L assistente dello sceicco: Harmony Jolly
Di Liz Fielding
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Romantic Getaways 4/4
Un viaggio può essere una fuga, o un cammino verso un destino d'amore.
Scoprite con noi la destinazione dei nostri protagonisti!
Per lo sceicco Bram Ansri l'unico modo per riconciliarsi con il padre è accettare il matrimonio che il genitore ha combinato per lui, a meno di... non sposarsi prima! E Bram sa anche con chi: Ruby Dance, la sua assistente arrivata dall'Inghilterra. Ruby sarebbe la principessa perfetta: in cambio di un matrimonio a tempo lo sceicco salderebbe tutti i debiti della sua famiglia, una proposta che nessuno rifiuterebbe.
Tra sentimenti crescenti, fraintendimenti e fughe i due scopriranno che quel matrimonio può essere molto diverso da come l'avevano pattuito.
Liz Fielding
Liz Fielding vive a Merlin's Fort, nel Galles, una terra leggendaria e disseminata di castelli. Sposata da quasi trent'anni con John, l'uomo che ha conosciuto quando lavorava in Africa, ha due figli e un gattone bianco e nero chiamato Rocky.
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Anteprima del libro
L assistente dello sceicco - Liz Fielding
successivo.
1
«Bram...»
Bram Ansari rispose al telefono senza alzare lo sguardo dal documento che stava leggendo. «Hamad. Stavo per chiamarti.»
«Hai ricevuto la richiesta di conferma per la tua partecipazione alla festa di compleanno di tuo padre?»
«È arrivata dieci minuti fa. Immagino di doverti ringraziare.»
«No. È stato lui a volerla. È malato, Bram. Questo è un compleanno importante. È necessario che tu venga a casa.» Suo fratello non sembrava particolarmente contento.
«Dubito che altri la pensino come te.»
«Il vecchio ha stretto un patto con la famiglia Khadri.»
«Un patto?» Bram si accigliò. «Che genere di patto?» L'ultima volta che lo aveva visto, Ahamed Khadri lo aveva minacciato fisicamente.
Mentre il fratello gli spiegava l'accordo sottoscritto dal padre per consentirgli di tornare a casa, a Bram sembrò che i colori si spegnessero di colpo. Il cielo, il mare e i fiori assunsero una tinta grigiastra.
«No...»
«Mi dispiace, Bram, ma bisognava che fossi preparato. Se Bibi non fosse riuscita a inviare un messaggio a sua sorella, ti avrebbero presentato le fait accompli.»
«Pensi che io possa accettarlo?»
«È il prezzo che la situazione richiede.»
«Non sarò io a pagarlo» Bram inspirò e cambiò discorso prima che il fratello potesse replicare. «Come va la tua famiglia con il nuovo arrivato?»
«In sh'Allah. Le mie preziose figlie sono in perfetta salute. Safia ti ringrazia per i regali e ti fa tanti auguri. Mi ha chiesto di dirti che prega sempre per te.»
Terminata la conversazione, Bram prese in mano l'invito, tremando di rabbia e di impotenza. Il desiderio che coltivava da tempo, di inginocchiarsi davanti al padre per chiedergli di perdonarlo, adesso cozzava contro un ostacolo che per superarlo ci sarebbe voluto un miracolo.
Il cellulare suonò, avvertendolo di una nuova telefonata in arrivo. Lesse il nome e non rispose. Il suo aiutante stava trascorrendo il fine settimana sulle Alpi insieme a degli amici e l'ultima cosa che desiderava era una gioiosa descrizione delle condizioni della neve.
Nella luce morente del giorno Qa'lat al Mina'a, svettante in cima a un promontorio, sembrava un miraggio.
In basso, oltre una duna di sabbia bianca, un dau scivolava sull'acqua, la vela rossa gonfia di vento, e Ruby ebbe l'impressione di essere stata appena trasportata in uno dei racconti di Le Mille e una Notte e di volare su un tappeto magico anziché in elicottero.
Poi apparve la fortezza. A prima vista sembrava un ammasso di rovine, vestigia di un glorioso passato, ma dietro un'esplosione di buganvillee cremisi, scorse un disco satellitare, un'antenna, pannelli solari e tutte le diavolerie della comunicazione moderna.
Ai piedi della fortezza si vedevano archi, giardini cintati, costruzioni di vario genere che arrivavano fino alla costa. In un porticciolo protetto da uno sperone roccioso, un motoscafo di acciaio grigio, stile militare, ultramoderno, dondolava all'ancora.
