Una vita nel bidet
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COME CAMBIERÀ IL DESTINO DELL’UOMO CON L’AVVENTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
“Perché mettersi sulle orme della poetessa Szymborska (ma sullo sfondo sorride Dante) a riflettere (...) sul ruolo dell’uomo oggi come mai sospeso tra un presente inquieto e un futuro che alcuni disegnano come abitato dalla sua fine, o dalla sua versione postuma”.
( Davide Rondoni )
“Dal momento che l’uomo o si autodistruggerà o l’intelligenza artificiale avrà il sopravvento – è soltanto questione di tempo – le parole di Gallieri rischiano di restare soltanto una inascoltata terribile profezia”.
( Giorgio Linguaglossa )
“La radicalità della rottura che Una vipera nel bidet apporta in poesia, nei suoi modelli di riferimento passati, moderni e contemporanei, non può essere più totale”.
(Alessio Zanichelli)
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Anteprima del libro
Una vita nel bidet - Francesco Gallieri
PREFAZIONE di GIORGIO LINGUAGLOSSA
Qualche anno dopo la comparsa del computer, con lo sviluppo sostenuto di studi sull’Intelligenza Artificiale (I.A.) abbiamo assistito a un acceso dibattito, ancora in corso, tra rappresentanti dell’orientamento forte dell’I.A. e rappresentanti di un’ipotesi debole nel ridurre o accentuare lo iato esistente tra mente e macchina, tra linguaggio naturale e artificiale. Il procedimento comparativo per analogia e diversificazione applicato su due dialoghi, il Menone di Platone e il Programma Elisa di J. Weizembaum, evidenzia la differenza tra Socrate ed Elisa, ma solleva una serie di problemi perché dietro la macchina, tra macchina e uomo, si nascondono sensi, significati, rapporti, il valore del computer come raddoppiamento umano, differimento dell’uomo, la concorrenzialità dell’I.A. verso l’uomo. I più recenti risultati della ricerca, il dibattito filosofico che ruota intorno, hanno riproposto in termini nuovi i problemi, quello che è soprattutto un problema lessicale per l’irruzione di nuovi termini, la definizione di intelligenza, i concetti di informazione e comunicazione. E tuttavia il progresso della tecnica, la migliore comprensione dell’I.A, il fatto che essa avvicina il computer all’uomo non potranno escludere l’eventualità della fine e dell’uomo e delle macchine. L’ipotesi della convivenza prefigura empiricamente una società delle menti o metamorfosi delle menti, che comporta una società in cui l’uomo, novello Hermes, l’uomo tecno-logo del dialogo e dei dialoghi accetta e vive un contesto di partecipazione o compartecipazione, si rende conto che con la macchina, con il computer si instaura una relazione informativa ma anche comunicativa, si realizza una nuova oralità, un nuovo tipo di dialogo o comunicazione.
Tutto ha avuto inizio con Nietzsche. Per il filosofo tedesco la sovraeccitazione estetica si concretizza, come sappiamo, nella musica di Wagner. Oggi, con il riferimento alle trasformazioni indotte dall’industrialismo occorre ampliare e complessificare il discorso in ordine alle cause che hanno condotto i linguaggi artistici ad uno stato di perenne sovraeccitazione. Dovremo far entrare in gioco anche i media, dal giornale alla fotografia, se vogliamo limitare il discorso alla fine dell’Ottocento, ma se ampliamo ad oggi il nostro orizzonte dovremmo mettere in gioco anche il cinema, la televisione, fino ai nuovi media informatici. Con questa operazione di ampliamento e di complessificazione siamo in grado di mostrare come le forme di vita occidentali, a partire dalla fine dell’Ottocento, siano state percorse da profondi e pervasivi processi di de-simbolizzazione che, da un lato, hanno messo in crisi, forse irreversibilmente, la civilizzazione alfabetico-letteraria, dall’altro hanno indotto una profonda trasformazione dei legami sociali, antropologici e psicologici.
Urge un chiarimento sull’espressione processi di de-simbolizzazione
, e per farlo occorre definire preliminarmente, per quanto schematicamente, che cosa si intenda qui per simbolo
e per simbolico
.
La nozione di simbolico
ha avuto ed ha in filosofia diverse connotazioni semantiche, e vale la pena tentarne una provvisoria schematizzazione: simbolico è un aggettivo utilizzato per caratterizzare il linguaggio articolato
, vale a dire articolabile in unità discrete e fondato su regole sintattiche sulla base delle quali è possibile produrre enunciati che possono essere dichiarativi, denotativi, performativi ecc. Da tale punto di vista simbolici
sono certamente i linguaggi semantici
, in grado di produrre significati comprensibili, riproducibili e modificabili, ma lo sono anche tutti i linguaggi formalizzati, sintattici, non in grado di produrre significazione
ma in grado di produrre algoritmi,