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Per amore della contessa
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E-book251 pagine4 ore

Per amore della contessa

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1812 - Lady Harriet Brierley è una vedova molto rispettabile e determinata a tenere ben nascosto il segreto che anni prima ha spezzato il suo cuore, ma quando incontra di nuovo Benedict Poole, l'uomo che l'ha abbandonata senza una spiegazione, tutto il mondo sicuro che lei si è costruita rischia di crollare. Credendo che Harriet lo abbia lasciato per un uomo più ricco, Benedict deve faticare parecchio per scoprire la vera causa che li ha fatti allontanare. Lui è ancora innamorato perdutamente di lei e vorrebbe riconquistarla, ma con un nome di famiglia ormai sinonimo di scandalo come può sperare di convincere la bella Harriet a fidarsi ancora una volta di lui?
LinguaItaliano
Data di uscita19 ago 2016
ISBN9788858953938
Per amore della contessa

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    Anteprima del libro

    Per amore della contessa - Janice Preston

    successivo.

    1

    Metà febbraio 1812

    Lady Harriet Brierley camminava avanti e indietro nel lussuoso salotto di Tenterfield, ripassando mentalmente il discorso che intendeva fare a Sir Malcolm Poole. Se avesse saputo che il baronetto era così prossimo alla morte, non sarebbe mai venuta da Londra in quel periodo dell'anno, ma ormai aveva fatto quel viaggio fino al Kent, e tanto valeva che gli ponesse le domande che le stavano a cuore. Si trovava a Tenterfield per scoprire la verità sul passato e per aiutare la sua amica Felicity Stanton ad accettare la morte della sorella, ed era certa che Sir Malcolm possedesse la chiave dell'enigma.

    La sorella maggiore di Felicity, Emma, a soli diciott'anni era stata sedotta e messa incinta, e non aveva trovato altra soluzione che il suicidio quando l'uomo che credeva l'amasse l'aveva crudelmente abbandonata.

    Harriet trattenne un brivido al pensiero che avrebbe potuto subire lo stesso destino, ma per grazia di Dio...

    Si portò di fronte al ritratto del baronetto che lo ritraeva quando era più giovane, anche se non poteva essere considerato vecchio nemmeno ora. Era di una bellezza sconvolgente, con i lineamenti aristocratici, i capelli ramati e gli impenetrabili occhi verde scuro. Harriet rabbrividì, in parte perché sapeva cos'era stato, in passato, in parte per la somiglianza con... Risoluta, si obbligò a deviare il corso dei suoi pensieri. Quel viaggio era destinato a risvegliare ricordi dolorosi, avrebbe fatto meglio a mantenere un certo distacco e a concentrarsi su...

    «Lady Brierley. A cosa dobbiamo questo piacere?»

    Harriet raggelò. Non poteva essere! Erano stati forse i suoi pensieri a evocarlo? Sentiva i palmi sudati e la bocca arida. Trasse un profondo respiro per calmarsi, facendo ricorso ad anni di esperienza nel nascondere i propri sentimenti, e si voltò.

    Lo vide incorniciato dalla soglia.

    Benedict.

    Dopo tutto quel tempo.

    Aveva le stesse gambe lunghe e snelle, e le spalle larghe, ma quello che aveva davanti era un uomo, non il giovane che aveva conosciuto un tempo. Il mento era ancora risoluto, ma la fronte alta, sotto i capelli rosso scuro aveva delle rughe sottili. Le labbra erano serrate in una linea inflessibile e gli occhi verde foglia la trafissero senza vacillare. Un gatto pronto a balzare sulla preda non sarebbe potuto apparire più determinato.

    Harriet deglutì il nodo che sentiva in gola. «Buon pomeriggio, Mr. Poole» pronunciò, stupita che quelle parole composte fossero uscite dalle sue labbra. Facendosi coraggio, continuò: «Mi scuso per essermi presentata senza invito. Non sapevo che vostro...». Qual era il suo rapporto di parentela con Sir Malcolm?, si domandò, incerta. Tutto quello che riusciva a ricordare era che il baronetto era stato il tutore di Benedict. «... che Sir Malcolm fosse così malato. Speravo di poter parlare con lui.»

    «Siamo cugini di secondo grado» le spiegò lui. «Adesso sono l'ultimo Poole rimasto.»

    «Mi dispiace.»

