Il destino dei Caffarelli
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Melanie Milburne
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Anteprima del libro
Il destino dei Caffarelli - Melanie Milburne
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Never Gamble with a Caffarelli
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2013 Melanie Milburne
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-648-8
Frontespizio. «Il destino dei Caffarelli» di Milburne Melanie1
«Cosa significa che l’hai persa?» Angelique fissò con orrore il padre.
Henri Marchand cercò di minimizzare, ma il suo pomo d’Adamo si alzava e abbassava come se avesse ingoiato qualcosa di sgradevole. In fondo, perdere a poker a Las Vegas la dimora avita di sua madre nelle Highlands scozzesi doveva essere un boccone decisamente amaro.
«Stava andando tutto bene finché Remy Caffarelli non mi ha indotto a credere che aveva delle brutte carte. Giocavamo da ore e aveva perso tutte le mani. Ero convinto che lo avrei ripulito definitivamente e invece mi ha battuto.»
Angelique si sentì ribollire il sangue nelle vene. «Dimmi che non hai ceduto Tarrantloch a Remy Caffarelli.» Era il suo peggiore nemico e avrebbe fatto qualunque cosa pur di evitarlo.
«La riprenderò. Lo sfiderò a un’altra partita. Lui non saprà resistere e...»
«Così perderai tutto?» ribatté Angelique lanciandogli un’occhiata esasperata, stando attenta però a non irritarlo. «Non riesci a capire che ti ha incastrato? Erano anni che ti teneva d’occhio e tu hai peggiorato irrimediabilmente la situazione sabotandogli quell’affare in Spagna. Come hai potuto lasciarti ingannare così?» sbottò.
«Questa volta sarò più furbo, vedrai. Lui pensa di essere intelligente, ma io lo colpirò dove gli fa davvero male.»
Angelique si voltò con lo stomaco contratto per il dolore. Come diavolo aveva fatto a perdere la casa di sua madre? Oltretutto con Remy Caffarelli! Senza contare che Tarrantloch non era nemmeno di proprietà del padre. In teoria era custodita in un trust a suo favore e ne sarebbe entrata in possesso non appena avesse compiuto venticinque anni.
Mancava meno di un anno ormai a quella data.
Tarrantloch era il suo santuario, il suo rifugio, l’unico posto dove poteva essere se stessa senza centinaia di macchine fotografiche che le sparavano flash in faccia.
E invece adesso era stata persa al gioco e si trovava nelle mani del suo nemico mortale.
Già si immaginava la sua espressione radiosa, il sorriso compiaciuto su quella bocca sensuale e gli occhi scuri che brillavano trionfanti. Si sarebbe pavoneggiato per tutta Europa sbandierando di avere avuto finalmente la meglio su Henri Marchand.
La rivalità tra suo padre e i Caffarelli risaliva a un decennio prima. Il genitore era amico e socio d’affari di Vittorio, il nonno di Remy, ma qualcosa aveva rovinato il loro rapporto e Henri, all’ultimo minuto, si era tirato indietro da un grosso investimento tanto che l’impero economico dei Caffarelli aveva subito un fortissimo contraccolpo. Da allora i due uomini non si erano più parlati.
Angelique si era aspettata che fosse proprio Remy a cercare vendetta e non uno dei suoi fratelli.
Dei tre Caffarelli lui era quello che aveva avuto più a che fare con il nonno, anche se non erano legati da nessun tipo di rapporto affettivo. Sospettava che fosse alla ricerca della sua approvazione e del suo rispetto, cosa che nessuno dei fratelli maggiori era stato in grado di ottenere malgrado avessero accumulato la loro fortuna indipendentemente dal patrimonio di famiglia.
Tuttavia lei si era scontrata con Remy ancora prima della rottura tra il padre e Vittorio. Lo considerava un ragazzo viziato e spericolato e gli otto anni di differenza tra loro non avevano aiutato, benché fosse la prima ad ammettere di non essere una persona facile, specialmente dopo la morte di sua madre.
Tornò a guardare il padre che stava digerendo l’amaro sapore della sconfitta aiutandosi con un bicchiere di brandy.
«La mamma probabilmente si starà rigirando nella tomba insieme ai suoi genitori e ai suoi nonni. Come hai potuto essere così... stupido?»
Gli occhi di Henri si indurirono.
«Stai attenta a quello che dici, ragazza. Non ti permetto di usare quel tono con me.»
Lei raddrizzò le spalle e irrigidì la schiena. «Cosa hai intenzione di fare? Aggredirmi come facevi con la mamma costringendomi ad andarmene via?»
Il silenzio tra loro era pesante e minaccioso. Angelique sapeva che era pericoloso turbare il genitore.
Aveva trascorso l’infanzia a camminare in punta di piedi per non suscitare la sua ira. Aveva un temperamento violento e aveva visto il modo in cui era riuscito a erodere l’autostima della moglie trasformandola nell’ombra di se stessa.
Certo, non aveva mai alzato una mano su di loro, tuttavia la minaccia aleggiava lo stesso nell’aria ammorbando l’atmosfera.
Da piccola aveva cercato inutilmente di compiacerlo, ma niente di quello che faceva era mai abbastanza per i suoi standard esigenti.
Alla fine aveva deciso di fare l’opposto e, a partire dall’età di diciassette anni, si era deliberatamente impegnata a metterlo in imbarazzo.
