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Il dolce lato della vendetta: Harmony Collezione
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E-book156 pagine2 ore

Il dolce lato della vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Cominciata come una vendetta strettamente professionale...
Il piano del potente milionario Antonio Herrera è semplice, persuadere l'innocente Amelia Di Salvo a vendergli le azioni del fratello, l'uomo che ha distrutto la sua famiglia. E c'è un solo modo per metterlo in pratica: una dolce e spietata seduzione.

... si era presto trasformata in qualcosa di diverso.
Il magnate spagnolo non ha però fatto i conti con l'istantanea e potente alchimia che si sprigiona fra loro. Adesso le sue priorità sono cambiate e prevedono il suono di una marcia nuziale e il calore di una famiglia tutta sua.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2020
ISBN9788830512047
Il dolce lato della vendetta: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il dolce lato della vendetta - Clare Connelly

    successivo.

    Prologo

    Sotto di lui Madrid luccicava come un mare di gemme, le luci della notte che brillavano nel cielo color dell'inchiostro. Era una città ricca di storia, ma in quel momento Antonio Herrera era consapevole solo della sua, di storia.

    La storia di una famiglia caratterizzata da una faida. Viveva una vita che in molti avrebbero considerato perfetta, ma solo lui conosceva la verità. L'odio per la famiglia Di Salvo scorreva nel suo sangue spagnolo, avvelenando la sua mente, e nulla avrebbe potuto impedirgli di combattere quella guerra. Anzi, di vincerla.

    Suo padre era stato distrutto dalle macchinazioni dei loro rivali. Un impero industriale, che ci erano volute decadi a costruire, era stato messo al margine ed era stato necessario l'intervento di Antonio per risollevarlo. A diciotto anni aveva preso in mano l'azienda, affiancando il padre per aiutarlo a fermare il tracollo finanziario. Aveva limitato le perdite, rafforzato la loro struttura, e adesso, a trent'anni, era l'unico responsabile di una società multimilionaria.

    I suoi occhi si posarono sul piano luccicante della scrivania, e sui documenti arrivati quel pomeriggio.

    Che strano tempismo. Era passato meno di un mese dalla morte del padre, e lei veniva ritrovata adesso. Dopo un anno di ricerche e l'impiego di un investigatore privato.

    Ora si faceva chiamare Amelia Clifton, ma quel nome falso non serviva a nulla, restava sempre una Di Salvo.

    Il pezzo mancante del puzzle, la donna in possesso delle preziose azioni di cui Antonio aveva bisogno per assumere il controllo totale del gioiello dei suoi avversari: la Prim'Aqua, la compagnia navale che, un tempo, era stata dei Di Salvo e degli Herrera, fino a quando i due patriarchi non si erano innamorati della stessa donna e avevano rotto la loro alleanza.

    Adesso nulla gli avrebbe impedito di convincere quella donna a vendergli le sue quote.

    Fissò la fotografia, cercando una qualche somiglianza con il fratellastro di lei, Carlo.

    Non ce n'era nessuna. Carlo aveva i tratti mediterranei, proprio come lui, con i capelli scuri, la pelle colore del miele e occhi neri come l'inchiostro, mentre Amelia era chiara e sottile.

    Assomigliava a sua madre, pensò, ricordando la famosa top model. Solo che Penny Hamilton era stata alta, mentre Amelia era piccola, come una fatina, pensò, guardando il modo in cui camminava per la strada in quella fotografia. Doveva essere stata una giornata calda, perché indossava solo un leggero abito in cotone, con dei bottoncini sul davanti, che le arrivava alle ginocchia e il sole si riversava proprio dietro di lei, mettendo in risalto la provocante silhouette attraverso la stoffa sottile del vestito.

    Un lampo di consapevolezza puramente maschile lo scosse. Desiderio? Per una Di Salvo? Come poteva essere, quando la famiglia di lei aveva sempre cercato di distruggere la sua?

    Ignorando ogni logica, il corpo di Antonio si tese e i suoi occhi si posarono un po' più del necessario su quell'immagine, notando i dettagli del pallido colorito della giovane, il grande sorriso sul piccolo viso e i lunghi capelli castani chiari, che le ricadevano sulle spalle in boccoli botticelliani, se naturali o no Antonio non avrebbe saputo dirlo, a meno di non vederla di persona.

