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Sporche Bugie
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E-book315 pagine4 ore

Sporche Bugie

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Info su questo ebook

Il giorno in cui compii quindici anni, mi resi conto di amare James Blakney. Qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che mi aveva finalmente notata e che esistevo in un mondo che andava oltre l’essere la sorellina intoccabile e troppo giovane del suo migliore amico. Chiamatela intuizione femminile, anche se di certo a quindici anni avevo a malapena i requisiti per essere considerata donna.
Otto anni dopo mi chiese di sposarlo. Sapevo che non sarebbe stato un vero matrimonio, ma fu in quel preciso momento che compresi di essere sempre stata sua.
Capii anche che James mi stava nascondendo qualcosa, ma d’altronde tutti abbiamo dei segreti, sporche bugie con le quali ci celiamo agli altri.
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2020
ISBN9788855311632
Sporche Bugie
Autore

Raine Miller

Raine Miller is the New York Times bestselling author of the Blackstone Affair series: Naked, All In, and Eyes Wide Open. She lives in California with her husband and two sons.

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    Anteprima del libro

    Sporche Bugie - Raine Miller

    Capitolo 1

    James

    Tre mesi prima.

    Boston


    C’era una sola e unica ragione per cui oggi ero nello studio legale di mio padre. La donna che mi aveva partorito. Mia madre mi aveva chiesto di incontrarlo, quindi avevo acconsentito, anche se avrei preferito una nuotata nel fiume Charles. Che preferissi immergermi in un maledetto corso d’acqua inquinato piuttosto che vedere mio padre la diceva lunga.

    La verità? Volevo bene a mia madre, ma non potevo dire lo stesso di mio padre. Per quanto fosse difficile da ammettere, non ero il primo figlio a sentirsi così nei confronti di un genitore. Di esempi ne era piena la storia.

    Temevo quest’incontro perché sapevo che qualunque messaggio volesse darmi di persona, era qualcosa che non avrei voluto sentire. Nulla di quello che comunicava erano buone notizie, ma questo sembrava come cadere dritto in un’imboscata. Definire il nostro un rapporto teso era un modo educato per descriverlo. Continuavo a stare in guardia perché dovevo. Con un padre che presiedeva la Corte d’Appello del Primo Distretto la maggior parte delle persone avrebbe fatto lo stesso. Il fatto che esercitassi la professione forense nella sua stessa città rendeva necessaria un’apparente solidarietà familiare anche se non ce n’era alcuna. Avevo un sacco di valide ragioni per sentirmi così.

    Sebbene fossi stato in sua presenza alle cene di famiglia e in occasione delle feste, non ero più stato nel suo ufficio dal giorno in cui me ne ero andato cinque anni fa. La rabbia e il disgusto ribollivano sotto la superficie in cui li avevo relegati. Dopo l’incontro, avrei avuto bisogno di scaricarmi per rimettermi in sesto. Sapevo dove sarei andato quella sera, ed era ironico considerando dove mi trovavo ora.

    «È pronto a riceverti, James.» Nel sorriso di Patricia c’era un pizzico di solidarietà. Probabilmente conosceva il motivo della mia convocazione. Mio padre, il giudice, assumeva solo i migliori, e ogni avvocato con un minimo di cervello capiva che il buon andamento dell’ufficio era direttamente collegato alle abilità del proprio o della propria segretaria.

    «Grazie. Ah, prima che mi dimentichi, di’ a Chase di mettersi in contatto con Marguerite del mio ufficio se gli interessa fare un po’ di tirocinio.»

    Il figlio maggiore di Patricia era uno studente del primo anno di legge a Suffolk e, probabilmente, era un ragazzo sveglio se somigliava almeno un po’ alla madre.

    «Ah, è molto gentile da parte tua. Sono certa che Chase coglierà al volo l’occasione, James.»

    Sorrise con sincera gratitudine prima di accompagnarmi nel sancta sanctoum di mio padre.

    Quando entrai nella stanza, lui mi seguì con lo sguardo. Dovetti fare un cazzo di sforzo per controllare le emozioni e rimanere impassibile. Ero in territorio nemico fino alla fine dell’incontro. Pensai a mia madre e questo mi aiutò a restare calmo. Se non fosse stato per la sua richiesta, sarei già stato fuori da quella maledetta porta e di nuovo in strada, dove avrei potuto riprendere a respirare.

