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Désolée
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E-book162 pagine2 ore

Désolée

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Romance - romanzo (117 pagine) - Un incontro cambia la vita di Alice: travolta da emozioni che non provava da tempo, per due uomini diversi. Che fare? Accettare la corte garbata di Marcel o lasciarsi trasportare da ciò che prova per Emanuel?


Alice è una giovane donna separata e madre di tre figli. Tra la famiglia e il suo lavoro di stilista ha talmente tante cose per la testa che non c’è spazio per l’amore. Ma quando sua sorella Aurora si rompe una gamba e Alice è costretta ad andare a Parigi al suo posto per presentare la sua collezione di intimo ai fratelli Dupont, titolari di un’importante Casa di Moda parigina, la sua vita si complica ulteriormente.

La timida e impacciata Alice si imbatte nel tenebroso Emanuel Dupont e tra loro nasce un’immediata attrazione alla quale non riesce a resistere. Per una volta nella vita decide di lasciarsi trasportare dai sentimenti e di concedersi una romantica e appassionata avventura, una folle parentesi d’amore da custodire per sempre nel suo cuore. Ma quando Emanuel le fa capire che vuole continuare la loro storia, Alice si spaventa e non trova il coraggio di confessargli di avere dei figli, così fugge via troncando ogni comunicazione con il bel francese.

La sua confusione sentimentale aumenta quando anche il suo ex torna a farsi vivo e le chiede di concedergli un’altra possibilità.

Cosa fare? Riprovarci con Claudio per il bene della famiglia o seguire il suo cuore e confessare a Emanuel il motivo della sua fuga, sperando che questa volta non sia proprio lui a darsela a gambe e accetti il pacchetto completo?


Manuela Corsino è nata a Ginevra nella primavera del 1971 ma da tempo vive in provincia di Brescia, dove lavora come impiegata.

Ha iniziato a scrivere per gioco partecipando a un concorso letterario. Da quel momento la scrittura per lei è diventata un appuntamento quotidiano. Scrivere le permette di dare sfogo alla fantasia, di creare storie e personaggi di ogni genere, di essere chi vuole, dove vuole e quando vuole.

Nel 2015 ha pubblicato La Bottega del Libraio, un romanzo per ragazzi classificato al terzo posto del premio nazionale “Alfredo Rampi”, e nel 2019 due romance contemporanei: A.A.A. Cercasi, finalista premio nazionale “Giorgione Prunola”, e Due universi paralleliDesolée è il suo ultimo romanzo.

LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2022
ISBN9788825419887
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    Anteprima del libro

    Désolée - Manuela Corsino

    Capitolo I

    Aurora questo pomeriggio mi ha telefonato insistendo perché passassi da lei dopo il lavoro. La trovo seduta sul divano del suo soggiorno con il portatile appoggiato sulle gambe e il cellulare sul bracciolo.

    – Siediti, sorellina.

    Drizzo le antenne e mi metto sulla difensiva. Ogni volta che Aurora mi chiama sorellina sta escogitando qualcosa che sa già che non mi piacerà.

    – Perché mi hai fatta venire fin qui? I ragazzi mi stanno aspettando per la cena.

    Aurora è una persona diretta e va dritto al sodo – Devi andare a Parigi al posto mio.

    – A Parigi?

    – Sì, cara. A Parigi. Io purtroppo non posso più andarci e… – Poso lo sguardo sul gesso candido che le fascia la gamba destra – e perciò dovrai andarci tu. Non c’è altra soluzione. La Fashion Week è troppo importante per noi e poi sono mesi che faccio la corte a Monsieur Dupont per un incontro e ora che ho ottenuto un appuntamento non possiamo permetterci di farcelo scappare.

    – Ma come faccio coi ragazzi? Mamma e papà sono appena partiti per le Canarie.

    – Non ce l’hanno un padre? Chiama Claudio! Per una volta può occuparsene lui, non credi?

    – Sì, ma… – Penso a Claudio e alla faccia che farà quando gli dirò che si deve occupare di Carlotta e dei gemelli per cinque giorni. Non credo sopravviverà. – Perché non ci mandiamo Paolo, a Parigi?

    – Paolo! Non se ne parla. Ci vuole una donna.

    – Ma lui…

    – Non mi importa se è omosessuale, se ha un ottimo gusto in fatto di moda e se ha la sensibilità di una donna. Per certi aspetti resta sempre un uomo. E poi non spiccica una parola di francese. Quindi ci devi andare tu. Fine della discussione.

    Mia sorella Aurora è sempre stata un despota. Lei decide, lei fa, lei disfa e io le sto dietro, restando nell’ombra e assecondando ogni suo desiderio, come un cagnolino ubbidiente. È sempre stato così tra noi due, fin da piccole. Sono cresciuta con un enorme complesso di inferiorità, accompagnato da un’adorazione infinita nei suoi confronti. Lei è quella bella, estroversa e intelligente, capace di far crollare ai suoi piedi un uomo con un solo sguardo. Quando cammina per la strada è inevitabile che catturi lo sguardo degli uomini che incontra. È una calamita per il sesso maschile.

