A lezione dal principe (eLit): eLit
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Ho bisogno di lui! Lucy Cordell non ha dubbi, l'uomo che le serve è il principe Damien, noto playboy. Lei, in fatto di esperienze sentimentali e non solo, ha la media dello zero assoluto, e ora c'è quell'adorabile di Brandon... Non può perdere anche questa occasione e il principe deve aiutarla.
Cosa?! Damien crede di non aver sentito bene! Lui dovrebbe iniziare alle gioie dell'amore Lucy! Ma lei è un'amica, quasi una sorella, la ragazza della porta accanto, che al massimo porti a mangiare una pizza o a un cinema, certamente non a... Okay, basta così. La richiesta di Lucy ha una sola risposta: no. Ma perché lei continua a insistere? Ma sì, Damien, buttati, la cosa potrebbe essere divertente.
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Anteprima del libro
A lezione dal principe (eLit) - Christine Rimmer
Immagine di copertina:
EXTREME-PHOTOGRAPHER / E+ / Getty Images
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Holiday Royale
Harlequin Special Edition
© 2013 Christine Rimmer
Traduzione di Raffaella Fontana
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-457-6
1
Alle otto e mezzo di mattino del Giorno del Ringraziamento, Damien Bravo-Calabretti, principe di Montedoro, udì qualcuno bussare alla porta dei suoi appartamenti a palazzo.
Aveva lasciato la giornata libera al suo assistente personale, Edgar, così decise di rimanere a letto e ignorare quell’ospite inatteso e troppo mattiniero. Si stava così bene sotto le coperte.
Ma l’intruso non era disposto a darsi per vinto e continuava a bussare imperterrito alla porta.
Era per caso Vesuvia?
Damien sollevò gli occhi al soffitto. Ti prego, tutti ma non lei! Era decisamente troppo presto per avere a che fare con Vesuvia, per non dire che tra loro ormai era finita, e lo sapeva benissimo anche lei.
E poi non si trovava in Italia in quel momento? Del resto con Vesuvia non si poteva mai sapere. Se fosse stata davvero lei, poteva dire addio a una piacevole mattinata a letto. Quella donna era una vera furia e non si sarebbe mai data per vinta.
Imprecando tra sé e sé, Damien si alzò e afferrò la vestaglia da camera.
Arrivato alla porta che dava sul corridoio era più arrabbiato di quanto avrebbe dovuto. Spalancò la porta con un movimento rapido e deciso, pronto a dirgliene quattro a quella donna testarda e invadente.
Invece non si trattava di Vesuvia, bensì della dolce Lucy Cordell, sorella di Noah, che in primavera avrebbe sposato sua sorella Alice.
Nel vedere il suo sguardo tutt’altro che amichevole, le guance di Lucy divennero paonazze. «Oh, è troppo presto, eh? Non ti eri ancora alzato...» La giovane lo guardò dalla testa ai piedi, soffermandosi sulla porzione di petto lasciata scoperta dalla vestaglia non perfettamente allacciata.
Damien si affrettò a coprirsi. «Luce, che sorpresa!»
«Forza, sei libero di dirlo: troppo presto. Proprio come temevo.»
«No, davvero. Non ci sono problemi.» Se solo avesse saputo che si trattava di Lucy, si sarebbe coperto di più. La ragazza gli era molto cara: era così fresca, giovane, sincera... e anche decisamente graziosa. In particolare quella mattina, con i capelli tagliati corti e quegli enormi occhi castani. Indossava abiti molto originali che sicuramente aveva disegnato lei stessa. L’aveva già perdonata per averlo trascinato fuori dal letto.
La giovane non sembrava affatto convinta, al contrario fece una smorfia. «Mmh... ho capito. Hai compagnia, giusto?» Un attimo di imbarazzato silenzio. «Oh, Dami, mi dispiace così tanto. Non intendevo disturbarti, ma sono ormai parecchie settimane che intendevo parlarti di... ecco, una questione.»
«Di cosa si tratta?» chiese Damien divertito.
«Ecco, mi detesto, davvero.»
«Forza, entra, così potremo parlare.»
«Ma sei impegnato...»
«Nient’affatto. E ti garantisco che sono solo.»
Lucy si coprì gli occhi con una mano poi divaricò due dita per guardare attraverso la fessura. «È tutto così strano, imbarazzante. Non trovi? Ma il fatto è che stamattina io... ecco, non ce la facevo più.»
