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Ora, per sempre e oltre
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E-book155 pagine1 ora

Ora, per sempre e oltre

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Info su questo ebook

Davide e Giulia si sposano pieni di speranza per un futuro insieme. Il loro amore è semplice, genuino, profondo. Ma non riescono a diventare genitori e dopo che il dottore conferma che per loro sarà impossibile concepire figli, qualcosa si rompe nel loro rapporto. Entrano in un vortice che li travolge: litigi, tradimenti, risentimenti, divorzio. Ma come la mantide guidata dall’istinto si riproduce pur sapendo di morire alla fine dell’accoppiamento, così uno di loro guidato dall’amore si sacrificherà per la salvezza dell’altro. Alla fine infatti si scoprirà che il vortice che ha spazzato via il loro matrimonio era stato creato da uno di loro in un gesto d’altruismo estremo.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita4 ago 2020
ISBN9788833666303
Ora, per sempre e oltre

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    Anteprima del libro

    Ora, per sempre e oltre - Demetrio Verbaro

    EPILOGO

    Demetrio Verbaro

    ORA, PER SEMPRE E OLTRE

    Pubblicato da © Pubme - Collana Human

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    CAPITOLO 1

    Era una grigia serata di dicembre, nevicava, i fiocchi scendevano in spessi turbinii, ammantando la città.

    Al terzo piano di un grande palazzo, dentro la stanza numero 13, viveva una persona triste.

    Quella sera però sentiva stranamente il cuore pieno di euforia. Si avvicinò al vetro della finestra, osservando il cielo scuro e la strada che era quasi scomparsa sotto una coltre bianca.

    Sembrava deserta, ma riuscì a distinguere due figure che camminavano in fretta.

    Procedevano vicini, scambiandosi baci sulla bocca quasi a ogni passo.

    La donna indossava un giaccone rosso e si riparava dalla neve reggendo in mano un ombrello che era già tutto coperto di bianco.

    L’uomo era alto, intorno al collo aveva una sciarpa di lana nera, i capelli ricci e la barba scura. Teneva in mano buste e pacchetti avvolti in carta colorata.

    Stavano tornando a casa dopo aver comprato i regali di natale.

    La neve che continuava a cadere fitta attutiva il suono delle loro voci, finché non girarono l’angolo e scomparvero dalla sua vista.

    Un lampo di commozione balenò nei suoi occhi: sono due sposini pensò con nostalgia.

    A fatica aprì la finestra e si sporse in avanti.

    L'aria gelida pungeva il suo volto e pizzicava i suoi polmoni, la sera era pervasa da un forte profumo di caminetti accesi che inebriavano la sua mente.

    Aprì la bocca e allungò la lingua, raccogliendo con essa piccoli fiocchi di neve, poi la rinfilò in bocca, assaporandone la dolcezza come se fosse l'acqua più pura del mondo.

    La neve non scendeva quasi mai dal cielo di Reggio Calabria.

    Si ricordò del primo giorno in cui la vide: fu all’uscita di scuola, aveva circa dieci anni.

    Chiuse gli occhi e percepì le voci gioiose di quei bambini, le corse spensierate, gli echi delle risate, i pupazzi con le penne a posto del naso, le battaglie con le palline ghiacciate, gli sguardi di meraviglia per quella magia bianca che scendeva dal cielo.

    All'improvviso si sentì felice come non gli capitava da tanto tempo.

    Nonostante il freddo, un benefico senso di calore invase il suo corpo, allungò la gamba e con un grande sforzo riuscì a sollevarsi fin sul davanzale.

    Stava per lanciarsi ma si distrasse dalla bellezza che aveva intorno: si alzò un gran vento che spazzò le nuvole e in cielo comparvero centinaia di stelle che brillarono con forza, illuminando tutto come fosse giorno e spegnendo la neve che smise di cadere.

    Alzò gli occhi per ammirare il freddo splendore della luna piena che si era ripresa la notte.

    Poi li riabbassò a osservare il manto inargentato di un gatto che avanzava nella neve, affondando le zampe a ogni passo, senza fare rumore.

    Amava i gatti e colse quella visione come un segno del destino, il suo volto si aprì in un grande sorriso.

    Adesso non aveva più dubbi: doveva lanciarsi. Ma proprio mentre stava per saltare, sentì delle urla e delle mani che tiravano con forza il suo pigiama. Perse l'equilibrio, ricadendo all'interno della stanza.

    Oh mio Dio, ma cosa aveva intenzione di fare?

    Volevo lanciarmi sulla neve

    L'infermiera scosse il capo e si abbandonò a un lungo sospiro: siamo al terzo piano, deve smetterla di comportarsi così poi il suo sguardo accigliato si addolcì: sta tremando dal freddo, adesso l'asciugo.

    Grazie Carmela, siete sempre così gentile con me.

    L'infermiera non era una bella donna, il suo aspetto era quasi sgradevole: era ossuta, pallida, aveva sempre l'aria stropicciata di chi aveva dormito poco, i suoi capelli neri erano spenti e i suoi occhi erano piccoli, ma aveva un animo generoso e ogni volta che sorrideva il suo sguardo si riempiva di dolcezza: mi piace prendermi cura delle persone che hanno bisogno, quello che faccio lo vedo più come una missione che come una professione. Adesso è meglio che si metta a letto.

    Non voglio dormire, voglio guardare fuori!

