Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Lady dello scandalo
La Lady dello scandalo
La Lady dello scandalo
E-book247 pagine3 ore

La Lady dello scandalo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Londra, 1800 - Dopo un matrimonio disastroso, Lady Beatrice Riverton conduce una vita riservata, dedicandosi alla pittura, ma pare che non riesca a tenersi lontana dalle pagine dei peggiori giornali scandalistici. Al contrario, Lord Andrew Robson è un gentiluomo impeccabile, che ha dedicato la sua vita al lavoro e rifugge dai facili piaceri. L'incontro tra i due è come un temporale che si abbatte sulla quiete della foresta; mentre Andrew cerca di aiutarla a migliorare la sua reputazione, sembra che lei faccia di tutto per trascinarlo con sé nello scandalo. Ma la scintilla che li spinge uno nelle braccia dell'altra aiuterà Beatrice a ritrovare finalmente la vera se stessa e farà scoprire ad Andrew quel mondo di emozioni e colori che si è sempre negato.
LinguaItaliano
Data di uscita19 ago 2016
ISBN9788858953945
La Lady dello scandalo

Leggi altro di Liz Tyner

Autori correlati

Correlato a La Lady dello scandalo

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La Lady dello scandalo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Lady dello scandalo - Liz Tyner

    successivo.

    1

    Andrew Robson provava l'insopprimibile urgenza di spaccare il naso a suo cugino Foxworthy. Un'altra storia che riguardasse gli occhi, o il seno, di una certa contessa, o qualsiasi cosa la più famosa debuttante della Stagione avesse fatto, e avrebbe tirato un pugno su quel suo brutto muso che mandava le donne in deliquio.

    Con un bicchiere di brandy in mano, Fox si piegò di lato e riprese l'equilibrio per non cadere dal tavolo. «Sei vergine.» Si versò un po' di liquore sulla redingote, ma si notava appena sulla lana scura.

    Andrew prese il libro mastro. Se fosse stato qualsiasi altro libro, Fox ne avrebbe sentito il peso in mezzo agli occhi. «La mia vita non ti riguarda» ribatté.

    «Quante volte ti ho invitato a venire con me a un appuntamento, e hai rifiutato?» Fox finì il brandy e rimase a fissare il bicchiere vuoto con uno sbadiglio. «Ho sete» brontolò, allungando la mano verso il cordone per chiamare un domestico. Mancò la presa e per poco non perse di nuovo l'equilibrio.

    «Serviti da solo» sbottò Andrew.

    Fox sbadigliò di nuovo, si riempì il bicchiere e inchiodò con lo sguardo il cugino. «Con quante donne sei stato?»

    Andrew prese il suo bicchiere e fece roteare il liquore, prima di mandarlo giù. «Un gentiluomo non parla di certe cose.»

    «Eppure io ti ho raccontato di tutte le gonne che ho sollevato, da quando ho scoperto quello che avevo nei pantaloni!»

    «Ho qualche dubbio che il numero di cui ti sei vantato corrisponda al vero...»

    Fox fece una smorfia, dando un colpo al tappo del decanter. «Non parlo di numeri, amico mio. Qualità, non quantità, è sempre stata la mia regola.» Aggrottando la fronte, continuò: «Sei mio cugino, sangue del mio sangue. E ignori i veri piaceri della vita. Te ne stai lì così... serio, vestito come se fossi in lutto... o come se fossi tu il defunto. Immagino che potresti essere diverso, in ogni caso, si ci fosse una donna a farti sorridere».

    «Ho già abbastanza da fare a nascondere te da mariti e spasimanti per aver voglia di seguire il tuo esempio.» Era l'unica cosa che detestava davvero, in Fox. Suo cugino non capiva che le sue azioni avevano delle ripercussioni su chi lo circondava.

    «Te l'ho detto» mormorò Fox. «Saltano alle conclusioni. Solo perché godo di una certa fama, fra le signore, un uomo non sopporta di vedermi anche solo parlare con sua moglie senza pensare che ci sia sotto qualcosa.»

    «E in genere è così.»

    «Per te no, invece. Fin dove ti sei spinto, con quella Hannah di cui parlavi in tono così poetico?»

    «Era una gentildonna innocente.»

    «Non lo era nel mio letto, l'estate scorsa.»