Lui le fece cenno di accomodarsi. «Di qualsiasi cosa si tratti, non mi sembra il caso di discuterne qui in corridoio. Vieni, andiamo a berci un caffè.»
Lucy però non si mosse. «Dovevo vederti, e così ho deciso di tagliare la testa al toro, prima di perdere il coraggio, capisci? Ma ora mi rendo conto che avrei almeno dovuto aspettare le nove... o magari un po’ più tardi... Oddio!» esclamò guardando il soffitto affrescato. «Devi pensare che io sia una maleducata» continuò fissandolo con quell’espressione da bambina mortificata. «Potrai mai perdonarmi?»
«Luce, si può sapere di cosa si tratta?»
Lei lo fissò con il labbro che tremolava. «Penso che tornerò più tardi e forse...»
Quel fiume di parole si fermò nel momento in cui lui le prese una mano. «Forza, entra.»
E finalmente si convinse a seguirlo verso la cucina che si trovava all’altra estremità dell’appartamento. La fece accomodare a un tavolo accanto alla finestra e lei si lasciò cadere sulla sedia con le mani raccolte in grembo, rimanendo in silenzio mentre il padrone di casa preparava due caffè. Damien avrebbe voluto andare a mettersi qualcosa di più appropriato, ma temeva che se l’avesse lasciata sola avrebbe tagliato la corda. Gli sembrava ovvio che avesse qualcosa di importante da dirgli e moriva dalla curiosità.
«Sono sorpreso di vederti a palazzo a quest’ora.»
«Sono ospite qui da voi. Ho una stanzetta deliziosa al terzo piano.»
«Credevo che tu saresti stata alla villa con Alice e Noah...» mormorò lui.
«Già, ma ho chiesto ad Alice di trovarmi una stanza qui a palazzo. Sai, era un’esperienza che morivo dalla voglia di fare.»
«Non sarà per caso per via di Noah?»
«Ha promesso di smetterla di essere sempre così apprensivo e di lasciarmi vivere la mia vita, ma sembra sempre sapere cosa sia meglio per me. Qui a palazzo, almeno, sono per conto mio e posso occuparmi di me stessa senza che il mio fratellone ficchi continuamente il naso in quello che faccio» sospirò. «Davvero, Dami. A volte si comporta come se avessi dodici anni anziché ventitré.»
«Ti adora e vuole essere certo che tu stia bene.»
Lucy gli gettò uno sguardo annoiato e Damien decise di cambiare argomento. Servì dei biscotti su un piattino poi le porse il caffè.
«Prego.»
«Che buono!» esclamò la ragazza dopo averlo sorseggiato, poi le sue labbra si incurvarono improvvisamente in un sorriso.
«Qualcosa ti diverte?»
«Mi sembra tutto così strano: un principe che mi serve il caffè con i biscotti...»
Lui agitò una mano.
«In circostanze normali ci avrebbe pensato Edgar, ma stamattina è in libera uscita.»
Le sue guance si fecero nuovamente rosse. «Grazie, Dami. Sei sempre così gentile con me.» Tutt’a un tratto i suoi occhi si inumidirono.
«Lucy?» Damien si precipitò da lei e si inginocchiò davanti alla sua sedia, facendo attenzione che quella dannata vestaglia non si aprisse, imbarazzando entrambi. «Cosa c’è? Stai piangendo?»
Lei tirò su con il naso. «Oh, Dami...» Il suo profumo gli raggiunse le narici: ciliegie e sapone. Gli venne voglia di sorridere, ma non lo fece; mantenne invece un’espressione solenne e le porse un fazzolettino. «Tieni, asciugati gli occhi.»
«Mi sto comportando in maniera patetica» piagnucolò lei.
«Nient’affatto» la tranquillizzò Damien alzandosi, pur non desiderando allontanarsi da lei per paura che ricominciasse a piangere.
«Siediti pure» lo tranquillizzò agitando il fazzolettino in aria. «Il tuo caffè si fredderà.»
E così Damien si rimise a sedere. «Mangia un biscotto. Sono molto buoni.»
Lucy ne scelse uno alle more.
«Allora, di cosa mi volevi parlare?» riprese lui.
«Prima di tutto...» sospirò lei.
«Sì?»
