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Timida e perversa (eLit): eLit
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Timida e perversa (eLit): eLit
E-book193 pagine2 ore

Timida e perversa (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Million dollar secret 1
Cosa faresti se vincessi la lotteria?

Jane Kurtz, truccatrice e costumista senza troppe ambizioni, decide di sognare in grande. L'insperata cifra che le piove addosso la rende intraprendente, quasi sfacciata. Vuole divertirsi e osare come non ha mai fatto prima. Vuole regalarsi un weekend di follie a Las Vegas. E vuole il suo vicino di casa, l'avvocato Perry Brewer.

Chi poteva pensare che l'allettante biondina della porta accanto fosse in realtà una bomba sexy? Perry ha cercato di attirare l'attenzione di Jane per giorni, senza successo. Ora lei è partita per la città del peccato, decisa a sperimentare ogni tipo di trasgressione. Qualcuno dovrà pur tenerla d'occhio! Perry si offre volontario.
LinguaItaliano
Data di uscita28 set 2018
ISBN9788858990032
Timida e perversa (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Timida e perversa (eLit) - Stephanie Bond

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    She Did a Bad, Bad Thing

    Harlequin Blaze

    © 2007 Stephanie Bond, Inc.

    Traduzione di Elisabetta Elefante

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-003-2

    1

    «Mi raccomando... ehm, scusa, come hai detto che ti chiami?»

    Jane allontanò il pennello con il quale stava applicando un perfetto strato di fondotinta sugli zigomi di Casey Campbell, l’ospite d’onore della puntata di quella mattina di Detto tra noi, al suo debutto televisivo. «Jane.»

    «Giusto.» Casey arricciò il naso. «Dicevo, non voglio fare brutta figura. Qui ad Atlanta ho un sacco di parenti e amici e so che saranno tutti davanti ai teleschermi.»

    Ad ascoltare consigli su come realizzare un filmetto amatoriale a luci rosse, come quello di Casey e del suo attuale fidanzato, che stava avendo un gran successo su un frequentatissimo sito Internet.

    Jane annuì. «Stia tranquilla, signorina Campbell: sarà bellissima. Ma dovrò chiederle di restare un po’ più ferma, se non le dispiace.»

    La ragazza sbuffò e chiuse gli occhi.

    E Jane, pennello alla mano, poté tornare ad applicarle il fondotinta sul viso. L’incarnato non era privo di difetti, ma i tratti sembravano cesellati: specie gli zigomi, pronunciati e alti. Tuttavia, la dote più appariscente e ammirata della ragazza erano i seni - una quinta abbondante - che, si vociferava, avevano un loro fan club e un sito web dedicato.

    Quando ebbe finito con il fondotinta, Jane passò agli occhi: erano di un azzurro intenso, molto profondo, e andavano valorizzati applicando un paio di ciglia finte, ombretto chiaro ed eyeliner.

    Fu poi la volta delle guance, sulle quali diede una spennellata di terra bruciata. Infine, l’impresa più ardua: creare l’illusione di una bocca carnosa partendo da labbra sottilissime e scegliere una tonalità di rosso che facesse apparire più bianchi i denti ingialliti dalla troppa nicotina. Tutto questo mentre Casey cinguettava al telefono con il fidanzato che, a giudicare dalla piccante conversazione tra i due, quasi sicuramente si stava masturbando dall’altra parte del filo.

    «Ti racconto che cosa ho sognato stanotte, tesoro? E va bene, dai, comincia tu... Oh, non mi dire... Sì, mi sto già eccitando... Una di queste sere lo facciamo sul serio... non vedo l’ora...»

    Imbarazzata e frustrata a un tempo, Jane non poté non provare una punta di puerile invidia: che effetto le avrebbe fatto avere un uomo così pazzo di lei da chiamarla al telefono per farla eccitare?

    «Cinque minuti!» annunciò un produttore che fece capolino dalla porta.

