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Pazzo di te: Harmony Collezione
Pazzo di te: Harmony Collezione
Pazzo di te: Harmony Collezione
E-book158 pagine2 ore

Pazzo di te: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei. La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...

Damon Latousakis, ricco uomo d'affari greco, è alla ricerca di un'amante, e la scelta cade sulla stessa donna che alcuni anni prima ha allontanato dalla propria vita. Potrà anche non fidarsi di lei, ma non riesce proprio a resistere all'attrazione che prova per Charlotte Woodruff.

Charlotte non ha dimenticato l'amore che provava per Damon, così come il dolore per la fine della loro storia, ma...
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788830504301
Pazzo di te: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Pazzo di te - Melanie Milburne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bought for Her Baby

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Melanie Milburne

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-430-1

    1

    Appena entrata nel salone, Charlotte sentì che lui era già arrivato. Un brivido le percorse la spina dorsale mentre lo sguardo, suo malgrado, correva al posto dove lui si trovava.

    Quasi percepisse la sua presenza, l’uomo voltò il capo e i suoi occhi scintillanti incontrarono quelli di lei per la prima volta dopo quattro anni.

    Con apprensione, Charlotte vide che lui si scusava con uno dei membri della direzione del museo e si dirigeva verso di lei: a ogni suo passo deciso le si serrava sempre più la gola, fino quasi a soffocarla.

    Erano mesi che temeva quel momento, da quando aveva saputo che Damon Latousakis, il padre della sua piccola Emily, era il principale sponsor della Mostra Ellenica organizzata dal museo sotto la supervisione del curatore dell’istituto, di cui lei era la vice.

    Damon le si fermò di fronte, la statura imponente che le bloccava la visuale del resto della sala.

    «Salve, Charlotte.»

    Lei cercò di mascherare l’inquietudine, ma la voce fuoriuscì gracchiante. «S... salve, Damon.»

    La studiò con un’occhiata lenta, che si soffermò sui capelli castani, per poi passare alle labbra, indugiando un po’ troppo sulla scollatura dell’abito da sera, prima di tornare agli occhi azzurri.

    Charlotte ebbe l’impressione di essere stata toccata, qualcosa di simile a una scossa elettrica che la percorreva, mentre l’aria era carica di tensione.

    «Hai fatto strada» osservò lui con un tono che implicava che non se lo sarebbe aspettato. «Vice curatore, ho sentito. Un bel successo per una ladruncola, ma in fondo, com’è successo con me, sei riuscita a ingannare tutti, celando ciò che realmente sei.»

    Il risentimento le provocò una stretta allo stomaco. «Sono sempre la stessa persona, Damon» ribatté con deliberata freddezza.

    Lui curvò le labbra in una smorfia sdegnosa. «Non ne dubito, ma la libido, all’epoca, mi aveva accecato.»

    Charlotte si ritrovò col viso infuocato mentre una ridda di ricordi riemergeva nella sua mente. L’immagine dei loro corpi avvinti dalla passione le provocò un brivido. Tutto il suo essere fu scosso al ricordo di come lui l’aveva condotta a vertici inimmaginabili di piacere in quei due mesi di vacanza studio che aveva trascorso sull’isola di Santorini. Il calore dell’estate e l’intensità della passione l’avevano bruciata fin nel profondo dell’essere.

    Libido.

    Damon aveva provato solo desiderio, mentre lei si era innamorata, senza riserve e per la vita.

    «Mi scusi, signor Latousakis.» Diane Perry, una delle dipendenti del museo, si avvicinò con un sorriso nervoso. «Sono mortificata di interromperla, ma posso dire una parola a Charlotte?»

    Damon le rivolse un sorriso che non interessava gli occhi. «Ma certo» rispose facendo un passo indietro. «Io ho finito con lei.»

    Charlotte lo seguì con lo sguardo mentre si voltava per allontanarsi, l’impressione di essere stata presa a pugni nello stomaco.

    «Cos’è questa storia?» domandò Diane aggrottando la fronte.

    Charlotte simulò a fatica indifferenza. «Sai come sono questi milionari greci» mormorò. «Fanno dell’arroganza un’arte.»

