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Seduzione a passo di danza: Harmony Collezione
Seduzione a passo di danza: Harmony Collezione
Seduzione a passo di danza: Harmony Collezione
E-book158 pagine2 ore

Seduzione a passo di danza: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Incapace di intravedere un futuro accanto a una donna, anni prima il milionario Luca Sabbatini ha allontanato la dolce ballerina Bronte Bennett dalla sua vita, ma mentirebbe se dicesse che è riuscito a dimenticarla. Per questo adesso è tornato, per riaccendere la fiamma della passione che divampava ogni volta che si sfioravano. Solo che Bronte non sembra affatto così docile come la ricordava.



La ragione le intima di scappare a gambe levate. Già in passato Bronte è stata attirata nella trappola di Luca e ne è uscita col cuore a pezzi. Sarebbe da stupidi provarci ancora. Ma il cuore le suggerisce di restare... Tanto più che adesso il segreto che nasconde potrebbe cambiare le loro vite per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita19 ott 2017
ISBN9788858971437
Seduzione a passo di danza: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione a passo di danza - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    Bronte si stava esercitando alla sbarra quando sentì aprire la porta dello studio. Guardò nello specchio alto fino al soffitto e il cuore le si fermò, vedendo entrare una figura scura. Sgranò gli occhi per lo shock e le sudarono le mani sulla sbarra. Il suo cuore ricominciò a battere, ma con un ritmo che imitava il frenetico scompiglio dei suoi pensieri.

    Non poteva essere.

    Era sicuramente frutto dell'immaginazione!

    Non poteva essere Luca.

    La mente le stava giocando un brutto scherzo. Succedeva sempre quando era stanca o stressata. Ed era entrambe le cose.

    Serrò le dita intorno alla sbarra, aprendo e chiudendo gli occhi per schiarirsi le idee. Quando li riaprì, il cuore le balzò nel petto.

    No, non poteva essere Luca Sabbatini. C'erano centinaia, no, forse migliaia di uomini bellissimi dai capelli scuri che potevano entrare per caso nello studio e...

    «Ciao, Bronte.»

    Oh, santo cielo, era lui.

    Bronte inspirò profondamente poi raddrizzò le spalle, voltandosi per affrontarlo. «Luca» esordì con fredda cortesia. «Spero che non pensi di prenotare la prima lezione del pomeriggio. È già esaurita.»

    Gli occhi scuri di Luca vagarono lentamente sul suo corpo, indugiando per una frazione di secondo sulla bocca, prima d'incrociare il suo sguardo. «Sei bellissima e leggiadra come sempre» commentò, quasi che lei non avesse parlato.

    Un brivido di emozione la percorse al suono della sua voce: intensa, cupa e profonda con quell'inconfondibile accento italiano colto. Non era cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto, forse era solo un po' più magro. Altissimo, con i lucenti capelli neri e gli occhi marroni più scuri che avesse mai visto, incombeva su di lei, facendola sentire minuscola come una ballerina su un carillon.

    «Hai una gran faccia tosta a venire qui.» Bronte lo fulminò con lo sguardo. «Pensavo che avessi detto tutto quanto c'era da dire due anni fa a Londra.»

    Sembrò che negli occhi di lui una piccola luce si fosse accesa poi spenta. Un movimento lievissimo che le sarebbe sfuggito se non l'avesse fissato così intensamente. «Sono qui per affari» borbottò lui. «Ho pensato che fosse una buona occasione per rivederti.»

    «Rivedermi e fare cosa, di preciso?» Bronte sollevò il mento. «Parlare dei vecchi tempi? Scordatelo, Luca. Il tempo e la distanza hanno funzionato. Finalmente ti ho dimenticato.» Si voltò e tornò alla sbarra. «Ho una lezione fra cinque minuti» aggiunse. «Se non vuoi essere circondato da venti ragazzine in calzamaglia, ti suggerisco di andartene.»

    «Perché insegni invece di danzare?» le domandò lui, incrociando il suo sguardo nello specchio.

    A quella domanda Bronte alzò gli occhi al soffitto, spazientita, poi si girò di nuovo, appoggiando una mano sul fianco. «Non sono riuscita a presentarmi all'audizione all'ultimo momento, ecco perché.»

    Lui corrugò la fronte. «Hai avuto un incidente?»

    Bronte soffocò un sorriso amaro. Incinta e con il cuore infranto poteva essere definito un incidente, no? «Diciamo così» rispose con un'occhiata tagliente. «Insegnare era l'alternativa migliore, e tornare a Melbourne è sembrato il posto più adatto per farlo.»

    Luca osservò il vecchio magazzino che Bronte e la sua socia, Rachel Brougham, avevano trasformato in una scuola di danza. «Quanto paghi d'affitto per questo posto?» le chiese.

