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Un odioso ricatto
Un odioso ricatto
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E-book225 pagine2 ore

Un odioso ricatto

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Info su questo ebook

Inghilterra, XIX secolo - Il giorno delle nozze con il Duca di Avonlea, Lucinda riceve una lettera intimidatoria: qualcuno è al corrente di un segreto che la riguarda e che, se venisse alla luce, rischierebbe di scatenare un terribile scandalo. Così, per non danneggiare la reputazione del marito, Lucinda decide di andarsene. Ma una volta superata la rabbia per essere stato messo in ridicolo dalla moglie, Justin si rende conto che qualcosa è cambiato, e che un tenero, prezioso sentimento è sbocciato nel suo cuore. Sarà ricambiato?
LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2018
ISBN9788858977958
Un odioso ricatto
Autore

Anne Herries

Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.

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    Anteprima del libro

    Un odioso ricatto - Anne Herries

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Disappearing Duchess

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2011 Anne Herries

    Traduzione di Graziella Reggio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-795-8

    Prologo

    Sussex, Inghilterra

    Justin, Duca di Avonlea, guardò la folla di invitati. Tutti aspettavano il discorso di benvenuto e il taglio della torta. Lui invece aveva la gola secca e il cuore oppresso dallo sgomento mentre tentava di comprendere cosa stesse accadendo.

    Lucinda, la sua bella sposa, era scomparsa poco dopo la cerimonia nuziale. Dalla chiesa erano andati in carrozza alla splendida dimora di famiglia, dov’era previsto il rinfresco. Lei si era allontanata subito, spiegandogli che una balza del vestito era scucita.

    «Non impiegherò più di dieci minuti, Avonlea» gli aveva assicurato con il sorriso timido che lo aveva conquistato. «Vi prego, presentate le mie scuse agli ospiti. Tornerò al più presto.»

    «Certo, mia cara. Siete bellissima, Lucinda» le aveva dichiarato Justin, baciandole il palmo della mano. «Vi ho mai detto che vi adoro?»

    «Sì, tante volte. Anch’io vi voglio bene.» Con questo era corsa a passi leggeri su per le scale.

    Ormai era passata un’ora e nessuno l’aveva più vista. A quel punto lui decise di andare a vedere cosa la trattenesse. Nella sua stanza trovò soltanto Alice, la cameriera personale.

    «Dov’è Lady Avonlea?» la interrogò. «Non possiamo lasciare gli ospiti in attesa.»

    «Non vedo la duchessa da quando siete usciti dalla chiesa, Vostra Grazia.»

    «Eppure è salita in camera a farsi rammendare il vestito.»

    «Infatti l’aspettavo» spiegò la ragazza con un certo nervosismo. «Vi assicuro che qui non è venuta.»

    «Mi aveva detto che una balza era strappata...» Justin si guardò attorno. Il locale era stato da poco rinnovato senza badare a spese, con le tinte preferite dalla giovane sposa: sfumature di rosa e oro, in perfetta armonia. «Forse si è cambiata e ha lasciato da qualche parte l’abito nuziale?»

    Alice evitò il suo sguardo.

    «Perdonatemi, milord. Mi sono assentata soltanto un minuto per assicurarmi che i bagagli della duchessa fossero pronti per il viaggio. Rientrando in camera ho avuto l’impressione che mancasse qualcosa, ma non ne ero sicura.»

    Lui aprì l’armadio; era pieno di indumenti eleganti, acquistati apposta per far piacere a Lucinda.

    «Non mi pare sia stato preso nulla» commentò lui, perplesso. Com’era possibile che la sua Lucinda fosse scomparsa proprio il giorno delle nozze? E soprattutto, perché? «Concentratevi, ragazza; è importante. Di sicuro non se ne sarebbe andata senza portare niente con sé né lasciare un messaggio.»

    «Un vecchio abito e alcuni gingilli cui era affezionata sono spariti dal comò, ma tutti i gioielli di valore sono al loro posto, Vostra Grazia.»

    «Allora dev’essere in casa, oppure in giardino.» Justin si rifiutava di ammettere che i sospetti di Alice fossero fondati. Perché la sposa avrebbe dovuto abbandonarlo? Non c’erano mai stati screzi né litigi fra loro. Forse non era proprio un matrimonio d’amore, ma il rispetto e l’affetto erano reciproci, o almeno così aveva sempre creduto lui. Cosa aveva mai fatto per indurla a fuggire senza una parola?

    Si guardò ancora in giro sperando di trovare una risposta, poi si rivolse di nuovo alla domestica.

    «Perlustrate la stanza per accertarvi che la duchessa non abbia lasciato una lettera. Inoltre stendete un elenco di quello che manca. Devo capire se si è trattato di un atto impulsivo, oppure preparato con cura. Nel frattempo la farò cercare ovunque.»