    Io invece sono quella timida, con la testa tra le nuvole. Sono disorganizzata e maldestra. Mia sorella mi dice che è perché sono un’artista e gli artisti mancano di praticità e concretezza. E poi sono ingenua, tanto ingenua da restare incinta a soli diciannove anni. Ricordo ancora lo sguardo di compassione che mi lanciò mia sorella quando le confessai di aspettare un bambino. Stranamente fu abbastanza delicata da non dire nulla, sapendo che le sue parole mi avrebbero dato il colpo di grazia. Ma il suo sguardo era piuttosto eloquente e mi diceva sei una cretina… ti sei rovinata la vita… ti avevo detto che Claudio era un’idiota… scommetto che non ha neppure preso delle precauzioni…

    Aurora si alza e con l’aiuto delle stampelle raggiunge lo scrittoio dall’altra parte della stanza. Apre il primo cassetto e mi porge un foglio: – Ecco, questo è il biglietto. Ho già fatto cambiare il nome. Il volo parte da Linate dopodomani alle 6.30. Quando sbarcherai a Parigi troverai qualcuno in aeroporto che ti accompagnerà al tuo alloggio.

    Come un automa prendo il biglietto e leggo il mio nome. Alice Castelli.

    – Ma come faccio coi ragazzi? – protesto, pur sapendo che tanto non servirà a nulla.

    – Chiama Claudio e digli che se ne dovrà occupare lui per qualche giorno. Dopotutto sono anche figli suoi!

    Aurora si avvia lentamente fuori dal soggiorno. – Forza! Vieni con me.

    La seguo, ubbidiente. Non riesco a reagire. Ha deciso tutto lei, come al solito, e a me non resta che assecondarla. Ci dirigiamo in camera sua. Sul letto c’è la sua valigia. È piena di vestiti.

    – Prendila, ci ho già messo dentro tutto quello di cui avrai bisogno. Mancano solo i tuoi effetti personali e uno spazzolino da denti.

    – Non mi servono i tuoi vestiti. – Io e Aurora abbiamo grosso modo la stessa taglia, ma gusti molto diversi in fatto di abbigliamento. Lei si veste per attirare gli sguardi, io per fare in modo che scivolino oltre.

    – Certo che ti servono. Non puoi mica andare a Parigi con i tuoi!

    – Che hanno i miei vestiti che non va?

    – Davvero vuoi parlarne?

    No che non voglio. Non ho intenzione di sentirmi dire per l’ennesima volta che sono sciatta e che non mi prendo cura del mio aspetto. Io sto bene nei miei jeans e maglioni extralarge. E con le mie sneaker ai piedi. Pratiche e comode.

    – Ti ho messo anche un paio di completini intimi della nuova collezione. Non si sa mai.

    – Aurora!

    – Che ho detto di male? Dopotutto sei single, giovane e bella, e stai andando a Parigi, la capitale dell’amore. Chissà… potresti incontrare un bel francese e lasciarti sedurre dal suo charme.

    – Piantala di dire cretinate! – rispondo, afferrando il trolley, tanto so già che è inutile discutere con lei.

    – Mandami un messaggio quando arrivi e tienimi aggiornata.

    Non le rispondo e imbocco l’uscita. Quando sono lontano dal suo sguardo, al sicuro dentro l’ascensore, mi lascio travolgere dalla frustrazione per non essere riuscita a dirle di no. Ancora una volta ha vinto lei. Mia sorella non si preoccupa mai di ciò che voglio io e mi fa sempre sentire un burattino nelle sue mani.

    Capitolo II

    Convincere il mio ex è più difficile di quanto avessi immaginato.

    – Claudio! Ti ricordo che sono anche figli tuoi.

    – Sì e a me toccano i fine settimana.

    – Ma è un’emergenza! Sai benissimo che non te lo chiederei se avessi un’altra scelta. I miei genitori sono appena partiti per una vacanza alle Canarie e non so a chi chiedere.

    – Mi dispiace, ma questa settimana per me è impossibile. Se mi avessi dato un po’ di preavviso forse sarei riuscito a organizzarmi.

    – L’ho saputo un’ora fa! Come facevo a darti un po’ di preavviso? – La mia voce è diventata stridula, segno che sto per perdere le staffe. Faccio un bel respiro e mi gioco la mia ultima carta. – Ti prego, Claudio… Sono solo cinque giorni. In cambio li terrò io per i prossimi due weekend.

    – Non posso.

    – Tre weekend – rilancio disperata.

    – Alice, davvero, non insistere. Questa settimana non è proprio possibile. Mi dispiace.

    Metto giù il telefono senza neppure salutarlo Stronzo.

    In quel momento Carlotta entra in cucina: – Mamma! Guarda!

