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Tra le braccia di un principe: Harmony Jolly
Tra le braccia di un principe: Harmony Jolly
Tra le braccia di un principe: Harmony Jolly
E-book150 pagine2 ore

Tra le braccia di un principe: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Estate a Villa Rosa 4/4
Quattro sorelle e una villa nel cuore del Mediterraneo.
Venite a scoprire la romantica Villa Rosa.

Una ballerina in fuga dalle delusioni, un principe appena incoronato e un indimenticabile e sensuale ballo sulla spiaggia di Villa Rosa, al tramonto. Sembra tutto perfetto. Ma quando le foto del Principe Nico del Catro e di Posy Marlowe vengono diffuse e diventano virali, c'è un solo modo in cui Nico può proteggere il suo regno e la donna che ha appena incontrato: sposarla.
Posy è a un bivio della sua vita, ma è davvero disposta a legarsi a un uomo che ha appena conosciuto? Le sorelle Marlowe sono pronte a ritrovarsi per l'occasione, tutto dipende dalla scelta della giovane danzatrice...
LinguaItaliano
Data di uscita18 ott 2018
ISBN9788858989432
Tra le braccia di un principe: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Tra le braccia di un principe - Jessica Gilmore

    successivo.

    1

    Nonostante le guance le bruciassero e rivoli di sudore le corressero lungo la schiena, Posy continuò a sorridere mentre il palco veniva inondato da mazzi di fiori che cadevano ai piedi della sua collega.

    Che cosa doveva provare Daria in quel momento?, si domandò, mentre la ballerina mandava baci al pubblico in delirio, sapendo che quell'interminabile ovazione era per lei? Come ci si sentiva a essere la prima ballerina del nuovo balletto, coreografato unicamente per lei e avere Londra ai suoi piedi?

    Doveva essere esaltante. La sensazione più bella del mondo.

    Lei e Daria erano entrate insieme nella scuola di danza classica ed erano andate avanti fianco a fianco per tutti quegli anni, ma adesso Daria era al centro del palcoscenico mentre lei era ancora nella fila del corpo di ballo.

    Tuttavia presto ci sarebbero state delle promozioni e forse lei sarebbe diventata una solista e più avanti prima ballerina. Era quella la meta a cui tendeva da sempre, ma continuare a sperare a ventiquattro anni d'età e a cinque dopo essere entrata nella Compagnia di ballo era difficile.

    Inutile dire a se stessa che centinaia di persone avrebbero dato qualunque cosa per far parte di quella prestigiosa compagnia e poter partecipare a tutti gli spettacoli messi in scena.

    Lei voleva di più.

    Posy rimase a lungo dietro le quinte, seduta in un angolo dell'immensa sala buia, mentre le sue colleghe commentavano con grande eccitazione la serata e si disponevano a recarsi nel locale di Covent Garden dove avrebbero occupato i tavoli che a quell'ora i turisti avevano lasciato liberi.

    Nello stato d'animo in cui si trovava, non se la sentiva di unirsi a loro.

    Aspettò che fossero andate via tutte ed entrò negli spogliatoi deserti. Sul lungo ripiano erano sparsi pettini, spazzole, cosmetici, fermagli, mentre i costumi erano appesi agli attaccapanni e le scarpette a punta ammucchiate in un angolo, in attesa che l'addetta al guardaroba le raccogliesse per pulirle e controllare se qualche costume avesse bisogno di essere rammendato, o smacchiato, prima della prossima rappresentazione.

    Lasciandosi cadere sulla sua poltroncina, Posy evitò di guardarsi nello specchio illuminato. Non voleva vedere i suoi occhi bistrati, le guance e le labbra pitturate, la massa dei capelli raccolti nello stretto chignon che portava ogni giorno da anni, le spalle e le braccia sottili ma muscolose, e il collo e le clavicole visibili.

    Il trucco le dava fastidio, le tirava la pelle, le spalle e le caviglie le facevano male e i piedi che danzando sulle punte e che dovevano muoversi come se volassero le procuravano un dolore sordo.

    Quella sera le facevano più male del solito.

    Le occorse qualche minuto per slegare i nastri intorno alle caviglie e far respirare la pelle contusa e arrossata e quando provò a flettere la caviglia, una fitta la fece trasalire. Aveva sempre pensato che valesse la pena soffrire un po', ma adesso...

