Il mio romantico Natale
Di Vi Keeland e Penelope Ward
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Sexy Scrooge
L’ultima cosa di cui avevo bisogno era di condividere un Uber con un avvocato arrogante. La vigilia di Natale, sotto la neve. Non bastava essere diretta in tribunale per ritirare il mio pacco regalo con dentro una notifica di sfratto. Ma forse questa giornata potrebbe nascondere dei risvolti positivi.
Tra me e il Sexy Scrooge si è stabilito un contatto, è innegabile. E ora la nostra corsa sta per finire. Ci rivedremo?
Un gioioso equivoco
Devo ricordarmi di chiedere a Babbo Natale un paio di occhiali, quest’anno. Ho scambiato un uomo favoloso che riposava fuori dal mio palazzo per un senzatetto bisognoso di un pranzo, e abbiamo litigato. Io stavo solo cercando di fare una buona azione, visto che siamo anche sotto le feste, ma lui mi ha dato della presuntuosa. Per questo l’ho insultato. Se solo potessi non rivederlo più… Ma sembra proprio che il destino abbia altri programmi.
Natale di baci a New York
Doveva essere soltanto un bacio con un estraneo. L’ho fatto per dimostrare che non avevo perso il mio senso dell’avventura. Ma si sa che anche i piani meglio architettati possono fallire. Forse, dopotutto, questo Natale troverò anch’io qualcosa nella calza…
Vi Keeland
Con più di un milione di libri venduti, si è affermata come una delle autrici di maggiore successo della sua generazione e i suoi romanzi sono tradotti in dodici lingue. Vive a New York con il marito e i suoi tre figli. La Newton Compton ha pubblicato Bastardo fino in fondo, Un perfetto bastardo, Il mio bastardo preferito, I want you e Ho imparato a odiarti, scritti con Penelope Ward.
Penelope Ward
È un’autrice bestseller del «New York Times», di «USA Today» e del «Wall Street Journal». È cresciuta a Boston e ha lavorato come giornalista prima di diventare una scrittrice. Vive nel Rhode Island con il marito e due figli. La Newton Compton ha già pubblicato i bestseller Bastardo fino in fondo, Un perfetto bastardo, Il mio bastardo preferito, I want you e Ho imparato a odiarti (scritti con Vi Keeland), Odioamore, Non pensavo di amarti ancora e Sei tutti i miei sbagli.
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Anteprima del libro
Il mio romantico Natale - Vi Keeland
SEXY SCROOGE
CAPITOLO 1
Meredith
«È uno scherzo», mormorai tra me e me mentre aprivo il portone del mio palazzo. «Perfetto. Dannatamente perfetto». Il vento ululava e mi soffiava fiocchi di neve grandi come frisbee sulla faccia. Tirai su il cappuccio del cappotto. Gli occhi e il naso erano l’unica cosa che restava esposta. Strizzando gli occhi, cercai di vedere qualcosa oltre la fitta cortina di neve alla ricerca del mio passaggio. Un’auto svoltò nella mia strada e le luci dei freni si illuminarono mentre accostava accanto al marciapiede. Almeno il mio Uber era arrivato in fretta. Cioè, speravo fosse il mio Uber, perché mi ci fiondai senza preoccuparmi di controllare la targa.
Il cappuccio mi copriva ancora la faccia quando salii sul retro dell’auto scura e sbattei la portiera, e probabilmente fu per quello che mi ci volle qualche secondo per notare che il sedile su cui mi ero seduta non era affatto un sedile.
«Mmm. Scusi?», disse una voce profonda. La voce profonda di… un uomo, su cui mi ero appena seduta!
Già ero allarmata, ma le cose a quel punto precipitarono.
Gli urlai in faccia. E poi gli mollai un ceffone.
«Ma che cazzo?», gridò l’uomo.
Stringendomi il petto, sentivo il cuore martellarmi contro la cassa toracica. «Chi sei? Che diavolo stai facendo?»