L'elicottero iniziò la sua discesa verso un eliporto ipertecnologico, ennesima dimostrazione che la costruzione non era una fortezza legata a un romantico passato, ma il quartier generale di un uomo che amava la modernità.
Quando toccarono terra, un individuo dai capelli grigi si avvicinò all'elicottero, curvandosi sotto le pale rotanti. Aprì il portello, la vide e gridò qualcosa al pilota che in risposta sollevò le spalle.
Intuendo che c'era un problema, Ruby slacciò la cintura di sicurezza e balzò a terra.
«As-salaam aleycun. Ismee, Ruby Dance» disse, alzando la voce per superare il rumore del motore. «Lo sceicco Ibrahim mi aspetta.»
Detto questo, si mise sotto il braccio la borsa che conteneva tutti i suoi strumenti di lavoro, ringraziò il pilota e si diresse verso la scala che portava nel cortile sottostante, lasciando che l'uomo la seguisse, trascinando il suo trolley.
Il vento che soffiava dall'oceano era fresco e umido, un sollievo dopo aver respirato per ore l'aria secca di un lussuoso jet privato.
Sotto il suo sguardo incantato stavano apparendo una serie di terrazze scavate nella roccia, cinte da mura antiche, coperte di pergolati. Dei rivoli d'acqua scendevano lungo le scanalature delle pareti e il profumo di mirto e di timo diventava sempre più intenso.
Che spettacolo magnifico e inaspettato, pensò.
Ansioso di tornare a casa, il pilota era già ripartito in direzione della capitale, Ras al Kawi, tagliandola fuori dal mondo.
«Madaam...»
L'uomo che la seguiva era agitato e lei comprese che il suo arrivo non era stato previsto. Ruby stava per rispondergli quando una voce profonda gridò qualcosa d'incomprensibile e prima che lei potesse muoversi, il possessore di quella voce apparve in fondo alla scala, togliendole il respiro.
Lo Sceicco Ibrahim al-Ansari non era più il principe ereditario del trono di Umm al Basr, l'acclamato sportivo la cui immagine appariva sulle copertine delle riviste più lette, il giovanotto spensierato che festeggiava i suoi trionfi nei locali alla moda.
Caduto in disgrazia, diseredato ed esiliato da quando la fotografia del suo arresto dopo che si era tuffato nudo in una fontana aveva fatto il giro del mondo, mostrava un'espressione dura. Gli zigomi erano più pronunciati e aveva una ferita che partiva da sotto l'occhio sinistro e arrivava al mento dove spariva sotto una corta barba scura.
L'insieme, leggermente disarmonico, faceva un effetto pericoloso, brutale, ipnotizzante. Lo sceicco non era mai stato un Adone, nonostante i tratti perfetti e gli occhi magnetici, ma non era più il bel giovanotto fotografato sulle riviste patinate insieme ai giovani milionari in carriera e ai grandi aristocratici europei.
Ruby voltava le spalle al sole. Lui si schermò gli occhi per ripararsi dal riverbero. «Che cosa diavolo...?»
Bocca inaridita e cervello vuoto, lei cercò di parlare ma non emise un suono. Stava fissando ammaliata una goccia d'acqua che dai capelli gli cadeva sul collo e scendeva adagio verso il petto.
Che sensazione avrebbe provato, allungando una mano per catturarla?
Non si era aspettata che lui indossasse l'abito lungo e fluttuante da principe del deserto, ma era la prima volta che un datore di lavoro le si presentava davanti con solo un asciugamano avvolto intorno ai fianchi, mostrando l'ampio torace segnato dalle cicatrici dovute al suo sport preferito.
«Lei chi è?» domandò l'uomo.
Non certo una sciocchina dalla testa vuota che guarda a bocca spalancata un individuo che è di pessimo umore dopo essersi fatto la barba, si disse lei, riscuotendosi.
«Non sono un jinn, sceicco» gli rispose, porgendogli la mano. «Sono stata mandata dalla Garland Agency al posto di Peter che si sta riprendendo dall'infortunio»
«Quale infortunio?» domandò lui, accigliandosi.
Ruby abbassò la mano. Questo spiegava la confusione creata dal suo arrivo. Il messaggio che riferiva l'incidente avuto dal suo aiutante non doveva essergli arrivato.
«Mi è stato detto che questa mattina il signor Hammond ha fatto una brutta caduta con lo snowboard e che lei gli aveva parlato.»
