Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza
Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza
Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza
E-book289 pagine4 ore

Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

A dieci anni, Dorothy, fa conoscenza con Fedosia, la nuova moglie di suo padre. Non c'è feeling tra loro, anzi… più gli anni passano, più le cose peggiorano. Alla bambina viene tolta anche l'unica cosa che la fa sentire bene, il suo violino. Dopo cinque anni di solitudine e disperazione, a Dorothy viene offerta l'opportunità di uscire da quella situazione, grazie a zia Anna che, dovendo fare un viaggio in Francia, la porta con sé. Ed è proprio in questo viaggio che finalmente l'ormai adolescente Dorothy, inizia una nuova vita, anche se, lo spettro del rientro, è sempre lì.

Ma avvenimenti imprevisti, disegnano un nuovo scenario, all'apparenza più bello. Ma Dorothy si accorge presto che la felicità dura attimi e che è fin troppo facile ricadere nella tristezza e nella solitudine.

E' solo quando si è a un bivio che le nostre scelte fanno la differenza. Ed è ciò che Dorothy fa.

Un nuovo percorso si intravede all'orizzonte, ma stavolta, non ci sono dubbi, solo voglia di affrontarlo con ferma determinazione.
LinguaItaliano
Data di uscita25 ott 2022
ISBN9791221439540
Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza

Leggi altro di Emanuela Stievano

Correlato a Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dorothy. Profumi e suoni lontani di Provenza - Emanuela Stievano

    Titolo:  Dorothy - profumi e suoni lontani di Provenza

    Autore: Emanuela Stievano

    Disegno in copertina: Michela Pontello

    Realizzazione grafica: Stefano Bonso

    Prima edizione: ottobre 2022

    Questa storia è opera della fantasia dell’autore.

    Ogni riferimento a fatti, persone, nomi o luoghi, sono da ritenersi puramente casuali.

    Tutti i diritti sono riservati, quest’opera è protetta dalla Legge n. 633 sul diritto d’autore. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo consenso dell’autore.

    Emanuela Stievano

    DOROTHY

    profumi e suoni lontani di Provenza

    Il libro:

    A dieci anni, Dorothy, fa conoscenza con Fedosia, la nuova moglie di suo padre. Non c’è feeling tra loro, anzi… più gli anni passano, più le cose peggiorano. Alla bambina viene tolta anche l’unica cosa che la fa sentire bene, il suo violino. Dopo cinque anni di solitudine e disperazione, a Dorothy viene offerta l’opportunità di uscire da quella situazione, grazie a zia Anna che, dovendo fare un viaggio in Francia, la porta con sé. Ed è proprio in questo viaggio che finalmente l’ormai adolescente Dorothy, inizia una nuova vita, più entusiasmante e ricca di novità. Ma Dorothy si accorge presto che la felicità dura attimi e che è fin troppo facile ricadere nella tristezza e nella solitudine.

    Certe decisioni prese a volte incautamente, segnano il percorso della sua vita, ma è una crescita necessaria.

    E quando uno spiraglio si apre disegnando un nuovo scenario, Dorothy si sente pronta ad affrontarlo e a superare le incertezze della sua giovane età.

    Prologo

    Osservo da questa finestra del terzo piano, la vita scorrere al di fuori di queste quattro mura. Il bastone mi aiuta a sorreggermi e io mi sento più fortunata di tante altre persone che non possono più permettersi l’uso delle gambe e una sedia a rotelle è diventata la loro salvezza. Questa mattina mi sono svegliata con ancora negli occhi, le immagini di un sogno. Non solo immagini, ma soprattutto sensazioni che mi hanno riportato indietro nel tempo a un mondo che non esiste più se non nel mio cuore.