    La frase di circostanza le uscì senza fatica. In realtà, non le dispiaceva affatto. Il mondo sarebbe stato di gran lunga migliore, senza i Poole. Tuttavia avrebbe continuato a essere gentile senza lasciar trapelare la propria amarezza. Sir Malcolm aveva trascorso l'intera esistenza alla ricerca del piacere, un libertino dissoluto che non si curava delle vite distrutte che si lasciava alle spalle. La povera Emma era stata solo una delle sue vittime. E Benedict si era dimostrato altrettanto spregevole e incurante dei cuori che aveva spezzato. Non c'era da stupirsene, visto che aveva avuto come unico modello Sir Malcolm.

    Benedict avanzò al centro della stanza. L'aria sembrava vibrare tra loro. Harriet rimase al proprio posto, anche se non riuscì a trattenere una rapida occhiata alla sua cameriera, Janet, tranquillamente seduta accanto al camino in pietra finemente scolpito. Lui seguì la direzione del suo sguardo.

    Se non altro non sono sola.

    «Perché siete qui?» le domandò con voce sommessa, fissandola negli occhi. «Contavate di sposare un altro uomo ricco sul letto di morte?»

    «Brierley non era sul letto di morte! E io non...» Harriet chiuse la bocca di scatto. Aveva sopportato per sette anni quel libertino. Sette anni di infelicità e disgusto, solitudine e crepacuore, e tutto per colpa di Benedict Poole.

    Non avrebbe mai immaginato di poterlo incontrare lì. Sapeva che era andato in capo al mondo, e sembrava che neanche quella fosse una distanza sufficiente. L'odio per quell'uomo si risvegliò insieme ai ricordi a lungo soppressi.

    Le sue parole menzognere. Le false promesse.

    Raddrizzò le spalle e sollevò il mento. Lui non doveva sapere che il suo cuore soffriva ancora per quello che avrebbe potuto essere. «Se Sir Malcolm potrà ricevermi» pronunciò con freddezza, «sarei lieta di scambiare qualche parola con lui.»

    Guardò verso la finestra. Le nuvole si erano accumulate in una distesa lattea uniforme che copriva tutto il resto, e la neve che aveva minacciato per tutta la mattinata cominciava finalmente a cadere. «Desidero mettermi in viaggio prima che il tempo peggiori» aggiunse poi. «Se volete essere così gentile.»

    Benedict si inchinò e fece un gesto verso la porta. «Il vostro desiderio è il mio, milady» affermò in tono piatto e privo di emozioni.

    «Grazie.»

    Harriet si diresse vero la porta, passandogli accanto, e il suo profumo le riempì i sensi, innescando ricordi e risvegliando emozioni che aveva pensato di non provare mai più. Il suo aroma unico, familiare anche dopo undici, lunghi anni, inebriante, virile, che sapeva di spezie e... di brandy? A quell'ora del mattino?, si stupì. Era un Poole fatto e finito. Niente era cambiato.

    «Venite, Janet.»

    Harriet entrò nel salone da cui partiva la splendida scalinata in rovere che conduceva al primo piano. I segni della ricchezza di Sir Malcolm erano ovunque, dai magnifici paesaggi appesi alle pareti agli eleganti vasi cinesi e alle ciotole che abbellivano le numerose console, fino all'imponente candelabro di cristallo appeso sopra il tavolo circolare al centro della stanza, completo di una composizione di gelsomini, gigli e magnolie. Nel mese di febbraio! Nonostante la vita da perdigiorno, era evidente che Sir Malcolm non aveva dato fondo alle sue enormi ricchezze. E, presumibilmente, Benedict avrebbe ereditato tutto, oltre al titolo. Non c'era da stupirsi che si trovasse lì, con il cugino sul letto di morte. Non meritava niente, ma la cosa non la riguardava. Non più, mai più.

    Non scambiarono neppure una parola mentre salivano le scale a fianco a fianco, seguiti da Janet. Harriet ne fu sollevata, non aveva alcun desiderio di convenevoli forzati.

    Si fermarono davanti a una porta, che Benedict aprì.

    «Lady Brierley desidera vedere Sir Malcolm» annunciò, prima di far passare Harriet e Janet, per poi richiudere la porta alle loro spalle.