    Va bene, le lascerò le tendine aperte, ma bloccherò il vetro. Non voglio altri scherzi! disse la donna sistemando una poltrona vicino alla finestra: sedetevi qui.

    Poi prese una coperta di lana e l'adagiò sul suo corpo: buonanotte, faccia bei sogni sussurrò prima di uscire.

    Appena sentì la porta chiudersi, si alzò e si avvicinò alla finestra, raccolse tutte le forze e provò ad aprirla, ma ogni suo tentativo risultò vano.

    Senza più energie sprofondò nella poltrona, si avvinghiò alla coperta, tornò a guardare fuori e un moto di tristezza gli invase il cuore: i palazzi lanciavano ombre allungate e sinistre, il vento aveva cambiato ancora le cose, le stelle e la luna adesso se ne stavano nascoste dietro una cortina di nubi e aveva già ripreso a nevicare: miliardi di fiocchi bianchi che scendevano lentamente, ma incessantemente.

    Rimase ad ascoltare il suono della notte in cui erano cessati tutti i rumori, tranne la lieve musica della neve che calcava il cielo con leggerezza.

    Nel dormiveglia gli immacolati fiocchi si mostrarono ai suoi occhi come tanti angeli, le cui ali avrebbero danzato per ore, senza concedersi riposo.

    Quando ormai la notte volgeva al termine e l'alba di un nuovo giorno incombeva, finalmente chiuse gli occhi, con il desiderio nel cuore di prendere il volo insieme a quegli meravigliosi angeli bianchi, ma con la consapevolezza che non era ancora arrivato il momento.

    Quando si svegliò era ormai quasi pomeriggio.

    Il sole era già alto e brillava con impeto, il vento si era quietato, mentre il mare dello stretto rumoreggiava sullo sfondo.

    Si alzò dalla poltrona e premette il volto contro il vetro della finestra: la neve era quasi tutta sciolta, chiazze bianche cercavano di resistere qua e là, aggrappandosi ai rami degli alberi o ai balconi delle case, ma il sole intensificò la sua luce e ben presto l'unica traccia di quella magica notte innevata fu soltanto un bianco Etna che si stagliava in lontananza contro il cielo azzurro.

    Come cambiano in fretta le cose in natura pensò con amarezza: e alla stessa velocità cambia la vita degli esseri umani, solo qualche tempo fa ero una persona felice e adesso invece…

    Barcollò fino al letto, si lasciò cadere sopra e premette il pulsante rosso sopra il comodino.

    L'infermiera arrivò dopo pochi secondi, il suo sorriso era rassicurante e complice: Buongiorno, anzi, buon pomeriggio.

    Buon pomeriggio Carmela.

    Lo sa che ore sono?

    Aveva un’espressione calma e grave: No!

    Sono le due, ha saltato l'orario del pranzo, ma ho messo qualcosa da parte per lei.

    Non ho fame

    Carmela guardò quel viso grigio, i lineamenti induriti, gli zigomi affilati, pensò a quanta sofferenza ci fosse dietro quell'aspetto malandato, poi mandò un cauto sorriso: Ne abbiamo parlato molte volte. Deve mangiare.

    Voglio solo la puntura di morfina!

    Va bene, ma prima mangiamo un po' di pollo.

    Nel camice dell'infermiera c'era stampato il nome: FAMILY.

    Il FAMILY era una struttura nata nel 2000 grazie al supporto della Lega Italiana contro i tumori, che aveva donato all'allora ex ASL un terreno di 1000 metri quadrati, un grosso contributo economico e il progetto architettonico.

    È stato creato per accogliere persone affette da malattie terminali in fase avanzata non adeguatamente assistibili a casa, per le quali ogni terapia finalizzata alla guarigione della malattia di base non è possibile.

    I pazienti vengono sottoposti a cura palliativa, il cui scopo è di alleviare la sofferenza della persona malata, qualunque sia la sua età e la sua diagnosi, garantendo la miglior qualità di vita possibile fino al termine dei giorni.

    D'accordo! Ha vinto, scelgo il pollo.

    La donna portò un vassoio dove c’era un panino, una forchetta di plastica e un piatto con una coscia di pollo e qualche patata di contorno.

    Adesso posso avere la mia morfina? ribatté con tono soddisfatto dopo aver consumato tutto il pasto.

    L'infermiera prese una grande flacone di morfina, infilò l'ago e riempì la siringa, diede due colpetti alla punta e spinse il manico, facendo fuoriuscire gocce di liquido, si avvicinò al braccio e lo bucò con attenzione.

    Può fare un'ultima cosa per me?

    Certo rispose Carmela con voce carezzevole cosa devo fare?

    Nell'armadietto in alto a destra ci sono due scatole mormorò, e dopo una breve pausa aggiunse: le può prendere?

    La donna si prodigò, ma nonostante saltasse molto in alto non riusciva ad afferrarle, così spostò la poltrona, ci salì sopra e prese entrambe le scatole.

    Una di esse era chiusa con un chiavistello.

    Incuriosita, rimase a guardare mentre apriva la prima.

    C’era un biglietto del cinema per il film Titanic, un biglietto aereo per Praga, un biglietto d’entrata al Teatro Greco di Taormina e altri piccoli oggetti che non riusciva a distinguere.

    Aveva davanti a sé una persona eccitata e concentrata che continuava

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