    Nel sogno rivedevo mia madre com’era nella sua giovinezza, bella e piena d’amore per me. Erano gli anni trenta del secolo scorso, avevo sei anni o poco più e il momento più bello della giornata era il risveglio, quando mia madre veniva nella mia stanza e si infilava dentro alle lenzuola dandomi piccoli baci sul viso. Io iniziavo ad aprire gli occhi e allora lei mi sussurrava paroline spiritose che mi facevano ridere finché non mi scatenavo. Quello era il momento in cui mia madre mi tirava su dal letto. Abitavamo in una tenuta isolata vicina al bosco. Spesso, mamma mi portava in braccio alla finestra per farmi ammirare la natura: gli alberi, i fiori, il cielo. Nel sogno, sentivo le mani di mia madre giocherellare coi miei boccoli ancora arruffati. Io, curiosa, avrei voluto guardare oltre quella finestra dai vetri appannati e allora, vi appoggiavo il nasino nella speranza di riuscirci. Mamma mi veniva in aiuto passandoci le sue dita e dando ai miei occhi, l’opportunità di ammirare la rugiada del mattino. Fu proprio in quel momento, nel silenzio più totale, che entrambe lo vedemmo, un capriolo solitario che si aggirava prudentemente per il parco. Riapro gli occhi e penso con struggente nostalgia a quel mondo che non c’è più, a quanto mi senta ancora così tanto figlia da desiderare quel contatto con mia madre. Ho vissuto una vita piena e soddisfacente, ma il rapporto speciale che avevo con Dorothy, quello, non è paragonabile a nient’altro.

    La storia di Dorothy

    Mia madre era Dorothy Schneider o Dorothea come alcuni la chiamavano. Era nata all’inizio del novecento esattamente il ventidue ottobre del millenovecento e sette in Germania a Francoforte. La sua nascita ha procurato subito un infausto evento perché sua madre morì nel darla alla luce. Il padre era un affermato violinista che spesso si assentava per fare concerti in giro per il Paese o ancora più lontano. Il suo nome era Frederick e discendeva da una famiglia benestante. Aveva sposato Annette Wagner un’ereditiera molto più ricca di lui. Si dice discendesse dal famoso compositore, ma nessuno ne ebbe mai riscontro. Annette era cagionevole di salute, ma quando seppe di aspettare un bambino parve rifiorire, tuttavia, il parto fu difficile e il suo cuore cedette. Mia madre aveva cercato di immaginarsi quella donna di cui non aveva mai visto il volto nemmeno in fotografia. Lo faceva attraverso i racconti dei domestici, in particolare della cuoca Ursula, una donna buona che si prese cura di Dorothy come se fosse una figlia. I primi dieci anni di mia madre passarono relativamente tranquilli. Non aveva una grande vita sociale perché le era stato negato di andare a scuola e poter fare amicizia con altri bambini. Dorothy ne soffriva, ma aveva accettato senza fiatare quella disposizione voluta dal padre. Studiava con una signorina molto preparata, ma non incline al sorriso. Si chiamava Anselma Huber, veniva da Zurigo e probabilmente sentiva la mancanza della sua famiglia e del suo Paese.

    Un desiderio che Dorothy coltivava dentro di sé, era quello di imparare a suonare il violino come suo padre. Un giorno, con sua immensa gioia, Frederick gliene regalò uno. Chiamarono anche un maestro per darle lezioni. Il suo nome era Egon Keller. A Dorothy piaceva. Era un giovane sulla trentina di bell’aspetto, ma con pochi mezzi di sostentamento. Si presentava spesso a casa Schneider con gli abiti sgualciti, i capelli poco curati e perennemente affamato. Ursula, la cuoca, aveva capito che Egon non se la passava molto bene e spesso lo invitava in cucina dopo la lezione per dargli avanzi di cibo che altrimenti sarebbero andati buttati. Lui nei primi tempi, faceva il difficile. Forse si vergognava per quei gesti caritatevoli da parte di una governante, ma poi aveva capito che poteva fidarsi di lei.