    Faceva un caldo soffocante nella stanza, che non era la camera da letto padronale, come si era aspettata Harriet, ma una molto più piccola e arredata nelle tonalità del porpora e oro, che le sembrarono di pessimo gusto. Le fiamme si alzavano alte nel camino, facendole sentire il volto accaldato. Con uno sforzo, si trattenne dal farsi vento con la mano. Mancava l'aria, e l'odore prendeva alla gola. Come poteva qualcuno stare bene, in un ambiente simile?

    Un enorme letto dominava la stanza, e il copriletto color porpora si increspava appena sopra la sagoma dell'uomo che vi era disteso. Era difficile credere che fosse lo stesso che Harriet ricordava forte e pieno di vita. Sembrava decrepito, ma un rapido calcolo le rivelò che non poteva avere più di una cinquantina d'anni. Il volto era scheletrico, la pelle floscia, eppure gli occhi erano ancora vivaci e dominavano i lineamenti rattrappiti. Quegli occhi valutarono Harriet con la stessa freddezza che lei ricordava dalla sua infanzia, e dalle poche volte che la sua strada si era incrociata con quella di Sir Malcolm durante il suo matrimonio con Brierley. Un'ondata di disgusto l'assalì.

    «Avete saputo che sto morendo, vero?» La voce era poco più di un sussurro roco. «Avete pensato di avere un'altra possibilità di mettere le mani sull'eredità di Benedict?»

    «Non ho alcun interesse per vostro cugino» protestò Harriet. «Mi dispiace di trovarvi in queste condizioni, ma il motivo della mia visita è un altro. Ignoravo che foste malato e di certo non mi aspettavo di trovare qui Mr. Poole, altrimenti ci avrei pensato due volte prima di varcare la vostra soglia.»

    Sir Malcolm fece una risata gracchiante. «Buon per voi. La sua opinione non è cambiata dalla prima volta che cercaste di incastrarlo. Anche da giovane, mio cugino non era un folle. Un Poole in tutto e per tutto. Guarderà più in alto degli avanzi di Brierley, quando vorrà cercar moglie, ve lo garantisco.»

    Harriet si morse la lingua per non rispondere alla provocazione. A quanto pareva, nemmeno il giudizio imminente del Creatore poteva annullare il veleno di Sir Malcolm. Cercò le parole adatte per chiedergli della sorella di Felicity. Quando aveva deciso di recarsi a Tenterfield, non aveva certo previsto di incontrare Sir Malcolm sul letto di morte.

    «Allora, che cosa desiderate? Non ho tempo da perdere con gente come voi. Ditemi che cosa volete e andate per la vostra strada. Avete sentito, Fletcher?» L'uomo si rivolse al domestico in piedi accanto alla finestra. «Questa gentildonna non trascorrerà un minuto più del necessario sotto il mio tetto.»

    L'uomo si inchinò. «Sì, milord.»

    Harriet trattenne la collera. «Vorrei farvi qualche domanda su un fatto accaduto in passato. Ricordate Lady Emma Weston? Era ospite di Lord Hachette quando c'eravate anche voi, nell'estate del 1802.»

    Sir Malcolm abbassò le palpebre. «Perché dovrei ricordare una qualsiasi pollastrella?»

    «Era la figlia di Lady Baverstock. Il padre era morto l'anno prima.»

    Lui dischiuse le labbra sottili, e Harriet indietreggiò, quando vide che le inumidiva con la lingua. «Ah, sì, certo» affermò poi. «L'angelo d'oro.»

    Harriet sentì lo stomaco contrarsi per la nausea. Il tempo aveva attenuato il ricordo di quanto fosse spregevole Sir Malcolm, nonostante la ricchezza e il bel volto. Tuttavia sapeva essere irresistibile per le giovani donne che prendeva di mira, e lei poteva capire come una giovinetta ingenua potesse perdere la ragione per le sue bugie suadenti. Lei aveva avuto la fortuna di essere immune ai suoi tentativi di sedurla quando era stata abbastanza giovane da suscitare il suo interesse. Credeva di essere innamorata di Benedict, anche se il tempo aveva dimostrato che era stata altrettanto ingenua della povera Emma. Lei non era stata così codarda – o coraggiosa – da togliersi la vita, quando il suo cuore si era spezzato, ma c'erano stati dei momenti, durante gli anni del matrimonio, in cui il suicidio le era sembrata una prospettiva allettante.

