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Sposa a contratto: Harmony Collezione
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E-book155 pagine2 ore

Sposa a contratto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando Cristiano Marchetti propone alla sua ex amante Alice Piper di sposarlo, entrambi sanno che l'accordo prevede una data di scadenza. Il loro matrimonio durerà sei mesi, il tempo necessario ad adempiere alle volontà della nonna di Cristiano. Ma il magnate ha anche un altro obiettivo: vendicarsi della donna che sette anni prima si era rifiutata di sposarlo per amore.



Per Alice non si tratta solo di soldi. Lei non ha mai dimenticato Cristiano e, ora che ha una seconda possibilità, si chiede se sarà possibile infrangere il loro patto e percorrere la navata come qualcosa di più della sposa a termine che Cristiano desidera.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9788858978504
Sposa a contratto: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sposa a contratto - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    La prima cosa che Alice notò quando arrivò in ufficio quella mattina fu la lettera sulla scrivania. Qualcosa nell'aspetto ufficiale della busta, con il logo dorato di uno studio legale, le fece fremere la pelle. Le missive degli avvocati la facevano sempre sentire a disagio. Poi però guardò meglio il nome e si domandò perché mai un avvocato italiano volesse contattarla.

    Girò la busta e il respiro le si mozzò in gola quando vide la provenienza: Milano.

    Cristiano Marchetti vive a Milano.

    Le dita presero a tremare come se soffrisse di un disordine neurologico. Di sicuro non era... morto? Un dolore affilato la trapassò, il respiro uscì in brevi ed erratici soffi, e tutto il corpo prese a tremare, non solo le dita.

    Oh, no, no, no.

    Come aveva fatto a non vedere la notizia sulla stampa? Di certo doveva esserci stato un qualche annuncio ufficiale con il profilo di Cristiano, che riportava chi era e quello che aveva fatto; le donne famose con cui usciva, i numerosi hotel che aveva costruito e rinnovato, trasformandoli in meravigliosi boutique hotel sparsi nel Mediterraneo. Gli innumerevoli eventi benefici cui partecipava. I nightclub che frequentava e le feste cui presenziava. Cristiano non poteva neppure cambiarsi le scarpe o la camicia senza che qualcuno riportasse la notizia.

    Aprì la busta, gli occhi che percorrevano in fretta la dicitura sul risvolto, senza riuscire a trarne un senso, probabilmente a causa del suo cervello che al momento era pervaso da ricordi proibiti. Ricordi che per gli ultimi sette anni aveva tenuto sotto chiave, e che aveva evitato accuratamente di risvegliare, poiché avrebbero condotto alla via del rimpianto, un viaggio che era determinata a non compiere mai. Le sue gambe erano talmente instabili che dovette cercare alla cieca la poltroncina per lasciarsi cadere, i documenti davanti agli occhi appannati.

    Ma... un momento!

    Non era Cristiano che era morto, bensì sua nonna, Violante Marchetti, la donna che, insieme al marito Enzo, lo aveva cresciuto dall'età di undici anni, quando i suoi genitori e il fratello maggiore erano rimasti uccisi in un incidente.

    Alice si accigliò mentre passava lo sguardo sui documenti contenuti nella busta, dove lei veniva citata come una dei beneficiari del testamento della donna. Ma perché mai la nonna di Cristiano avrebbe dovuto nominarla nel suo testamento? Alice l'aveva incontrata solo una manciata di volte, quando aveva avuto una relazione con il nipote. Violante Marchetti era stata una donna esuberante con occhi scuri come chicchi di uva passa e una mente tagliente, accompagnata da un senso dell'umorismo anche più acuminato. A lei era piaciuta immediatamente, e aveva sempre pensato che Cristiano fosse stato fortunato ad avere una nonna così spiritosa e divertente; l'aveva ricordata spesso anche dopo che si erano lasciati.

    Forse la donna le aveva lasciato un oggetto o due, in omaggio alla loro breve amicizia. Magari un gioiellino o uno di quei quadri colorati che lei aveva ammirato nella vecchia villa di Stresa, sul Lago Maggiore. Con il cuore che faceva strane capriole, cominciò a leggere i documenti. C'erano così tante frasi e parole complicate. Perché gli avvocati dovevano parlare sempre come se avessero appena ingoiato un dizionario?

    «C'è qualcuno che vuole vederti, Alice» irruppe dalla soglia la voce di Meghan, la sua aiutante al centro estetico.

    Alice adocchiò in fretta l'agenda aperta sullo schermo del computer. «Ma la mia prima cliente è alle dieci. Clara Overton ha cancellato l'appuntamento, uno dei suoi bambini è ammalato.»