    Andrew montò in collera. «Stai mentendo!» Batté il palmo sul libro. «Nemmeno tu puoi aver fatto questo a un'innocente.»

    Fox si strinse nelle spalle e sollevò il bicchiere. «Eravamo innamorati. Dovresti provare.» Si esibì in quel sorriso sbilenco che faceva impazzire le donne. «Saresti molto più felice se ti abbassassi più spesso i pantaloni.»

    Andrew strinse il libro e, tenendolo saldamente, avanzò verso il cugino. Non poteva scagliarglielo addosso, ma poteva sempre darglielo in testa. «Hai osato rovinare un'innocente? Sei un essere spregevole!»

    Fox dovette vedere qualcosa, nei suoi occhi, perché si affrettò a ripararsi dietro la scrivania. «Non era così innocente, Andrew, credimi. Solo un'altra farfalla attirata dal mio nettare.»

    «Ti ucciderò.»

    «Andrew...» Fox posò il bicchiere e alzò entrambe le mani, arretrando. «Mio innocente cugino, ti senti così solo perché ancora non sei riuscito a mettere il tuo piccolo scettro nelle mani giuste.»

    «Stai per morire.» Andrew sbatté il libro sulla scrivania, mancando per un pelo il calamaio e rovesciando sul tappeto un vaso di rose. Quando fece il giro della scrivania, Fox lo schivò.

    «Al mio funerale ci saranno molte donne in lacrime» affermò con orgoglio.

    «Non ti piacerà arrivarci, parola mia! Sarà una morte lenta. Molto lenta.» Andrew avanzò, calpestando i cocci di vetro e schiacciando un bocciolo che sprigionò nell'aria il suo profumo.

    «E passerò all'eternità con un sorriso beato sul volto» dichiarò Fox con una breve risata.

    Rendendosi contro che il cugino si avvicinava sempre più alla porta, Andrew si lanciò oltre l'angolo della scrivania per afferrare le code della redingote e tirarlo indietro, trascinandolo a terra con sé. Fox emise un grugnito quando gli atterrò sulla schiena. Dimenandosi, cercò di sfuggire alla sua stretta, ma Andrew era determinato a impartirgli una lezione e a insegnargli a rispettare le donne.

    Gli bloccò entrambi i polsi, impedendogli la fuga, ma Fox reagì assestandogli un calcio nello stinco. Andrew lo afferrò per il bavero della giacca e infilò le dita nel retro del fazzoletto da collo, tirando il nodo contro la gola. Fox tossì e sputacchiò. Con un altro affondo, Andrew lo inchiodò al suolo, tenendolo sempre per il fazzoletto.

    «Ti perdonerò per aver tentato di uccidermi, ma non rovinarmi... la faccia!» ansimò il cugino. «Ti troverò una donna. Lasciami andare. Le passioni a cui non dai sfogo ti stanno trasformando in un selvaggio.»

    Andrew torse il fazzoletto. «Se osi rovinare un'altra donna, non vivrai abbastanza da pentirtene.»

    «Mi stai... strangolando...» La voce di Fox cominciava ad assomigliare a un rantolo.

    Andrew aumentò la pressione, prima di allentarla un po'. «Chiederai Hannah in moglie.»

    «Non posso» protestò Fox, agitando le braccia. «Lei è innamorata di Lord Arvin. Le permettevo di chiamarmi con il suo nome, e la cosa faceva piacere a entrambi.»

    Andrew si bloccò. «Cosa? Alquanto bizzarro, direi.» Lasciò andare il fazzoletto, si sollevò e diede una pacca sonora alla nuca del cugino. I capelli di Fox volarono in aria prima di ricadere in quell'aspetto scompigliato che Andrew non avrebbe potuto ottenere neppure con l'aiuto del più abile valletto. Si fece indietro per permettergli di rialzarsi.

    «Questo perché non conosci il significato della parola passione» obiettò Fox, mettendosi a sedere e sistemando il fazzoletto. «Hai bisogno di qualcuno che te lo insegni... Sophia Swift, ad esempio.»

    Andrew si spolverò le ginocchia. «Non mi avvicinerei mai a quella pazza.» Raddrizzando il bavero, aggiunse a bassa voce: «Mi ha morso».

    «Le donne a volte lo fanno. Fa parte del gioco.» Fox trasse un profondo respiro e si alzò in piedi. «Te lo spiegherò dopo un altro brandy.»

