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Dimmi che mi amerai
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E-book216 pagine2 ore

Dimmi che mi amerai

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Info su questo ebook

Rock Chick Series

Un’autrice bestseller negli Stati Uniti
Ai vertici delle classifiche per un anno

Non si può dire che Shirleen abbia avuto una vita tranquilla: è sopravvissuta a ogni genere di rapimento ed esplosione. E, nel frattempo, è stata testimone di tutte le storie d’amore che si sono succedute negli anni tra i suoi amici. Possibile che sia rimasta l’unica di cui Cupido si è irrimediabilmente dimenticato?
In realtà, molto tempo fa, Shirleen ha fatto una scelta. Ha deciso di accontentarsi, senza concedersi il lusso di desiderare altro. Perché, a inseguire sogni impossibili, si finisce sempre con il ferirsi. Tutto quello che le interessa sono i suoi amici. E i ragazzi che sta crescendo, che ama come se fossero suoi.
C’è solo un problema: Moses Richardson. È piombato nella sua vita, letteralmente e deliberatamente. E ha dei progetti per Shirleen: vuole conquistarla. Vuole convincerla a vedersi come la vede lui: interessante, divertente, leale, intelligente. Bellissima. Ma lo aspetta una sfida non da poco.
Kristen Ashley
è cresciuta a Brownsburg, Indiana, e ha vissuto a Denver, Colorado, e nel Sudovest dell’Inghilterra. Per questo ha la fortuna di avere amici e parenti sparsi in tutto il mondo. La sua famiglia è a dir poco stramba, ma questo può essere un bene quando si desidera scrivere. La Newton Compton ha già pubblicato la Mystery Man Series. Dimmi che sarà per sempre, Dimmi che ci sei, Dimmi che cambierai, Dimmi che lo vuoi, Dimmi per sempre di sì, Dimmi che non hai rimpianti, Dimmi che sarai mio e Dimmi che mi amerai fanno parte della Rock Chick Series.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2021
ISBN9788822756725
Dimmi che mi amerai
Autore

Kristen Ashley

Kristen Ashley grew up in Brownsburg, Indiana but has lived in Denver, Colorado and the West Country of England. Thus she has been blessed to have friends and family around the globe. Her posse is loopy (to say the least) but loopy is good when you want to write.Kristen was raised in a house with a large and multi-generational family. They lived on a very small farm in a small town in the heartland and existed amongst the strains of Glenn Miller, The Everly Brothers, REO Speedwagon and Whitesnake (and the wardrobes that matched).Needless to say, growing up in a house full of music, clothes and love was a good way to grow up.And as she keeps growing up, it keeps getting better.

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    Anteprima del libro

    Dimmi che mi amerai - Kristen Ashley

    Capitolo 1

    Attenzione, prego

    «Pollo e waffle».

    «No, vabbè, ma sei impazzito? Nessuna ragazza vorrebbe che le preparassi pollo e waffle».

    «Cucinerò pollo e waffle. Piacciono a tutti».

    «Sì, e probabilmente piacciono anche alla tua puttanella. Il punto è che non vuole che tu sappia che le piacciono, o che le piace qualsiasi altra pietanza, se è per questo».

    Al che mi fermai di colpo.

    «Se chiami di nuovo puttanella una qualsiasi donna, Sniff, ti mando all’altro mondo», lo avvisai.

    Io e i miei ragazzi eravamo nel reparto fiori del supermercato.

    Il giorno prima, Roam aveva avvisato me e Sniff che dovevamo smammare quella sera, perché avrebbe portato a casa per cena una delle sue puttanelle (dato che io ero un’adulta, potevo pensarlo e persino dirlo).

    Quindi stavamo facendo la spesa per la suddetta cena e per comprare tutto quello che serviva a tirare su due adolescenti, cosa che mi costringeva ad andare a quel cavolo di supermercato almeno tre volte a settimana.

    Caso emblematico: avevo visto Roam mangiare un intero pacco di Oreo in una volta sola, aprirne un secondo e far fuori un’intera fila di biscotti.

    Ma non aveva nemmeno un filo di grasso addosso.

    Per inciso, perché il mondo era così ingiusto? Lo faceva una donna e si ritrovava con un culo grosso come una portaerei.

    A proposito, l’estrema ingiustizia del mondo era una questione su cui mi interrogavo parecchio.

    Senza darmi mai una risposta.

    Ma, d’altro canto, non avrei dovuto neanche chiedermelo, perché la risposta la conoscevo eccome.

    Un po’ era perché la gente, inclusa me, faceva un sacco di stupidaggini.

