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Stuzzicante ricompensa: Harmony Destiny
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Stuzzicante ricompensa: Harmony Destiny
E-book190 pagine2 ore

Stuzzicante ricompensa: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Dopo alcune storie finite male, Zara Anders ha deciso di chiudere con gli uomini e di concentrarsi solo sulla sua carriera come agente immobiliare di lusso. Ma quando conosce un nuovo cliente, il milionario Daniel Lazenby, ricco, sexy e magnetico, il suo proposito rischia seriamente di vacillare.

Daniel è tutto ciò che Zara si era ripromessa di evitare. Lei sa che una storia con lui metterebbe a rischio il proprio cuore, ma è incapace di resistergli e cede a un'appassionata relazione fatta di notti bollenti e giornate memorabili.

Zara non ha mai mischiato lavoro e piacere, ma il bonus che la attende alla fine di questo incarico potrebbe rivelarsi indimenticabile!
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2020
ISBN9788830519039
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    Anteprima del libro

    Stuzzicante ricompensa - Rachael Stewart

    successivo.

    1

    Bastardi!

    Daniel si passò le dita tra i capelli mentre si metteva seduto sulla sponda del letto sporgendosi per guardare il cellulare e il flash di agenzia appena arrivato. Doveva aspettarselo, l'aveva previsto. E allora perché era così irritato?

    L'aveva fatto di proposito e la stampa ci aveva inzuppato il pane. L'articolo, in effetti, era più che pungente e critico. Rasentava l'offesa.

    E l'abituale senso di divertimento? L'eccitazione di essere all'altezza della propria, pessima reputazione, di sputare veleno sulla fama di sua madre?

    «Tesoro, di qualsiasi cosa si tratti, lascia perdere e torna a letto» mormorò seducente la voce femminile alle sue spalle mentre unghie delicate gli graffiavano la schiena invitanti. Ma lui non fu nemmeno tentato.

    «Dovresti andar via.» Si volse verso il corpo nudo della donna. Quante volte erano stati insieme? Tre, forse quattro volte.

    Era bellissima. Tutto in lei era perfetto come una modella del suo calibro doveva essere. Eppure gli era venuta a noia. La scintilla iniziale era morta. Succedeva sempre. Del resto lei non se la sarebbe presa. Stava molto attento a chi si portava a letto e la ragazza era consapevole di quanto sarebbe successo. Lui non smentiva mai la propria reputazione di playboy.

    «Che ore sono?» La giovane donna si girò sulla schiena abbassando il lenzuolo di seta bianco, i seni sodi, candidi, dai capezzoli turgidi bene in vista. Il suo sesso si agitò. Un piccolo interesse dopo tutto... ma non abbastanza.

    Erano quasi le otto. Doveva trovarsi dalla sorella entro un'ora e la stampa si stava già radunando. Prima se la filavano, meglio era.

    «È ora che te ne vada» rispose. «Mi faccio la doccia.»

    «Vengo con te.»

    Lui la fermò subito, per nulla preoccupato che una certa parte anatomica fosse di tutt'altro parere. «No.»

    Lei fece il broncio e si lasciò cadere di nuovo sul letto. «Guastafeste.»

    «Non dirmi che non hai un'agenda zeppa di impegni per oggi.»

    Lei alzò gli occhi al cielo e si sporse verso il comodino per prendere il proprio cellulare. La visione di quei glutei sodi e rotondi non era niente male...

    Doccia, Daniel, e subito! Si diresse verso il bagno. Più tardi avrebbe potuto trovare un giocattolo nuovo. Ne aveva di scelta, del resto. Ecco il problema.

    «Annie, tesoro» la sentì dire al telefono, «puoi trovarmi una via di fuga dallo Shard? Sembra che abbiamo provocato un po' di movimento e ci sono parecchi paparazzi.»