    «Siediti, figliolo.»

    Mi sistemai su una delle sue morbide poltrone di pelle e mi appoggiai allo schienale con un’espressione disinvolta. Una recita degna di un Academy Award perché, in realtà,a mi sembrava che mi stessero inculando su un letto di chiodi. Probabilmente, sarei uscito di qui con la stessa identica sensazione quando quest’incontro sarebbe finito.

    «Grazie per essere venuto. Mi rendo conto che tua madre abbia dovuto convincerti.»

    Sostenni lo sguardo e ignorai la frecciatina ben studiata. «Lei come sta?» chiesi spostando la conversazione.

    «Tua madre sta benissimo come al solito» rispose.

    Senza dubbio stava mentendo, ma avevo imparato da tempo che il rapporto tra i miei genitori non era una guerra che mi riguardava.

    «Ti ho chiesto un incontro privato per darti una notizia. Devi sapere cosa sta per succedere» iniziò.

    Non dissi nulla. Non c’era niente al mondo che avrebbe potuto spingermi a chiedergli delucidazioni. Non ero in grado di fingere fino a quel punto con mio padre. Tutte le mie energie erano convogliate a gestire la situazione e mantenere la calma. Sapevo che il mio silenzioso disinteresse lo irritava. E amavo che fosse così, cazzo.

    «La recente diagnosi di cancro ha messo fine alla carriera politica di Ted Robinson» sentenziò.

    «Sai cosa dicono del karma» replicai.

    Tutto quello che riuscivo a immaginare era la dea dalla bellezza oscura, ossia il karma, che piombava all’improvviso per riscuotere il suo debito, perché Ted Robinson apparteneva alla stessa razza di mio padre. Fatti della stessa identica pasta.

    «Inoltre, ora sarà Mrs Robinson a occuparsi di ogni suo bisogno, così troverà di certo in questo un po’ di consolazione» continuò non senza una certa soddisfazione.

    Puttana, prego.

    L’idea che la mia ex Leah facesse da infermiera a suo marito per riportarlo in salute era talmente oltraggiosa che persino io dovetti dire al mio monologo interiore che era una cazzata. Robinson sarebbe ricorso di sicuro a qualche cazzo di assistenza privata a domicilio, perché la sua adorabile moglie di sicuro non si sarebbe sporcata le mani a pulirgli il piscio e il vomito.

    «È ora di superare quanto accaduto tempo fa, James. È finita. Andiamo avanti» aggiunse come se mi leggesse nella mente.

    Superare quanto accaduto tempo fa?

    La mascella mi si contrasse involontariamente, probabilmente per quanto forte stessi digrignando i denti. Io ero andato avanti, come diceva lui. Cosa cazzo pensava fosse successo cinque anni fa quando avevo tagliato i ponti con questo studio per aprire il mio? La James R. Blakney & Associates Professional Corporation era un’attività del tutto nuova. Scrollai le spalle e scossi lentamente la testa.

    «Quindi, cosa? Ti candidi per una carica pubblica ora?» gli domandai.

    «Sono stato contattato dal partito, sì» confermò.

    Liberò le mani che teneva intrecciate e piazzò i palmi sulla scrivania.

    «Accetterò il loro invito a candidarmi. Ho tutte le intenzioni di rappresentare il Massachussets al Senato degli Stati Uniti il prossimo anno.»

    Certo che lo farai.

    Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. L’ego di mio padre era sicuramente predestinato a una carriera politica, prima o poi.

    «Congratulazioni» riuscii a dire a denti stretti.

    «Il Senato, però, è solo il primo passo nel progetto generale» precisò.

    «Progetto generale?»

    Detestavo quando parlava per enigmi come in quel momento. La compiaciuta arroganza della sua aggressività passiva irritava la mia pazienza già tirata al limite.

    «Sì. L’annuncio della campagna elettorale per il Senato è programmato per l’inizio di febbraio, quando tutti staranno tirando un sospiro di sollievo per essersi lasciati alle spalle la sconfitta della corsa alla presidenza. La useranno per trasformare parte degli aspetti negativi in positivi. Non è poi così terribile dover attendere due anni per avere un candidato da sostenere seriamente e da mandare alla Casa Bianca senza correre rischi.»

    Accidenti. Stava dicendo ciò che pensavo stesse dicendo?