    «Vi scrisse dopo quell'estate» riprese. «Era innamorata di voi.»

    Lui volse il capo di lato. «Ho detto di averla incontrata. Non ho ammesso altro.»

    Ma Harriet sapeva, senza ombra di dubbio, che era Sir Malcolm l'uomo che aveva rovinato la sorella di Felicity. Era stato un libertino della peggior specie; non aveva bisogno della sua confessione. Si avvicinò al capezzale, respirando dalla bocca per evitare l'odore acre che emanava il letto.

    «Si è suicidata! Voi l'avete sedotta e abbandonata, e si è uccisa perché portava in grembo vostro figlio.»

    Sir Malcom la fissò, gli occhi ridotti a due fessure che scintillavano. «Meglio per lei. Un marmocchio illegittimo in meno di cui preoccuparsi. Non è così, milady? Anche se voi non siete riuscita nemmeno in questo. Perdeste vostro figlio per incuria, se ben ricordo.»

    Harriet barcollò indietro, il cuore lacerato dal dolore. Doveva andarsene, e subito. Era stato un errore. A un tratto si rese conto che non aveva intrapreso quel viaggio solo per Emma, ma anche per se stessa, in un tentativo di dare un senso alla direzione che aveva preso la sua vita dal momento in cui si era innamorata di Benedict. E comprese che lei ed Emma erano uguali: entrambe vittime ingenue di uomini che le avevano usate e abbandonate.

    «Spero...» Le parole le morirono sulle labbra. No, non avrebbe offerto alcun conforto a quell'uomo ripugnante, moribondo o no. Marciò verso la porta.

    In corridoio, dopo aver richiuso l'uscio alle sue spalle, si appoggiò al muro, respirando a fatica. Janet frugò in tasca e le porse i sali. Era con Harriet fin dai primi giorni del suo matrimonio e si era sempre dimostrata un'amica fedele e protettiva per quella giovane sposa disorientata. Harriet aveva benedetto il giorno in cui la donna più anziana era entrata al suo servizio.

    «No» rifiutò, respingendo i sali. «No, ti prometto che non sverrò. Sto cercando di calmarmi.» Si sforzò di sorridere per tranquillizzare la cameriera, poi si raddrizzò e lisciò le gonne. «Andiamo. Dobbiamo rientrare alla locanda il prima possibile, nel caso la neve si accumuli.»

    Aveva preso alloggio al Rose Inn, poco lontano da Tenterfield, sulla strada per Londra. Aveva programmato di fermarsi lì per la notte e tornare in città il giorno dopo per rivelare a Felicity ciò che aveva scoperto. Sperava che la notizia non avrebbe sconvolto troppo l'amica, che aspettava a sua volta un bambino. Harriet mise a tacere la punta di invidia per la sua maternità.

    Fu grata di non vedere traccia di Benedict, mentre scendeva le scale e attraversava il salone con i pannelli di legno e i vecchi camini di pietra anneriti alle due estremità. Il maggiordomo mandò a dire alle scuderie di portare davanti all'ingresso la carrozza presa a nolo, e una cameriera accorse per porgere loro i mantelli, i manicotti e i cappelli. Fuori faceva molto freddo, e si erano attrezzate bene per il viaggio, con coperte e pellicce accatastate in carrozza.

    «La carrozza è pronta, milady» annunciò il maggiordomo. «Fate attenzione, potrebbe essere scivoloso. Vi aiuterà Cooper.»

    Un valletto ben coperto si fece avanti, e Harriet prese il suo braccio da una parte, mentre Janet prendeva l'altro. Emersero in un mondo completamente trasformato. Candidi fiocchi vorticavano nell'aria, e si distingueva appena la linea degli alberi che fiancheggiavano il viale di ingresso fino alla strada. Il vento si era rinforzato, con raffiche improvvise che spingevano la neve in orizzontale, pungendo le guance. I cavalli in attesa pestavano gli zoccoli e scuotevano le criniere, soffiando nuvole di vapore condensato, mentre gli sfortunati postiglioni piegavano la schiena contro il vento. Senza dubbio sarebbero stati felici anche loro di raggiungere la locanda.

    Aggrappandosi al braccio del valletto, Harriet sentì lo stivaletto scivolare sui gradini di pietra, mentre scendevano con cautela. Lanciò un'occhiata a Janet, proprio mentre la cameriera lasciava il braccio di Cooper per precipitarsi ad aprire la portiera.

