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Il passaggio segreto: Harmony History
Il passaggio segreto: Harmony History
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E-book200 pagine5 ore

Il passaggio segreto: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1813 - Costretta a sposarsi da una clausola del testamento della sua madrina, Briony Winters tratta con un certo distacco il marito, Luke Kingsley, donnaiolo e giocatore incallito. Ben presto, però, stanca di passare in solitudine le sue giornate, comincia a interessarsi alle assidue uscite di lui, in particolare a quelle notturne, e scopre un passaggio segreto che, dai sotterranei della casa, porta in aperta campagna. Che cosa nasconde Luke? Forse dietro la sua fama di libertino si cela un segreto passato inconfessabile? Incuriosita e malgrado tutto ammaliata dal fascino del giovane marito, Briony decide così di seguirlo in una delle sue spedizioni...
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2019
ISBN9788858993651
Il passaggio segreto: Harmony History
Autore

Anne Ashley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il passaggio segreto - Anne Ashley

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Makeshift Wife

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2012 Anne Ashley

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-365-1

    1

    Aprile 1813

    Miss Briony Winters guardò il cielo grigio e considerò che era stato proprio il giorno adatto per un funerale, cupo e malinconico come il suo cuore. Poi si allontanò dalla finestra per salutare gli ultimi amici e conoscenti che si stavano congedando dopo le esequie.

    «Grazie per essere venuto, dottor Mansfield. Anche se siete arrivato da poco qui fra noi, avete già conquistato il rispetto di molti, nella nostra piccola comunità. Certamente avevate fatto una buonissima impressione alla mia madrina, quando purtroppo ha avuto bisogno dei vostri servigi.»

    Il giovane medico, invece di apparire lusingato, fissò tristemente la minuscola mano che teneva fra le proprie. «È un vero peccato che non sia riuscito a diagnosticare subito la malattia di Lady Ashworth. Diceva soltanto di sentirsi stanca, non c’erano altri sintomi che rivelassero un cuore debole.»

    «Nessuno può farvene una colpa, tanto meno io» gli assicurò Briony con molta gentilezza, prima di rendersi conto che stava stringendo da troppo tempo la sua mano e che era meglio ritrarla. «La mia madrina ha avuto la fortuna di godere di un’ottima salute per tutta la vita. Nessuno poteva sospettare la sua malattia, nemmeno lei. Credeva davvero di essere soltanto stanca. Negli ultimi tempi aveva fatto molti viaggi, per visitare amici e parenti. Alla fine dell’anno scorso, poi, era anche andata a Londra ed era rimasta per una settimana o due nella capitale.»

    Briony tacque un attimo per riprendere il controllo delle proprie emozioni. Ci era riuscita stoicamente per tutto il funerale e non aveva intenzione di cedere in quel momento, davanti a tutti.

    «E poi penso che Lady Ashworth, se avesse potuto, avrebbe scelto di andarsene così» aggiunse determinata a mantenersi calma per quanto addolorata. «Detestava quelli che si mettono a letto al minimo sintomo di un malanno. Una lunga degenza era l’ultima cosa che le avrei augurato, anche se la sua scomparsa così improvvisa è difficile da accettare.»

    «Proprio per questo non dovete isolarvi dal mondo» le consigliò il dottore. Fissava con uno sguardo languido il suo viso, che in tanti ammiravano ma che tradiva l’angoscia provata in quel momento. «Qui avete molti amici che potranno assicurarvi tutto l’affetto e il conforto di cui avete bisogno. Spero sinceramente che finirete per considerare tali anche me e mia sorella Florence.»

    La giovane donna graziosa al suo fianco la invitò immediatamente a cena, ma Briony non si sarebbe sognata di accettare un invito, adesso che era mancata la dolce creatura che per dodici anni aveva sostituito sua madre. Tuttavia, proprio per la cortesia che Lady Ashworth le aveva sempre insegnato, accondiscese con un sorriso e disse anche che avrebbe atteso con ansia quella bella serata.

    A quell’invito ne seguì subito un altro, da parte del vicario, che lei accettò non meno graziosamente.

    Quando rimase sola Briony si lasciò cadere su uno dei comodi divani del salotto e si sentì emotivamente sfinita, con la sola consolazione di essersi comportata proprio come avrebbe voluto la sua cara madrina, in quello che era stato uno dei peggiori giorni della sua vita.

