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Tutte le scelte di un principe: Harmony Collezione
Tutte le scelte di un principe: Harmony Collezione
Tutte le scelte di un principe: Harmony Collezione
E-book175 pagine2 ore

Tutte le scelte di un principe: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

LA FAMIGLIA REALE DEI KAREDES - Il trono di Aristo lo attende, ma un'inaspettata scoperta lo pone di fronte a una difficile scelta. L'amore fra il principe Sebastian Karedes e la bella Cassie Kyriakis era stato dolce, intenso e appassionato, tanto che lui avrebbe smosso mari e monti per lei. Poi, però, tutto era finito, spezzando il cuore di Seb e lasciandogli un amaro sapore in bocca. Ora che Cassie è tornata, Sebastian capisce che la verità sul passato della giovane è molto diversa da come sembrava, e si trova di fronte a un bivio: prevarranno i suoi sentimenti e il suo senso dell'onore, oppure i suoi doveri nei confronti di Aristo?

LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2016
ISBN9788858945698
Tutte le scelte di un principe: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Tutte le scelte di un principe - Melanie Milburne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Future King’s Love-Child

    Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Harlequin Books S.A

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-569-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Cassie si stava congratulando con se stessa per essere riuscita a nascondersi per ben due ore dietro le colonne e i grossi vasi del Palazzo di Aristo, eludendo così sia i giornalisti che il principe reggente Sebastian Karedes, quando improvvisamente si ritrovò faccia a faccia proprio con lui.

    Deglutì a disagio, il cuore che sembrava aver smesso di battere mentre alzava lo sguardo verso quegli occhi scuri e imperscrutabili. Aprì la bocca, ma il nodo che le serrava la gola le impedì di pronunciare anche una singola parola. Era certa che il sangue le fosse defluito dal viso, e si chiese se lui immaginasse quanto aveva temuto quel momento durante gli ultimi sei anni.

    «Cassie.» La voce di Sebastian era come un caldo guanto di velluto che le accarezzava la pelle nuda delle braccia. «Sei appena arrivata? Non ti ho visto fino a qualche momento fa.»

    Cassie si inumidì le labbra con la punta della lingua. «Uh... No» replicò, distogliendo lo sguardo. «Sono stata qui per tutta la serata.»

    Il silenzio che seguì rese l’atmosfera greve, come l’umidità prima della tempesta.

    «Capisco.»

    Cassie si chiese in che modo Sebastian riuscisse a comunicare tanto pur dicendo così poco. Una sola parola, ma che tradiva sfiducia e disprezzo, oltre a qualche altro sentimento che non fu in grado di identificare.

    «Dunque, perché sei qui?» chiese lui, socchiudendo gli occhi. «Non ricordo di aver letto il tuo nome sulla lista ufficiale degli invitati.»

    «Come parte del programma... di libertà sulla parola, adesso lavoro all’orfanotrofio. In realtà, ci lavoro già da undici mesi.» Poiché lui non replicò immediatamente, Cassie riportò lo sguardo sul suo viso, e subito desiderò non averlo fatto.

    Sebastian aveva inarcato un sopracciglio in un’espressione incredula quanto sarcastica. «Tu ti prendi cura dei bambini?»

    «Sì, e mi piace molto farlo» precisò Cassie. «Questa sera sono qui con gli altri dipendenti. Hanno insistito molto affinché partecipassi.»

    Un altro silenzio, che ebbe come unico risultato quello di fare aumentare il suo nervosismo. Avrebbe dato praticamente tutto quello che possedeva pur di non essere lì. Aveva trascorso tutta la serata nascondendosi, e il tentativo di tenersi alla larga da Sebastian le aveva causato un gran mal di testa e una tensione quasi insopportabile. Anche in quel momento le fitte che le trapassavano le tempie le rendevano difficile mantenere un atteggiamento disinvolto. La determinazione e il carisma di Sebastian l’attraevano e la terrorizzavano allo stesso tempo, ma l’ultima cosa che desiderava era che lui se ne rendesse conto.

    Sfiorò il braccialetto di perle appartenuto a sua madre che portava al braccio, nella speranza di ritrovare il coraggio per resistere ancora qualche minuto, il tempo necessario a inventare una buona scusa e defilarsi.

    «Be’, allora...» disse lui, gli occhi implacabili fissi nei suoi, le labbra atteggiate in un sorriso sarcastico, «come patrono dell’orfanotrofio per cui adesso lavori, avrei pensato che facessi ogni sforzo per seguire l’andamento della serata piuttosto che nasconderti dietro gli addobbi floreali.»