    A volte quando veniva a Londra sceglieva l'albergo ultra lusso situato nel grattacielo di cristallo ideato da Renzo Piano. La vista era magnifica e poi faceva notizia. Entrò nella cabina e aprì i rubinetti. Aveva appena finito di sciacquarsi i capelli quando una figura si materializzò attraverso il vetro.

    «Sicuro che non possa farti cambiare idea?»

    Oh, al diavolo! Dieci minuti di ritardo non saranno poi una tragedia...

    «Zara, Giuda il Verme è in linea. A quanto pare vuole un numero di telefono.»

    EJ, la sua assistente personale, si sporse dalla sedia facendo capolino nell'ufficio di Zara attraverso la porta aperta. I grandi occhiali dalla montatura nera non riuscivano a nascondere le sopracciglia corrucciate e l'azzurro intenso degli occhi. Era arrabbiata per quella telefonata quanto lei di riceverla.

    «Digli che ho un appuntamento e che lo chiamo più tardi.» Non era una bugia. In effetti doveva muoversi subito, se non voleva arrivare in ritardo. Aveva una giornata intera da passare con una nuova cliente, Julia Larsson, per mostrarle gli immobili a cui era interessata.

    «Okay» rispose EJ.

    Il nuovo ufficio non aveva una sistemazione definitiva. A parte la sua, le stanze ancora non erano finite ma l'appartamento era grande e si prestava a trasformarsi in un'agenzia immobiliare degna di clienti di un certo livello.

    D'altro canto cinque mesi prima Giuda il Verme non le aveva dato altra scelta che lasciare la compagnia dopo mesi in cui aveva cercato di lavorare con lui nonostante la rottura della loro relazione.

    «Scusa, Zara. Dice che è urgente.»

    EJ ricomparve spingendo avanti la sedia, una smorfia sul viso, il telefono in mano mentre con l'altra faceva un gesto per nulla elegante. Che cambiamento dai primi giorni in cui era stata assunta nella loro agenzia! Non c'era donna che non cadesse vittima del fascino di Charles Eddison. Lei compresa. Si era innamorata all'istante del suo aspetto elegante, della voce roca e del fisico scattante e compatto.

    Okay, okay, ci sei cascata come una pera cotta, ma ora sei più vecchia e più saggia.

    «Va bene, passamelo» mormorò sbuffando.

    Lo stomaco si contorse ma il sorriso che rivolse all'assistente fu deciso. Non voleva preoccuparla e certo non avrebbe permesso al bastardo di capire quanto ancora potesse ferirla.

    «Charles, che c'è?»

    «Zara, fai la brava bambina e mandami il numero di telefono di Tristan Black.»

    Il tono condiscendente le fece serrare i denti mentre la collera le montava dentro.

    Come hai potuto trovare sexy questo bifolco arrogante?

    «Sono molto occupata adesso» replicò gelida. «Vedrò di cercarlo e te lo mando.»

    «Dai, tesoro, è urgente e sai benissimo di avere il numero.» Le parve quasi di sentire una nota di panico come se lui temesse che stesse per chiudere la comunicazione. «I nostri computer sono in avaria e non ho il numero memorizzato nel cellulare.»

    «Forse perché era un mio cliente» non riuscì a trattenersi dal ribattere. Il bastardo si era rifiutato di lasciargliene qualcuno, interpretando alla lettera una clausola del contratto. Per fortuna era riuscita a crearsi da sola una nuova attività e soprattutto a portare con sé EJ.

    Non aveva importanza se era stata per colpa di quel verme se era stata costretta ad andarsene. Se era stata lei a lavorare ventiquattro ore al giorno per sette giorni su sette portando la compagnia al successo. Il successo era sempre lì, solo che ora ne traeva beneficio soltanto lui.

    «Verissimo» asserì Charles riprendendo il controllo. «Però, come ben sai, adesso è un mio cliente.»

    Zara strinse il pugno attorno all'apparecchio, quel tono era insopportabile. Prima si liberava di lui, meglio era. «Lo cerco e te lo mando, buona gior...»

    «Aspetta, c'è un'altra cosa.»