    Meghan alzò le sopracciglia in modo ammiccante e abbassò la voce. «Si tratta di un uomo...»

    Alice aveva numerosi clienti maschi che venivano per la ceretta o per altri trattamenti, ma qualcosa le suggeriva che non si trattava di uno di loro. Lo poteva sentire nel corpo, nelle ossa e nel sangue. Nel battito del cuore. La consapevolezza di un pericolo imminente le dilagò nella carne, come se i suoi nervi funzionassero a guisa di radar e avessero colto un segnale. Uno che per tanto tempo si era sforzata di dimenticare, poiché l'avrebbe costretta a rimpiangere la decisione che aveva preso a suo tempo.

    Spinse indietro la poltroncina, poi però decise che era meglio restare seduta. Non si fidava delle proprie gambe. Non se stava per trovarsi faccia a faccia con Cristiano Marchetti dopo tutto quel tempo. «Digli che arrivo tra dieci minuti.»

    «Puoi dirmelo tu stessa.»

    Alice guardò su e vide Cristiano sulla soglia, gli occhi color cioccolato duri come granito. Tutto quello che riuscì a pensare fu come fosse diverso vederlo in carne ossa piuttosto che in fotografia su uno dei tanti rotocalchi. Una differenza scioccante, tanto da fermarle il battito del cuore.

    Non sono sicura di poter reggere questa differenza.

    Per un momento non riuscì a trovare la voce. Con quella presenza imponente e autoritaria, il suo ufficio sembrava essersi ridotto alle dimensioni di una scatola. Aveva spalle così ampie che sembrava in grado di sollevare un bulldozer, anzi due insieme. L'addome era così vasto e tonico che si sarebbe potuto danzare sopra con i tacchi a spillo senza lasciare nessuna traccia. I capelli neri e folti erano pettinati all'indietro e ricadevano in morbide onde intorno al viso.

    «Ciao, Cristiano. Che cosa ti conduce a Il Paese della Bellezza di Alice? Una ridefinizione delle sopracciglia? Una ceretta schiena e gambe? Un trattamento personalizzato?»

    Sapeva che era folle pungolarlo, ma lo fece lo stesso. Era un meccanismo di difesa. Sarcasmo al posto delle emozioni. Meglio essere pungente e sprezzante che mostrare quanto la sua presenza la mettesse in agitazione. Anzi, peggio, la turbava. Il suo mondo netto e controllato stava andando sottosopra come se fosse stato scrollato dalle mani di un orco. Le pareti del suo ufficio quasi la soffocavano, e il pavimento le si agitava sotto i piedi come se fosse su una barca a vela sbattuta tra i marosi. L'aria sfrigolava di un'elettricità che la rendeva conscia di ogni centimetro della pelle e di ogni battito del cuore.

    Gli occhi senza fondo di lui stavano studiando il suo volto come se stesse cercando qualcosa che aveva perso e che pensava di non ritrovare mai più. Le sopracciglia piegate in un arco profondo gli conferivano un'aria più intimidatoria che in passato. Ma a quel tempo l'aveva guardata con tenerezza, con gentilezza. Con amore.

    Un amore che lei gli aveva ributtato in faccia.

    «L'hai convinta tu a fare questo?» domandò Cristiano con uno sguardo bruciante che le fece pizzicare il retro delle ginocchia come se della sabbia le stesse scorrendo nelle vene.

    Alice posò le mani sulle cosce sotto la scrivania, in modo che lui non vedesse il tremito. «Immagino che ti riferisca a tua nonna.»

    Qualcosa luccicò nel suo sguardo. Amarezza. Rabbia. Qualcos'altro che lei non era pronta a individuare, ma che comunque poteva sentire. Accendeva un fuoco liquido su tutto il suo corpo, risvegliava il passato. Ricordi erotici le stavano facendo ribollire il sangue nelle vene.

    «Sei rimasta in contatto con lei per i sette anni passati?» domandò lui con un tono che l'avvertiva di non prenderlo in giro.

    «No. Perché avrei dovuto?» Alice gli lanciò uno sguardo acuto. «Ho rifiutato la tua proposta, ricordi?»

    La mascella di lui si tese al punto che lei poteva vedere il biancore dei muscoli sotto la sua pelle olivastra. «Allora perché ti ha nominato nel suo testamento?» inquisì.

    Così lui aveva scoperto solo ora le volontà di sua nonna? Non gliene aveva mai parlato prima? Interessante. «Non ne ho idea» rispose Alice. «L'ho incontrata solo poche volte quando stavamo insieme... all'epoca. E da allora non ho più avuto contatti con lei.»