    Ma anche perché il mondo era ingiusto e basta.

    Neanche a dirlo, crescere due adolescenti significava che nel giro di un’ora mi sarei ritrovata mezzo supermercato stipato nel suv.

    Occorre mettere in chiaro che non erano proprio figli miei, nel senso che non avevo dato alla luce nessuno dei due, cosa evidente solo con uno di loro – il bianco.

    Ero la madre affidataria. Ma erano comunque i miei ragazzi.

    Sniff, come al solito, finse di non aver sentito il mio avvertimento.

    «Shirleen, diglielo. Nessuna vorrebbe che cucinasse pollo e waffle per cena, perché sarebbe una tortura fingere di non volersi sbafare tutto».

    Studiai Sniff, diciott’anni, che ormai aveva superato la fase della magrezza estrema e dell’acne.

    Ormai era un metro e ottanta di muscoli scolpiti, non tutto pelle e ossa, e nonostante avesse ancora un paio di cicatrici da acne che gli rendevano il viso ancora più interessante, l’ottimo piano assicurativo che avevo sottoscritto al lavoro e un buon dermatologo avevano pensato al resto.

    Per farla breve, ormai era sexy.

    Mi dava un po’ la nausea pensare una cosa del genere di lui, ma la prova vivente era proprio davanti ai miei occhi e indossava dei jeans che ogni madre in circolazione avrebbe ritenuto illegali e una maglietta aderente color crema che evidenziava le diverse qualità del suo petto robusto, dell’addome stretto e della pancia piatta.

    Il fascino che tutto quel bendidio esercitava sulle ragazzine era opera degli Hot Bunch. Avevano preso i ragazzi sotto la loro ala, e questo prevedeva sia l’allenamento fisico che un’immancabile lezione di sfrontatezza generale. Quindi erano stati loro ad affinare e scolpire i corpi dei miei ragazzi, compreso quello di Roam, che era molto più robusto, più alto, e sexy in maniera diversa.

    Pelle color cioccolata.

    Che a quanto pare andava forte.

    A giudicare dai suoi appuntamenti seriali.

    Che culminavano sempre con pollo e waffle.

    Sniff non era dedito agli appuntamenti seriali.

    Ma alle scopate seriali.

    A causa di un’imbarazzante conversazione che io e Hank avevamo intavolato tempo prima – una conversazione che mi aveva costretto a letto per due giorni in preda a una crisi isterica, mentre lui era sembrato sul punto di esalare l’ultimo respiro nel tentativo di non scoppiare in una grassa risata dopo che lo avevo convinto a fare quel discorsetto ai ragazzi – adesso Hank li riforniva di preservativi.

    Potevano comprarseli da soli, certo. Non solo ricevevano una paghetta dalla sottoscritta per tenere pulite le loro stanze, portare fuori la spazzatura e badare alla casa, ma erano anche stagisti pagati alla Nightingale Investigations.

    Non facevano nulla di pericoloso. Si limitavano a lavorare nella sala operativa e al computer.

    O meglio, se facevano cose pericolose non me lo dicevano. Per quello dovevo solo sperare che Liam Nightingale e la sua banda di bastardi facessero la cosa giusta coi miei ragazzi.

    Ero una fervida sostenitrice della regola non chiedere, non dire. Con due adolescenti in casa, che amavo oltre ogni logica ma che erano pur sempre degli Hot Bunch in erba, quello era diventato il mio nuovo motto e la mia unica speranza per non impazzire.

    Ma Hank si assicurava sempre di rifornirli affinché non dovessi mettere le tende in un negozio per l’infanzia o includere nella paghetta anche il mantenimento dei neonati.

    Dunque, neanche due settimane prima Hank mi aveva preso da parte per rivelarmi che Sniff, in particolare, avrebbe fatto meglio a trovarsi un secondo lavoro per provvedere al necessario rifornimento di profilattici, o che forse avrei fatto prima a diventare azionista della Durex.

    Era un avvertimento.

    Avevo preteso che Hank affrontasse di nuovo il discorso con entrambi, coinvolgendo anche Roam giusto per sicurezza.

    Dopodiché mi ero messa a letto in preda con una crisi isterica.

    «Se vuole preparare pollo e waffle alla sua ragazza, preparerà pollo e waffle alla sua ragazza», sentenziai.

    Anche se Sniff aveva ragione: nessuna ragazza avrebbe mai dato a vedere che le piacevano pollo e waffle davanti a un ragazzo.

    Era un piatto assurdo, a qualsiasi età. Da tempo avevo imparato che l’unico modo per campare senza uscire di testa era lasciar correre.

