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Aspetterò che i tuoi sorrisi tornino a riempire il mondo
Aspetterò che i tuoi sorrisi tornino a riempire il mondo
Aspetterò che i tuoi sorrisi tornino a riempire il mondo
E-book266 pagine4 ore

Aspetterò che i tuoi sorrisi tornino a riempire il mondo

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Info su questo ebook

Dominique non è un tipo di molte parole: è un poliziotto, vive da solo cercando di dormire il meno possibile per evitare gli incubi. Quindi non si spiega perché si senta così attratto da quell’Elliot, un insulso ragazzetto alto e dinoccolato che soffre di un importante caso di logorrea verbale.  Di certo il suo cuore non dovrebbe fargli così male quando lo vede innamorarsi pian piano del suo collega.
 
Elliot capisce di dover rinunciare a Dominique praticamente da subito, poco importa che il suo cuore faccia le capriole ogni volta che lo vede, tanto quell’orso di un poliziotto emotivamente costipato non ha alcun interesse nei suoi confronti. Quindi perché non accettare le attenzioni di Dylan, il suo bellissimo e divertente partner? Una retata e una sparatoria dopo di colpo il futuro di Elliot svanisce davanti ai suoi occhi. Dylan muore e lui non è sicuro di potercela fare ad andare avanti senza il suo compagno di cui era innamorato e di certo non gli è d’aiuto Dominique che di colpo sembra stargli sempre tra i piedi…
LinguaItaliano
Data di uscita3 ott 2023
ISBN9791220706735
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    Anteprima del libro

    Aspetterò che i tuoi sorrisi tornino a riempire il mondo - Gennj Cappelletto

    1

    Elliot ha gli indici infilati nelle orecchie e le labbra che si muovono in fretta mentre mormora l’elenco delle opere di Walt Whitman, soffermandosi in particolare sulla descrizione della sua raccolta poetica Foglie d’erba. Ha un dannato esame di lì a tre giorni e non è pronto, non è assolutamente preparato.

    «Fallirò,» borbotta sconsolato, sfogliando freneticamente le pagine del grosso tomo che ha di fronte, nella speranza di memorizzare qualche altro concetto. «Mi bocceranno e finirò fuori corso ancora più di quanto già non sia.»

    Dylan si affaccia dalla porta della cucina, cercando di trattenere un sorriso divertito. «Lo dici ogni volta, amore mio, e ogni volta finisci per superare gli esami con il massimo dei voti. Il tuo delizioso cervellino non ti darà il benservito neanche questa volta, vedrai.»

    Elliot sbuffa, consapevole di sembrare un moccioso arrabbiato. «Se il mio cervello è tanto delizioso, per quale ragione si rifiuta di collaborare? Sto leggendo queste pagine da ore, Dylan, ore! E non ho ancora memorizzato nulla!»

    Dylan abbandona il rifugio tranquillo della cucina, dove l’arrosto sta cuocendo lentamente nel forno, e lo raggiunge sedendosi sul tappeto dietro di lui e abbracciandolo come fosse un cucciolo di koala. Elliot ridacchia immediatamente.

    «Forse il tuo adorabile cervello si rifiuta di cooperare perché sono ore che lo carichi di superlavoro e ha bisogno anche lui di un po’ di svago,» gli suggerisce, baciandogli il collo con tenerezza.

    Elliot gira la testa per guardarlo, gli occhi ridotti a due fessure. «Mi stai suggerendo che dovrei mandare il mio cervello in vacanza?»

    Dylan scoppia a ridere, contagiando immediatamente anche Elliot, che si mette a sghignazzare come uno sciocco.

    «Potresti sempre provare, sai?» suggerisce Dylan. «Compragli un biglietto aereo per le Maldive.»

    «Col cazzo, alle Maldive ci andrà il mio corpo, assieme al tuo, durante le vacanze di Natale. E i nostri due corpi faranno un sacco di cosacce, dolcezza!»

    Dylan ride di nuovo, baciandogli la nuca un’altra volta prima di lasciargli una pernacchia sul collo.

    Elliot si dimena, strillando come una ragazzina, ed è quello il momento in cui qualcuno suona al loro campanello. Entrambi si fermano, ancora sghignazzanti, e si scambiano un’occhiata perplessa.

    «Aspettavi qualcuno?» chiede Elliot, ma Dylan si stringe nelle spalle.

    «No, forse sono solo i vicini che vengono a chiedere qualcosa.»

    Elliot alza gli occhi al cielo in un gesto esasperato. «Giuro, se hanno finito di nuovo lo zucchero o il sale o le uova o la carta igienica o qualsiasi altra cosa, per Natale regalerò loro un buono per una spesa al supermercato.»

    Dylan mugugna, affondando il viso tra i suoi capelli corti. «No, risparmia i soldi per quei famosi biglietti alle Maldive.» Si stringe contro il suo corpo caldo.