    Appoggiò con un sospiro il capo allo schienale del divano chiedendosi perché le lacrime non uscivano.

    Forse perché non ne erano più rimaste. Le aveva piante tutte da quando aveva scoperto la madrina senza vita, nel suo letto. Non avrebbe mai dimenticato il mattino in cui aveva preso la sua fredda mano e aveva capito che cosa era successo durante la notte. Come non avrebbe mai dimenticato quando quella stessa mano, dodici anni prima, aveva stretto la sua mentre veniva seppellita la bara di sua madre.

    Allora non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse sostituire sua madre, invece era successo. Lady Ashworth aveva conquistato il suo amore e il suo rispetto, riuscendo a trasformare un ragazzaccio che si arrampicava sugli alberi e si cacciava sempre nei guai in una giovane donna che non sarebbe sembrata fuori posto nel più elegante dei salotti londinesi.

    Un’impresa non da poco, ammise Briony prima che entrasse silenziosamente nella stanza Janet, la cuoca, governante e amica della madrina.

    «Li avete accompagnati tutti alle loro carrozze, Janet? Che cosa avrei fatto senza di voi...» Le rivolse un sorriso che tradiva tutto il suo affetto per l’anziana domestica.

    Janet rispose con un sorriso non meno affettuoso. «Oh, siete stata bravissima! Lady Ashworth lo diceva sempre: siete così forte d’animo che ve la sapete cavare anche nei momenti più difficili.»

    «Mi auguro che avesse ragione.»

    Briony si alzò e andò di nuovo alla finestra, ma oltre al cielo plumbeo le apparve anche il suo futuro, non meno grigio. Doveva affrontare la realtà, ed era meglio farlo senza illusioni.

    «Non potrò affermarlo con certezza fino a quando non avrò incontrato il notaio di Lady Ashworth. Probabilmente non potrò più permettermi di vivere qui.»

    Si voltò per osservare il salotto di quella che aveva considerato casa sua per metà dell’esistenza. Forse non era stata abbastanza grande e lussuosa per la vedova di un ricco barone come Lady Ashworth, ma era solida e ben divisa, con almeno mezza dozzina di camere da letto e un elegante salone a occidente. Quel salotto, dove aveva trascorso molte ore in compagnia della cara madrina, era la sua stanza preferita.

    «Lady Ashworth non vi avrebbe mai lasciato senza mezzi di sostentamento, per quello che ne so» le assicurò Janet vedendo un’espressione preoccupata sul suo viso dai lineamenti perfetti. «Ormai vi considerava la figlia che non aveva mai avuto.»

    «Può darsi, Janet. Purtroppo considerava anche quel buono a nulla di Luke Kingsley come il figlio che aveva sempre desiderato. E loro erano zia e nipote.»

    Cercò di non cadere vittima dei propri pregiudizi, ma ci riuscì soltanto in parte.

    «Sapete meglio di chiunque altro che l’ha allevato da quando era ancora in fasce, dandogli tutto quello che poteva, riuscendo perfino a convincere suo fratello a procurargli una commissione nell’esercito, dopo la laurea a Oxford. E come ha ripagato la sua bontà? Non si è nemmeno disturbato a venire al funerale!» si sfogò indignata.

    «Be’, credo che il signorino Luke abbia avuto le sue ragioni per non venire» obiettò Janet prendendo le parti del favorito della padrona. «Da quando è diventato l’erede di suo zio e ha lasciato l’esercito è stato molto occupato. Quando non è nel Kent da Lord Kingsley è nella capitale, e non gli resta molto tempo per fare altro.»

    «A parte correre dietro a qualche donna di scarsa reputazione» replicò Briony. «Secondo i pettegolezzi, Lady Tockington è la sua ultima amante, ma chissà per quanto lo resterà... Non a lungo, a giudicare da quelle che l’hanno preceduta. Non ha di certo un cuore costante, la lista delle sue donne è interminabile!»

    «Santo cielo! Che cosa direbbe Lady Ashworth se vi sentisse parlare così?»