«Sei appena salita sul mio Uber, mi sei saltata addosso, mi hai dato uno schiaffo e vuoi sapere chi sono io? Chi diavolo sei tu, piuttosto».
«Pensavo fosse il mio Uber».
L’autista che non avevo nemmeno notato decise di intervenire. «Questa è una corsa condivisa. Per la miseria, è l’Uber di entrambi».
«Una corsa condivisa?», disse Mister voce profonda. «Io non ho prenotato una corsa condivisa».
Forse lui no, ma io avevo sicuramente prenotato un Uber Pool. Era più economico e solo Dio sapeva quanto avevo bisogno di risparmiare in ogni modo possibile. «Io ne ho prenotata una condivisa».
Fu allora che mi resi conto che ero ancora seduta sulle gambe dell’altro passeggero. Per quanto possibile negli stretti confini del sedile posteriore, sollevai il sedere. «Mmm, pensi di poter scivolare un po’ più in là, così eviterò di restare incinta se prendiamo una buca?».
Mister voce profonda mormorò qualcosa che non riuscii a decifrare mentre scivolava dall’altro lato dell’auto. Tirò fuori il cellulare e cominciò a scorrerci sopra col dito. «Io non uso auto condivise. Sono certo che dev’esserci un errore».
L’autista sbuffò. «Be’, per oggi dovrai fare un’eccezione, perché è quello che hai prenotato. Altrimenti puoi scendere e andare a piedi. Non ci sono molti altri autisti che usciranno con questo tempaccio. Che hai deciso? Mia moglie ha un arrosto nel forno e ho due gemelli di tre anni che domattina, quando si sveglieranno, si aspettano di trovare dei regali incartati sotto l’albero. Siete i miei ultimi clienti della giornata».
Sistemandomi sul sedile, abbassai il cappuccio e finalmente guardai il mio vicino di posto. Era ovvio che fosse attraente. Con quegli occhiali spessi, la mascella squadrata e le spalle larghe, mi ricordava Clark Kent. Certo, non potevo mica mettermi in ridicolo davanti a un uomo brutto. Dio ce ne scampi.
«Va bene», borbottò il passeggero. «Parti, non posso fare tardi».
Mi sporsi dal sedile mentre l’autista si allontanava dal marciapiede. «Può assicurarsi di accompagnare prima me? Neanch’io posso fare tardi».
Clark Kent scosse la testa. «Ma certo. Ti siedi addosso alla gente, la schiaffeggi e poi lei fai pure fare tardi».
Avevo completamente dimenticato di avergli dato una sberla. «Mi dispiace di averti dato uno schiaffo. È stata una reazione impulsiva. Ma chi si siede in un’auto dal lato del marciapiede mentre aspetta che entri un’altra persona?»
«Una persona che pensa che il suo Uber non sia condiviso. Non ti ho nemmeno vista arrivare verso l’auto. C’è una bufera là fuori, nel caso non te ne fossi accorta».
«Forse la prossima volta starai più attento quando prenoterai un Uber».
«Non ci sarà una prossima volta. Fidati».
«Oh? Ti ho segnato a vita? Sai, alcuni uomini considererebbero fortunato il giorno in cui una donna si siede sul loro grembo».
Clark alzò lo sguardo su di me per la prima volta. I suoi occhi studiarono rapidamente il mio viso. «È solo che ho avuto una brutta giornata. Un brutto mese, a dirla tutta».