    Casey annuì. «Devo scappare, tesoro. Mi raccomando: registra tutta la puntata. Ce la vediamo insieme stasera.» Dalla risatina che seguì non era difficile intuire che cosa avrebbero fatto insieme quei due, guardando la registrazione della puntata di quel popolare talk show in onda sulla rete televisiva locale, dove Casey era stata invitata espressamente per parlare della sua movimentata vita sessuale.

    Chiuse il cellulare, poi si sporse verso lo specchio contornato da lampadine per osservarsi da ogni angolazione. Sembrò accigliarsi.

    «Qualche problema?» domandò Jane.

    «No, anzi. Sembro uno schianto, non trova?»

    Jane sorrise, soddisfatta.

    «Grazie... abbia pazienza, non ricordo il suo nome.»

    «Jane.»

    «Giusto.» Casey si alzò e si strappò di dosso la mantellina di carta che le avevano messo intorno al collo per proteggere il miniabito di viscosa rosso scelto da Jane. Se lo lisciò sui fianchi, fece una doppia piroetta davanti allo specchio, si strizzò l’occhiolino e fissò lo sguardo su Jane, scrutandola da capo a piedi. «Mi tolga una curiosità. Lei che è così brava a far sembrare tutti più belli... potrebbe fare qualcosa anche per il suo look, no?»

    Il sorriso di Jane si sciolse come neve al sole mentre la ragazza usciva ancheggiando e tenendosi in bilico sui tacchi vertiginosi delle scarpe dell’identica tonalità di rosso del vestito. Pochi istanti più tardi, si udì uno stacchetto musicale e il pubblico in sala esplose in fischi e applausi, segno che la doppia porta scorrevole si era aperta e l’ospite del talk show aveva fatto la sua apparizione in sala.

    L’argomento della puntata avrebbe sicuramente scandalizzato la parte più puritana e conservatrice del pubblico televisivo, ma Eve Best raggirò l’ostacolo con arguzia: esordì dicendo che quella intervista era dedicata a tutte le donne che volevano aggiungere un po’ di pepe alla loro vita di coppia. Per come stava presentando la cosa, spiegare alla gente comune come realizzare un filmetto amatoriale a luci rosse era un po’ come rendere un pubblico servizio, a uso e consumo delle casalinghe.

    Jane scosse il capo e si concesse una risatina mentre osservava il televisore montato su un braccio metallico, sopra la sua testa. Aveva truccato sia la presentatrice sia l’ospite d’onore della puntata, perciò la sua giornata di lavoro poteva dirsi conclusa; ufficialmente però doveva restare fino alla fine della registrazione, nel caso in cui si rendesse necessario correre a incipriare qualche naso troppo lucido durante la pubblicità.

    Cominciò a ripulire tutti i pennelli e a chiudere flaconi e vasetti di creme che usava per detergere, idratare, esfoliare, depilare e tamponare, per non parlare della valigetta degli ombretti, quella delle innumerevoli sfumature di smalti, rossetti e mascara. Mentre le sue mani si muovevano automaticamente, svolgendo il lavoro che aveva eseguito ogni giorno negli ultimi tre anni, la sua mente tornò a pensare al commento fattole da Casey Campbell.

    Si guardò nello specchio che era la sua consueta postazione di lavoro e riconobbe, suo malgrado, che la frivola attricetta aveva dato voce a una domanda che forse si facevano tutti i colleghi.

    Possibile che un’estetista di professione non si rendesse conto del proprio aspetto e non facesse nulla per migliorarlo?

    In genere, Jane stava alla larga dagli specchi. Quando si lavava i denti, per esempio, non si soffermava mai ad analizzare la banalità dei propri lineamenti: l’azzurro insignificante degli occhi, le sopracciglia troppo fitte, il naso normale, la bocca regolare, la carnagione tutt’altro che spettacolare di un viso incorniciato da capelli di un castano chiaro come tanti e portati lunghi fino alle spalle.