    Così va il mondo.

    Finché non impari.

    Benché provassi a insegnare ai ragazzi anche delle competenze pratiche che gli Hot Bunch non gli avrebbero mai trasmesso – come l’importanza di badare alla casa, fare il bucato e saper cucinare – Roam ai fornelli era un caso perso.

    Sapeva grigliarsi un hamburger.

    Ma, a parte questo, friggere del pollo e armeggiare con la piastra per i waffle erano le uniche competenze culinarie che padroneggiava.

    Sniff, invece, in cucina sapeva il fatto suo. Gli bastava guardare un programma su Food Network, cercare la ricetta online, uscire a comprare il necessario e bam! Eccolo lì servito, sotto gli occhi miei e del suo fratello acquisito.

    Aveva un talento.

    Ed era un bravo ragazzo.

    Sotto tantissimi punti di vista.

    Se solo avesse smesso di cercare di recuperare il tempo perso durante la sua infanzia brufolosa tallonando ogni gnocca che gli lanciava qualche occhiata e che fino a due anni prima non se lo sarebbe filato neanche per sbaglio.

    «Sarà un disastro», borbottò Sniff.

    «Sarà grandioso», replicò Roam.

    «Sarà…», lasciai che la mia voce si affievolisse quando sentii scorrere sulla nuca un qualcosa che somigliava a una carezza.

    Per qualche motivo, o forse per istinto visto che ormai frequentavo gli Hot Bunch da tanto tempo, mi voltai verso il reparto fiori.

    E lì vidi un uomo con un carrello vuoto, immobile, gli occhi puntati verso di me.

    E, oh misericordia, era bellissimo.

    Alto all’incirca quanto Roam, almeno uno e novanta. Capelli corti, barba ben rasata che s’infittiva intorno alla bocca, mentre sulle guance era più fine ma non rada. Su entrambe, una leggerissima spolverata di bianco.

    Era di corporatura robusta, occhi marrone scuro e un naso bellissimo, importante e deciso. Tanto per gradire, sul dorso del suo naso c’erano un paio di rughe. E aveva delle rughe altrettanto affascinanti sulla fronte che, insieme al bianco della barba, erano gli unici particolari che tradivano l’età della sua figura robusta e impettita.

    Era semplicemente… perfetto.

    Persino la forma del cranio che poggiava sul collo era divina.

    Mentre lo fissavo, lui spostò lo sguardo da me alle mie mani sul carrello, poi scrutò i ragazzi e tra le labbra fece capolino un lampo candido, denti bianchissimi e forti.

    Ci riservò un’ultima occhiata veloce per poi voltarsi verso un assortimento di rose.

    «Ma veramente quello lì ti ha squadrata davanti a noi?», domandò Roam, che non era certo felice all’idea e non lo nascondeva.

    Mi voltai e lo sorpresi a guardare di traverso il tizio delle rose.

    «No», risposi.

    «Ma certo che sì, cazzo», ringhiò Sniff, e gli vidi lanciare delle occhiatacce al bellissimo uomo nero che intanto ammirava un bouquet di stupende rose arancio.

    «Se dici di nuovo cazzo in mia presenza, o in generale, ti sistemo per le feste», giurai.

    Sniff mi ignorò, ancora impegnato a lanciare occhiatacce al tipo sexy delle rose.

    Be’, dovevamo fare la spesa, ero affamata e avrei mangiato solo dopo aver comprato il necessario, portato tutto a casa, sistemato e lasciato Roam a preparare pollo e waffle alla sua ragazza per poi non fare nient’altro, o almeno speravo, se non tenerle la mano davanti alla tv.

    Perciò, meglio darsi una mossa.

    «Voi due andate in farmacia», annunciai. Lentamente, entrambi si voltarono verso di me.

    «Come scusa?», domandò Roam.

    «Mi date sui nervi qui al supermercato, a me servono delle cose in farmacia e non abbiamo molto tempo. Ho fatto una lista», affermai, rovistando nella mia Louis Vuitton color vinaccia e tirando fuori la lista per la farmacia, una penna e il portafogli. Per essere certa che prendessero le cose giuste, scarabocchiai alcune parole sulla lista prima di passarla a Sniff insieme al denaro. «Andate. Comprate tutto. Poi tornate a prendermi». Rovistai in cerca delle chiavi della macchina, che poi consegnai a Roam. «Trattatemela bene. Se la rompete, vi faccio fare la stessa fine».

    Sniff scrutò per un attimo la lista, poi mi lanciò uno sguardo. «Tutta questa roba ce l’hanno anche al supermercato».

