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I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento: Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie
I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento: Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie
I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento: Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie
E-book114 pagine1 ora

I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento: Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie

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Il libro affronta uno dei capitoli più affascinanti e misteriosi della storia di Cosenza, finora poco esplorato dagli studiosi locali: chi erano i personaggi che hanno contribuito alla fortuna economica di Cosenza durante il suo secolo d'oro? In particolare  è ricostruita l'epopea bancaria di Cosenza, che tra la fine del '400 e gli inizi del '600 divenne il principale centro finanziario a sud di Napoli. A dominare la scena furono inizialmente i banchieri ebrei e, dopo il decreto del 1510 che ordinava la loro espulsione dal Regno di Napoli, a subentrare negli affari furono famiglie oriunde provenienti da varie parti d’Italia ma stabilitesi a Cosenza, dove spesso si imparentarono con famiglie nobili locali, pur mantenendo solidi legami con le rispettive città d’origine. Non mancano però gli esempi di banchieri autoctoni.
La narrazione si articola attraverso sette storie, corrispondenti ad altrettante dinastie di banchieri presenti a Cosenza. Esse operarono in città soprattutto per sfruttare le possibilità offerte dal fiorente mercato della seta calabrese in concomitanza con la fiera della Maddalena, che si svolgeva ogni anno a partire dal 22 luglio. Intorno a questo evento ruotava l’economia cittadina e, in occasione di esso, affluivano in città mercanti e banchieri stranieri, ma anche un variegato popolo di agenti, procuratori e artigiani.
Il valore di questa pubblicazione, tuttavia, va ben al di là di questi aspetti prettamente storici. Gli argomenti trattati consentono infatti di replicare ad almeno due tesi che ancora oggi vengono insegnate nelle università di tutto il mondo. Una è la tesi di Max Weber, secondo cui il capitalismo si sarebbe radicato nei paesi protestanti anziché in quelli cattolici. A tal proposito, “I banchieri di Cosenza nel Rinascimento” mostra come, per tutto il XVI e XVII secolo, le grandi famiglie protagoniste del Rinascimento italiano a Roma, Firenze o Genova, erano le stesse che in tutta Europa ricoprivano incarichi politici o religiosi per conto di Re, Papi e Imperatori, eleggevano Papi, esprimevano governatori e condottieri militari, svolgevano incarichi diplomatici per conto di Re e Regine, o come banchieri di corte. 
La seconda tesi, invece, è quella di Carlo M. Cipolla, secondo cui i banchieri rinascimentali, pur avendo sviluppato tutti gli strumenti finanziari che ritroviamo anche oggi nelle economie moderne, mancavano ancora di quello “spirito capitalistico” che spinge il capitalista a privilegiare lo scambio di denaro contro altro denaro, anziché contro merci. Rispetto a tale tesi, il libro consente di affermare che i banchieri rinascimentali preferivano detenere quanto più a lungo possibile le lettere di cambio anziché il denaro contante, il quale poteva essere rubato o comunque in quel periodo storico era soggetto a frequenti contraffazioni e, quando erano costretti a far uso di denaro contante, preferivano investirlo in materie prime a scopo speculativo quale riserva di valore contro le svalutazioni monetarie. Dunque, la scelta di investire in merci non era il retaggio di schemi medievali bensì il frutto di una precisa esigenza volta ad accrescere incessantemente il capitale al fine di conservarlo in valore.
Il libro rappresenta anche un monito per chi ci governa: infatti, setacciando la storia della nostra terra si dimostra che l’unico periodo in cui la Calabria è riuscita a svilupparsi e diventare attrattore di risorse e di capitale umano da altre parti d’Italia, è stato quando si sono perseguiti modelli di sviluppo coerenti con le potenzialità dei luoghi, senza replicare modelli industriali nati altrove o privi di attinenza col territorio calabrese e dunque alieni al contesto socioculturale di riferimento.
LinguaItaliano
Data di uscita23 apr 2023
ISBN9788894750904
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    Anteprima del libro