    Jane non aveva ricevuto in dono dalla natura la straordinaria bellezza delle sue due amiche di infanzia, Eve Best e Liza Skinner. Se da ragazzina essere il brutto anatroccolo del gruppo l’aveva intristita, con il tempo si era rassegnata e aveva deciso che non le conveniva puntare sul suo aspetto: da allora aveva optato per un look casual, fatto di jeans più che di minigonne e di scarponcini stringati più che di décolleté a tacco alto.

    Si era sempre divertita, però, a dare una mano alle amiche quando dovevano mettersi in ghingheri in occasione di qualche serata speciale: aveva scoperto di avere una passione per i cosmetici, e un notevole talento nell’utilizzarli. Invariabilmente, riusciva a farle sembrare ancora più carine.

    Negli anni del liceo, le truccava ogni mattina nel bagno della scuola, prima di entrare in classe. Era stato allora che aveva scoperto di essere brava a camuffare i difetti e a valorizzare i punti forti... delle facce altrui. Le poche volte in cui aveva provato a fare qualche esperimento sul suo viso, le era sembrato di fissare nello specchio una specie di mostro che si sforzava di apparire bello come non era.

    Truccare e abbellire gli altri era diventata la sua seconda natura, e in certi casi il fatto di avere un viso insignificante aiutava i suoi clienti a rilassarsi: molte celebrità, aveva scoperto, erano piene di insicurezze riguardo al loro aspetto e avrebbero mal tollerato l’idea di affidarsi a un’estetista più bella di loro.

    E bella Jane non si reputava davvero. Ma, in fin dei conti, il suo aspetto esteriore non le aveva creato intralci nella carriera. Al contrario, Jane poteva tranquillamente dire di avere un lavoro che in molti avrebbero definito invidiabile.

    Il progetto iniziale di quel programma era partito da Eve, che aveva proposto a Jane e a Liza di aiutarla a realizzarlo.

    Le due amiche non avevano avuto esitazioni: si erano dette disposte a seguirla in quell’avventura, anche a costo di improvvisare una professione che nessuna delle due aveva mai svolto.

    Risultato? Incredibile ma vero, a distanza di due anni dalla prima puntata, il talk show vantava uno staff di oltre quaranta persone tra tecnici, produttori e personale di redazione. Jane era responsabile del trucco e della scelta dei costumi di scena. Un lavoro impegnativo, ma anche molto gratificante e per certi versi divertente: le permetteva, a volte, di venire a contatto con gente ricca e famosa. Era il suo unico modo di socializzare, tra l’altro, visto che non aveva una vita privata da un pezzo.

    Richiuso l’ultimo cofanetto, tornò a guardare il monitor e a compiacersi nel constatare che Eve e la sua ospite avevano un aspetto favoloso. E il merito era anche suo!

    «Tirando le somme, Casey» stava dicendo Eve con la solennità che avrebbe usato intervistando il candidato alle elezioni presidenziali, «cosa consiglieresti ai telespettatori che volessero realizzare in casa un filmato dei loro momenti di intimità?»

    Era proprio il genere di argomento stuzzicante che aveva contribuito a incrementare l’audience del programma in quegli ultimi tempi. Detto tra noi era stato recensito anche su una rivista a tiratura nazionale, che aveva descritto Eve come un personaggio televisivo brillante, sagace e, soprattutto, capace di bucare lo schermo. Correva voce che i dirigenti di un’altra grossa rete televisiva nazionale si stessero interessando a lei e pensassero di contattarla.

    Questa notizia aveva fatto schizzare alle stelle la temperatura negli studi di registrazione, com’era logico supporre. Tutti, ultimamente, erano sulle spine.

    Anche Jane, che si lasciò sfuggire di mano un vassoio di ombretti.

    Si chinò a raccoglierli, dandosi della maldestra. Tutta quella tensione che le attanagliava lo stomaco era più che altro dovuta all’incertezza del suo futuro. I dirigenti di quella rete televisiva avevano messo gli occhi su Eve, non su di lei: la gente che incontrava non ricordava nemmeno il suo nome!