    Subito iniziarono le ricerche, ma non si trovò traccia di Lucinda.

    Intanto gli ospiti diventavano sempre più inquieti e sussurravano tra loro. I veri amici parevano preoccupati, ma i conoscenti si scambiavano occhiate d’intesa, pregustando lo scandalo. Per Justin era una grave ferita al suo orgoglio. Abituato all’ossequio, ricco, bello e considerato un ottimo partito, aveva riflettuto a lungo prima di chiedere la mano a una giovane. Lucinda non vantava un nome illustre, ma con la sua modestia e il suo sorriso timido gli era parsa una consorte ideale per un duca.

    Sin da bambino, Justin aveva appreso il senso del dovere. Proveniva da una famiglia antica e rispettabile, senza scheletri nell’armadio.

    «Rammenta sempre l’onore» gli raccomandava il padre. «Per quanto sia duro e gravoso, non venire mai meno al tuo dovere, Justin. Il buon nome di un gentiluomo e della sua famiglia viene al primo posto. Promettimi di non scordarlo mai, figliolo.»

    Justin lo aveva promesso. La sua prima proposta di matrimonio a una fanciulla che godeva dell’approvazione paterna era stata declinata; offeso, aveva impiegato parecchio tempo a sceglierne un’altra. Era convinto che Lucinda fosse perfetta da ogni punto di vista, e invece era scappata, rendendolo ridicolo di fronte a tutti e ferendolo come non aveva creduto possibile. Guardandosi attorno, prese fiato e tentò di reprimere la collera e la delusione.

    «Perdonatemi» annunciò azzittendo i presenti, che erano ansiosi di ricevere ragguagli. «Mi duole annunciarvi che mia moglie è indisposta e non sarà in grado di partecipare al rinfresco. Vi prego di gustare il vino e le vivande. Vi ringrazio per la comprensione e vi porgo le mie più sentite scuse.»

    A giudicare dalle espressioni, gli invitati avevano intuito che mentiva; percepivano che qualcosa non andava.

    Justin non si curò di speculare sulle loro supposizioni, ma sapeva bene che nulla li avrebbe stupiti più della verità.

    1

    «Non hai idea di dove sia andata Lucinda o perché?» Il caro amico e vicino Andrew, Lord Lanchester, lo guardò pensieroso.

    «Non ho sue notizie da quasi due mesi» rispose cupo Justin.

    Andrew era appena tornato dalla Spagna, dov’era aiutante di campo del Duca di Wellington. Ferito a Salamanca, si era ormai ripreso, anche se zoppicava un poco.

    «L’ho cercata ovunque per settimane» aggiunse Justin. «Un paio di fittavoli afferma di averla vista camminare nei pressi della tenuta il giorno della scomparsa, ma nessuno ha la minima idea di dove fosse diretta.»

    «Hai assunto qualcuno per rintracciarla?» s’informò l’amico aggrottando la fronte. «Oppure promesso una ricompensa per qualunque informazione utile?»

    «Ho preso in considerazione l’idea di incaricare in segreto un agente, tuttavia preferisco evitare le offerte di denaro, poiché sorgerebbe uno scandalo. Se, anzi, quando Lucilla tornerà, non voglio che diventi un bersaglio delle malelingue.»

    «Come puoi sperare di tenere la faccenda sotto silenzio?» Andrew inarcò le sopracciglia. «Mia sorella Jane era presente alle nozze. Appena sono tornato dalla Spagna, mi ha riferito che c’era un problema. Non è certo una pettegola, ma è molto affezionata a Lucinda e si preoccupa per lei, soprattutto perché da quel giorno non l’ha più sentita. La notizia della sua scomparsa si è già diffusa, per quanto discreto tu possa essere.»

    «Tua sorella si è dimostrata molto gentile e premurosa. Sapendo che è una cara amica di Lucinda, mi sono permesso di confidarmi con lei. Purtroppo non ha idea di che cosa avrebbe potuto indurla alla fuga.»

    «Sei sicuro che sia davvero scappata?» gli chiese con delicatezza Andrew. «Non potrebbe essere sparita per altri motivi?»

    Senza quasi ascoltarlo, Justin si passò le dita tra i capelli. Le profonde occhiaie rivelavano la mancanza di sonno. «Perché lo ha fatto? Mi sono spremuto le meningi tentando di ricordare se l’ho offesa o spaventata in qualche modo. Forse non desiderava più sposarmi, ma in questo caso avrebbe potuto avvisarmi prima del matrimonio. Perché celebrare le nozze e poi andarsene senza una parola? Non credo che mi temesse, non sono un mostro.»