    «Be’, arrogante o no, sarà meglio che tu faccia attenzione a Damon Latousakis» l’avvertì Diane. «Ho appena ricevuto una telefonata dalla moglie di Julian, Gaye. Julian è stato ricoverato in ospedale per un attacco di cuore.»

    «Oh, no!»

    «Non è grave» la rassicurò Diane, «ma ti prega di occuparti del signor Latousakis durante l’esposizione, soprattutto adesso che lui è fuori combattimento per qualche settimana.»

    «Qualche settimana?» ansimò Charlotte.

    Diane scosse il capo. «I medici prevedono un’operazione di angioplastica nei prossimi giorni. Probabilmente ti chiamerà lui stesso per spiegarti cosa deve essere fatto, ma nel frattempo devi prendere in mano la situazione.»

    «Io?» gracchiò lei.

    «Certo, chi altrimenti?» confermò Diane. «Sei l’unica con esperienza di antichi manufatti greci. Inoltre è stata tua l’idea di accomunare opere di artisti contemporanei e reperti antichi. È la tua occasione, Charlotte. Normalmente ci vogliono anni, ma tu adesso hai la possibilità di mostrare il tuo talento.»

    Charlotte era molto dubbiosa. «Non penso di riuscire a fare tutto da sola... Julian era la forza trainante. Era lui in contatto con gli sponsor. Io non mi sono mai occupata di questo aspetto» argomentò perplessa.

    «Sciocchezze. Sei in gamba. Ti sottovaluti sempre. Sei una delle persone più preparate del museo.»

    «Grazie per la fiducia, ma non credi di trascurare qualcosa? Sono una mamma single, non posso dedicare al museo tutto il tempo che dedicava Julian.»

    «La maggior parte del lavoro è stata fatta» le ricordò Diane. «L’importante è che tu tenga il discorso d’apertura della mostra questa sera. Devi assolutamente far colpo sugli sponsor. Sai quanto è competitivo questo settore.»

    «Odio parlare in pubblico...» Charlotte si morse il labbro. «E se mi metto a balbettare o ho un vuoto mentale? Mi succede spesso quando sono nervosa.»

    «Andrà tutto bene» la rassicurò Diane. «Bevi un bicchiere di champagne per calmare i nervi, ma ricorda di essere particolarmente gentile con Damon Latousakis. Come capo della Eleni Foundation è il più importante dei nostri sponsor. Senza i suoi fondi, e senza i manufatti antichi della collezione personale della sua famiglia che ci ha messo a disposizione, non saremmo riusciti a concludere niente.»

    «D’accordo, Diane» borbottò Charlotte, il tono sicuro che mascherava lo stato emotivo fragile. «Mi occuperò di Damon Latousakis.»

    «Ottimo. Hai circa dieci minuti di tempo per prepararti. Perché non ti rifugi nel tuo ufficio lontano da questa confusione per raccogliere le idee?»

    Charlotte aprì la porta dell’ufficio e rimase allibita nel vedere la sorella minore che si stava coricando sul pavimento sopra un giaccone malconcio.

    «Cosa diavolo credi di fare?» l’apostrofò chiudendo di scatto la porta.

    Stacey le rivolse un sorriso vacuo. «Ciao, Charlie» bofonchiò. «Ho bisogno di un po’ di riposo tra una cosa e l’altra.»

    Charlotte corrugò la fronte. «Ti ho ripetuto mille volte di non venire qui quando sei in questo stato» le sibilò severa.

    «Non sono ubriaca.» Stacey fece una smorfia mentre si alzava. «Solo un po’ fatta.»

    «Dove te la sei procurata questa volta?»

    «Procurata che cosa?» Stacey cercò di focalizzare lo sguardo su Charlotte, ma invano. «Sei talmente noiosa e pedante, lo sai, Charlie? Dovresti imparare a vivere. Prova uno sballo una volta ogni tanto.»

    Charlotte percepì la gelida mano della disperazione che le serrava lo stomaco mentre osservava l’incedere incerto e traballante della sorella verso la sedia più vicina, la testa che ciondolava.

    «Perché sei qui?» le domandò.