    E questo sarebbe accaduto molto presto.

    L'ereditiera, figlia della famosa modella britannica e del magnate italiano, viveva in un piccolo paese vicino a Salisbury. Era una donna nata in mezzo alla ricchezza e alle lotte tra famiglie rivali, e proprio lei sarebbe stata la chiave di volta che avrebbe permesso ad Antonio di vincere.

    I suoi occhi si posarono di nuovo sulla foto. Era bella, questo non si poteva negare. Ma era anche una Di Salvo, e ciò bastava per odiarla. Per una notte, tuttavia, si sarebbe appellato al suo senso del decoro, l'avrebbe implorata di restituirgli ciò che era suo. E se lei non lo avesse fatto, avrebbe trovato un'altra via per impossessarsi delle sue azioni.

    In un modo o nell'altro ci sarebbe riuscito. Perché lui era Antonio Herrera e il fallimento, per quanto lo riguardava, non era contemplato.

    1

    Era stata una giornata perfetta. Calda e senza nemmeno una nuvola, tanto che il sole del tardo pomeriggio, che filtrava attraverso le finestre di casa sua, l'aveva immersa in una luce dorata. Ma quando era calata la sera le nuvole avevano riempito il cielo e l'aria aveva assunto un odore diverso, come a preannunciare un imminente temporale estivo.

    Il primo giorno di vacanza era stato esattamente come Amelia aveva desiderato. Aveva dormito fino a tardi, aveva letto un libro dall'inizio alla fine, aveva fatto una passeggiata in paese per bere una cedrata al pub e ora era rientrata a casa e stava preparando un pasticcio di pesce mentre guardava The Crown. Aveva già visto tutta la serie, ma le piaceva tenere la televisione accesa per compagnia, e chi meglio della regina a questo scopo?

    Prese della farina e l'aggiunse all'impasto che stava lavorando, inalandone l'aroma con piacere.

    Sì, il primo giorno di vacanza era stato davvero delizioso, pensò tra sé e sé, ignorando il lieve senso di vuoto che quel pensiero le provocò. Un mese e mezzo era davvero lungo senza lavorare, soprattutto se il lavoro è lo scopo della tua vita.

    Insegnare per Amelia era una vocazione, e l'idea di passare sette settimane lontana dalla classe non era una prospettiva allettante.

    Era stata invitata in Egitto da qualcuno della facoltà, ma aveva rifiutato. Aveva viaggiato talmente tanto che le sarebbe bastato per una vita intera, visto che durante l'infanzia era stata trascinata da un paese all'altro, seguendo l'ultimo ingaggio o l'ultimo fidanzato della madre. Ora preferiva restare dov'era, in quell'affascinante villaggio nel mezzo dell'Inghilterra.

    I suoi grandi occhi blu si guardarono intorno nel cottage e un sorriso le comparve sulle labbra rosa. Poteva dire con certezza che il Bumblebee Cottage era la cosa più lontana dallo stile di vita che aveva vissuto da ragazzina. Fino ai dodici anni aveva vissuto prevalentemente in hotel a cinque stelle, a volte per mesi. La scuola era stata un lusso che sua madre non aveva ritenuto necessario, ed era stato solo a causa del forte desiderio di conoscenza di Amelia e delle sue continue richieste che Penny aveva ceduto e le aveva ingaggiato un istitutore privato.

    Ma poi Penny era morta e la dodicenne Amelia, già molto somigliante alla madre supermodella, era stata gettata in un'altra vita, completamente diversa. Esclusiva e alla moda, ma anche estremamente pubblica. Era stata seguita ovunque andasse, e suo padre, un uomo che non sapeva nulla di lei, semplicemente non aveva saputo capire quanto la cosa le fosse sgradita.

    Era stato come passare dalla padella alla brace. Se essere figlia di una donna come Penny Hamilton la trasformava in una calamita per paparazzi, diventare una Di Salvo era persino peggio.