    «Non so che dirti. Se fossi stato a casa, ti avrei consigliato di assumere subito un agente, poiché la faccenda mi pare assai sospetta. Sei proprio sicuro che Lucinda non abbia lasciato lettere? Nemmeno una piccola nota?»

    «Non abbiamo trovato nulla.»

    «Perché non perlustrate di nuovo la camera da letto? Qualcosa deve pur mancare. Rammento di avere conosciuto Lucinda anni fa alla Raddlit Academy per giovani gentildonne; sembrava una bravissima ragazza. Jane prova molta simpatia per lei e in genere sa giudicare bene le persone.»

    «Lucinda è la creatura più dolce e gentile del mondo» confermò Justin, disperato. «Non posso credere che abbia inteso farmi del male. Sì, forse hai ragione: la questione è più complessa di quanto non appaia.»

    «Se permetti, troverò io un agente. Penso sia opportuno fornirgli il nome da nubile di Lucinda. È improbabile che si presenti come Lady Avonlea.»

    «Lucinda Seymour» lo informò Justin. «Era molto silenziosa, però mi ha attratto sin dall’inizio con il suo sorriso. Quando l’ho vista per la prima volta alle terme di Harrogate, dov’era venuta con la zia, ho capito subito che sarebbe stata una moglie perfetta. Tuttavia era molto riservata, anche se cortese, e mi teneva a distanza. Solo quando ci siamo incontrati di nuovo da Jane, ha abbassato la guardia e mi ha consentito di sperare. Dichiarava di provare affetto per me. Perché, allora, abbandonarmi proprio il giorno delle nozze?»

    «A mio parere, c’è sotto qualche mistero» affermò Andrew. «Sono abbastanza sicuro che non appena si sentirà pronta, Lucinda tornerà e spiegherà tutto.»

    «Se le importasse qualcosa di me, mi avrebbe confidato i suoi problemi.»

    «Scusa se te lo chiedo, ma sei innamorato di lei?»

    «Le sono affezionato... Tuttavia non so di preciso cosa sia l’amore, poiché nella mia famiglia era un sentimento sconosciuto.»

    «Dunque non era un matrimonio d’amore» commentò pensieroso l’amico. «Forse pensava che avresti preferito allontanarla, se avessi conosciuto la verità su di lei.»

    Justin s’irrigidì. «Cosa intendi dire?»

    «Quanto la conosci, amico mio? Magari c’è qualche segreto nel suo passato.»

    «Nulla che non avrebbe potuto rivelarmi. L’avrei ascoltata e aiutata in ogni modo.» Aggrottò la fronte. «Sai forse qualcosa?»

    Andrew esitò un istante. «Ricordo che lasciò la scuola all’improvviso e non scrisse a Jane per qualche anno. Mia sorella era molto in ansia per lei.»

    «Ne conosci il motivo?»

    «No, ma forse non ha alcuna relazione con la vicenda attuale.»

    «Non vedo perché dovrebbe.»

    «E quindi Lucinda tornerà da te.»

    «Spero che tu abbia ragione. Sono molto preoccupato per lei. Tra l’altro temo che abbia con sé poco denaro. Le avevo dato qualche ghinea, ma non abbastanza per vivere per due mesi, anche se forse ha un paio di gioielli e un po’ di soldi suoi.»

    Justin era combattuto tra l’angoscia, la rabbia e lo sconcerto. Da settimane cercava dappertutto Lucinda, ma senza risultati. In cuor suo cominciava a temere che fosse morta, altrimenti perché non avrebbe mandato notizie? Era stata rapita o, peggio, assassinata per colpire lui? Non gli veniva in mente nessuno che lo odiasse fino a quel punto. Ma che altra spiegazione c’era?

    «Dunque, se arrivasse, tu l’accoglieresti in ogni caso?» indagò l’amico.

    «È mia moglie» dichiarò Justin, sorpreso dalla domanda. Era un gentiluomo, con uno spiccato senso dell’onore; non avrebbe esitato ad accogliere la sposa bisognosa d’aiuto. «Le ultime settimane sono state infernali. Inoltre ho il preciso dovere di occuparmi di lei. Ringrazierei Dio per il suo ritorno e mi impegnerei in ogni modo per renderla felice.»

    «Allora andrò a Londra domattina e assumerò un agente per risolvere il caso» promise Andrew. «Non abbandonare le speranze, amico mio» aggiunse infine, posandogli una mano sulla spalla.

    Lucinda osservò la piccola cucina e sospirò. Prima dell’alba aveva lavato e sfregato il pavimento; era molto più pulito che al suo arrivo, ma nulla avrebbe potuto trasformare quel tugurio in una dimora accogliente. Tuttavia non poteva permettersi di meglio, poiché aveva già speso quasi tutte le ghinee datele dal marito.