    «Non hanno mica il mio smalto per le unghie», obiettai.

    Sniff guardò ancora la lista, poi di nuovo me. «Non te lo compro uno smalto che si chiama Quasi nudo».

    Incrociai le braccia. «Dimmi, ragazzo, un giorno, quando avrai finito di fare conquiste e non avrai più spazio neanche per una tacca da incidere sulla testiera del tuo letto e vorrai una Indy tutta per te…». Nessuna reazione. «Una Jet…». Ancora niente. «Una Roxie». Nulla. «Jules…». Sorprendentemente, dato che erano entrambi molto legati a Jules e li credevo pazzi di lei, rimase imperturbabile. «Una Stella…», e ancora niente. «Sadie…».

    Gli si illuminarono gli occhi.

    E così gli piacevano le principessine.

    Se solo fossero state bianche…

    Ma avevo notato che il ragazzo aveva un debole per le ragazze di colore.

    D’altro canto, anche quelle erano delle principessine. Lo avevo visto con tante di quelle Brandy e Gabrielle da aver perso il conto.

    «D’accordo, un giorno vorrai una Sadie tutta per te, bello, e ti ritroverai a comprarle molto più di un semplice smalto per farla felice. Credi che Hector faccia tante storie quando sente nominare lo smalto?»

    «Sì», rispose deciso.

    Quindi non avevano imparato proprio tutto tutto dagli Hot Bunch.

    «Ti sbagli. Magari non gli ho visto comprare uno smalto, ma di certo gli ho visto prendere degli assorbenti interni con la stessa disinvoltura con cui afferrerebbe un pacco da sei di birre. In pratica, Hector Chavez non si fa alcun problema a comprare gli O.B. alla sua donna».

    Sniff guardò Roam. «Cosa sono gli O.B.?».

    Roam sembrava nauseato.

    «Assorbenti interni», lo informai.

    Adesso anche Sniff era nauseato.

    Forse non potevo parlare con loro dell’argomento sesso e della necessità dei preservativi, ma di sicuro potevo parlargli di quello.

    «Lo sapete che il ciclo mestruale è una cosa naturale e, a meno che un triste motivo non impedisca a una donna di averlo, ce l’abbiamo tutte», rivelai. «È del tutto naturale. E voi due dovrete averci a che fare, prima o poi, in circostanze si spera sane e normali, e cioè quando entrambi vi sarete sistemati in una relazione monogama con una donna che amate più della vostra stessa vita».

    Entrambi i ragazzi sembravano sul punto di vomitare da un momento all’altro.

    Sentii un risolino, e non fui l’unica a volgere lo sguardo in direzione del tizio di prima, che nel frattempo aveva preso a vagare nel reparto frutta e verdura con un grande bouquet di rose arancio avvolte in una carta pregiata, che ora occupavano il posto del carrello riservato ai bambini.

    Era già accasato, quindi.

    Ripeto, perché il mondo era così ingiusto?

    Certo, doveva avere la mia età ed era logico che un uomo con quella faccia e quel corpo (e quella risata profonda) avesse una donna nel suo letto.

    Però…

    Lo vidi scomparire oltre il frigo delle bevande proteiche.

    «Può andarci Sniff a prenderti lo smalto. Io resto con te», sentenziò Roam.

    Mi voltai. «Cosa?»

    «Quel tizio ci proverà», rispose.

    «Ma se ha dei fiori nel carrello».

    «Ci proverà», ripeté.

    «Ha preso dei fiori, ragazzo. Significa che è impegnato», replicai.

    «Ci proverà».

    Chiusi il becco.

    Roam non amava ripetersi.

    Non erano con me da molto. Avevano entrambi quindici anni al momento dell’affidamento, e ormai erano diciottenni e prossimi al diploma.

    Ma già allora, dopo tutto quello che aveva passato, che aveva visto, dopo tutto quello che gli avevano fatto e che aveva perso, Roam aveva indurito quel guscio di acciaio dietro il quale si era trincerato, una di quelle corazze che non perdi mai più. A prescindere dall’amore che avrebbe trovato lungo il suo cammino – e Jules aveva indirizzato quei ragazzi verso tantissimo amore, cioè verso di me – era quel tipo di durezza non ti abbandonava mai.

    Quel tipo di acciaio sostituiva il midollo nelle ossa.

    Ed era andata proprio così.

    Quando lui e il suo amico Park avevano preso Sniff sotto la loro ala, lo avevano protetto da un sacco di cose che avevano vissuto sulla

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