    Con gesti rapidi, Andrew si sfilò la giacca e la lanciò sulla scrivania. Poi slacciò i bottoni del gilet di seta e lo abbandonò al suolo. Liberò la camicia di lino dai pantaloni e, sollevandola, mostrò la cicatrice sul petto. «Quella donna mi ha morso» ribadì, stringendo i denti sull'ultima parola.

    Fox si fece avanti, fissandolo con occhi spalancati. «Ti ha lasciato il segno.» Studiò la cicatrice per qualche istante. «Ha i denti molto distanziati, direi.»

    «Sono sicuro che sarà felice di mordere anche te.» Andrew sogghignò. «Glielo suggerirò. Comunque non mi fa impazzire di gioia quando una donna ti fa sanguinare e si sporca la guancia di sangue.»

    All'epoca Andrew aveva avuto sedici anni. Suo padre aveva suggerito che dovesse fare esperienza dei favori di una donna, altrimenti non sarebbe mai stato in grado di scegliere una buona moglie. Gli aveva dato le stesse informazioni che aveva ricevuto da suo padre e si era assicurato che Andrew passasse tutta la notte nella casa di piacere di Mrs. Smith.

    Sophia aveva solo pochi anni più di Andrew e aveva promesso di mostrargli tutto quello che aveva bisogno di sapere. All'inizio si erano divertiti, ma il divertimento non era andato molto più in là di un bacio. Lei era tutto quello che Andrew poteva desiderare, ma poi si era fatta travolgere dalla passione.

    «Diavolo!» Fox fissò il petto del cugino. «Ed era consenziente?»

    «Lei sì, io non lo ero più.» Andrew lasciò ricadere le falde della camicia. «Un giorno mia moglie vedrà questi segni.»

    Fox si raddrizzò. «Non preoccuparti» replicò, strizzando l'occhio. «Stavi salvando un'anziana signora invalida da un tagliaborse, e il ladro ti ha morso. L'hanno portato a Newgate e condannato a morte. Oppure» aggiunse con un luccichio negli occhi, «puoi dirle la verità.» La sua voce assunse un accento poetico, mentre inalava a fondo e si portava una mano sul cuore. «Una donna pazza d'amore.»

    «Lei è pazza e basta.» Andrew scosse il capo. «Unghie lunghe come artigli e... tre specchi.» La visione della donna scarmigliata che implorava il suo perdono da tre angolazioni riflesse era stata un incubo.

    «Potrei prendere in parola la tua proposta di incontrarla» osservò Fox, guardando il soffitto. «Per vedere se dici il vero.»

    «Oh, fallo, ti prego. Voi due dovreste andare d'accordo.» Andrew scosse il capo. Quella notte si era sentito chiuso in gabbia con un animale feroce. All'inizio, l'irruenza di Sophia era stata pari alla sua, ma poi aveva dovuto calmarla quando si era resa conto di quello che gli aveva fatto. Aveva passato un'ora a rassicurarla che non faceva male, e per tutto il tempo gli aveva fatto male. Non aveva più voluto ripetere un incontro simile. Una sola volta si era lasciato prendere dalla passione, ed era stata un'esperienza terribile. Sophia avrebbe dovuto renderlo un uomo, e in effetti dopo quella notte si era sentito tale, anche se non nel modo che intendeva suo padre.

    «Devi proprio imparare a goderti la vita!» Fox-worthy fece una risata di gola che risuonava di disapprovazione.

    «Bah!» borbottò Andrew, prendendo la giacca dalla scrivania e posando una mano sulla spalliera di una sedia. Sedette, tenendo in mano la giacca, senza indossarla. «Ti vedo danzare sulle nuvole per un istante. Un attimo dopo ti rotoli ubriaco sul pavimento a causa della tua natura volubile. Ti convinci di essere innamorato e sostieni di aver trovato la donna della tua vita, poi, quando ti cade tra le braccia, non riesci più a sopportarla. Così prendi le distanze e la ferisci. Oppure lei torna dal marito e ti dimentica... e in questo caso non riesci a togliertela dalla testa.»

    «Ne vale sempre la pena.»

    Andrew sbuffò. «La prossima volta che busserai alla mia porta a mezzanotte implorandomi di nasconderti da un marito geloso, o che verserai lacrime amare perché il tuo unico vero amore di quel mese non è caduto ai tuoi piedi, ti ricorderò che ne vale sempre la pena e ti sbatterò fuori a calci.»

