Lýsandros: il generale del mare
Di Yvan Argeadi
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Ottant'anni dopo la fine dell'ultima Guerra Persiana e cinque anni dopo la fine della Guerra del Peloponneso che conferì a Sparta il dominio sulla Grecia, i persiani ruppero la tregua e alleanza sancita tempo addietro con gli spartani e occuparono le città greche della Ionia.
Gli efori non intendevano agire per il bene dei greci, ma della stessa opinione non era colui grazie al quale, conquistando Atene, Sparta aveva ottenuto la supremazia sull'Ellade.
Il generale e navarca Lisandro mosse la propria marina militare in direzione dell'Asia pronto a ricordare ai barbari come sfidare gli spartani fosse una scelta che avrebbero fatto meglio a evitare.
Ma un vecchio nemico tramava nell'ombra la dipartita definitiva del condottiero spartano.
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Lýsandros - Yvan Argeadi
ANTEFATTO
《 Tu hai molti schiavi grande Re, ma pochi guerrieri.
In Grecia abbiamo uomini liberi pronti a dare la vita in difesa di quella libertà.
Rammenta coloro che qui hai affrontato, ricorda quanti erano.
Non scordare il colore dei loro mantelli, perché la prossima volta che lo vedrai, essi saranno molti di più, e per te arriverà la sconfitta.
Quanto alla mia spada, visto che sembra essere di tuo gradimento, ti concedo di provarla come l'ho concesso a ognuno dei tuoi che ho massacrato. 》
Rapido fu il fendente del Re spartano che sfigurò parte del volto del Re barbaro, lasciandogli il ricordo eterno di quei tre giorni di battaglia.
In preda alla collera più oscura il Re d'Asia ordinò ai suoi arcieri di scoccare, e Leonida fu bersagliato da una moltitudine di frecce che arrivarono da ogni direzione.
Dopo la caduta del Re spartano Leonida e dei suoi trecento soldati migliori alle Termopili, la massiccia invasione persiana della Grecia proseguì per un anno intero.
La resistenza durata tre giorni e il sacrificio del prode Re tuttavia non furono vane perché in quel tempo Atene poté evacuare tutti i cittadini e portarli al riparo nel Peloponneso.
Quando i barbari riuscirono a raggiungere l'Attica ormai la città era totalmente svuotata.
Atene fu saccheggiata e incendiata seguendo in sorte molti altri territori greci che avevano assaggiato su loro stessi la furia della Persia.
A motivare quella guerra era stata la passata sconfitta del Gran Re Dario a Maratona accorsa dieci anni prima e i moti di libertà delle città greche d'Asia.
Nello stesso anno le città-stato si unirono come mai era accaduto prima di allora assemblando un potente esercito e sconfiggendo il nemico a Salamina e a Platea.
La Grecia fu così liberata e gli ateniesi poterono fare ritorno alla loro città per ricostruirla.
Non paghi di gloria, gli spartani attaccarono il suolo asiatico e trionfando a Micale liberarono dal giogo persiano le colonie greche della Ionia.
Ma questa libertà sarebbe durata poco.
Atene e Sparta entrarono in conflitto per ragioni di confine e dopo una sanguinosa e brutale guerra durata quasi trent'anni, infine Sparta trionfò occupando la capitale avversaria e ottenendo il controllo della Grecia.
L'artefice della vittoria fu un ammiraglio spartano di poca fama che grazie a questa vittoria venne elevato alla vetta del potere politico in Grecia ottenendo gloria e tributi.
Un uomo duro e scaltro, spietato con i nemici ma benevolo con i compatrioti, il suo nome era Lisandro.
Fu lui, inizialmente, a scambiare la libertà delle città ioniche in cambio del supporto persiano nella guerra contro Atene e come da accordi la Persia si riprese le sue città.
Ma quella di Lisandro non era che un'astuzia di comodo e benché gli efori fossero contrari egli non se la sentiva di lasciare gli ioni, che tanta fiducia avevano mostrato nei suoi confronti, al loro destino.
Di Lisandro si sarebbe potuta narrare la sua astuzia, la sua durezza e la crudeltà mostrata con gli avversari, ma mai nessuna bocca avrebbe detto che fosse un traditore degli amici.
La Ionia, terra greca, andava liberata dalla tirannia e avrebbe mantenuto la parola data a quei greci anni addietro, quando promise loro che sarebbe tornato per restituirgli l'indipendenza.
Per Lisandro la parola data contava più della stessa legge di Sparta.
《 Comandante 》 lo chiamò Araco, suo primo luogotenente 《 la flotta è pronta a salpare 》 gli comunicò.
Lisandro era in piedi al posto di comando della sua trireme da battaglia, la Scilla, la nave grazie alla quale anni prima era riuscito a battere la flotta ateniese e porre fine alla guerra tra greci, intento a sorseggiare una coppa di vino.
《 Molto bene 》 replicò porgendo la coppa al compagno di tante battaglie 《 notizie da Ermocrate? 》
《 Il siracusano?
Arriverà a momenti 》 rispose 《 ancora non mi hai detto dove vi siete conosciuti. 》
Lisandro sorrise ricordando i giorni della sua gioventù.
《 È una storia che risale a molti anni fa, quando fui mandato a Taras per apprendere i segreti del combattimento navale 》 spiegò 《 eravamo entrambi allievi di marina, ci presentammo facendo a pugni.
Poi, un giorno, durante le esercitazioni in mare fummo attaccati da dei pirati ed egli mi salvò la vita. 》
Eunea sottopose i ragazzi a vere e proprie esercitazioni pratiche in mare.
Divisi in gruppi di venti giovani per nave, fece salpare tre triremi e veleggiò lontano dalle coste per insegnare loro i metodi di ingaggio in caso di attacco in mare aperto.
Fu durante una di queste esercitazioni che si palesò all'orizzonte una flotta di cinque navi dalle vele nere e l'ammiraglio riconobbe in esse dei vascelli pirata.
Impossibilitati a rientrare per chiedere il supporto della flotta di Taras, Eunea decise di venire allo scontro in mare nonostante l'inferiorità numerica.
Per ogni trireme era stato nominato un capitano e il ruolo, sulla nave in cui si trovava lo spartano, era andato proprio a lui.
Gli Dei avevano offerto a Lisandro l'opportunità di mettere in pratica quanto appreso.
La nave considerata ammiraglia, quella comandata da Eunea, impartì ordini alle due triremi di supporto tramite movimenti di stendardo ben visibile data la giornata di cielo sereno, le quali si disposero nella formazione comunicata.
Con una serie di movimenti volti a ingannare i nemici, due navi pirata vennero speronate e affondate.
Sorpresi dalla pronta reazione e dalla preparazione degli equipaggi delle triremi, i pirati iniziarono ad allontanarsi.
Una sola nave nemica rimase a distanza di conflitto, finita in trappola e accerchiata per essere abbordata.
Tuttavia l'operazione fallì nel momento in cui i pirati accelerarono tramite i remi per tentare uno sfondamento e darsi alla fuga.
La nave su cui si trovava Lisandro venne speronata con tale forza che iniziò a capovolgersi su sé stessa.
Lo spartano si aggrappò prontamente all'albero maestro per poi darsi la spinta verso la cornice di poppa e usarla per saltare sul ponte della nave pirata, ritrovandosi accerchiato dai nemici, mentre le altre due triremi affiancarono l'imbarcazione danneggiata per trarre in salvo tutti.
Ermocrate, scorgendo Lisandro in pericolo, immediatamente impugnò le armi.
Prese la rincorsa balzando sulla trireme danneggiata per poi da