    «Sei serio?»

    «Assolutamente» confermò.

    «Hai intenzione di candidarti come Presidente degli Stati Uniti.»

    Non la formulai come una domanda. Lo guardai sorpreso, sperando di svegliarmi da un sogno veramente orribile, incapace di accettare l’idea, aggrappandomi piuttosto alla speranza della negazione.

    «Ma non stai correndo un po’ troppo? La Casa Bianca è abbastanza lontana da un posto di giudice del Primo Circuito.»

    Rimase impassibile, riportandomi indietro a quando ero un bambino e si apprestava a punirmi per qualcosa che lui riteneva sbagliato. C’erano molti di quegli episodi nella mia infanzia a cui attingere. Un fremito di paura si insinuò nel mio cuore.

    «Vo-voglio dire, devi essere eletto al Senato prima di poter annunciare una tua candidatura a Presidente tra due anni.»

    Avrei voluto tagliarmi la lingua per aver balbettato mostrandomi debole di fronte a lui.

    «La corsa al Senato è già fatta. Tutto ciò di cui ho bisogno per farcela è l’appoggio della mia amata famiglia.»

    Sollevò l’angolo del labbro in chiaro segno di disgusto mentre pronunciava l’ultima parola. Cristo, doveva odiarci davvero tutti.

    «Come mai?» Non avrei avuto niente a che fare con la sua campagna. Col cazzo. Sollevai i palmi. «Questo non mi riguarda affatto, questa è la tua campagna non la mia» specificai.

    «Ah, ma in un certo senso lo è, figliolo. Dovrai fare la tua parte per contribuire a dare la giusta immagine all’elettorato. Sarà esaminato ogni aspetto della nostra vita. Qualsiasi predilezione...»

    Giunse la mani e concentrò gli occhi scuri su di me, arrivando finalmente al punto cruciale della questione.

    «Nemmeno io posso cambiare ciò che sono... papà. Pensi di potermi dare una ripulita per la tua preziosa campagna, ma non puoi. Il responsabile del mio cambiamento sei tu, in fondo» risposi.

    Forse era responsabile, o forse no. In verità il lato oscuro era sempre esistito in me, da quel che ricordavo, ma era inerte almeno fino a qualche tempo fa. Ora? Ne avevo bisogno per sopravvivere. Il controllo era indispensabile per me. Che mio padre fosse al corrente delle mie inclinazioni sessuali era il fardello peggiore da sopportare per quanto mi riguardava.

    Che mi piacesse legare le donne e sculacciarle mentre scopavo sarebbe stato il suo.

    «Non farne un dramma, la soluzione è semplice. Tua sorella è già sulla strada giusta, capisce il suo dovere nei confronti della famiglia. L’unica questione in sospeso sei tu.» Arricciò di nuovo il labbro. «Anche tu farai il tuo dovere nei confronti di questa famiglia, e lo farai in fretta.»

    Scossi la testa. Negandogli ciò che mi stava chiedendo. «Non ti darò ascolto.»

    «Tu mi darai ascolto. Non posso competere per la più alta carica del Paese con un figlio trentenne e scapolo che frequenta un sex club clandestino. Per quanto tu possa essere discreto, non immagini nemmeno i controlli a cui sarai sottoposto. Potrei riuscire in qualche modo a rendere immacolato il tuo passato, ma i miei poteri non sono illimitati. Una bella moglie e una famiglia sarebbero molto più convincenti di un insabbiamento, purtroppo Internet rende le cose complicate a tutti noi.»

    Non è questa la maledetta verità.

    «Sposarmi non fa per me. Insomma, guarda cosa è accaduto l’ultima volta che ho cercato di farlo. Potrei aggiungere che hai orchestrato quella catastrofe come un professionista.»

    «È una vecchia storia, James» disse con un gesto sprezzante della mano.

    Una vecchia storia, per lui forse.

    «Sapere che il mio stesso padre ha fatto sì che il mio quasi matrimonio si sgretolasse all’altare, di fronte a una chiesa gremita di invitati mi irrita ancora.»

    «È evidente che non era la moglie giusta per te, e indegna di questa famiglia. Puoi negare di stare meglio senza di lei adesso?»