    Fox raddrizzò la schiena e sollevò il mento. «Frequento la tua casa per giocare a carte con te. A volte posso essere malinconico a causa dell'incostanza delle donne, a volte posso avere qualche disavventura, ma non mi sono mai nascosto.»

    «No, soltanto premunito di poter dormire senza la preoccupazione che qualcuno faccia irruzione in camera tua per ucciderti. Non hai imparato niente da tuo padre.»

    Gli occhi di Fox si ridussero a due fessure. «E tu non hai imparato niente dal tuo.»

    Una cannonata di pensieri esplose nella mente di Andrew, mescolata a emozioni che erano come un barile di polvere da sparo. Stringendo i pugni, si mise in posizione di combattimento e fissò il cugino. Nessuno dei due si mosse.

    «Ti chiedo scusa.» Fox alzò le mani in segno di resa. «Sai che non volevo ferirti.»

    Lentamente, con la cautela che avrebbe impiegato per scendere una ripida scogliera, Andrew si calmò. Non si sarebbe lasciato sopraffare dalla collera. Anche se aveva cercato di strangolare Fox, non aveva agito in preda alla rabbia, ma solo nell'unico modo che il cugino avrebbe compreso. Tenendo a freno le emozioni, riprese il controllo. Fox non rifletteva mai, prima di agire o di parlare, non considerava i pericoli che correva con la sua sventatezza. Probabilmente sarebbe stato ucciso da tempo, se non fosse stato per l'intervento di Andrew.

    «Stai attento, Fox» lo ammonì con voce controllata.

    L'altro lo scrutò negli occhi, poi fece un passo indietro, sollevando un palmo. «Non intendevo dire niente di offensivo, lo sai. Anche se tuo padre ha commesso un passo falso» replicò, stringendosi nelle spalle, «era più buono con noi di quanto sia mai stato il mio. Non intendevo parlar male di lui. Alla sua morte ho pianto più di quanto avrei fatto per il mio stesso genitore.»

    Un dolore familiare strinse il cuore di Andrew, ma la collera si placò. Non era più infuriato con suo padre, ma Fox era un'altra questione. Continuava a rovinare la vita degli altri, agendo in base ai propri desideri. Spezzava di continuo il cuore di qualcuno, o di se stesso, e ogni volta finiva per correre da lui. Nel giro di pochi giorni, però, la sua malinconia sarebbe sparita e il cugino si sarebbe innamorato di nuovo, per quel che valeva.

    Fox sospirò, ma poi un luccichio si accese nei suoi occhi mentre le labbra si curvavano in un sorriso. «Mi rattrista vederti appassire sul ramo.»

    Andrew batté le palpebre. «Appassire sul ramo? Ti sbagli. Se avessi bisogno di una prova che agisco nel modo giusto, mi basterebbe guardare te. Sei tu quello che cadrà a terra marcio.»

    «Purtroppo devo darti ragione.» Fox voltò le spalle al cugino. «Ho sbagliato e ho causato un danno irreparabile a una giovane donna.»

    «E cosa ci sarebbe di nuovo?»

    «Questa volta...» Le sue spalle si sollevarono, mentre Fox respirava a fondo. «Temo sia troppo delicata di natura, e che non si riprenderà.» Voltandosi verso Andrew, continuò: «Ho ricevuto un messaggio da una sua amica, in cui mi racconta della sua profonda tristezza. Temo... che potrebbe togliersi la vita».

    «Non puoi dire sul serio!»

    «Invece sì, purtroppo.»

    «Allora devi informare subito la sua famiglia, in modo che intervenga e non le permetta di commettere una sciocchezza.» Andrew fece un passo avanti, determinato ad assicurarsi che Fox non si sottraesse al proprio dovere.

    L'altro scosse il capo. «Non posso. È una dama di compagnia e vive all'ombra della sua signora. Ho pensato di mostrarle un po' di gentilezza, con il risultato che si è infatuata di me. Quando le ho detto che non l'amavo, ho creduto che capisse. Invece ora, a quanto pare, è molto abbattuta. Ho paura di rivederla. Non farei che aumentare la sua infelicità.»

    «Mmh, con me succede. Comunque devi assicurarti che non faccia qualcosa di ancora più sciocco di quanto non abbia già fatto.»