    Egon si era affezionato molto a Dorothy. La trovava una bambina sveglia e tanto innamorata del suo violino. Non condivideva la freddezza che il maestro dimostrava nei confronti della figlia. In tanti anni di insegnamento Egon aveva visto poche volte un impegno così costante come quello che dimostrava la piccola Dorothy. La bambina ha un orecchio attento signor Schneider aveva detto l’insegnante e lei si era sentita felice e lusingata per questa affermazione. Frederick Schneider però non elargiva grandi manifestazioni d’affetto nei suoi confronti, si limitava ad annuire senza andare oltre. Ogni tanto, le concedeva di accompagnarlo ai concerti, se si esibiva in città. Lei allora si azzardava a chiedere: Padre, credete che riuscirò a esibirmi un giorno anch’io in un teatro come fate voi? Il signor Keller dice che… Ma il padre le rispondeva sempre nella stessa maniera: Continua a studiare Dorothy, la strada è lunga lo sai. E poi proseguiva: Egon Keller ha un compito ben preciso che è quello di insegnarti sia la teoria che la pratica, ma sono io alla fine che decido se il lavoro è stato fatto bene oppure no. Perciò non illuderti bambina, niente è facile a questo mondo. La sorella di suo padre: Anna, era l’opposto del fratello. Se Frederick era taciturno, Anna era loquace, allegra e piena di vita. Aveva diversi anni in meno del fratello ed era una stimata pittrice. Quando andava a trovare Dorothy, le faceva spesso dei ritratti mentre la nipote si esercitava col violino. E poi la riempiva di regali. Dorothy era felice quando c’era Anna e non solo per i doni che riceveva. La casa si ravvivava, la sua risata così contagiosa si faceva sentire fino in cucina. Anche i domestici perdevano quell’aria mesta che di solito avevano. Ma Anna, rimaneva per periodi troppo brevi e quando se ne andava, tutto tornava come prima che lei arrivasse, come se quell’energia, venisse alimentata soltanto dalla sua presenza e gli altri fossero incapaci di trattenerne un po’ per quando lei se ne andava. Rimaneva solo il suo profumo nella stanza di mamma. Era poca cosa, ma una prova tangibile che zia Anna era stata lì e che un giorno sarebbe tornata di nuovo. Ecco, Dorothy aspettava quel giorno mentre continuava ad allenarsi col suo violino.

