotus e quasi augurandosi di incappare in un'autopattuglia. In quel modo, avrebbe avuto una scorta della polizia. Dal suo cellulare, chiamò Dan Cassidy al numero di casa. Viceprocuratore distrettuale e caro amico di Jo, Cassidy avrebbe potuto mobilitare le forze dell'ordine. Ma Dan era fuori, gli riferì la moglie Sabrina. Era andato in ufficio a sbrigare del lavoro. Cam lo raggiunse lì.

    «Dan, Jo è stata aggredita e, credo, derubata dell'auto. Ma ha con sé un segnalatore di posizione.»

    «Dov'è?»

    «Baltimora sud. Vicino a Locus Point. Forse le hanno sparato. Mi trovo a circa venti minuti dal luogo dell'aggressione.»

    «Manderemo alcune unità nella zona e avvertiremo il centro traumatologico» promise Dan. «Che tipo di veicolo dobbiamo cercare?»

    «Una Lexus grigio metallizzato, numero di targa RAND01. Non appena avrò la posizione esatta, ti richiamerò.» Dopo aver ringraziato Dan per l'aiuto, Cam riattaccò e continuò ad avanzare nel traffico del sabato sera. I suoi occhi andavano di continuo allo schermo del rilevatore e le sue orecchie erano pronte a captare il primo bip. Perché il dannato aggeggio non segnalava la posizione di Jo? In assenza di una rilevazione esatta, Cam avrebbe dovuto ispezionare strada dopo strada, vicolo dopo vicolo...

    Quando partì il segnale, fu come se una droga potente gli fosse entrata in circolo. La scansione successiva indicò che il segnalatore non si era mosso. Significava che Jo era ferma in un punto... a meno che il congegno non giacesse semplicemente per terra, da qualche parte.

    Cam prese l'uscita successiva e s'inoltrò in un labirinto di strade buie delimitate da edifici abbandonati o comunque mal tenuti.

    Girando un angolo, entrò infine in uno spiazzo deserto vicino al Patapsco River. L'unica illuminazione giungeva da un lampione solitario. Zero gente. Zero macchine. Solo magazzini fatiscenti. Rallentando, ritelefonò a Dan e comunicò la posizione. Sbirciò nel buio mentre regolava il rilevatore per una scansione più accurata. Era un po' come giocare ad acqua acqua, fuoco fuoco. Solo che quello non era un gioco. C'era in ballo la vita di Jo. Quando si girò verso il magazzino più vicino, il segnale diventò più debole. Si voltò freneticamente nella direzione opposta e il segnale tornò chiaro e forte. Tutto ciò che vedeva era una serie di cassonetti della spazzatura. Mormorando una preghiera, scese dall'auto e girò intorno ai cassonetti. Incespicò quasi in un corpo che giaceva sull'asfalto.

    «Jo!» La sua voce era appena un sussurro mentre s'inginocchiava accanto a lei. «Oh, santo cielo, Jo...» Lei non si mosse, non reagì al suo tocco. Col cuore in gola, Cam la girò supina. Per alcuni secondi, la sua mente si rifiutò di elaborare ciò che stava vedendo. Poi, tornò la lucidità e arrivò... l'orrore. La camicetta di Jo era intrisa di sangue. Con mani tremanti, Cam le cercò il polso alla base del collo. Per quanto tastasse, non riuscì ad avvertire alcun segno vitale. Sentendosi come se qualcuno gli avesse inferto una ferita mortale, la sollevò tra le proprie braccia. Con gli occhi lucidi di pianto, le premette il viso contro i soffici capelli rossi. Ti amo, Jo. Ti amerò sempre.

    «Sono al sicuro. Finalmente.»

    Le parole di stupore e sollievo riempirono la mente di Jo. Non raggiunsero le sue labbra, no. Lei non sentiva la bocca formulare le sillabe. Né sentiva l'aria entrare e uscire dai polmoni. Non era in grado di collegarsi col proprio corpo. Per un attimo, il panico minacciò di inghiottirla. Ma la paura evaporò prima di concretarsi.

    Non aveva bisogno del corpo. Non lì.

    Lì?

    Aprì gli occhi e si guardò intorno. Perlomeno, fu così che la sua mente percepì ciò che stava facendo. Ma non c'era niente da vedere oltre al soffice bagliore dorato che l'avviluppava. Si aprì a quella luce stupenda, accettando il senso di sicurezza, libertà e benessere che rifluiva su di lei come un raggio benefico.

    Non si accorse di aver dato voce ai propri pensieri. Né sapeva che qualcuno fosse in ascolto. Ma una risposta filtrò nella sua mente come se qualcuno molto vicino a lei avesse parlato.

    «Capisco.»

    Lei sollevò il capo e sorrise. Le parole non erano necessarie. Tuttavia, parlò di nuovo. «Sei venuto a prendermi.»

    «Non proprio.»

    «Allora, che cosa?»

    «Hai ancora da fare sulla Terra.»

    Lei si era staccata dalla Terra. «No.»

    «Voltati indietro.»

    Jo si girò suo malgrado. Le sembrava di aver coperto un'immensa distanza nel tempo e nello spazio. Scoprì con sorpresa di non essere lontana dal posto in cui si era trovato il suo corpo. O forse era uno scherzo della percezione a farle credere di essere sospesa a soli pochi metri dall'asfalto crepato e pieno di sangue.

    Restò scioccata quando si vide pallida e immobile. Ma non fu questo ad attrarre la sua attenzione. Cam era lì, chino su di

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