    Tornò a guardare Eve che, sullo schermo, intervistava con ironica intelligenza l’ignara oca giuliva sedutale di fronte, e si chiese se in quel momento Liza stesse guardando il talk show... ovunque si trovasse.

    Liza Skinner, la più passionale e volubile delle tre amiche, era stata la prima produttrice e autrice dei testi del programma. L’anno prima, però, dopo alcune puntate che si erano rivelate un flop, aveva discusso animatamente con le amiche e aveva abbandonato la trasmissione, sparendo da un giorno all’altro. Da allora non si era più fatta viva con nessuna delle due.

    E mancava a entrambe, terribilmente.

    Jane pensava a lei ogni volta che raccoglievano i soldi che poi scommettevano alla Lot O’Bucks Lottery: una specie di rito iniziato da lei, Eve e Liza un giorno, per caso. Sei numeri in tutto, sempre gli stessi: ne avevano scelti due ciascuna.

    Da quando Liza era andata via, altri tre colleghi della redazione avevano chiesto di partecipare al gioco, dicendosi disposti a versare ogni settimana una piccola quota. Jane ed Eve avevano accettato e avevano continuato a giocare anche uno dei numeri di Liza, come gesto simbolico della loro immutata amicizia. Scherzando, erano solite dire che era come lasciare una candela accesa sul davanzale della finestra, nell’attesa di poter riabbracciare, un giorno, l’amica.

    Jane finì di riordinare il camerino proprio mentre la puntata si concludeva e il direttore di studio ringraziava lo staff, con il pollice sollevato.

    Spense il monitor, ma si trattenne ancora a fare un breve inventario delle tonalità di ombretto, di fondotinta e di rossetto. Prese nota dei colori che andavano riassortiti e usò il telefono per ordinarli immediatamente. Poi passò in rassegna gli abiti e gli indumenti appesi nell’ampio camerino attiguo e decise che bisognava fare una scappata in centro, per acquistare alcuni accessori.

    Aprì quindi tutta la posta arrivata, facendo una prima selezione tra i vari cataloghi di cosmetici che le venivano inviati da diversi produttori e grossisti. Quelli più interessanti finivano nella sua borsa: li avrebbe riguardati con più attenzione a casa.

    Uscendo finalmente dai camerini, incrociò Eve in corridoio. «Gran bella puntata!» esclamò.

    Eve sorrise. «Grazie. Ti confesso che all’inizio ero un po’ preoccupata: temevo che Casey mi mettesse in difficoltà con una delle sue uscite. Invece se l’è cavata bene. E il trucco e i costumi erano perfetti: merito tuo. Sei riuscita a farla sembrare... seria e credibile.»

    «Mi fa piacere che la pensi così.»

    «Domani però ti aspetta un’altra sfida.»

    «Perché, chi abbiamo domani?»

    «Bette Valentine. Che ci parlerà della sua teoria del Fanciullo Selvaggio che si nasconde in ognuno di noi e che va lasciato libero di esprimersi.»

    Jane fece una smorfia. «Come farò a convincerla a togliersi quegli orribili caftani che adora indossare in ogni occasione?»

    «Inventati qualcosa» tagliò corto Eve. «Piuttosto, che cosa fai di bello stasera? Hai un appuntamento rovente?»

    «Come no? Con il mio telecomando.» Quella sera, andava in onda l’ultimo episodio de I vizi segreti di Daylily Drive e Jane non se lo sarebbe perso per nulla al mondo: era curiosa di scoprire chi aveva ammazzato la bella del quartiere.

    Eve socchiuse gli occhi e sbuffò. «Ma quand’è che la pianti di vivere come una reclusa? Ci sono tanti bei maschioni sulla piazza: sceglitene uno e vacci a cena da qualche parte, no?

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