«Prima di tutto devo ringraziarti, Dami.»
«Ma di cosa?»
«Oh, andiamo, lo sai benissimo. Per avermi aiutata quando ero con le spalle al muro e non sapevo dove sbattere la testa.»
«Ma mi hai già ringraziato. Più e più volte.»
«Forse, ma non sarà mai abbastanza. Mi hai aiutata con Noah quando non riuscivo a convincerlo a lasciarmi andare a studiare moda a Manhattan. Se adesso vivo a New York è tutto merito tuo» affermò portandosi le mani al petto, dove era visibile l’estremità di una ferita. «Grazie.»
«Non c’è di che. Sono felice di esserti stato d’aiuto. Inoltre sei stata tu a fare il passo più importante nel tuo processo di emancipazione.»
«Sì, ma non ce l’avrei mai fatta se tu non fossi venuto in California in mio soccorso.» Suo fratello Noah aveva una grande proprietà vicino a Santa Barbara. «Hai preso le mie difese con Noah e mi hai portata via di lì.» Appoggiò un pezzo di carta sul tavolo e riprese la parola. «Ecco, questo dovrebbe ripagarti, almeno in parte.»
Damien vide che si trattava di un assegno molto sostanzioso e scosse la testa. «Non essere assurda. È stato Noah a sostenere tutte le spese.» Suo fratello si era finalmente convinto e aveva acconsentito a coprire le spese per vitto, alloggio e retta.
«Damien, mi hai accompagnata a New York con il tuo jet privato e mi hai permesso di stare in quell’appartamento meraviglioso per una cifra ridicola.»
«Metti via quell’assegno.»
«No, non ci penso nemmeno. Ho abbastanza denaro e intendo saldare il mio debito.» All’improvviso era diventata molto determinata e Damien si rese conto che a quel punto continuare a rifiutare sarebbe stato scortese. «D’accordo. Allora siamo pari.»
Lei lo ricompensò con un radioso sorriso.
«Ottimo.»
Damien prese un biscotto alle mandorle. «E allora, era di questo che volevi parlarmi con tanta urgenza?» Che delusione pensare che il rossore delle sue guance e quel fiume di parole fossero dovuti solo a una questione economica. Ma Lucy strinse le labbra e scosse la testa, e Damien si sentì invadere da una nuova ondata di curiosità.
«E così c’è dell’altro?»
Lei annuì. «Tu e la tua fidanzata, Vesuvia...?» riprese con un filo di voce.
Vesuvia? Voleva parlare di Vesuvia? E perché mai? Lui, di sicuro, non ne aveva alcuna voglia.
«Cosa c’entra Vesuvia, adesso?»
Lucy sollevò lo sguardo e incontrò quello di lui. «Ecco. È così bella, affascinante, ed è sulle copertine di tutte le mie riviste di moda preferite.»
«Vuoi forse che te la presenti?» chiese lui cercando di mantenere un tono neutro. Forse sperava che Vesuvia potesse indossare qualche sua creazione.
«Presentarmela? Oh no. Nient’affatto.»
Damien si sentì subito sollevato. «E allora cosa?»
«Ecco... volevo sapere se voi due state ancora insieme» chiese tutto d’un fiato.
Damien era tentato di rimetterla al suo posto dicendole che la cosa non la riguardava, ma proprio non ce la fece. Lucy gli piaceva troppo e gli sembrava già abbastanza agitata. Così rispose sinceramente: «No, abbiamo smesso di vederci. Non ha funzionato».
Lucy lo scrutò e Damien ebbe l’impressione di essere sotto interrogatorio. «E così non stai più né con Vesuvia né con nessun’altra?»
«Proprio così. E adesso, Lucy, non credi sia arrivato il momento di dirmi dove vuoi andare a parare?»
«Oh, Damien. Il fatto è che ho incontrato un uomo. Un uomo molto speciale...» sospirò lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
«Un uomo?» Damien era rimasto a bocca aperta. Erano passati da Vesuvia a un uomo speciale.
«Già. È così bello. È un attore e abita nel mio stabile a New York. Brandon Delaney, lo conosci?»
Lui scosse la testa. «Mai sentito nominare.»
«Oh, Dami. Lui pensa che io sia solo una bambina, capisci? Invece non lo sono più. D’accordo, non ho molta esperienza. Sono stata malata per buona parte della mia vita, ma ormai sono