    Briony non riuscì a nascondere un sorriso. «Cercherebbe di mostrarsi indignata come voi, ma ci sarebbe riuscita meglio. Perfino voi dovrete ammettere che la mia madrina era davvero preoccupata per le voci che circolano sul conto del suo adorato nipote.»

    «Può darsi» concesse la governante, «ma Lady Ashworth aveva un’altra opinione del signorino, nonostante quello che dicevano le malelingue, e lei sapeva certamente giudicare le persone. Era molto orgogliosa di voi, e ne aveva ogni ragione.»

    Vedendo la tristezza scendere di nuovo sul volto di Briony, la governante corse subito a confortarla, come aveva sempre fatto negli ultimi giorni. Le cinse le spalle con un braccio e la strinse forte.

    «Non lasciatevi andare, Miss Briony... I domestici aspettano che voi facciate loro coraggio, non dimenticatelo. Solo Dio sa che cosa ne sarà di noi. Come voi pensate, il signorino erediterà la casa, ma chi dice che non voglia venderla? Preferisce vivere a Londra, da quando ha lasciato l’esercito, e poi ha una bella residenza nel Derbyshire. Forse la vita di campagna non lo attira più.»

    «No, forse no» convenne Briony. «Tuttavia sono sicura che farà il possibile per assicurarsi che almeno voi rimaniate. Ricordo che vi apprezzava moltissimo.»

    «Non rimarrò qui senza di voi, Miss Briony» le rispose la governante allontanandosi per rimettere a posto i cuscini sui divani.

    Lei cercò di protestare, ma inutilmente.

    «È inutile, non cambierò idea. Ho deciso quello che farò il giorno stesso in cui abbiamo trovato la mia povera padrona morta nel suo letto. Lady Ashworth voleva che continuassi a occuparmi di voi e sono sicura che vi ha lasciato qualcosa nel suo testamento. Come sono sicura che non si è dimenticata di me, perché aveva detto che avrebbe provveduto alla mia vecchiaia. Manteneva sempre la sua parola. Non penso che sarà molto, ma spero che sia abbastanza perché possa rimanere in vostra compagnia.»

    All’improvviso sembrò quasi diventare allegra.

    «Potremmo andare a vivere insieme sulla costa, in una pensione per signore. I bagni di mare sono diventati molto popolari, negli ultimi anni, almeno così mi dicono.»

    Briony le sorrise con affetto. «Sembra che abbiate già fatto i vostri piani, e forse potremmo aprire noi stesse una pensione per signore. Ma fino a quando non vedrò Mr. Pettigrew non sapremo niente di sicuro sul nostro futuro.

    Alcuni giorni dopo, mentre scendeva dalla carrozza antiquata che era appartenuta alla sua madrina, Briony fu lieta di avere deciso di fare un salto nel paese di provincia, piccolo ma prospero, a qualche miglio dalla sua casa. A parte i domestici, non aveva più visto nessuno dal giorno del funerale e, giovane e sana com’era, si sentiva stanca di rimanere confinata fra quattro pareti.

    «Miss Briony! Che piacere rivedervi!» la salutò la proprietaria della sartoria in cui entrò per fare compere.

    Il sorriso di benvenuto sparì quando si rese conto che la giovane cliente era vestita a lutto, e si ricordò di quello che era successo.

    «Mi dispiace di non essere potuta venire al funerale» continuò, «ma non ho trovato nessuno che mi sostituisse in negozio. Purtroppo non posso permettermi di perdere le vendite di una giornata, devo ripagare il prestito. Lady Ashworth era stata così buona con me, Miss Briony, aiutandomi ad aprire questa sartoria. Immagino che dovrò continuare a mandare il denaro a Mr. Pettigrew, vero?» chiese un po’ preoccupata.

    «Presumo di sì, Mary, anche se dipenderà dalla volontà degli eredi. Sono sicura che nessuno vi manderà via dal negozio, però, se continuerete a pagare l’affitto e le rate del prestito» aggiunse notando una certa ansia sul suo viso.

    Mary, un po’ rassicurata, invitò Briony ad andare con lei nel retro, dove avrebbero potuto chiacchierare indisturbate, mentre la giovane assistente continuava a occuparsi dei clienti.