    L'ombra di un sospetto si fece strada nella mente di Bronte. «Perché me lo chiedi?»

    Lui scrollò le ampie spalle. «È una solida opportunità d'investimento. Tratto sempre buone proprietà commerciali.»

    Lei corrugò la fronte, studiando la sua espressione imperscrutabile. «Credevo che lavorassi nella direzione alberghiera per la tua famiglia.»

    Sul volto di Luca comparve l'ombra di un sorriso. «Ho diversificato un po' le mie attività dal nostro ultimo incontro. Ora ho parecchi altri interessi. Le proprietà commerciali sono una scommessa sicura e spesso garantiscono guadagni maggiori di quelle familiari.»

    Bronte serrò le labbra, cercando di controllare le emozioni. Rivederlo così, in modo inaspettato, l'aveva mandata completamente nel pallone. Mantenere un atteggiamento impassibile era davvero difficile. «Sono certa che se contatterai i proprietari ti diranno che il posto non è in vendita» ribatté dopo una breve pausa.

    «Li ho già contattati.»

    Una sensazione di gelo le corse lungo la schiena.

    «E...?»

    Il mezzo sorriso di Luca gli diede un'aria provocante. Era una delle cose che le avevano fatto battere il cuore la prima volta che si erano incontrati in una libreria londinese. E ora il cuore le faceva qualcosa di simile, nonostante l'ardita affermazione di averlo dimenticato.

    «Ho fatto un'offerta» le spiegò lui. «È uno dei motivi per cui sono in Australia. La Sabbatini Hotel Corporation si sta espandendo. Abbiamo progetti per costruire un paio di hotel di lusso a Melbourne e a Sydney. Forse ne hai sentito parlare sui giornali.»

    Bronte si chiese come potesse esserle sfuggito. Nonostante l'animosità che provava nei suoi confronti, di quando in quando non riusciva a trattenersi dallo sfogliare i giornali, cercando notizie su Luca e la sua famiglia. Solo qualche mese prima aveva appreso della separazione del fratello maggiore Giorgio dalla moglie Maya. Aveva letto anche qualcosa sul fratello minore, Nicolò, che aveva vinto una somma enorme giocando a poker in un casinò di Las Vegas. Ma niente su Luca. Era come se negli ultimi due anni fosse scomparso dai radar dei media.

    «No, ma del resto ho modi migliori per occupare il tempo» ribatté con uno sguardo sprezzante.

    Luca continuò a fissarla intensamente, ma Bronte era decisa a non abbassare gli occhi. Cercò di mantenere un'espressione impassibile, nonostante la sua semplice presenza avesse un profondo effetto su di lei. Aveva lo stomaco in subbuglio e il cuore le batteva all'impazzata. Rivederlo era qualcosa a cui non aveva mai voluto pensare. In un grigio, freddo e triste giorno di novembre, quasi due anni addietro, Luca aveva messo bruscamente fine alla loro relazione di sei mesi. Con il tempo il suo amore per lui si era raffreddato e ora era come un pezzo di ghiaccio tagliente nel petto. Era stata sciocca e ingenua ad amare un uomo senza cuore come lui. Luca non aveva mai risposto alle sue telefonate e alle sue mail. In realtà, sospettava che avesse cambiato numero e indirizzo per escluderla dalla propria vita.

    E adesso era tornato come se non fosse successo niente.

    «Perché sei qui?» gli chiese, guardandolo con astio. «Perché sei qui veramente

    Lui continuò a fissarla, ma la sua espressione si era addolcita un poco. I suoi occhi scuri le ricordavano il cioccolato fuso e la sua bocca era una tentazione irresistibile. Sentiva quasi quelle labbra scolpite premute sulle sue, e il ricordo di ciò che aveva provato fra le sue braccia la fece fremere.

    Bronte si accorse che stava abbassando la guardia e subito sollevò il ponte levatoio sulle proprie emozioni, restando rigida di fronte a lui, a braccia conserte e con le labbra serrate.

    «Volevo rivederti, Bronte» ammise lui. «Volevo assicurarmi che stessi bene.»

    Lei sbuffò, disgustata. «Bene?» domandò. «Il tuo ego dev'essere molto più grande di quanto pensassi se credi che mi strugga ancora per te dopo tutto questo tempo. Sono passati quasi due anni, Luca. Ventidue mesi e quattordici giorni, per l'esattezza. Sono andata avanti con la mia vita.»

    «Esci con qualcuno?» le chiese lui, osservandola con quel suo sguardo da falco.

    Lei sollevò il mento. «In realtà, sì.»

    Non sembrò che la notizia l'avesse colpito, ma Bronte avvertì in lui una tensione che non c'era stata fino a poco prima. «Al tuo attuale compagno dispiacerebbe se ti rubassi per una cena stasera?» le chiese.