    Elliot sospira compiaciuto. Ama Dylan così tanto che la loro vita è semplicemente perfetta e non l’avrebbe mai detto quando hanno cominciato a frequentarsi, tre anni prima. A dire il vero, Elliot aveva accettato di uscire con Dylan solo per far ingelosire Dominique, dato che aveva una cotta spaventosa per quell’uomo sempre imbronciato. Poi, però, Dominique si era rivelato un pezzo di legno emotivamente costipato e incapace di intavolare qualsiasi tipo di rapporto umano. E soprattutto sembrava che il suo livello di irritazione lievitasse ogni volta che lui gli ronzava attorno, ed Elliot è sempre stato abbastanza intelligente da cogliere i segnali, soprattutto quando questi coincidono con una grossa X rossa lampeggiante.

    «E comunque l’unica ragione per cui sei fuoricorso è che fai un lavoro del cazzo con dei turni orrendi che ti lasciano pochissimo tempo per studiare. Non pensare mai che dipenda dalla tua intelligenza, dato che sei il ragazzo più maledettamente in gamba che io conosca,» aggiunge Dylan. Lo bacia di nuovo tra i capelli e gli infonde quella sferzata di ottimismo di cui sentiva il bisogno.

    Il campanello suona di nuovo, in contemporanea al timer del forno, e Dylan salta in piedi come una molla. «Cazzo, l’arrosto!» esclama, precipitandosi in cucina con il sottofondo della risata derisoria di Elliot. «E tu non ridere, stronzetto! Vai a vedere chi è alla porta, piuttosto.»

    Elliot annuisce tra sé e si alza, senza riuscire a trattenere un sorriso. Raggiunge la porta in tre passi, certo di trovare dall’altra parte uno dei suoi due nuovi vicini incapaci di fare la spesa, invece sull’uscio c’è Dominique, con un giubbotto in pelle, la barba di un paio di giorni, l’espressione incazzata e la sua consueta aura da bello e dannato. Elliot ha iniziato a detestarla quell’aura del cazzo.

    «E tu cosa ci fai qui?» gli domanda, suonando forse un po’ troppo brusco. Ma, ehi, non è lui quello che sembra infastidito ogni volta che loro due si trovano nella stessa stanza.

    Dominique vacilla per un attimo, solo un breve istante, prima di ricomporsi e riacquistare il suo solito atteggiamento imperturbabile.

    Come risposta alza una confezione da sei di birra ed Elliot deve trattenersi dal prendere a testate lo stipite della porta, provocandosi un coma indotto.

    «Dom, non sei qui per la partita, vero?» chiede suonando sfinito alle sue stesse orecchie.

    «Certo che sono qui per la partita, per cos’altro sennò?» risponde Dominique, accigliandosi ancora di più. Davvero, se non farà qualcosa per quel suo perenne cipiglio dovrà sottoporsi a un lifting entro pochi anni per spianare le rughe d’espressione.

    «Dominique, la partita è domani.»

    L’espressione di Dominique è così sbigottita che Elliot sorride suo malgrado.

    «Domani? Io… Oh cazzo, scusa, devo aver confuso i giorni.»

    «Direi che l’hai fatto, sì,» conferma Elliot, passandosi una mano sul volto perché sa già come finirà tutta quella situazione. Sono le otto della sera, fuori diluvia, Dominique ha comprato le birre, nel forno c’è un arrosto che potrebbe sfamare dodici persone ed Elliot è stato cresciuto da suo padre con regole molto ferree riguardo alla buona educazione.

    «Beh, già che sei qui che ne dici di fermarti a cena?»

    Dominique sembra sconvolto e per un attimo – un breve, entusiasmante attimo – Elliot desidera solo mandarlo al diavolo e sbattergli la porta in faccia. Gli fa tanto schifo l’idea di cenare con loro se non ci sono gli altri ragazzi o una partita da guardare? Ma il suo proposito di richiudere la porta e fingere di non averlo mai visto va in frantumi quando Dylan lo affianca sull’uscio, cingendogli la vita con un braccio.

    «Dom, amico, che ci fai qui?» chiede allegramente, guardando Dominique, che sembra in procinto di battere in ritirata.

    Dominique fa passare lo sguardo da Dylan alla confezione di birra e di nuovo a Dylan, e poi sospira scoraggiato. «Io… Uhm… Potrei aver sbagliato il giorno della partita.»

    «Hai sbagliato, non potresti,» puntualizza Elliot, che in quel frangente ci tiene particolarmente alla precisione.

    Dominique lo incenerisce con uno sguardo e poi si rivolge di nuovo a Dylan. «Ho sbagliato giorno. Avevo capito fosse questa sera,» conferma con una contrazione nervosa della mascella che fa ghignare Elliot per la soddisfazione di averlo irritato. Cielo, come poteva avere una cotta per quel tizio? Elliot è certo di essere stato davvero un coglione tre anni

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