    La sorpresa che non si aspettava

    Quando Dorothy compì dieci anni, le fu preparata un’enorme torta che lei stessa volle condividere con le persone che le stavano più vicine, i domestici, Ursula, il maestro di musica signor Egon Keller e la sua insegnante che però arrossendo declinò l’invito preferendo rimanere nella sua stanza. Quel compleanno fu l’ultimo di relativa tranquillità per Dorothy. Presto le cose sarebbero cambiate per lei e per tutti gli abitanti di quella casa. Stava per fare la conoscenza della nuova moglie di suo padre. La sconvolgente rivelazione le fu fatta direttamente da Frederick Schneider in persona mentre le presentava quella che da poche ore era diventata la sua nuova sposa. Fedosia era di origini russe ma svizzera d’adozione. Era stata una grande cantante lirica, ma per un problema alle corde vocali, aveva dovuto dire addio a quella florida carriera. Sarò l’ombra di tuo padre le aveva detto, guardando quell’uomo con occhi sognanti. Dorothy e Fedosia non si erano piaciute fin dal loro primo incontro. C’era qualcosa in quella donna che la bambina non riusciva a comprendere. Eppure, gli aggettivi erano tutti lì: fredda, calcolatrice, soprattutto incline al comando. La casa in cui Dorothy era cresciuta, fece una radicale trasformazione. Fedosia, aveva da subito manifestato insofferenza criticando qualsiasi cosa. Per lei, i mobili erano antiquati, i quadri alle pareti assurdi, il personale inadeguato e il giardino da riorganizzare. Dorothy sapeva che Fedosia, se avesse potuto, avrebbe sostituito anche lei, ma non potendolo fare le fu riservato un altro trattamento. Nel giro di sei mesi, i mobili furono cambiati e il personale licenziato. L’unica a rimanere al suo posto fu l’insegnante triste di Dorothy e il maestro di musica Egon Keller anche se Fedosia più volte lo aveva trattato male insultandolo indirettamente alludendo alla sciatteria di certa gente nonostante i loro lauti stipendi. A Ursula fu data una buonuscita, ma solo perché Frederick aveva insistito.  A niente servirono le preghiere della cuoca di tenerla almeno fino alla fine dell’anno. Alla povera Ursula fu concessa solo una settimana per cercarsi un nuovo alloggio. Deve ringraziare il mio magnanime marito, perché se fosse stato per me, l’avrei sbattuta fuori di casa fin dal primo giorno che ho assaggiato quello che lei considerava cibo. Questa era una delle frasi che Fedosia amava pronunciare ad alta voce facendo risuonare in tutta la casa quella sua voce resa leggermente rauca dal difetto delle corde vocali. Dorothy sperava tanto che a forza di gridare, diventasse afona così da non sentirla più. Al posto di Ursula, era stata assunta una certa Olga Petrov, amica di Fedosia. Olga veniva anche lei dalla Svizzera. Ben presto Dorothy si accorse che Olga non era una brava cuoca, nonostante avesse prodotto ottime referenze. Il cibo era spesso servito freddo perché le due donne si intrattenevano a parlare di cose che interessavano solo loro, mentre Dorothy aspettava in silenzio che le fosse servito il pasto. Un giorno Fedosia le disse: E tu? Che hai da guardare? Se hai tanta fame, serviti da sola invece di aspettare che ti sia messo sul piatto. Anzi… è ora che tu impara qualcosa su come essere una brava governante, perché è questo che farai da ora in poi. Intesi? Dorothy fece per scappare in camera sua, ma Fedosia fu più svelta e la obbligò a chiedere scusa. Da quel momento per mia madre, le cose si misero sempre più male. Frederick era spesso assente e anche quando tornava a casa, era diventato completamente succube di Fedosia che tanto gliela girava che alla fine, le diceva sempre di sì. Le umiliazioni che Fedosia riservava a Dorothy, erano diventate plateali anche in presenza del padre. Fedosia inventava episodi mai successi o storpiati per farla rimproverare dal padre. La frase che prediligeva era: Questa bambina mi ha creato tanto dispiacere Frederick, bisogna punirla non fosse altro che le mie corde vocali mi dolgono ogni volta che mi fa arrabbiare cosa che succede sempre più spesso. Fu in una di quelle lamentele che Frederick prese una decisione, guardando sua figlia chiese: Hai nulla da dire in tua discolpa figliola? Dorothy sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, Fedosia, avrebbe reagito, ma lo stesso volle dire la sua. Con una calma che nemmeno lei sapeva di avere disse: Padre, non dirò nulla in mia discolpa, non perché io mi reputi colpevole di qualcosa, semplicemente perché ho capito che la mia parola vale zero contro la sua. Ci fu un momento di silenzio, poi Frederick disse: La tua insolenza è peggio dei tuoi peccati. Ti sia tolto il violino, la cosa a cui tieni di più. Mamma rimase con gli occhi asciutti, non versò neanche una lacrima davanti a suo padre e a quella donna che doveva chiamare ogni volta: signora madre ma quando fu sola quella notte, pianse tutte le lacrime che aveva. Quando suo padre ripartì, lo vide abbracciare stretta Fedosia mentre a lei non riservò neanche un cenno di saluto. La zia Anna non aveva più messo piede in quella casa da quando aveva capito che tipo di donna fosse Fedosia e non solo. Naturalmente era molto preoccupata per sua nipote, ma non aveva idea di come fare per toglierla da quella situazione. Intanto, gli anni passavano. Mia madre aveva smesso di suonare il suo amato violino e anche Egon Keller era stato licenziato. Dorothy aveva tredici anni e le cose in casa peggioravano. Fedosia, aveva fatto appendere a Dorothy in cucina, una lavagna nera. Mia madre non aveva mai usato un martello, ma non poteva esimersi dall’obbedire. Olga non faceva praticamente niente in quella casa, ma veniva pagata comunque. Com’è possibile che mio padre sia così cieco da non accorgersi di quello che succede in casa sua? Era questo che affliggeva mia madre a quel tempo. La sua giovinezza stava appassendo assieme alla sua voglia di vivere. Quando la lavagna fu finalmente appesa, Fedosia, rivolgendosi a Dorothy disse: Ecco mia cara, adesso ti farò scrivere con questo gessetto i sette peccati capitali, così ogni volta che ti rimprovererò, andrai tu stessa a mettere una crocetta sul peccato commesso. Alla fine di ogni settimana tireremo le somme e riceverai la punizione adeguata ai tuoi peccati.