    E lei era stata cresciuta, da quel momento in avanti, proprio come una Di Salvo. Amata e adorata, eppure incapace di ignorare la sensazione di non appartenere davvero a quella famiglia.

    Non era appartenuta a nessun posto finché non era giunta in quel luogo e aveva iniziato a insegnare. I suoi occhi si posarono sull'opera d'arte che ricopriva il frigorifero. Grazie, recitavano i disegni dei suoi piccoli allievi, disegni colorati che la facevano sempre sorridere.

    Finito di preparare il pasticcio di pesce, Amelia rimase a guardarsi intorno nella stanza per alcuni momenti. Era ridicolo sentirsi già sola.

    Le vacanze erano appena iniziate ed era stata lei a declinare tutti gli inviti.

    Così come era stata lei a scegliere quella vita.

    Il cottage non avrebbe potuto essere più tipico nemmeno se fosse uscito dalle pagine di Beatrix Potter. Pietra, dipinta di un pallido color crema, rose nel giardino sul davanti, edera che si arrampicava su un arco che sormontava i gradini dell'ingresso e toccava il tetto, mostrando i due piani della casa, che era dotata di piccole finestre incastonate nel tetto. Dentro le luci erano accese, facendo risplendere il cottage di un calore che suscitò una strana sensazione nel petto di Antonio.

    Lui si soffermò a studiarlo per un momento, accigliato, come se, per uno strano istante, stesse valutando l'effettiva necessità di andare avanti.

    Aveva già comprato molto per raggiungere il proprio obiettivo, ripensò infatti alla compagnia petrolifera, molte delle aziende di Carlo Di Salvo, lasciandogli null'altro che una mera funzione di controllo nelle operazioni, abbastanza da metterlo in difficoltà.

    Ma questo era diverso. Avrebbe di buon grado lasciato perdere il resto se fosse riuscito a impossessarsi di quell'unica compagnia. E se Amelia Di Salvo si fosse mostrata restia, se appellarsi al suo senso di giustizia non fosse servito, allora le avrebbe mostrato di cosa era capace e quanto fosse vicino a rovinare suo fratello.

    Antonio incrociò le braccia sul petto quando cadde la prima goccia di pioggia, seguita subito da una seconda. Era un temporale estivo che portava l'odore dell'erba scaldata dal sole. All'interno della casa una figura si muoveva e lui strinse gli occhi.

    Amelia.

    Trattenne il fiato senza rendersene conto mentre, con i capelli castani chiari raccolti in una crocchia sopra la testa, lei si muoveva nel suo campo visivo. Il viso della donna era pallido; da quella distanza sarebbe stato difficile dirlo, ma avrebbe scommesso che non fosse truccata. Lei guardò fuori dalla finestra per qualche istante, poi si girò.

    La certezza si insinuò nella pancia di lui.

    Era una Di Salvo.

    Era passato meno di un mese da quando Antonio aveva seppellito suo padre e in quel momento rimpianse che Javier non fosse vissuto abbastanza a lungo per poter vedere quel momento.

    Con rinnovata determinazione, si diresse verso l'ingresso; la ghiaia scricchiolava sotto i suoi piedi e la luna faceva capolino da dietro le nuvole, gettandogli addosso una luce argentata. Qualcuno avrebbe potuto prenderlo per un segno, ma non lui.

    Bumblebee Cottage, proclamava un'insegna accanto alla porta, ma lui ignorò l'immagine che evocava quel nome, di dolcezza e tranquillità. Amelia Di Salvo poteva anche giocare a fare quella vita, ma restava comunque la figlia di una top model e di uno dei più grandi bastardi esistenti sulla terra.

    Il campanello suonò. Erano quasi le nove di sera, chi poteva essere a quell'ora?

    Aveva comprato il Bumblebee Cottage perché era in un luogo appartato. Lo aveva amato per la sua intimità, ma un brivido, come un campanello d'allarme, in quel momento giunse a scuoterla tutta. Prese un coltello dal bancone della cucina e si diresse verso la porta.

    «Chi è?»

    Le rispose una voce maschile, profonda e grave, con un accento europeo. «Può aprire?»

    «Sì, ma non lo farò» mormorò lei tra sé e sé. «Chi è?» ripeté a voce più alta.

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