    «Sembri triste, tesoro.»

    Posy sussultò. Credeva d'essere sola, invece una sua collega si era attardata e l'aveva raggiunta. Costringendosi a sorridere, si voltò verso la la compagna. «Ciao, Elise. Ho solo un po' di malinconia, come succede a tutte alla fine della stagione.»

    Le soliste migliori erano invitate a delle rappresentazioni in giro per l'Australia, e a fare delle lucrose apparizioni in diverse riunioni di artisti ma chi non godeva di una fama internazionale si trovava davanti a un futuro di mesi vuoti e tristi.

    Lei di solito insegnava danza nelle scuole estive e danzava ogni volta che la chiamavano, quindi era fortunata a guadagnare qualcosa anche in estate, ma senza le lezioni, le prove e le rappresentazioni si sentiva sperduta.

    La minuta ballerina francese si sedette con grazia vicino a lei. «Per quello che mi riguarda, io non vedo l'ora di fare una pausa. Credevo che anche tu la pensassi così. Abbiamo bisogno tutte di un periodo di riposo. E tu non devi andare a trovare i tuoi famigliari?»

    Posy si strinse nelle spalle. Avrebbe dovuto essere felice di poter andare a Villa Rosa, la casa che aveva ereditato dalla sua madrina Sofia, ma di recente vi si era rifugiata Miranda che poi si era sposata precipitosamente e l'idea di tornarvi non l'attirava.

    La grande villa un tempo stupenda, era quasi distrutta. Il giardino, nonostante gli sforzi di Immy, era ancora un disastro. Per rimetterla a posto ci sarebbe voluto un patrimonio che lei non aveva.

    «Penso che ci andrò una volta o l'altra, ma in questo momento c'è mia sorella e non so quanto ci rimarrà.»

    In realtà la prima a rifugiarsi nell'Isola dei Fiori era stata Miranda. Poi era toccato a Portia e a Imogen recarvisi per ritrovare se stesse. Non c'era una ragione al mondo per non soggiornarvi insieme a sua sorella, ma anni di danza classica l'avevano un po' estraniata dalla famiglia e in quel momento, delusa dalla mancata promozione, aveva voglia di stare da sola.

    A parte questo, le sorelle più vicine a lei di età erano gemelle e pur volendole bene, non avevano dedicato molta attenzione alla più piccola della nidiata.

    «Se io avessi una villa sul mare, mi precipiterei là e probabilmente non tornerei più indietro» affermò Elise, osservandola con attenzione. «A meno di non avere una ragione importante per rimanere qui.»

    Per evitare di guardarla, Posy si sciolse i capelli e cominciò a spazzolarli. «Non voglio restare lontana troppo a lungo. Qualche collega potrebbe ammalarsi e chiedere di essere sostituita. Succede durante i tour. Non vorrei perdere delle occasioni.»

    Elise rimase a lungo in silenzio e prima di rispondere raccolse le forcelline che Posy aveva buttato sul tavolo «Da quanto tempo noi due danziamo insieme? Tre anni?» domandò alla fine.

    Posy annuì.

    «In tutto questo tempo a nessuna di noi è stato chiesto un impegno extra, mentre le ballerine entrate da poco nel corpo di ballo sono state ingaggiate per dei duetti, degli assolo e per altre parti. Non ti chiedi perché?»

    Posy impallidì. «Il fatto che non siamo state ingaggiate non significa che non possiamo ottenere...»

    «Non sperarci» la contraddisse Elise. «E io non ho studiato danza solo per diventare una ballerina di fila.»

    «Che cosa vorresti fare?»

    «Me ne vado. Ho avuto delle offerte e ho deciso che entrerò in una compagnia che dà spettacoli un po' dappertutto.»

    «Che cosa?» gridò Posy, sbarrando gli occhi. «Lasceresti un corpo di ballo famoso per che cosa? Paesi diversi ogni giorno? Vacanze non pagate? Camerini sporchi e soffocanti? Perché questa scelta?»

    «Per ballare» rispose Elise. «Sarò una solista e se tutto andrà bene, diventerò la prima ballerina entro l'anno. Mi hanno promesso d'interpretare Chiara e Aurora in autunno e perfino Odette se farò un buon lavoro. Me lo merito. Qui ho dato tutto quello che dovevo. Come te. Perché non vieni con me? Gli organizzatori salterebbero di gioia ad avere una con la tua esperienza.»