    Mia madre non aveva via di scampo e nessuno con cui confidarsi. Lo studio le stava pesando sempre più e il non potersi esercitare col violino, le mancava molto. Pensava spesso al suo maestro, l’unico che aveva dimostrato fiducia in lei. Sperava che avesse trovato altri allievi e che stesse bene. Intanto, Olga e Fedosia sembravano vivere in simbiosi. Dorothy le aveva sentite ridere nella stanza da letto di suo padre. Quando Frederick fu di ritorno da uno dei suoi viaggi, chiese spiegazioni a proposito di quella lavagna appesa e delle crocette apposte sui sette vizi capitali. Fu Fedosia a parlare per prima e dire: Dorothy cara, fai sapere a tuo padre questa spiacevole novità. Così, mia madre dovette raccontare che ogni settimana veniva controllata la lavagna e che in base ai suoi innumerevoli capricci, veniva punita. Ho dovuto, mio malgrado, mandarla in cantina una notte caro. Era stata troppo cattiva quel giorno. Aveva peccato di superbia la saputella, vero dolcezza? Aveva sminuito l’intelligenza di Olga correggendola per una banalità di nessuna importanza. Forza, racconta Dorothea a tuo padre la sfrontatezza che hai avuto e che poco tatto hai dimostrato. Mia madre dunque, dovette raccontare che cosa era successo. Padre, ho solo corretto una visione errata della signorina Olga. E che cos’era di così importante da doverla per forza correggere? chiese Frederick. Mia madre continuò: Olga aveva confuso Stradivari con Paganini invertendone i ruoli, io ho soltanto voluto far chiarezza. Non era mia intenzione sminuire la sua intelligenza. Ma quell’uomo, invaghito di Fedosia fino a perderne la ragione, disse: Non era poi così importante Dorothy, sono sicuro che Olga ha avuto solo un lapsus, nient’altro. Ti consiglio di ponderare bene cosa dire alle persone e come dirlo, altrimenti correrai sempre il rischio di diventare altezzosa ed estremamente antipatica. Vai in camera tua adesso. E domani rimarrai a digiuno. Quella notte Dorothy avrebbe voluto morire. Non riusciva più a tollerare quella situazione così drammatica. Nel sogno le apparve di nuovo la lavagna nera piena di crocette messe su ogni vizio capitale direttamente da lei e la voce stridula di Fedosia che ridacchiando diceva: Dorothy è superba e ha l’indolenza che culmina in accidia. Oh piccola Dorothy, stai imparando a riconoscere certi desideri. E ti piacciono vero? Anche la lussuria è peccato capitale. Ma a te non importa, a te basta farti trasportare e cullare dal desiderio. Pensi che non me ne sia accorta di come mi guardi? So anche che provi invidia di me perché tuo padre ama me, perché tuo padre crede a me e di te non sa che farsene. E poi sei avara, sì, avara di sentimenti e d’amore. Tu sei il nulla Dorothy. Mia madre a quel tempo aveva da poco compiuto quindici anni, da cinque la sua vita era un inferno, ma qualcosa stava per cambiare. Nonostante la sua cara zia Anna non andasse a trovarla, non si era dimenticata di lei. Aveva più volte cercato di parlare con Frederick per fargli capire che qualcosa di marcio era entrato in quella casa e che non poteva pretendere che Dorothy continuasse a vivere segregata in casa continuamente vessata dalla donna che si era sposato. Frederick non era molto incline ad ascoltarla, ma non poteva negare che Fedosia fosse un tantino stressante. Nemmeno a lui era piaciuta quella storia della lavagna in cucina. Aveva spesso notato che le crocette indicavano che Dorothy era incline alla lussuria, questa cosa a lui sembrava ridicola. Aveva più volte cercato di scagionare sua figlia a tal riguardo, definendola ancora una bambina, ma aveva fatto peggio. Più di una volta, al ritorno dai suoi viaggi, aveva notato dei lividi sulle braccia di sua figlia. Non aveva osato pensare che qualcuno la picchiasse, ma si era chiesto per la prima volta, se fosse stato un bene l’aver sposato Fedosia. Lui avrebbe desiderato avere un altro figlio, ma sua moglie non era d’accordo, diceva: Vuoi vedermi sciupata? Tua figlia mi occupa già tanto tempo che non saprei davvero come fare ad accudirne uno nostro. Così, a Frederick venne un’idea e chiese ad Anna di aiutarlo. Le diede appuntamento al caffè degli artisti, un locale molto raffinato dove le espresse il suo piano. Dunque disse alla fine Anna io dovrei portare con me in viaggio Dorothy solo per toglierla dai piedi di quella buona a nulla che ti sei sposato. Nonostante Frederick fosse diventato rosso di collera, si costrinse a rimanere calmo. Anna continuò: Se accetto, caro fratellone, è solo per fare un favore a mia nipote che sta soffrendo da anni sotto quelle grinfie e non per dare l’opportunità a te di diventare padre una seconda volta. Sei pazzo a volere un figlio da quella donnaccia. Ora basta Anna. Aveva ribattuto suo fratello, ma poi aveva ripreso: Fammi sapere quando partirai che ti farò trovare Dorothy al cancello. Anna non aveva mai avuto un gran legame con Frederick. Maggiore di dodici anni, l’aveva sempre trattata più da figlia che da sorella. Quando aveva sposato Annette, le cose erano diverse, lui era diverso, ma soprattutto profondamente innamorato di sua moglie, una donna purtroppo sfortunata. La morte di Annette fu una tragedia per Frederick che aveva perso una moglie ed era rimasto con una neonata da crescere. A quel tempo, si era rivolto ad Anna per farsi aiutare, ma dopo aver assunto del personale adatto, le aveva detto che la sua presenza non era più indispensabile. Anna, che si era molto affezionata alla bambina, ci era rimasta male, ma aveva mantenuto l’abitudine di frequentare la casa portando allegria e serenità. Negli ultimi cinque anni però, aveva diradato le visite fino a cessarle del tutto. Era inammissibile e inaccettabile per lei l’andamento in casa  da quando quell’arrogante e presuntuosa di Fedosia era diventata padrona assoluta di tutto. E adesso… pensava Anna, adesso viene da me a cercare aiuto. Non ha ancora capito che quella donna non è degna di dargli un figlio.