    «Non uscirò con te, Luca» rispose Bronte con decisione. «Non stasera. Né domani. Né mai.»

    Lui s'avvicinò di un passo e le afferrò un braccio per impedirle di allontanarsi. Bronte osservò le sue lunghe dita abbronzate sulla pelle nuda, così vicine al seno, e fu percorsa da un brivido. «È troppo chiedere una sera?» le domandò.

    Bronte cercò di spingere via la sua mano, ma Luca la tenne ferma. Era troppo vicino. Sentiva l'alito caldo sul viso. Sentiva il profumo di limone del dopobarba. E il suo corpo reagì come se avesse una propria volontà. «Non farlo, Luca» sussurrò.

    «Non fare cosa?» Guardandola negli occhi, lui le accarezzò lentamente con il pollice il dorso della mano.

    Bronte aveva un nodo in gola. Deglutì. «Per te questo è un gioco. Sei qui in Australia e vuoi una compagna con cui spassartela. Chi meglio di qualcuna che conosci già e che quando sarà finita se ne andrà senza fare troppe storie?»

    Un angolo della bocca di Luca si sollevò in un mesto sorriso. «L'opinione che hai di me è assai peggiore di quanto mi aspettassi. Non ti ho ricompensata abbastanza per aver messo fine alla nostra relazione?»

    Più di quanto credi, pensò Bronte. «Ho restituito il ciondolo di opale» ribatté con uno sguardo di sfida. «Si ritiene che porti sfortuna, e pensavo di aver già avuto la mia parte incontrando te.»

    Un muscolo guizzò nella mascella di lui. «È stato molto meschino da parte tua restituirlo in quello stato. Era un oggetto costoso. Come l'hai frantumato? Ci sei passata sopra con una scavatrice?»

    «Ho usato un martello. È stata una grande soddisfazione.»

    «Un terribile spreco di un raro opale nero. Se avessi immaginato che ti avrebbe irritata tanto, ti avrei dato invece dei brillanti. Almeno quelli sono infrangibili.»

    «Sono sicura che avrei trovato un modo.»

    A quel punto lui sorrise, mostrando i denti perfetti. Il movimento delle labbra mise in evidenza le piccole rughe intorno agli occhi. «Sì, ne sono certo, cara.»

    Bronte provò di nuovo quel fremito e cercò disperatamente di reprimerlo. Che cosa c'era in quell'uomo per renderla così vulnerabile? Con la sola presenza le ricordava ogni istante che avevano passato insieme e il suo corpo sembrava destarsi da un lungo sonno e riprendere vita.

    Era stato il più straordinario degli amanti. Il suo unico amante, a dire il vero. In modo romantico, e forse un po' sciocco, si era risparmiata per l'uomo giusto. Non aveva voluto ripetere gli errori della madre, che si era innamorata di un buono a nulla, restando incinta. Bronte si era innamorata di un milionario, che non sapeva nulla del figlio che le aveva lasciato in grembo.

    E considerato il modo orribile in cui l'aveva trattata, non intendeva informarlo.

    «Devo chiederti di andare, Luca. Ho una lezione fra pochi minuti e...»

    «Voglio vederti stasera, Bronte» insistette lui. «E non accetterò un no come risposta.»

    Lei si liberò con un impeto alimentato dalla collera. «Non puoi costringermi a fare nulla, Luca Sabbatini» dichiarò. «Non sono obbligata a vederti, a cenare con te e nemmeno a guardarti. Se non te ne vai subito, chiamerò la polizia.»

    Gli occhi scuri di lui s'indurirono fino a diventare ghiaccio nero. «Quanto hai detto che paghi d'affitto per questo posto?» le chiese.

    «Non l'ho detto e non lo farò.»

    Nel sorriso di Luca c'era una traccia di crudeltà. Infilò la mano nella tasca interna della giacca e le porse il biglietto da visita di pergamena stampato in argento. «I dettagli per contattarmi. Ti aspetto stasera alle otto al mio hotel. Ho scritto il nome e l'indirizzo sul retro. Sto nella suite all'attico.»

    «Non verrò» lo avvertì Bronte quando lui si voltò per andarsene.

    Luca si fermò sulla porta e si girò di nuovo. «Forse faresti meglio a parlare con i tuoi precedenti proprietari prima di prendere una decisione definitiva» l'ammonì.

    «Precedenti?» Bronte sgranò gli occhi, cominciando a capire. «Vuoi dire che hai comprato l'edificio?» Il suo cuore mancò un battito. «Tu... tu sei il nuovo proprietario?»

    Luca le rivolse un sorriso soddisfatto. «Cena alle otto, Bronte, o potresti scoprire di

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