    Se non fosse stata costretta a fuggire, in quel momento si sarebbe trovata nella sua bella camera ad Avonlea. Un nodo le serrò la gola e una lacrima le rigò la guancia. Lei l’asciugò con un gesto nervoso. Suo marito doveva essere su tutte le furie. Quando, al ritorno dalla chiesa, Lucinda aveva trovato sulla cassettiera la lettera ricattatoria, era scappata in preda al panico, portando con sé poche cose avvolte in uno scialle. Com’era possibile che qualcuno conoscesse il suo terribile segreto? Erano passati cinque anni da quando la vergogna era caduta su di lei.

    Il suo primo pensiero era stato il buon nome dello sposo. L’idea di macchiare la reputazione della sua rispettata famiglia era inconcepibile. Avonlea l’aveva scelta in moglie perché la credeva una ragazza semplice e onesta, dal passato irreprensibile.

    Quanto si era ingannato! Lucinda aveva commesso un atto imperdonabile sposandolo senza confessargli la verità. Avrebbe dovuto rifiutare la proposta; all’inizio aveva mantenuto le distanze, ma poi, man mano che sentiva crescere l’attrazione, non era più riuscita a negare il richiamo del cuore. Infine si era innamorata a tal punto di Justin da non potergli più resistere. Tuttavia aveva avuto l’impressione che lui non ricambiasse del tutto i suoi sentimenti. Parlava con disinvoltura d’amore, ma sembrava piuttosto riferirsi alla simpatia e all’affetto, destinati a crescere con gli anni e con la nascita dei figli. Tuttavia quella perfida lettera minacciava di annientare ogni rispetto per lei. Appena scoperta la dura realtà, infatti, il marito l’avrebbe detestata.

    Lucinda si sedette davanti al focolare e chiuse gli occhi cercando di dominare le emozioni. Aveva tentato di cancellare il ricordo della notte orribile in cui, da ragazzina, era stata stuprata in camera sua da quello che aveva sempre creduto un fidato amico del padre.

    Essendo stata avvisata che, se avesse parlato, avrebbe provocato la rovina del padre, aveva taciuto finché il suo stato non era diventato evidente. Per terribile sfortuna, infatti, era rimasta incinta. Lucinda aveva tentato di spiegare che era stata stuprata e che non poteva rivelare il nome del colpevole, ma il padre non le aveva creduto e l’aveva costretta a vivere in reclusione con la severissima nonna. Non era stata più accolta in famiglia nemmeno dopo avere partorito una bambina dichiarata morta. Tuttavia, una volta rimasta vedova, la madre si era dimostrata più clemente e le aveva permesso di recarsi ad Harrogate con la zia. Era là che Lucinda aveva conosciuto Avonlea e se n’era innamorata, pur sapendo che nessun uomo rispettabile l’avrebbe mai presa in moglie a causa di quanto le era accaduto.

    «Tuo padre sosteneva che non avevi più diritto alla felicità» l’aveva avvisata sua madre, quando Lucinda le aveva accennato alle attenzioni del duca. «Non ti vorrei negare i piaceri della vita, ma immagino tu sia consapevole che non ti potrai sposare.»

    E così lei, ad Harrogate, aveva finto di non ricambiare l’interesse di Avonlea. Ma quando lo aveva rivisto a casa di Jane, si era confidata con la sua cara amica, e questa le aveva consigliato di ascoltare il cuore e accettare la proposta di matrimonio.

    Sospirando, Lucinda si guardò attorno nel misero cottage. Era stato assai doloroso allontanarsi dal marito, ma la lettera anonima le aveva rivelato una notizia che andava confermata. Ormai conosceva la verità e doveva compiere un’azione che richiedeva un coraggio da leoni.

    Era scappata da Avonlea in preda al panico, senza sapere che fare, animata dal puro intento di non danneggiare lo sposo. Era confusa, sconvolta. Non solo l’ignoto ricattatore aveva dimostrato di conoscere il suo segreto, ma le aveva anche rivelato che la figlia non era morta alla nascita, ma al contrario era viva.

    Nel messaggio minacciava di svergognarla in pubblico, a meno che non versasse diecimila sterline. In cambio del denaro, prometteva anche di svelarle dove viveva la bambina; in povertà e nel pericolo, come specificava, colmandola di terrore.

    Dopo l’iniziale risentimento, Lucinda si era affezionata alla piccola creatura che si sviluppava nel suo grembo. Rifiutata dalla famiglia, si era abituata a parlare con lei, convinta che alla sua nascita non sarebbe più stata sola. Invece, dopo ore di sofferenza, era stata informata con freddezza che la piccola era morta. Lucinda aveva pianto per la perdita, ma in seguito aveva superato il dolore e relegato i tristi ricordi in un angolino della mente, affermando che il passato non contava più. E poi, all’improvviso, proprio la mattina delle nozze,

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