    Lei s'irrigidì all'istante. Conosceva sin troppo bene quell'intonazione compiaciuta. Significava che stava per uscire con qualche grossa notizia o confessione. Come quando aveva finalmente ammesso le sue frequenti attività sessuali.

    «Di che si tratta? Charles, datti una mossa, non ho l'intera giornata.»

    «Mi sposo.»

    L'aria le venne a mancare e fu come se il sangue le si trasformasse in ghiaccio nelle vene. Tutto poteva immaginare ma non quello.

    Charles Eddison era caduto nella rete. Erano stati insieme cinque anni. L'aveva amato con tutta se stessa ma non era stato abbastanza. E ora, dopo un anno dalla loro rottura, qualcuna era riuscita nell'impresa. Doveva essere davvero brava...

    Io non sono stata capace.

    «Tranquilla, liten syster» disse Daniel al cellulare mentre chiamava l'ascensore per salire dalla sorella. «Sono qui.»

    «Smettila con questa sorellina» sbottò lei, l'irritazione palpabile tanto che il suo inglese perfetto si scompose nella cadenza svedese. «O comincio a chiamarti Danny.»

    Lui rabbrividì. «Allora smettila di essere di cattivo umore.»

    Qualcuno arrivò alle sue spalle e un profumo di vaniglia misto a una fragranza esotica lo avvolse.

    «Di cattivo umore? Dovevi essere già qui da mezz'ora.»

    La voce della sorella si perse in lontananza mentre lui si girava e i suoi occhi si posavano su una donna, il cui profumo non era nulla in confronto all'aspetto. Era bellissima, anche se di una bellezza insolita. Non il suo tipo, forse, tuttavia, quanto ad attributi fisici, non le mancava nulla.

    Si era fermata davanti all'ascensore, in attesa, una scarpina bordeaux che batteva con impazienza il pavimento. Indossava un completo pantalone nero, aveva una cartella di pelle sotto il braccio. Niente di insolito, eppure...

    «Mi stai ascoltando, Dannee

    «Certo» rispose, chiudendo la comunicazione e rimettendo il telefono in tasca.

    Erano i capelli ad affascinarlo. Di un colore ramato, corti sino alle orecchie, la riga da una parte, pettinati tutti da un lato come se mossi da un colpo di vento. E poi il trucco, neutro a parte l'eyeliner e un rossetto color porpora sulle labbra piene.

    Il suo sguardo si concentrò su quelle e lei dovette percepirlo perché si volse. «Lo sa che fissare è da maleducati?»

    La voce roca, una lama sottile e irregolare che gli percorse la spina dorsale, potenziò a dismisura il suo fascino. Ne fu conquistato.

    La sconosciuta tornò a voltarsi verso le porte di acciaio, del tutto disinteressata. Avrebbe dovuto recepirlo come segnale, però da quando in qua lui si dichiarava vinto? Quella chiara mancanza d'interesse non fece che accrescere la sua curiosità.

    «Io maleducato?» sottolineò sollevando un sopracciglio. «Mi hanno accusato di essere arrogante, sconsiderato, persino rompipalle ma maleducato mai.»

    Gli angoli della bocca si arricciarono appena, ma lei continuò a guardare davanti a sé e in quel momento l'ascensore decise di arrivare.

    Le porte automatiche si aprirono e Daniel le fece cenno di precederlo. «Vede, non sono poi così maleducato.»

    Fu allora che lo guardò, gli occhi grigio argento che brillavano, le labbra carnose e rosse arcuate in un sorriso che lo inghiottì lasciandolo senza fiato.

    Accidenti se è sexy!

    «La ringrazio.»

    Gli ci volle un secondo per rendersi conto che aveva parlato e che la stava fissando di nuovo. Poi tornò in sé. «Prego... quale piano?»

    Premette quello della sorella e le lunghe ciglia nere si abbassarono per seguire il movimento. «Lo stesso.»