Per raggiungere lo scopo aveva intrapreso la carriera di modella di costumi da bagno, consapevole di quanto lo irritasse vedere il corpo della figlia sui giornali e i cataloghi di tutta Europa e non solo.
Non contenta, aveva anche alimentato una serie di scandali infischiandosene di cementare ulteriormente la sua reputazione di ragazza ricca e viziata che amava soltanto le feste.
«Se non stai attenta ti diseredo» la minacciò il padre tra i denti. «Lascerò tutti i miei soldi e i miei beni al canile.»
Peccato che la fortuna che minacciava di dare ad altri fosse appartenuta a sua madre e lei avrebbe fatto di tutto per riavere ciò che le spettava di diritto.
A partire da subito.
Il deserto del Dharbiri era uno dei posti favoriti di Remy. Talib Firas Muhtadi, suo compagno di università, era il principe ereditario di quella antica regione. Le dune di sabbia che si estendevano all’infinito, il silenzio, i colori vibranti del tramonto e la sensazione di isolamento, insieme alle usanze feudali, erano un cambiamento totale rispetto alla sua esistenza proiettata nel Ventunesimo secolo.
Niente alcol, niente gioco d’azzardo o donne non accompagnate.
Remy amava la sua vita, tuttavia ogni tanto sentiva il bisogno impellente di staccare la spina e ricaricare le batterie.
Il caldo secco contrastava con il freddo autunnale che aveva lasciato in Italia, dove aveva trascorso un paio di giorni con il nonno.
Vittorio, indipendentemente dalla stagione, era una persona difficile e a volte violenta, però a lui piaceva il senso di potere che sperimentava ogni volta che arrivava all’improvviso, sapendo di mandarlo su tutte le furie. Si fermava qualche giorno e poi spariva senza salutarlo.
Malgrado amasse l’Italia, non riusciva a decidere dove si sentisse veramente a casa. Il suo retaggio italo-francese e le scuole frequentate in Inghilterra lo avevano reso un cittadino del mondo.
Fino a quel momento aveva più o meno vissuto con la valigia in mano nelle suite degli hotel. Non sapeva mai di preciso dove si sarebbe trovato la settimana successiva.
Amava spostarsi per il mondo, fare affari e vincere l’invincibile... come aveva fatto a Las Vegas con Henri Marchand. Era stato un colpo di genio da parte sua ed era orgoglioso di se stesso. Lo aveva colpito dove faceva più male, vincendo il suo castello scozzese.
Per quel motivo se ne era andato nel deserto del Dharbiri, per riflettere sulla sua vincita.
Tarrantloch era una delle proprietà più prestigiose della Scozia. Era isolata e sarebbe stata una base favolosa per lui... un luogo che forse avrebbe potuto chiamare casa.
Sarebbe stato un paradiso perfetto per cacciare e pescare con gli amici durante i suoi famigerati fine settimana.
Sarebbe potuto andare subito a prenderne possesso, tuttavia non aveva voluto dare l’impressione di essere troppo impaziente. Meglio lasciare credere a Henri Marchand e alla figlia viziata e impertinente che per lui si trattava semplicemente di un affare come un altro.
Trovare un volo per il Dharbiri era stato già un’impresa, ma riuscire a parlare con Remy era come cercare di superare i controlli dell’aeroporto con delle granate nel bagaglio a mano.
Angelique strinse i denti per la decima volta. «Devo assolutamente vedere il signor Caffarelli. Si tratta di una questione urgente. Una crisi familiare...» La sua.
L’incaricato alla reception la fissò gelido.
«Monsieur Caffarelli in questo momento non è disponibile. Sta cenando con il principe ereditario e la moglie, e il protocollo reale non consente che venga interrotta la cena a meno che non si tratti di questioni politiche urgentissime.»
Angelique alzò mentalmente gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto usare un’altra tattica e lei era molto brava in quel genere di astuzie e strategie. Era la sua specialità.
Non impiegò molto a corrompere una giovane cameriera che l’aveva riconosciuta dalle foto apparse sulle ultime riviste di moda. Le bastò un autografo per avere accesso alla suite di Remy.
La cameriera si raccomandò vivamente che non fosse vista in quella camera. A quanto pareva c’erano delle norme molto rigide riguardo agli incontri tra un uomo e una donna senza una adeguata supervisione.
Per quanto la indisponesse doversi nascondere finché non fosse stata sicura della presenza di Remy, Angelique decise di giocare sul sicuro.
Esaminò attentamente la stanza in cerca di un nascondiglio adeguato. Dietro le tende? No, avrebbero potuto vederla dall’esterno. Il bagno? No, una cameriera sarebbe potuta entrare a riordinare e pulire.
Osservò l’armadio, alto fino al soffitto, che copriva un’intera parete. Un po’ datato, forse, tuttavia perfetto!
2
Remy percepì una strana inquietudine non appena entrò nella sua suite. Aveva la sensazione che non fosse come l’aveva lasciata.
Chiuse la porta e si irrigidì. Rimase in attesa e ascoltò. Si guardò attentamente in giro. Il computer era ancora aperto sulla scrivania e la lattina di soda che aveva bevuto a metà stava dove l’aveva lasciata.
Spostò l’attenzione verso la camera da letto. Le lenzuola erano leggermente stropicciate dopo che vi si era seduto sopra per rispondere a una telefonata del suo ufficio di Montecarlo. Per terra c’era un asciugamano che aveva usato per asciugarsi, quando aveva fatto la doccia, e i vestiti che aveva