    Un giorno, Frederick tornò a casa senza preavviso e sorprese Olga e Fedosia mentre venivano servite a tavola da sua figlia in persona. Sua moglie andò ad abbracciarlo facendogli tante moine, ma Frederick non si fece distrarre, come invece era successo in altre circostanze e chiese: Mi aspetterei che fosse Olga a servire mia figlia e non il contrario. Ma Fedosia era astuta e sapeva rigirare la frittata come e quando voleva. Replicò così a quelle parole dicendo: Ma caro, dovresti essere felice di questo. La bambina sta imparando le buone maniere. Non è vero cara? Anzi, perché non prendi anche un piatto per tuo padre che sarà sicuramente stanco, povero tesoro… Dorothy aveva ubbidito, ma quando aveva portato il piatto con la minestra a suo padre, lui non aveva potuto evitare di notare come erano ridotte le sue mani, erano rosse, screpolate e con piccoli tagli ovunque. Così aveva chiesto: Vorrei avere una spiegazione per queste e aveva preso le mani di sua figlia tra le sue e le aveva girate per farle vedere a sua moglie. Non mi dire che Dorothy ama pulire e strofinare al posto di Olga, cosa per la quale è pagata, tra l’altro. Ancora una volta, Fedosia, dopo un lungo sospiro disse: Oh Frederick, per una volta che non ti elenco le sue marachelle, tu ti soffermi sulle sue mani. Potrei dirti cosa hanno visto i miei occhi a proposito di quelle mani, ma… puoi vederlo da te quante crocette ci sono sulla lavagna nera. Ancora con questa storia della lussuria? Mia figlia è una bambina, non può aver peccato di lussuria o di accidia, o di chissà cos’altro. Era calato il silenzio. Infine, Fedosia aveva ripreso: Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Dorothy non è più una bambina, ha quindici anni. Le capita sovente di fissarmi, se n’è accorta anche Olga, mi guarda con gli occhi di chi ha perso l’innocenza, e allora io la punisco, la tengo impegnata in faccende che sì, dovrebbe fare Olga, ma se non facessi così, questa ragazza diventerebbe sempre più lussuriosa, cosa che io non tollero. Frederick era imbarazzato da quei discorsi a cui non era abituato, così aveva chiesto direttamente a Dorothy: E’ vero quello che dice tua madre? Se c’era una cosa che Dorothy detestava, era sentire suo padre parlare di Fedosia come se fosse realmente sua madre, lei aveva alzato gli occhi guardando direttamente Fedosia e aveva detto: No padre, non è vero. Ma Fedosia era insorta urlando come un’indemoniata contro mia madre e andando ad apporre un’altra crocetta sul sesto vizio capitale: l’invidia. Tua figlia, aveva detto con tono sprezzante, "è invidiosa di me, in più è una gran bugiarda, vuole farmi apparire male ai tuoi occhi, vuole mettere zizzania tra noi. E’

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1