    Posy scosse la testa. Era quel palcoscenico che voleva conquistare, non uno diverso ogni sera. «Non posso, ma ti auguro tutta la fortuna del mondo, se è questo ciò che vuoi.»

    «Vorrei che un Principe Azzurro mi rapisse, ma siccome questo non succede nella vita reale, voglio almeno ballare. C'è un mondo là fuori e tu puoi avere molte scelte. Tienilo a mente. Ma adesso è sabato sera e siamo libere di fare quello che vogliamo. Perché non andiamo a mangiare qualcosa? Vuoi che ti aspetti? Ho prenotato un tavolo da Luigi

    «Vai avanti. Devo cambiarmi e ho lasciato la giacca nella palestra. Ti raggiungo tra un momento.»

    «Sbrigati. Non bisogna stare soli quando si hanno dei pensieri cupi.»

    C'è un mondo là fuori.

    Le parole di Elise le echeggiarono nella mente. Sì, c'era un mondo oltre quello spogliatoio, le scale che portavano nella sala delle prove e il palcoscenico, pensò Posy mentre andava in palestra dove aveva dimenticato la giacca e dove passava quasi tutte le giornate, ma da quando aveva calzato le scarpette a punta, il mondo in cui voleva emergere era quello.

    Per esercitarsi in quella palestra aveva sacrificato una laurea, alcune amicizie, relazioni sentimentali, perfino i suoi famigliari pur di poter percorrere quei corridoi, fare le prove nelle palestre e apparire sul palcoscenico. Perché rinunciare al suo sogno se poteva ancora realizzarsi? Impossibile.

    Pensava che la zona in cui si ballava fosse buia e chiusa, ma con sua sorpresa le luci erano accese negli ampi corridoi laterali. Si fermò a guardare i divani allineati contro la parete su cui si riposavano le ballerine tra una lezione e l'altra. Dietro i divani, delle grandi finestre si aprivano sulle palestre con le pareti piene di specchi e di sbarre, capaci di contenere fino a quaranta danzatrici. Era là dove si era esercitata nove ore al giorno, sei giorni alla settimana per tutti quegli anni. Quella palestra rappresentava più la sua casa della cameretta che aveva affittato a poca distanza insieme a due colleghe.

    Prese la giacca che aveva abbandonato su un divano e mentre si voltava per andare via, vide due persone in un angolo della palestra e s'impietrì, riconoscendo Bruno, il maestro di danza e la formidabile direttrice della scuola, Dame Marietta Kirotsova, intenti a conversare.

    Il cuore le salì in gola. L'occasione che aspettava era lì, offerta su un piatto. Sarebbe potuta andare da loro e chiedere quali passi dovesse migliorare per poter ottenere un ruolo di rilievo, per finalmente distinguersi dalle compagne e finalmente occupare il posto giusto.

    In preda a una forte agitazione, inspirò a fondo. «Muoviti, Posy!» ordinò a se stessa, ma per una volta i piedi non le ubbidirono.

    Fu a quel punto che udì fare il suo nome a voce alta e ogni pensiero svanì.

    «Rosalind Marlowe? O la chiami Posy?»

    Era Bruno, con il suo spiccato accento italiano rimasto immutato dopo anni e anni di permanenza a Londra. Posy chiuse gli occhi e attese, trepidando.

    «Rosalind, o Posy non fa differenza. Credi che sia pronta per avere una parte principale?»

    «No.»

    Quella risposta immediata e decisa fu come un dardo infuocato che le penetrasse nel petto, mettendo fine ai suoi sogni e distruggendo il suo mondo.

    «Possiede una tecnica eccellente ed è preparata. Penso che sarebbe un'ottima insegnante. Ma non ha il fuoco dentro. Non ha la passione indispensabile. Non ho mai ravvisato in lei il personaggio principale di un balletto. Mi dà l'impressione di essere una donna che non ha mai amato, che non ha vissuto. È un peccato perché è una presenza importante per la scuola...»

    Posy non ascoltò più. Aveva ricevuto la risposta che aveva a lungo cercato.

    Non sarebbe mai stata una solista, non avrebbe mai visto gli spettatori scattare in piedi per applaudirla. Peggio ancora, non avrebbe

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