    Stacey la osservò con occhi iniettati di sangue. «Ero venuta a chiederti un prestito, ma non preoccuparti. Mi sono arrangiata.»

    L’apprensione le provocò un brivido lungo la spina dorsale. «Cosa vuoi dire?»

    Stacey le rivolse un’occhiata compiaciuta. «Sono andata a sbattere contro un greco davanti alla toelette, due minuti fa» spiegò. «Gli ho proposto una sveltina, ma lui ha storto il naso. Era proprio un bastardo arrogante. Così ho pensato di dargli una lezione e gli ho portato via il portafoglio mentre gli passavo vicino.»

    Charlotte inghiottì il groppo di terrore che minacciava di soffocarla. «Ce l’hai ancora?»

    «Ce l’ho... cosa?»

    «Il suo portafoglio» replicò Charlotte. «O l’hai gettato via una volta preso il denaro?»

    Stacey infilò le dita nella tasca posteriore dei jeans leopardati e le gettò il portafoglio. «Volevo regalarlo al mio ragazzo per il suo compleanno. Ha l’aspetto costoso, non trovi?»

    Charlotte osservò per un attimo la morbida pelle, poi aprì il portafoglio, gli occhi sbarrati per l’orrore nel vedere la foto su un documento d’identità.

    «Oh, no!» ansimò, il cuore che batteva impazzito.

    Stacey alzò la testa che ciondolava. «Cosa c’è? Lo conosci?»

    Charlotte chiuse gli occhi per un attimo. Di certo l’aveva immaginato... le succedeva spesso di immaginare di vedere la foto di Damon nei giornali che sfogliava. Quando aveva visto dei capelli scuri come la notte e un viso ben modellato, il cuore le era balzato in gola. Ma probabilmente perché l’aveva appena incontrato, ragionò, e i suoi tratti erano incisi nella sua mente. Non poteva essere lui.

    Aprì gli occhi e guardò di nuovo, il cuore che batteva talmente da toglierle il respiro.

    Era lui.

    Richiuse il portafoglio e lo ripose nella borsetta da sera con dita tremanti. «Come hai fatto a entrare?» chiese.

    «Ho detto al portiere che ero tua sorella» spiegò Stacey candidamente.

    Charlotte soffocò un gemito. I capelli biondi della sorella erano arruffati, e i jeans indecenti almeno quanto la maglietta che le lasciava scoperto l’ombelico, oltre a buona parte del seno.

    «Senti, Stacey...» cominciò. Controllò l’orologio e fu assalita dal panico. «Devo fare un discorso tra tre minuti. Non ho tempo da perdere.»

    Stacey si apprestò a coricarsi sul giaccone. «Bene. Farò un riposino prima di andarmene.»

    «No!» Charlotte la rimise in piedi. «No, Stacey, non puoi dormire qui. Se qualcuno ti trovasse...»

    Stacey si scrollò di dosso le mani della sorella e sbuffò. «Ho capito» biascicò, «ti vergogni di me. Non sono abbastanza in per i tuoi amici.»

    «Non è vero... ma questa sera è molto importante per me» replicò Charlotte cercando di ignorare il ticchettio dell’orologio sulla parete.

    «E dai, Charlie» piagnucolò Stacey, «mi servono solo un paio di ore di sonno e poi me ne vado. Ho un cliente alle undici.»

    Charlotte provò un senso di nausea al pensiero della sorella che andava a letto con chiunque la pagasse.

    «Come puoi ridurti in questo modo?» domandò. «Guardati, Stacey. Sei pelle e ossa e cadaverica. Ti stai uccidendo, ma giuro che non starò a guardare la tua fine senza lottare.»

    «In un paio di giorni starò bene... è l’ultima prima di smettere.»

    L’ultima.

    Quante volte aveva sentito quella promessa vuota? «Cosa ne dici di provare un’altra clinica?» chiese.

    Lo sguardo di Stacey s’inasprì. «Quel posto osceno! Non ci andrei neppure se mi pagassi.»

    «Ti pagano per andare in una quantità di posti osceni, e Dio solo sa che cose oscene fai con uomini altrettanto osceni» puntualizzò Charlotte esasperata.

    La sorella incurvò le labbra.

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