    Cristiano guardò il testamento aperto sulla scrivania. «L'hai letto?»

    Gli lanciò uno sguardo significativo. «Stavo accingendomi a farlo quando sei brutalmente piombato nel mio ufficio.»

    I suoi occhi inchiodarono quelli di lei. Occhi duri, che potevano far sciogliere il rifornimento di cera di un mese del salone. «Lascia che ti riassuma brevemente. Erediterai la metà della villa di mia nonna a Stresa se acconsentirai a essere mia moglie e vivrai con me per almeno sei mesi. Inoltre riceverai una generosa somma all'annuncio del nostro fidanzamento, che non dovrà essere più lungo di un mese.»

    Lo shock la colpì come un pugno al petto. Sua... moglie?

    Annaspò in cerca del documento, il fruscio dei fogli che sembrò crepitare sopra il silenzio.

    Fidanzata con lui per un mese? E sposata per sei?

    Lo sguardo guizzò in cerca di quelle parole, il fiato che usciva a singhiozzo come se stesse per avere un attacco d'asma. Il cuore le batteva così forte che aveva l'impressione che qualcuno lo spingesse da dietro. Non aveva letto alcun accenno al matrimonio nella rapida scorsa che aveva dato. Non era riuscita a leggere nulla in verità, prima che lui irrompesse nella sua giornata. Perché non si era truccata prima di recarsi al lavoro? E perché non aveva indossato la nuova uniforme, invece di quella vecchia macchiata di tinta per sopracciglia sul seno destro? E perché non si era depilata le sopracciglia, per l'amor del cielo?

    Ma eccolo lì, nero su bianco.

    Alice sarebbe stata la co-erede della villa estiva di Violante Marchetti che sorgeva a Stresa, sul Lago Maggiore, se, e soltanto se, avesse sposato Cristiano e fosse rimasta con lui per sei mesi. Sei mesi? Sei secondi sarebbero stati fin troppi! E c'era anche l'altra clausola. Avrebbero dovuto essere fidanzati per non più di un mese prima del matrimonio. Che razza di condizioni erano quelle?

    Probabilmente Cristiano poté vedere le pagine tremare nelle sue mani prima che le riponesse sulla scrivania, ma almeno non poteva vedere il tumulto che aveva dentro.

    Sua moglie?

    Doveva vivere con lui?

    Era stata nella villa di sua nonna in un memorabile weekend con Cristiano. Memorabile perché era stata la prima volta in cui le aveva detto che l'amava. A parte sua madre, nessuno le aveva mai detto una cosa simile prima. Lei comunque non aveva ricambiato quelle parole, poiché non era sicura dei propri sentimenti. Ma, nella loro relazione, lei era sempre stata un passo indietro rispetto a lui. Lo aveva considerato un breve flirt, durante una pausa di lavoro in Europa. Era stato lui a decidere che si trattava di una relazione, Alice invece la considerava una condizione temporanea, giacché aveva già deciso di tornare in Inghilterra e avviare il proprio salone di estetica.

    Cristiano però voleva un legame permanente... un matrimonio e dei figli.

    Per quanto riuscisse a ricordare, Alice era sempre stata contraria al matrimonio, almeno per se stessa, dopo aver visto sua madre passare attraverso tre matrimoni con sempre lo stesso risultato: sofferenza, sottomissione, umiliazione e rovina finanziaria. Non aveva parlato molto a Cristiano del proprio passato, anche se era stato più di quanto avesse mai fatto con altri, e si era quasi arrabbiata quando lui era andato avanti dritto con la sua proposta di matrimonio. E in una situazione pubblica, oltre tutto, cosa che aveva soltanto peggiorato il risentimento che provava per lui.

    La sua arroganza la faceva diventare furiosa. Aveva pensato davvero che lei gli sarebbe caduta ai piedi gridando , solo perché era super ricco e dichiarava di amarla e di voler trascorrere il resto della sua vita con lei? Quanto sarebbe durato quell'amore? Avevano avuto una breve relazione appassionata ma volatile, come poteva essere sicuro che il suo desiderio o amore per lei non si sarebbero inceneriti velocemente come erano divampati?

    Se lui l'avesse amata davvero avrebbe accettato il suo no alla proposta di matrimonio, adeguandosi a una relazione meno formale. Molte persone vivevano insieme per anni senza avvertire il bisogno di sposarsi. Perché doveva essere così retrogrado? Un certificato di matrimonio non rendeva più sicura la relazione. In realtà, spesso provocava proprio il contrario, forzando la donna a

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