«L'hanno informata male» replicò lui. «In che condizioni è?»
«So solo che l'hanno portato all'ospedale in elicottero. Ora chiedo informazioni.»
Ruby tirò fuori il cellulare dalla borsa. «C'è il segnale qui?» Lui non rispose ma sul telefonino apparvero cinque barrette e lei ricordò le antenne che aveva visto, arrivando.
Compose il numero e, mentre aspettava, lui continuò a fissarla come se sapesse d'averla già vista, ma non riuscisse a stabilire dove.
«Ruby? È tutto a posto?» le domandò Amanda Garland, la fondatrice della Garland Agency che l'aveva spedita in tutta fretta a Qa'lat al Mina'a.
«Ecco, sì.»
«Dimmi» la sollecitò Amanda che non si lasciava ingannare.
Ruby deglutì. La mente le stava giocando brutti scherzi. Da quando la sua foto era apparsa su tutte le riviste più importanti erano passati anni, ma il torace scolpito di quell'uomo e la massa di capelli umidi le avevano riportato alla mente con prepotenza la scena nella fontana, deconcentrandola.
«Ruby!»
«Va tutto bene» rispose lei in fretta. «Il volo è stato perfetto, ma il mio arrivo qui ha sorpreso tutti. Sembra che lo sceicco Ibrahim non abbia ricevuto la notizia dell'incidente di Peter.»
«Che cosa?» Amanda rimase interdetta. «Mi dispiace tanto, cara. Che cosa posso fare? Vuoi che parli io con lo sceicco?»
«No. Volevo solo sapere come sta il signor Hammond.» Ricevute le notizie, Ruby chiese in quale ospedale fosse ricoverato. «Grazie. Ci sentiamo più tardi» concluse, chiudendo la comunicazione.
«Allora?» domandò lui, continuando a fissarla. Gli occhi brillanti, il naso imperioso e la bocca leggermente tirata da un lato, gli conferivano una sensualità crudele.
«Peter si è fratturato in due punti la gamba destra, ha un tendine del polso strappato e alcune costole incrinate. Lo hanno ingessato. Amanda mi manderà i dettagli via fax.»
«Chi è Amanda?»
Nessun ringraziamento per la fretta con cui era arrivata a sostituire Peter e per avergli illustrato la situazione. Ruby strinse le labbra ma mantenne un'espressione neutra.
«Amanda Garland» rispose. Di solito il nome era sufficiente, ma lo sceicco Ibrahim non lavorava a Londra e non mostrò alcun interesse. «La Garland fornisce personale con diverse specializzazioni, bambinaie e domestici a una clientela internazionale. Amanda è anche la madrina di Peter. Quando lui le ha mandato un SOS per avvertirla dell'incidente e dirle che doveva trovare un rimpiazzo, lei ha chiamato me. Ho qui una lettera di presentazione» concluse, estraendo una busta dalla borsetta.
«Una lettera di presentazione per una persona che non conosco?»
«Forse il signor Hammond ha pensato che si fidasse del suo giudizio.»
«Lei ragionerebbe bene, stando distesa in mezzo alla neve con una gamba rotta?» replicò lui.
«Dato che questo non succederà mai, non saprei dirlo.» Ruby ebbe voglia di urlare. Era stanca e un'accoglienza più garbata le avrebbe fatto piacere. «In ogni modo si è preoccupato immediatamente di non lasciarla senza assistenza.»
La risposta che ricevette fu un grugnito irritato.
«Suo cugino, Sua Altezza l'Emiro di Ras al Kawi può attestare la buona fede di Amanda» continuò lei, come se fosse abituata a citare i nomi dei potenti locali. «Sua Altezza la principessa Violet si è affidata a lei perché le trovasse una bambinaia.»
«Io non ho bisogno di una bambinaia.»
«Questa è una fortuna perché non ho mai cambiato un pannolino in vita mia» replicò Ruby con voce tesa. «La lettera della signorina Garland contiene i nomi delle persone per le quali ho lavorato. Nel caso volesse rassicurarsi riguardo le mie capacità.»
«Sono persone che conosco?» s'informò lui, inarcando un sopracciglio.
Non sapendo chi conoscesse o meno, Ruby decise che quella domanda era retorica e non rispose.
Davanti a quel silenzio, lui tese la mano per prendere la lettera e la lesse con espressione impassibile, poi si voltò verso un uomo che portava la valigia di Ruby, gli disse qualcosa