    «Se ti prometto...» Fox si mise una mano sul cuore. «... che in futuro sarò più attento, potresti vegliare su di lei per vedere che si riprenda? Accertati che mi abbia dimenticato. Sarà sufficiente che tu le faccia un bel sermone su di me, spiegandole che uomo insopportabile io sia... e cose del genere.»

    «Non posso presentarmi a una signora così, sui due piedi» protestò Andrew. «È inaccettabile.»

    Fox riprese il suo atteggiamento disinvolto. «Con Tilly puoi farlo. È una dama di compagnia, come ti dicevo, e so per certo che la sua padrona non sarà in casa stasera. Posso scriverle un biglietto dicendole di farsi trovare all'ingresso della servitù per ricevere un mio messaggio. Lo farà.»

    Andrew scosse il capo. «E poi io dovrei annunciarle che l'uomo che ama non verrà?»

    «Se c'è qualcuno che può convincerla che non merito le sue lacrime, sei tu. Me l'hai detto tante di quelle volte che non farai fatica a trovare le parole.»

    «Devi occupartene tu.»

    «No.» Fox scosse il capo. «Ci ho provato, ma non mi ha dato ascolto. Ci crederà, invece, se sarà qualcun altro a spiegarle che non sono un tipo per cui valga la pena perdere il cuore. E potrai assicurarti che non faccia qualcosa di stupido, come togliersi la vita.»

    «Troveremo qualcun altro.»

    «No, solo tu puoi farlo! Se dovesse circolare la voce che la sua reputazione è macchiata mentre è così fragile, sarebbe troppo per lei. Ti scongiuro di aiutarmi, cugino, e... ti prometto che cambierò.»

    Beatrice scese dalla carrozza e si avviò verso gli scalini dell'ingresso. Quando la porta si aprì davanti a lei, scivolò all'interno, finché non si sentì bloccare dal vestito. Voltandosi, liberò l'orlo della gonna di seta dallo spigolo della porta e udì il rumore dello strappo.

    «L'avrei fatto io per voi» disse il maggiordomo di suo fratello con una voce che sembrava venire dall'oltretomba. A guardarlo bene, Arthur aveva parecchie cose che lo facevano assomigliare a uno spettro, a eccezione dell'altezza e del portamento.

    «Non posso aspettare tutto il pomeriggio» borbottò Beatrice, fissandolo.

    «Vi chiedo perdono. È colpa dell'età se sono lento.» Il suo volto non rivelava alcuna espressione. «E mi tradisce anche la memoria. È difficile ricordare come ci si dovrebbe comportare.»

    «Sciocchezze. Quanti anni hai?»

    «Centotré... calcolati in anni da maggiordomo.»

    La cameriera si fermò dietro di loro, portando la borsa a rete di Beatrice, il suo libro e il suo scialle di lana preferito che usava solo in carrozza, perché era piuttosto logoro ma molto confortevole.

    «E quanti sarebbero, in anni normali?» chiese Beatrice.

    «Non ricordo.»

    «Arthur...»

    «Il mio nome è Arturo.»

    «No, non lo è.»

    Lui sollevò il mento e parlò come se fosse Re Giorgio in persona. «Ne sono sicuro, madam. Io c'ero.»

    «È Arthur.» Suo padre, Standen, era stato il maggiordomo in casa del padre di Beatrice e, per evitare la confusione, quando entrambi erano al servizio della famiglia, il figlio era stato chiamato con il nome di battesimo.

    Il domestico emise un brontolio a labbra chiuse, prima di parlare. «Come Lady Riverton desidera. Tuttavia, dovreste avere maggior cura dei vostri capi, milady. Mrs. Standen si lamenta quando siete distratta e le date più lavoro di rammendo.»

    Beatrice sorrise. «Ascoltare la moglie è preciso dovere di un marito, Arthur.» Scuotendo il capo, si allontanò dalla porta, sollevando l'abito con entrambe le mani per non trascinare l'orlo strappato. Si fermò alla base delle scale e si voltò, per vedere su di sé gli occhi del maggiordomo.

    Gli rivolse il suo ringhio migliore, e anche se lo sguardo di lui rimase fisso nel vuoto, le sue labbra si inclinarono in un sorriso.

    Beatrice salì le scale, seguita dalla cameriera.

    «Dannazione!» brontolò tra sé, esaminandosi i

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1