    I Banchieri di Cosenza nel Rinascimento - Matteo Olivieri

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    Il libro

    I banchieri di Cosenza nel Rinascimento. Ascesa e declino delle grandi dinastie finanziarie, presenta una panoramica esclusiva e dettagliata dei banchieri operanti nella città di Cosenza a cavallo tra la fine del XV e gli inizi del XVII secolo. Si discute degli avvenimenti che consentirono alla città di Cosenza di diventare uno dei principali centri bancari e finanziari a sud di Napoli e del modo in cui i banchieri di diverse nazionalità conducevano i loro affari. Ne emerge uno spaccato realistico di vita cittadina durante la dominazione aragonese e il successivo Viceregno spagnolo, utile non solo a delineare la contemporaneità dei banchieri rinascimentali e le complesse relazioni d’affari che legavano l’Italia all’Europa, ma anche a gettare nuova luce sul secolo d’oro della città di Cosenza, sui rapporti intercorsi con le principali famiglie del Rinascimento italiano nonché sul connubio tra banca, arte e urbanistica. Il libro è stato realizzato grazie ad una minuziosa opera di reperimento delle fonti, e si è avvalso del fondamentale contributo di ricerche condotte dentro gli archivi digitali di famiglie storiche.

    l’autore

    Matteo Olivieri, economista, è dottore di ricerca in Scienze aziendali. Ha insegnato nelle università di Brno, Tolosa, Cosenza e presso l’Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende (Istao). E’ stato assegnista di ricerca post-doc presso l’Università della Calabria e professore ospite presso il Columbia College di Chicago. Ha lavorato con numerosi centri studi in Italia e all’estero, tra cui il tedesco Kiel Institute for the World Economy, il Centro italo-tedesco per il dialogo europeo Villa Vigoni di Menaggio e l’Istituto per ricerche e attività educative di Napoli. Ha conseguito la laurea italiana in Economia Aziendale presso l’Università della Calabria e la laurea tedesca in Europäische Betriebswirtschaft presso la Fachhochschule Bochum. Inoltre ha conseguito la specializzazione in International Economic Policy Research presso il Kiel Institute for the World Economy e il diploma in Advanced Social, Economic, and Political Studies del Phoenix Institute sotto il patrocinio della University of Notre Dame (Indiana, USA). Per i suoi studi e le sue ricerche ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la borsa di studio della Fondazione Mario Gasbarri di Milano e della Deutsche Bundesbank di Francoforte sul Meno. Ha vinto per ben due volte il premio Scuola di Liberalismo della Fondazione Vincenzo Scoppa di Catanzaro.

    Per Bartolina Edizioni Digitali dirige la collana Risvegli dedicata agli studi calabresi.

    Prefazione

    di Klaus Algieri*

    Il libro che avete tra le mani è un viaggio nel tempo alla scoperta di una Cosenza inattesa, una Londra della Calabria, come la definisce l’autore, che tra il XVI e il XVII secolo si affermò come il più importante centro bancario e finanziario a sud di Napoli.