Ero piuttosto certa che qualunque sfiga potesse essersi abbattuta negli ultimi tempi su quel tizio così attraente non poteva reggere il confronto con i miei ultimi mesi. Perciò decisi di renderlo partecipe. «Ieri ero su un autobus che puzzava di vomito. Una dolce vecchietta si è seduta accanto a me e si è addormentata sulla mia spalla. Quando sono scesa dall’autobus, mi sono resa conto che non solo mi aveva rubato il portafogli, ma anche l’orologio. Il giorno prima, un ubriacone con un costume da Babbo Natale e una campana dell’Esercito della Salvezza mi ha toccato il sedere quando gli sono passata davanti. L’ho malmenato e gliene ho dette quattro, per poi voltarmi e scoprire che delle piccole scout avevano assistito a tutta la scena, meno la parte in cui lui mi toccava il sedere, e si erano messe a piangere. L’unica cosa che avevano visto era che avevo picchiato Babbo Natale. Un paio di giorni prima ho detto alla mia vicina che avrei badato al suo gatto mentre lei e sua figlia andavano fuori città per una notte. Sono tornata dal lavoro e quella cosa pelosa era nel mio letto, proprio dove dormo io, morta. La bambina piange ogni volta che mi incrocia sul pianerottolo ormai. Sono certa che mi consideri una strangolatrice di gatti. Oh… e non dimentichiamoci che oggi è la Vigilia di Natale e, invece di andare al Rockfeller Center di modo che il mio fidanzato, dopo quattro anni, possa finalmente farmi la proposta di matrimonio sotto il grande albero, cosa che sogno da quando ero bambina, sto andando in tribunale per farmi sfrattare dal mio padrone di casa, che è uno stronzo assetato di denaro». Feci un respiro profondo e rilasciai l’aria calda. «E poi i tribunali non dovrebbero essere chiusi il giorno della Vigilia?».
A quanto pare l’avevo lasciato senza parole con la mia tirata, perché non aveva più fiatato.
Clark Kent mi fissò a lungo prima di dire: «No, in realtà i tribunali non sono mai chiusi la Vigilia, ma solo il giorno di Natale. Ho passato moltissime Vigilie in tribunale».
Inarcai un sopracciglio. «Ah, sì? E perché mai? Sei un criminale?»
Lui sorrise. «Sono un avvocato».
Strinsi gli occhi. «Davvero?»
«La cosa ti sorprende?»
«A dire il vero, no… ora che ci penso, sembri proprio un tipo da completo tutto abbottonato».
«Completo tutto abbottonato?».
«Sì, sai… Pretenzioso, arrogante, polemico… Un signor so-tutto-io. È l’impressione che mi hai dato e questo mestiere ti si addice».
«Un signor so-tutto-io? Mi hai appena detto che sono intelligente?». Mi fece l’occhiolino.
Dio, nonostante i modi da stronzo, è piuttosto adorabile. Affascinante, anche
.
Forse dovevo provare a essere un pochino più gentile.
CAPITOLO 2
Sfregandomi le mani, per un po’ fissai la strada fuori dal finestrino per riordinare le idee prima di voltarmi di nuovo verso di lui nello sforzo di mostrarmi cordiale. «Allora… dove sei diretto?»
«Ho alcune cose di cui devo occuparmi prima di tornare a Cincinnati per le vacanze».
«Da tua moglie e i tuoi figli?»
Mi rivolse uno sguardo divertito attraverso gli occhiali, come se la risposta non fosse affar mio. «No, in realtà vivo qui a New York. I miei genitori abitano in Ohio».
«Capisco». Gli tesi la mano. «Io sono Meredith».
Lui la strinse. «Adam». Il calore della sua mano nel bel mezzo di quella fredda mattinata fu meglio di una calda tazza di cioccolata natalizia.
«Mi spiace se ho scaricato tutto su di te in quel modo». Sbuffai via dagli occhi la mia frangetta bionda. «Ho avuto una bella dose di sfortuna ultimamente».
Scosse la testa. «Non esiste, splendore».
Sentirgli usare la parola splendore
mi fece arrossire.
«Che vuol dire… non esiste?»
«La sfortuna non esiste. Sei tu ad avere il controllo della maggior parte degli aspetti della tua vita, che te ne renda conto