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Uomini in divisa - 2 brevi racconti erotici
Uomini in divisa - 2 brevi racconti erotici
Uomini in divisa - 2 brevi racconti erotici
E-book69 pagine1 ora

Uomini in divisa - 2 brevi racconti erotici

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Info su questo ebook

È passato parecchio tempo dal divorzio e non le sembra poi così strano provare una fortissima attrazione per uno studente. Non quando sa che in ogni caso non potrà mai portare a niente. Del resto non potrà succedere granché, limitandosi a vederlo quando è in compagnia di altri studenti e rimanendo nella posizione distaccata che le dà il suo ruolo di docente universitaria. Ma una sera, quando lo incontra al cinema dove lui fa la maschera, i confini tra di loro iniziano a dissolversi, fino a diventare praticamente impercettibili...Questo libro contiene i seguenti racconti brevi:La maschera del cinema - Breve racconto eroticoIl controllore dei parcheggi - Breve racconto erotico-
LinguaItaliano
EditoreLUST
Data di uscita7 dic 2021
ISBN9788728013847

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    Anteprima del libro

    Uomini in divisa - 2 brevi racconti erotici - Andrea Hansen

    Andrea Hansen

    Men in uniform - 2 erotic short stories

    Lust

    Men in uniform - 2 erotic short stories

    Original title

    Men in uniform (Italian)

    Copyright © 2019, 2021 Andrea Hansen and LUST, SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728013847

    1. e-book edition, 2021

    Format: EPUB 3.0

    All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    La maschera del cinema - Breve racconto erotico

    Durante l’estate, trovo diverse volte Sebastian e i suoi amici in spiaggia. Trascorre la lunghe serate estive vicino a riva con un gruppo di giovani allegri, mentre il sole tramonta. Sta saltando tra le onde e rincorre una palla sulla sabbia, con addosso dei pantaloncini. Lo guardo da lontano facendo finta di leggere il libro che ho in mano. Lo so che non dovrei, ma è una cosa che mi attrae morbosamente. Smetto di andare a spiaggia soltanto quando l’autunno è ormai alle porte e inizia a far freddo. Da quel momento, comincio ad attendere con ansia l’inizio del semestre, per poterlo rivedere.

    Ho messo gli occhi su Sebastian fin dal primo giorno che l’ho visto. Non frequenta assiduamente le lezioni, ma non c’è niente di strano in questo. Molti degli studenti non vengono a lezione, a meno che non abbiano il timore di non poter superare un esame. Ma non ho mai fatto particolarmente caso a nessuno di quelli meno assidui, come invece ho notato Sebastian. La frequenza non è obbligatoria all’università. Nelle sessioni introduttive, si incoraggiano gli studenti a frequentare le lezioni e considerare il loro studio come un’occupazione a tempo pieno, il che significa che dovrebbero passare almeno trentasette ore a settimana in aula o studiando le materie in programma. Ma avviene di rado. Forse un po’ di più durante il primo anno, molto meno in quelli successivi.

    Rimango alla cattedra mentre gli studenti ritirano i loro libri e arrivano a turno a consegnare il compito che è stato loro assegnato. Così è come si fa alla vecchia maniera. Sorrido, annuisco e li ringrazio. Alcuni mi guardano negli occhi mentre altri hanno già lo sguardo incollato al loro smartphone. La calligrafia degli studenti è varia. Ogni volta che assegno loro un compito da scrivere a mano si lamentano. Di questi tempi si portano tutti dietro il laptop, ma io ritengo che sia sano che mantengano un contatto diretto con la materia, senza tastiera e connessione Internet. Penso che sia particolarmente importante, se nella vita dovranno fare un lavoro legato all’arte. Quando si lagnano, ricevono la stessa risposta che hanno avuto per tutto l’anno.

    Vedo che stanno accettando sempre di più l’idea. Ho una laurea in Storia dell’arte, una materia in cui il mezzo, il materiale e la percezione tattile sono importanti, e questo influenza il mio metodo d’insegnamento. Meno accetto compromessi sul tema e più il mio metodo diventa efficace. Sono una brava insegnante. Se dovessi indicare un lato della mia vita in cui mi sento di essere più carismatica, direi che è quando insegno. Nella vita personale sono più introversa, tendo più ad ascoltare che non a essere protagonista.

    Non appena gli studenti hanno finito di portare i loro compiti sulla cattedra, si mettono a parlare tra loro e vanno ad altre lezioni. Quanta energia hanno. Lasciano la porta aperta e li sento andare giù per il corridoio. Sebastian è l’ultimo a portare il suo compito. Mi scruta intensamente. Per un secondo, mi chiedo se mi abbia vista in spiaggia. Quando anche lui esce dalla porta, raccolgo tutti i compiti, stiro i fogli e li metto nella mia ventiquattrore. È venerdì e non ho altre lezioni fino a lunedì prossimo.

    Mentre vado nel mio ufficio, sento la musica e le chiacchierate degli studenti provenire dalla stanza dove di solito si riuniscono per preparare le feste del venerdì sera. I miei tacchi alti riecheggiano sul pavimento. È un suono gradevole. Continuo imperterrita a portare i tacchi alti anche se, lo devo ammettere, qualche volta in Danimarca sono davvero scomodi. Passo davanti a due giovani che parlano in corridoio. Sono quasi certa che fossero a lezione da me un attimo fa, ma se devo essere onesta, mi rimane difficile ricordare i visi fuori dal contesto dell’aula, con le debite eccezioni, naturalmente. I due giovani mi fanno un cenno di saluto e io sorrido.

    Quando ho iniziato a insegnare all’università, mi era sembrato che gli studenti di quell’anno fossero un’eccezione, semplicemente perché erano dei giovani che sembravano così tanto giovani. Adesso ho accettato il fatto che sia così che uno appare a vent’anni, e che anch’io un tempo assomigliavo a loro. Una volta andai a casa e guardai il mio album delle foto, al termine di uno dei primi semestri, ed è incredibile come tutto mi tornasse in mente. Quella sera feci dei sogni inquietanti. Ebbi la sensazione di essere caduta in un canyon tra la donna che sognavo di diventare e quella che sono oggi. Non che non sia contenta della mia vita, certo che no, ma semplicemente non è come l’avevo immaginata. E le cose avrebbero potuto essere enormemente diverse.

    Per esempio, avevo

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