    Una epopea bancaria, quella di Cosenza, che inizia nella seconda metà del ‘400 grazie alle comunità ebraiche stanziate in città fin dal XIII secolo e che viaggia di pari passo con l’affermarsi del commercio, soprattutto nei settori dell’olio, del vino e della seta grezza. Seta che, come ricorda l’autore, era un settore così importante per il Regno di Napoli da portare all’istituzione del marchio Seta di Cosenza per attestarne l’origine e la qualità. Con l’espulsione degli ebrei dal Regno, il vuoto nell’attività creditizia venne dapprima colmato dalla famiglia Beccuti, il cui successo di mercanti era fortemente legato alla storica fiera della Maddalena, istituita nel 1234 da Federico II di Svevia e che a partire dal 1480 arrivò a durare 15 giorni. Ma ad aprire un banco a Cosenza furono anche i Del Riccio, originari della Toscana poi riparati a Roma, di cui Olivieri descrive l’amicizia con Michelangelo Buonarroti, e i fiorentini del Banco Olivieri, arrivati a presidiare l’intera filiera della seta grazie ad una fitta rete commerciale che dalla Calabria si spingeva fino in Germania. Cosenza ospitò non solo banchi privati ma anche banchi pubblici come quello Belmosto, famiglia ligure impiantatasi in Corsica con un ramo in Calabria Citra. Erano banche specializzate nella concessione di prestiti a tassi di favore alla Corona che, in cambio, concedeva loro il privilegio della riscossione di imposte. Un’esperienza, quella dei banchi pubblici, che dopo i Belmosto vide protagonisti i Firrao, molto attivi nel quartiere dei Rivocati e in quello della Giostra Vecchia. La ricerca di Olivieri procede descrivendo i rapporti della Chiesa con i banchieri fiorentini e genovesi, l’esperienza dei Monti di Pietà, terza tipologia di istituto bancario presente a Cosenza, e si conclude con la descrizione delle conseguenze dell’epidemia di peste del 1656 che decretò anche il declino della città come centro finanziario.

    Un viaggio lungo due secoli, quindi, in cui leggere la storia di famiglie nobili e mercanti intraprendenti, riscoprire chiese e palazzi all’interno delle mura cittadine in quartieri oggi purtroppo abbandonati della città vecchia, rivivere il fermento culturale, oltre che religioso, che si respirava in quegli anni del nostro Rinascimento e che diede vita a vere e proprie banche d’affari nel senso che oggi si dà alla figura nelle principali piazze finanziarie del mondo. Mercanti-banchieri che non si limitavano a prestare denaro ma che fornivano servizi finanziari evoluti, entravano nel patrimonio societario di altre aziende o, ancora, svolgevano attività di brokeraggio.

    D’altra parte, stiamo parlando di luoghi e anni che videro non solo l’affermazione di letterati, poeti e filosofi ma anche la nascita del pensiero economico occidentale grazie a personaggi come il cosentino Antonio Serra, cui va «il merito di avere composto per primo un trattato scientifico, seppure non sistematico, sui principi e sulla politica economica» (Schumpeter, 1959, p. 236). Una figura, quella di Serra, che come Camera di commercio di Cosenza stiamo fortemente valorizzando, attraverso l’istituzione di un Premio e di un Primo Forum economico del Mezzogiorno che portano entrambi il suo nome.

    Il libro di Olivieri è anche per questo motivo un lavoro di grande interesse, una riscoperta e al tempo stesso una conferma di un passato glorioso che deve spingere tutti noi a leggere con maggior ottimismo e consapevolezza il futuro della nostra terra.

    *Presidente della Camera di Commercio di Cosenza. Vicepresidente dell’Unione delle Camere di Commercio Italiane, Unioncamere

    Introduzione

    Ai forestieri in visita in città, Cosenza viene solitamente descritta come l’Atene della Calabria, a motivo dei tanti letterati, poeti e filosofi che hanno dato lustro alla sua storia, ma nessuno ha finora mai parlato di Cosenza in termini di Londra della Calabria. Oggi si fa fatica ad immaginare Cosenza ricca e prospera, eppure – a cavallo tra Cinquecento e Seicento – essa fu il più importante centro bancario e finanziario a sud di Napoli. La preminenza rispetto ad altre piazze si spiega sia con la presenza di importanti famiglie appartenenti alla nobiltà del tempo, le quali detenevano feudi e rendite nella provincia di Calabria Citra o altrove, sia col fatto che Cosenza era sede di tribunali e di amministrazioni fiscali periferiche, nonché di numerosi ordini monastici che vivevano di rendite, e di una guarnigione militare permanentemente di stanza nel Castello almeno fino al 1585. Ma essa era pure la sede storica di una importantissima fiera annuale della Maddalena, istituita nel 1234 da Federico II di Svevia, in grado di attirare mercanti e banchieri da ogni parte d’Italia, e che fu il vero motore di sviluppo economico della città.

    Fino al 1479 la fiera della Maddalena

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