    Cassie puntò il mento in avanti. «In modo da essere perseguitata dai giornalisti?» domandò. «No, non fin quando sarò in libertà sulla parola. Forse dopo potrei anche decidere di rilasciare un’intervista, ma di certo non prima.»

    Lo sguardo di Sebastian divenne ancora più intenso, se possibile. «Sono sorpreso che tu non abbia ancora venduto la tua storia alla stampa» commentò. «Ma forse dovrei consigliarti di pensarci bene prima di farlo. Una sola parola sul nostro...» fece volutamente una pausa, «passato coinvolgimento, e ti farò rinchiudere di nuovo in prigione, dove la maggior parte della popolazione di Aristo ritiene che tu debba stare. Sono stato chiaro?»

    Cassie avvertì la collera montare in lei impetuosa come la marea. «Assolutamente» confermò, gli occhi che tradivano la rabbia repressa. Lo odiava – eccome! – in quel momento. L’ingiustizia che aveva subito era già mortificante, ma che lui, per di più, la trattasse in modo così duro era addirittura scandaloso. Purtroppo, poiché era la sua parola contro quella di tutti, non aveva altra scelta se non fingere di non avere nulla da dire. Aveva imparato che il silenzio era la sua migliore difesa. Anzi, la sua unica difesa.

    Il tempo stava passando. Aveva chiesto alle sue guardie del corpo di lasciargli qualche minuto da solo, pensò Sebastian, ma presto sarebbero venuti a cercarlo. Per quella serata aveva assolto a tutti i suoi doveri, gli ospiti stavano per andare via, ma non vedeva Cassandra Kyriakis da quasi sei anni, e doveva accertarsi che, adesso che era uscita di prigione, non costituisse una minaccia per il suo futuro come sovrano di Aristo.

    Si erano separati nel più sgradevole dei modi. Cassie aveva bruscamente troncato la loro relazione, e il tradimento subito gli bruciava ancora, anche dopo tutto quel tempo.

    Quando l’aveva scorta nascosta dietro alla colonna, aveva pensato di avere le allucinazioni, tanto era stato forte lo shock nel rivederla. Era stato costretto a fare appello alla rigida educazione che gli era stata impartita durante tutti i suoi trentadue anni di vita per tenere sotto controllo la propria reazione. Dunque aveva ufficialmente dato inizio al ricevimento, chiacchierato con gli ospiti che contavano, sorriso nei momenti giusti, ma per tutto il tempo aveva pensato a un modo per restare cinque minuti solo con lei.

    Ora però che c’era riuscito, non era più certo di aver agito per il meglio. I suoi sensi erano tesi, il profumo di lei era come una rete che lo intrappolava, i crampi di desiderio che gli aggredivano il basso ventre erano così forti da farlo vacillare.

    Era indubbiamente seccante che la desiderasse ancora così tanto. Era sicuro di averla dimenticata, eppure un solo sguardo a quegli occhi verde smeraldo gli aveva fatto capire che qualcosa dentro di sé tornava prepotentemente in superficie quando era accanto a lei.

    Eppure la sua bellezza da fotomodella era solo una facciata che nascondeva la realtà di un’arrampicatrice sociale senza scrupoli, una donna di facili costumi che lo aveva irretito solo per mollarlo sul più bello, il tutto, probabilmente, solo per vantarsi di aver sedotto un principe. Aveva conosciuto tante donne come lei, prima e dopo la loro relazione, ma non essere stato capace di prevedere i suoi inganni era una consapevolezza che ancora gli bruciava dentro. Nessuno gli aveva mai inferto un colpo simile, nessuno era passato così sul suo orgoglio. Ma poi Cassie era arrivata, con i suoi occhi da gatta, tutta capelli biondi e seduzione, e gli aveva fatto perdere ogni capacità di giudizio.

    L’accarezzò con lo sguardo. Indossava un leggero vestitino rosa che le aderiva al corpo come una seconda pelle, evidenziando i fianchi tondi e i seni alti e pieni, e che esponeva quelle gambe lunghissime che tante volte si erano allacciate intorno alla sua vita nei momenti di travolgente passione. Le braccia snelle erano nude, al polso sinistro portava un braccialetto di perle che continuava a sfiorare con le dita sottili ed eleganti.

    Ma non doveva dimenticare che Cassandra Kyriakis aveva ucciso il padre proprio con quelle delicate e squisitamente femminili mani. L’accusa di omicidio colposo non la rendeva meno colpevole, almeno non secondo l’opinione pubblica. In quel momento, però, sembrava incapace di nuocere a qualcuno. Sembrava invece agitata, tesa, a disagio.