    Mi mostra un mio ritratto a carboncino. – È bellissimo! – le dico, con gli occhi che diventano lucidi.

    – Che hai? Perché piangi?

    Piango perché sono stanca di crescere i miei figli praticamente da sola. Piango perché a trent’anni la mia vita è un vero casino e piango perché adoro i miei ragazzi e il disegno di Carlotta è davvero bellissimo. Ma non posso riversare i miei problemi su una bambina di undici anni, sebbene Carlotta in più occasioni abbia dimostrato una maturità superiore alla sua età.

    – Non è niente piccola, problemi da grandi. Il tuo disegno è bellissimo, si vede che hai stoffa.

    – Grazie. – Mi abbraccia e io la stringo tra le mie braccia. Restiamo abbracciate in silenzio per un po’, finché lei solleva il suo visino dolce e mi dice: – perché non ci porti da zia Aurora? Sono solo cinque giorni!

    – Hai sentito tutto?

    – Urlavi – si giustifica.

    È una bambina intelligente e pratica. Non so da chi abbia preso, ma in molte occasioni si è rivelata più concreta di me e di suo padre, dandomi l’impressione che i nostri ruoli si fossero invertiti.

    – Scusa, era una conversazione tra grandi. Non dovevi sentire.

    – C’era questo sul tuo letto. – Mi mostra il biglietto aereo. – Vai a Parigi? – mi chiede spalancando i suoi occhioni azzurri.

    – In realtà ci doveva andare zia Aurora ma poi si è rotta la gamba e allora…

    – Ci andrai tu. Che bello! È meraviglioso! Parigi… – Comincia a saltellare euforica per tutto la stanza.

    – Calmati Carlotta. Non credo che ci andrò.

    – Non devi rinunciare per colpa nostra. Se papà non può occuparsi di noi puoi sempre portarci dalla zia. Dopotutto è colpa sua se ti trovi in questa situazione…

    La guardo con un misto di affetto e ammirazione. Ha solo undici anni ma ragiona meglio di me e penso che tutto sommato non sia una cattiva idea e che, anzi, sia la mia ultima possibilità.

    – Sai che ti dico Carlotta? Hai proprio ragione. Andiamo a preparare la vostra valigia. Vi porto da vostra zia.

    Capitolo III

    – Ragazzi! Smettetela di litigare!

    Davide e Matteo si guardano in cagnesco: – È stato lui a cominciare!

    – Non è vero. Davide mi ha rubato il soldatino.

    – È il mio!

    – Bugiardo!

    – No, sei tu il bugiardo!

    Mia sorella non resisterà un solo giorno in compagnia di queste due pesti. – Adesso basta! – strillo esasperata. – Sul divano tutti e due, subito!

    Il divano a casa nostra è sempre stato il posto in cui si risolvono i problemi.

    È lì che si affrontano le discussioni più spinose. È lì che si commentano le pagelle, le note ed è lì che si mette fine alle discussioni.

    Davide si siede a destra. Braccia conserte ed espressione arrabbiata. Matteo si rannicchia a sinistra, si cinge le gambe con le braccia e affonda il viso tra le ginocchia. Carlotta si accomoda in poltrona e si prepara a godersi lo spettacolo, pronta a fare l’avvocato difensore di uno dei due, a seconda dei casi.

    Resto in piedi, davanti a loro. Passeggio avanti e indietro per stemperare la rabbia e dar loro un chiaro segnale che la situazione è seria.

    – Ascoltatemi bene voi due.

    Davide rimane imbronciato e fissa un punto alle mie spalle, Matteo comincia a singhiozzare. Nessuno dei due sembra intenzionato ad ascoltarmi per davvero. Ma ho un’arma alla quale sono sicura che non sapranno resistere.

    – Lunedì devo andare a Parigi per lavoro. Ci doveva andare zia Aurora ma purtroppo si è rotta una gamba e tocca a me sostituirla. Papà è impegnato con il lavoro e non può occuparsi di voi e i nonni, come sapete, sono in vacanza alle Canarie. Quindi…

    – Ci porti con te a Parigi? – chiede Matteo, sollevando appena la testa.

    – No tesoro mio. Non si può fare. Vado a Parigi per lavoro e non saprei a chi affidarvi.

    – E allora noi dove andiamo? – chiede Davide che ha ancora il broncio.

    – Da zia Aurora.

    Matteo distende le gambe e si mette a sedere con uno scatto. – Io non ci vado dalla zia!

    – Neanch’io – si unisce Davide.

    – Mi dispiace ragazzi, ma non ci sono altre soluzioni. Starete bene da vostra zia. Ha una casa grande e un bel giardino e…

    – A lei i bambini non piacciono!

    – Ci odia-.

    – Che dici Matteo! Non è vero! Vostra zia non vi odia.

    – Sì, è vero – lo spalleggia Davide. – Ogni volta che andiamo a casa sua ci guarda di traverso e non vuole che ci muoviamo per paura che rompiamo qualcosa.

    – Sì, forse

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