    «Non vi farò perdere tempo, Mary, vi dirò subito perché sono venuta» spiegò Briony posando un pacchetto sul tavolo. «Lady Ashworth aveva comperato questa stoffa, durante la sua ultima visita nella capitale. Come potete vedere è seta finissima, così vorrei che la trasformaste voi in un abito da sera. Non mi fido molto di me stessa, come sarta.»

    «Oh, è bellissima!» Mary accarezzò la seta color perla. «Ed è proprio della tinta giusta per il mezzo lutto.»

    «Sì, credo che sia proprio adatta» approvò Briony accorgendosi di un’altra pezza di seta di ottima qualità su una sedia. «Che bella tonalità di blu. Dove l’avete trovata?» domandò andando a guardarla da vicino.

    «Be’, non saprei... non mi ricordo...» fu l’evasiva replica.

    «È davvero magnifica! Credo proprio che mi darò alle spese pazze e mi farò fare un altro vestito di questo colore. Dio solo sa se potrò permettermene altri in futuro! Lady Ashworth era sempre molto generosa, mi resta ancora denaro a sufficienza per...»

    Si interruppe quando notò l’espressione preoccupata sul viso della donna.

    Si conoscevano bene, perché Mary Norman, figlia di un fattore caduto in miseria, era rimasta orfana di entrambi i genitori ancora bambina ed era stata accolta in casa di Lady Ashworth insieme al fratellino Will. All’inizio aveva aiutato Janet in cucina, poi aveva iniziato a cucire vestiti, appena la sua abilità con l’ago era stata notata. Infine, quando anche Briony era andata a vivere nella stessa casa, Lady Ashworth aveva permesso a Mary di assistere alle lezioni dell’istitutrice, così che potesse acquisire un’istruzione completa. E alla maggiore età le aveva offerto il denaro per aprire una sartoria, di cui sia lei che Briony erano diventate clienti abituali.

    «Non è niente» borbottò Mary, quando la giovane cercò di saperne di più, ma finì per confessare che era preoccupata proprio per quella seta blu. «Ne ho presa parecchia, non credo che riuscirò a venderla. Sarà meglio che la restituisca a chi me l’ha data.»

    «Non riuscirete mai a venderla, se la tenete qui nel retro. Mettetela in vetrina, santo cielo, e vedrete che qualcuno la comprerà! Siete davvero sicura di non avere altri problemi, Mary?»

    La sarta si lasciò sfuggire un sospiro. «Si tratta di mio fratello Will» si decise a rivelare. «Si è messo a frequentare cattive compagnie, di più non voglio dire. Non capirò mai per quale motivo abbia lasciato Lady Ashworth per andare a lavorare per Lord Petersham.»

    «Certo che lo sapete! Lord Petersham gli ha offerto una paga più alta e la prospettiva di sostituire il suo capo stalliere, quando andrà in pensione fra qualche anno» ribatté Briony lasciandosi sfuggire un sorriso. Mary trattava ancora Will come se fosse un bambino, anche se era diventato grande e forte come un bue ed era alto due spanne più di lei.

    «Se solo riuscisse a tenersi lontano dai guai...»

    Forse Mary aveva ragione di preoccuparsi per il fratello minore, ma prima che Briony potesse farle altre domande arrivò la giovane assistente ad avvertire che una cliente voleva parlare con la padrona.

    «Non vi farò perdere altro tempo, Mary, e poi non voglio fare aspettare Mr. Pettigrew. Gli dirò di venire da voi per tranquillizzarvi, anche se sono sicura che lo farebbe ugualmente. Avete le mie misure, potete cominciare subito a confezionare i vestiti. Tornerò fra una settimana o due, per vedere il risultato. Forse, se avrete più tempo, potremo fare una chiacchierata.»

    Mary rispose che ne sarebbe stata lieta, ma ancora una volta Briony intuì che c’era qualcosa che non andava. Era davvero così preoccupata per il fratello o c’era dell’altro? Per il momento sarebbe rimasto un mistero.

    Mise da parte questi pensieri e uscì di nuovo sulla via principale del paese per recarsi nello studio di Mr. G. W. Pettigrew, poco distante da lì.

    L’uomo si alzò immediatamente dalla grande scrivania, vedendola entrare, e la pregò di accomodarsi, con i suoi modi impeccabilmente professionali. «Mi dispiace di non avervi potuto

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