    L’ultima parte mi bruciava da morire perché su quell’unico punto aveva ragione. Stavo meglio senza Leah, tuttavia era peggio sapere di essere stato preso in giro dalle persone che non avrebbero mai dovuto farlo. All’epoca, era stato un vantaggio che Leah mi lasciasse, certo.

    Un vantaggio per lui... e per Ted Robinson.

    A mio padre interessava solo di se stesso e non sarebbe cambiato fino al suo ultimo respiro su questa terra. La rabbia ebbe la meglio sul mio autocontrollo e saltai dalla sedia.

    «Perché ti senti autorizzato a impormi chi dovrei sposare e quando dovrei sposarmi?»

    Fece spallucce. «Perché posso, e perché mi preme vedere entrambi i miei figli felicemente sistemati con le loro famiglie. I valori familiari saranno la forza della mia campagna. Famiglia. Valori. Sono le parole chiave.»

    La sua frustrazione stava iniziando a farsi vedere. «Lo farai e presto» aggiunse.

    Felicemente sposato un cazzo. Non capiva nemmeno di che parlava.

    «E come mi suggerisci di procedere?»

    Emise un verso disgustato. «Devo davvero spiegartelo, figliolo?»

    «Dal momento che mi stai chiedendo tu di farlo? Sì, papà.»

    Tornò a sistemarsi sulla lussuosa sedia di pelle.

    «Sposa una ragazza di buona famiglia e mettila incinta. Presumo tu possa occuparti di questa parte…» Fece una pausa e la sua espressione divenne interessata. «Oppure mettila incinta prima, e poi sposala.»

    «Non farò nulla di tutto…» iniziai.

    «In effetti, una gravidanza non pianificata funzionerebbe anche meglio per avallare il nostro sostegno ai valori tradizionali, con un approccio del tutto moderno.»

    Si picchiettò le labbra con l’indice e per la prima volta da quando ero entrato nel suo ufficio sembrò sinceramente contento.

    «Sei impazzito? Non metterò incinta una ragazza per le tue maledette ambizioni politiche!»

    «Fa’ attenzione» mi ammonì. «Farai esattamente come ti ho ordinato. E ti sistemerai impegnandoti a costruire l’immagine della famiglia perfetta che mi è indispensabile per dare sostegno al retaggio che sto costruendo. Non è che ti stia chiedendo qualcosa che col tempo non faresti, James. Le persone crescono, si sposano e hanno dei figli. È l’unica ragione per cui esiste il matrimonio. Perché sei contro tutto questo?»

    Dovetti soffocare un brivido di repulsione. Era chiaro che considerava il matrimonio solo come mezzo di riproduzione, non certo collegato all’amore. Il pensiero di stare in piedi su un palco, obbligato a sostenere mio padre, era semplicemente troppo da sopportare.

    «Vaffanculo» mormorai sottovoce, odiando il fatto di non avere il coraggio di sputarglielo in faccia.

    «Non riuscirai a mandare a puttane il mio progetto, James.»

    «E se non trovassi nessuno?» chiesi.

    «Ti consiglio di farlo se vuoi essere interpellato nella scelta. Se non riesci a trovare una moglie adeguata da solo, allora te ne sarà trovata una. Una moglie adeguata, James. Non una puttana del club. Il patrimonio non è così importante quanto un integerrimo contesto familiare, per dimostrare che sappiamo relazionarci con la solida classe media…»

    «Ma prova ad ascoltarti» dissi disgustato. «Come diavolo fai…»

    «Sappi che posso farlo, e lo farò se ignorerai la mia volontà. Sono capace di tutto per soddisfare i miei interessi e non esiterò ad andare fino in fondo se mi deluderai.»

    «Quindi prenderai il controllo della mia vita per avvantaggiare la tua?»

    Non riuscivo a capacitarmi che stesse succedendo.

    «Ci stai pensando troppo e questa conversazione mi ha stancato. Mi aspetto un passo avanti nella questione entro il Ringraziamento. Tua madre non vede l’ora di avere i suoi figli a casa per quel giorno.»

    Già, e lei è l’unico motivo per cui verremo. «Mancano tre settimane.»

    «Porta la tua futura sposa così potremo conoscere questa figliola che sarà la madre dei miei futuri nipoti.»

    Il sorriso che fece sembrò un tantino folle. «Bambini che un giorno godranno dell’onore e del privilegio di far visita al nonno nello Studio Ovale.»