    Lui annuì e le si mise a fianco. L'ascensore cominciò a salire e un silenzio riempì pesante la cabina.

    Chissà se lo aveva riconosciuto? Chiunque che desse un'occhiata ai media sapeva chi era. Il super sexy multimilionario svedese che aveva superato la fama dei celebri genitori trasferendola nel mondo degli affari. Il playboy affascinante che adorava le donne belle, passionali e libere. In ogni senso.

    In sostanza ciò che c'era scritto sull'articolo di quella mattina che però alla fin fine lo aveva crocifisso.

    Per la miseria, forse l'aveva davvero riconosciuto e per questo lo trattava con distacco.

    Be', se era così, non era proprio il suo tipo. Per niente.

    Bugiardo. Okay, forse è il momento di rompere con la tradizione.

    Possibile debba salire proprio al mio stesso piano?

    Ne aveva abbastanza di uomini arroganti e impudenti e invece si ritrovava chiusa in un ascensore con un reo confesso. Non poteva negare che la sua onestà l'aveva divertita ma quel tipo era decisamente pericoloso.

    Non assomigliava per nulla a Charles. Non era curato e perfetto, con la barba appena fatta e i vestiti in ordine.

    Quell'uomo aveva la barba lunga e i capelli spettinati come se si fosse appena alzato dal letto. Un surfista baciato dal sole che aveva abbandonato di malavoglia l'oceano ed era piombato in città. I jeans e la felpa aderivano alla muscolatura notevole e sembravano essere stati infilati in gran fretta, tuttavia erano costosi e firmati. Per non parlare del modo in cui le aveva fatto accelerare le pulsazioni. Non aveva dubbi, era pericoloso a ogni livello.

    «Adesso che ha imparato tanto di me» incominciò con quell'accento seducente, «perché non mi permette di offrirle un drink?»

    Per poco lei non inghiottì la propria lingua. «Ho da fare, grazie.»

    «Non intendevo adesso» ribatté lui, gli occhi color ambra che scintillavano divertiti. «In un momento che possa andare bene a entrambi.»

    Mentalmente Zara alzò gli occhi al cielo. Era decisa a non cedere, però la tentazione era grande. Poteva sentirla crescere e prima se ne liberava, meglio era. Distolse lo sguardo, fissando con ostinazione il disegno elaborato che decorava la parte alta delle porte. «Non credo sia una buona idea.»

    «Le dispiace spiegarmi perché?»

    Perché non sono una stupida. «La conosco.»

    Il segnale di arrivo al piano coprì in parte il commento sorpreso. «Sul serio?»

    «Non lei direttamente, è ovvio» rispose. Quando le porte si aprirono, uscì sul corridoio e si diresse a sinistra sperando che lui andasse nella direzione opposta.

    Negativo.

    «Ovvio, infatti mi ricorderei se l'avessi già incontrata.»

    Lo stomaco le si contrasse. Meglio essere chiara, forse anche brutale. «Intendevo dire che conosco il suo tipo.»

    «Il mio tipo?»

    «Oh, sì... grande sotto le lenzuola...» Lo scrutò da capo a piedi. «Però a parte questo... be', lasciamo perdere, okay?»

    «Accidenti, impiccato, annegato e squartato!»

    Zara percepì la sua sorpresa, intuì il suo disagio e provò un senso di vittoria. Forse a quel punto l'avrebbe davvero lasciata in pace.

    «Non ha una bella opinione degli uomini.»

    Lei si permise una risata sarcastica e girò l'angolo verso la suite di Julia nell'albergo di lusso.

    «Quindi o è una lesbica che odia gli uomini... oppure è rimasta scottata di brutto. Quale dei due casi?»

    Lesbica...

    Questa volta rise di gusto ma senza allegria. Non era una novità che la gente prendesse un simile abbaglio. Da quando aveva scelto quel taglio di capelli, una delle tante reazioni alla rottura con Charles, uomini e donne cercavano di attirarla dalla loro parte. In ogni caso non avrebbe detto la verità a

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