    Avvertì un vago senso di colpa. La sua minaccia era stata pesante, ma doveva assolutamente impedirle di rivelare alla stampa la relazione che c’era stata fra loro. Da quel momento in poi, qualsiasi contatto con lei avrebbe dovuto essere assolutamente segreto. I giornalisti si trasformavano in veri segugi quando si trattava della famiglia Karedes, sarebbe stato molto pericoloso anche solo se qualcuno lo avesse visto parlare con Cassie, ma valeva la pena di correre qualche rischio per portare a buon fine il piano che si stava delineando nella sua mente. Lo aveva capito solo guardandola. Il proverbio recitava che la vendetta era un piatto da servire freddo, ma il tipo di vendetta che lo interessava sarebbe stato caldo, bollente.

    Aveva un conto da pareggiare con Cassie, e lo avrebbe pareggiato nel suo letto.

    Un militare si avvicinò e Sebastian scambiò qualche parola con lui. Non più di trenta secondi dopo, quando si girò, scoprì che Cassie era scomparsa. Socchiuse gli occhi e scrutò la folla alla ricerca di una nuvola di seta rosa e capelli biondo platino, ma inutilmente.

    «Stava cercando qualcuno in particolare, Altezza?» domandò l’ufficiale. «Se vuole, chiederò a uno dei miei uomini di rintracciarlo.»

    Sebastian scosse la testa. Poteva fidarsi ciecamente solo di uno dei suoi assistenti, e sfortunatamente non era quello in piedi davanti a lui in quel momento. «No» quindi replicò, «non sarà necessario.»

    L’uomo chinò il capo e si allontanò. Fu in quel momento che Sebastian vide per terra il braccialetto di perle che aveva notato al polso di Cassie. Si chinò per raccoglierlo, e quando un altro militare si avvicinò, furtivamente infilò il monile nella tasca dei pantaloni, un sorriso involontario che gli incurvava le labbra.

    Cenerentola era fuggita dal ballo, pensò, ma in qualità di Principe Azzurro lui aveva qualcosa di molto più allettante di una scarpetta di cristallo per convincerla a tornare.

    «Cassie, che succede?» esordì Angelica, la coinquilina di Cassie, non appena quest’ultima entrò in casa. «Hai un aspetto disastroso. Va tutto bene?»

    Cassie chiuse la porta alle proprie spalle e si appoggiò alla parete. Con la punta delle dita si massaggiò le tempie dolenti. «Sto bene» replicò, «è solo un po’ di mal di testa» aggiunse, muovendo qualche passo nell’appartamento. «Sam ti ha dato problemi?»

    «Niente affatto» la rassicurò Angelica. «Dapprima era un po’ nervoso, ma poi si è calmato quando gli ho promesso che tu saresti tornata molto presto. Si è addormentato non appena ha appoggiato la testa sul guanciale. Sono andata a controllarlo qualche minuto fa, ronfa come un ghiro.»

    «Per fortuna» commentò Cassie, lasciando andare un sospiro di sollievo.

    «Tu ti preoccupi troppo» la redarguì l’amica. «Sam ormai ha cinque anni. Deve imparare a fare a meno della sua mamma di tanto in tanto. Non puoi tenerlo legato a te per sempre, lo sai.»

    «Lo so, però lui non ha ancora superato il trauma della separazione» precisò Cassie, cercando di non ricordare con quanta disperazione aveva urlato Sam quando gli era stato letteralmente strappato dalle braccia. Le era stato permesso farlo nascere nella prigione di Aristo e tenerlo nella sua cella per i successivi tre anni. Di tutti i dolori patiti nella sua vita, l’anno che era stata costretta a vivere lontana da suo figlio era sicuramente il peggiore. A volte sognava ancora quel periodo e si svegliava madida di sudore, il cuore che le martellava nel petto, in preda alla paura che qualcuno si fosse intrufolato in casa per portarle di nuovo via il suo bambino.

    «Sei tu quella che non ha ancora superato il trauma» sentenziò Angelica. «Lasciati il passato alle spalle, Cassie» aggiunse. «L’impiego all’orfanotrofio è il tuo biglietto per lasciare l’isola diretta verso una nuova vita non appena finirà il periodo della libertà su parola. A proposito dell’orfanotrofio, come è andata la serata a Palazzo? Hai visto il principe Sebastian? È bello come sembra nelle foto delle riviste?»

    «È andata bene» ammise Cassie, pensando agli occhi scuri e penetranti di lui. Aveva corso

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