    Ti supplico, Dio, fa che non accada mai.

    Poi tornò a concentrarsi su uno qualsiasi dei documenti che aveva di fronte facendo come se non ci fossi. Per il momento mio padre aveva finito con me e, di fatto, ero congedato.

    Non ricordai di aver lasciato l’ufficio, ma quando sentii il calore del sole autunnale che filtrava tra le nubi, ebbi la certezza che, in qualche modo, ne sarei uscito.

    Cazzo, mio padre pensava davvero di poter controllare la mia vita in quel modo?

    Rimasi fermo nel bel mezzo del traffico pedonale che mi sfiorava andando in tutte le direzioni, e mi sentii... raggelare.

    Impietrito per la paura e la preoccupazione. Gelido come una tempesta invernale.

    Freddo come l’inverno.

    E pensai a Winter.

    Nel momento stesso in cui mio padre mi aveva esposto i suoi squallidi piani, c’era solo una persona a cui avevo pensato. L’unica ragazza che faceva per me, anche se a mio avviso era disonesto trascinarla in quello schifo che era la mia vita.

    Era sbagliato... ma sembrava allo stesso tempo giusto.

    Perché Winter Blackstone era Kriptonite per me. Ne ero certo. Commettere l’errore di assecondare la voglia di starle accanto sarebbe stata una strada senza ritorno. Tuttavia, con il proclama di mio padre a squarciarmi il cuore, avevo finalmente una ragione per provarci.

    Ma non potevo....

    Ero fottuto e ne ero consapevole. Mi conoscevo e sapevo quanto sarebbe stata dura resistere alla tentazione di conquistarla. Il fascino di Winter Blackstone era qualcosa che conoscevo bene. La sua bellezza semplice, l’animo buono e generoso, il modo delicato di ascoltare e sapere cosa era giusto dire in qualsiasi situazione, la rendevano alla mano e facile da amare.

    Amore?

    Ero innamorato di lei?

    Certo che lo ero. La conoscevo da quando era una mocciosa, ed era diventata un’amica preziosa e fidata. Ma, a dire il vero, Winter significava molto di più, e da tanto tempo. Possedeva tutte le doti che avrei voluto in una moglie. In termini di promozione della campagna politica di mio padre non avrebbe potuto essere più perfetta. Giovane ereditiera favorisce lavori socialmente utili a discapito dell’alta società. Le agenzie di stampa se la sarebbero divorata e l’avrebbero incoronata loro beniamina in un secondo. Sì, amavo Winter Blackstone, ma amare qualcuno ed esserne innamorato non era la stessa cosa. Non potevo affermare con certezza che quest’ultimo punto fosse vero. In realtà, non ero neanche sicuro di essere capace di innamorarmi.

    Ero comunque fottuto perché lei era off-limits.

    La realtà era che non sarei mai potuto stare con Winter come avrei voluto. Non avrei mai potuto averla. Non come avevo sempre sognato, quando le fantasie più intime prendevano il sopravvento nella mia mente contorta.

    Winter era troppo buona.

    Era troppo pura.

    Era semplicemente troppo innocente per tipi come me.

    Capitolo 2

    James

    Appena il numero undici si illuminò all’interno dell’ascensore il mio cuore accelerò. L’appartamento di Winter era all’undicesimo piano.

    Proprio sotto di me.

    Beh, non era un’immagine bellissima?

    Tentai di bloccare la fantasia di lei distesa sotto il mio corpo mentre mi prendevo tutto il tempo per scoparla fino a portare entrambi all’oblio.

    Avevo passato gli ultimi sei mesi a torturarmi, perché viveva a pochi metri da me.

    Caleb possedeva l’intero edificio ed era libero di affittare appartamenti a chi volesse. Quindi, quando Winter aveva deciso di andare a stare per conto suo, il fratello era stato entusiasta di renderlo possibile. Aveva senso che due fratelli stessero vicini quando avevano di recente perso il padre a causa di un cancro. Capivo perfettamente il ragionamento dietro al fatto che Winter vivesse qui. Solo che era un’agonia ogni volta che la immaginavo nuda nella doccia o mentre dormiva nel suo letto. Perché io non volevo soltanto immaginarla in quel modo. Volevo essere lì con lei. Nudo. Nel letto.