    «Janet! No

    Troppo tardi. Un grido si levò sopra il fischio del vento, mentre Janet incespicava, perdendo l'equilibrio e cadendo con una gamba ripiegata sotto di sé.

    «Oh, no!» Harriet si affrettò come meglio poteva verso la donna. «Janet? Va tutto bene?»

    «Sì, milady, io...» Janet lanciò un grido acuto quando cercò di alzarsi. «Oh, milady! La mia schiena! Ah! La gamba! Non posso muoverla!»

    «Oh, cielo!» E se fosse rotta? Harriet ricordava fin troppo bene il dolore seguito a una caduta, un dolore che nel suo caso aveva ottenebrato una pena di gran lunga maggiore. Respinse quei ricordi nel passato al quale appartenevano. «Potete portarla in carrozza, Cooper?»

    Il valletto si chinò per sollevare Janet, ma la cameriera lo respinse. «No! Non toccatemi. Fa male!»

    Harriet si accovacciò accanto a Janet e le prese la mano inguantata. «Non possiamo lasciarti qui nella neve. Morirai congelata.»

    «Non posso sopportare di muovermi, milady. E non posso nemmeno viaggiare in carrozza, con tutti quei sobbalzi.» Le sue parole finirono in un lamento.

    Che cosa poteva fare? Harriet guardò attraverso la neve verso la carrozza e i quattro cavalli. Erano appena visibili, ora. Il tempo stava peggiorando. Doveva muovere Janet in qualche modo.

    «Permettete.» Una mano si posò sulla sua spalla, mentre una voce profonda spezzava la paura.

    Benedict.

    L'urgenza di sottrarsi al suo tocco combatteva contro il sollievo di avere un aiuto a portata di mano. Si voltò e serrò la mascella, vedendo i suoi occhi duri e le labbra sottili. Janet doveva essere la sua unica preoccupazione.

    «Grazie» mormorò.

    2

    Benedict Poole era tornato nella biblioteca dopo aver accompagnato Harriet nella stanza in cui l'ultimo membro della sua famiglia si stava spegnendo. Si versò un bicchiere di brandy e sedette accanto al fuoco, rimuginando sulla donna che aveva pensato di non rivedere mai più. Mandò giù un sorso di liquore e fece una smorfia. L'aveva già spinto a bere, ed era lì da quanto? Mezz'ora?

    Qualche tempo dopo, del trambusto nel salone di ingresso interruppe i suoi pensieri: i suoni inconfondibili di una partenza. Non le avrebbe detto addio. Lei non gli aveva usato quella cortesia, anni addietro.

    Un ultimo sguardo. Tutto qui.

    Andò alla finestra e si mise di lato, nascosto dalla tenda perché uno sguardo casuale non cogliesse la sua presenza. La neve cadeva orizzontale davanti alla casa, e a un tratto Benedict udì l'ululato del vento. Era stato talmente assorto nei propri pensieri da non notare che il tempo era peggiorato. Tre figure, ben avvolte contro il freddo, apparvero in cima agli scalini; le due più piccole si aggrappavano al braccio della sagoma centrale più alta, presumibilmente uno dei valletti. Quella era Harriet, avvolta in un mantello con cappuccio blu scuro, bordato di pelliccia. Mentre li guardava scendere gli scalini con cautela, la seconda donna – la cameriera di Harriet – lasciò improvvisamente il braccio del valletto per correre avanti. Benedict scattò, pronto a gridare un avvertimento, anche se non potevano udirlo ma, prima che potesse emettere un suono, la cameriera scivolò e cadde.

    Senza fermarsi a riflettere, Benedict corse alla porta, attraversò il salone e il portone di ingresso. L'aria fredda lo investì con aghi di ghiaccio mentre si affrettava a scendere gli scalini, rischiando di scivolare per la fretta. La gamba della cameriera poteva essere rotta. Non doveva essere spostata. Forse lui poteva sistemarla, aveva aiutato più di un chirurgo della Marina ad aggiustare ossa rotte, durante i suoi viaggi. Mise da parte i dubbi e il nervosismo.

    Harriet era accovacciata accanto alla cameriera, la quale scuoteva il capo, pregando che nessuno la toccasse. Benedict posò la mano sulla spalla di Harriet, che sembrava sul punto di tirare

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