    Non sapevo come comportarmi quando ero con lei, quella era la verità. Winter era la donna che desideravo più di tutte e, di sicuro, prima o poi avrei detto o fatto qualcosa di stupido, mettendo entrambi a disagio. Ormai di fronte a lei mi comportavo come un adolescente arrapato. Mi eccitavo anche solo a vederla, anzi, a dirla tutta, il cazzo che mi diventava duro mi ricordava che potevo avere un’erezione anche soltanto pensando a lei. Figurarsi che cosa sarebbe successo se avessi anche solo provato a invitarla a cena. Qualche settimana fa ero quasi uscito allo scoperto, quando la nostra cena a quattro aveva finito per ridursi a noi due soli. Come avevo fatto a non baciarla rimarrà un mistero.

    Scoparla per sempre, quello era il mio sogno.

    Nonostante le direttive di mio padre, non potevo permettermi di considerare il nostro rapporto come qualcosa di diverso da una profonda amicizia. I suoi fratelli probabilmente avrebbero messo una taglia sulla mia testa se mi fossi fatto avanti con lei.

    Per motivi molto diversi.

    Caleb avrebbe dato di matto se avessi molestato la sua sorellina, e Lucas avrebbe saputo di preciso quali perversioni avrei voluto mettere in pratica con la sua sorellina. C’era un terzo fratello, ma Wyatt non era presente al punto da preoccuparmi.

    Ma Lucas Blackstone sapeva cosa ero.

    Lo sapeva, perché lo era anche lui.

    Quattro anni prima si era presentato al Lust come nuovo membro. Uscimmo entrambi allo scoperto e quello segnò la fine del nostro anonimato come fruitori di eros estremo. Lucas sapeva, ma suo fratello maggiore e mio migliore amico, Caleb, no. Nel club vigeva la regola ferrea di tenere la bocca chiusa sugli altri membri. E così, come ci si aspettava da noi, io e Lucas lasciavamo i nostri segreti al Lust proprio dove dovevano rimanere. Eppure avrei scommesso che lui avrebbe avuto grossi problemi con me se avessi toccato sua sorella minore. Le sorelle erano nella zona off-limits.

    Anch’io avevo una sorella minore e capivo perfettamente. Victoria era di nove anni più giovane e si sarebbe sposata l’anno prossimo. I miei erano entusiasti di lei e del suo fidanzato, Clay, e se mio padre fosse stata una persona normale, l’insistenza per concepire nipoti non avrebbe riguardato me nel modo più assoluto. E invece no, non poteva esserci normalità dove lui era implicato. Doveva mettere gli occhi su quella cazzo di Casa Bianca.

    Buon Dio, ti prego, fa’ che io sia addormentato e nel mezzo di un incubo.

    Entrando nel mio appartamento al dodicesimo piano, mi diressi all’armadio per spogliarmi. Per quella sera avevo in programma due tipi di allenamento. Prima, la palestra di casa avrebbe avuto la mia attenzione mentre sfogavo un po’ di stress fisico fino a quando il mio corpo non ne avrebbe avuto abbastanza.

    Poi, sarei andato al Lust per un allenamento serale di diversa natura. Avrei soddisfatto l’oscurità del mio spirito, avrei sfamato la mia anima. Era l’unico modo per esorcizzare i demoni riguardanti Winter.

    L’unico modo.

    Nonostante il duro allenamento, due ore dopo il mio cazzo era ancora duro. L’acqua calda e il sapone che scorrevano lungo il mio corpo lavarono via il sudore abbastanza facilmente. Avrei voluto fosse altrettanto facile lavare via i pensieri indecenti su Winter, ma dopo le pretese di mio padre, attaccate al mio collo come un’àncora, era quasi impossibile. Chiusi gli occhi, ma tutto ciò che riuscivo a vedere era il suo bellissimo viso e quel suo sorrido dolce e perfetto. Il modo in cui mi guardava era terribilmente sexy.

    E non lo meritavo affatto.

    In più di un’occasione mi ero chiesto se provasse qualcosa di simile per me, ma davvero non ero mai riuscito a capirlo. Mi sarebbe piaciuto sapere, ma non potevo correre il rischio di scoprirlo. Sarebbe stato crudele, per entrambi.

    Perché conoscevo parte di ciò che le era accaduto l’anno scorso. Ne ero informato solo perché Caleb mi aveva

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