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Love 1.5. Anime gemelle
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Love 1.5. Anime gemelle
E-book125 pagine1 ora

Love 1.5. Anime gemelle

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Info su questo ebook

Bestseller mondiale

La serie più amata dalle lettrici americane è finalmente arrivata!

Bronagh ama Dominic, e quando Bronagh ama qualcuno, lo protegge.

Bronagh Murphy ne ha passate davvero tante negli ultimi anni. Ora si avvicina il suo ventunesimo compleanno e lei vuole soltanto rilassarsi e trascorrere la giornata con la sua famiglia. In tranquillità. Il suo ragazzo però, Dominic Slater, non è tipo da giornate tranquille. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Per Bronagh ha organizzato una giornata romantica e avventurosa… solo che il concetto di “avventuroso” di Dominic è molto diverso da quello di Bronagh e lei non tarda ad accorgersene. Quando le cose si mettono male, e Dominic si trova di nuovo a lottare per la sua ragazza, Bronagh dovrà decidere una volta per tutte se stare dalla parte di Dominic oppure andarsene senza voltarsi indietro.
L.A. Casey
È nata a Dublino, dove vive tuttora. Vive con la madre e il suo cane, un pastore tedesco, di nome Storm. Con la serie LOVE ha scalato le classifiche di «New York Times» e «USA Today».
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2016
ISBN9788854192652
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    Anteprima del libro

    Love 1.5. Anime gemelle - L.A. Casey

    1219

    Titolo originale: Bronagh

    Copyright © 2014 L.A. Casey

    All rights reserved

    Traduzione dall’inglese di Mara Gini

    Prima edizione ebook: maggio 2016

    © 2016 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-9265-2

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    L.A. Casey

    Love 1.5

    Anime gemelle

    A tutte le ragazze del mio street team, che mi hanno sempre sostenuta

    e continuano a farlo giorno dopo giorno.

    Vi adoro tutte!

    Capitolo uno

    «Buon compleanno!».

    Sentii la voce di mia sorella e avrei voluto risponderle, davvero. Peccato che fossi troppo stanca persino per aprire bocca.

    «Bee? Ci sei? Compi ventun anni oggi, alza quel culo moscio dal letto!».

    Per tutta risposta grugnii e rimasi immobile.

    «Ok, avrei preferito la via più facile, ma visto che non stai collaborando non mi lasci altra scelta…».

    La sentii battere in ritirata fuori dalla mia camera e sorrisi tra me e me, mentre sprofondavo nel cuscino e mi accoccolavo ancora di più sotto il piumone. Era così piacevole e appagante, ma finì tutto pochi secondi dopo, quando mia sorella tornò in camera armata.

    Ed era un’arma mortale.

    «Alzati e risplendi!», gridò Branna.

    Fino a una frazione di secondo prima era stato tutto calmo e tranquillo; poi, all’improvviso, gelo e umidità ovunque. Strillai per lo shock e tossii, quando respirai acqua invece di ossigeno. In preda al panico, scalciai via le coperte e mi dimenai, fino a che non mi trovai in piedi al centro del letto. Urlai di dolore, l’acqua gelida che mi ricopriva da capo a piedi raggiunse fino all’ultima delle mie terminazioni nervose.

    «Branna!», gridai con rabbia.

    «Te l’ho detto di alzarti, ma non mi hai dato retta».

    Urlai di nuovo e mi asciugai gli occhi. Li aprii in tempo per vedere la schiena di Branna, che scappava di corsa dalla stanza.

    «Io ti ammazzo!».

    Con un ruggito, saltai giù dal letto e ci mancò poco che mi rompessi l’osso del collo sul pavimento bagnato, che di certo non avrei asciugato io. Mi ricomposi e avanzai con cautela, finché non raggiunsi un terreno asciutto e sicuro, asciugandomi i piedi sul tappeto. A quel punto mi precipitai giù per le scale con la furia di un demone infernale, all’inseguimento della mia cosiddetta sorella. Per prima cosa controllai in soggiorno, ma non c’era nessuno. Allora tornai in corridoio e rivolsi uno sguardo di fuoco alla porta chiusa della cucina. Avanzai e, quando fui abbastanza vicina, la spalancai di colpo.

    «Buon compleanno!».

    Ignorai le esclamazioni dei ragazzi che riempivano la mia cucina e scrutai accanto ai loro corpi alla ricerca della mia vittima.

    «Che cavolo, Bombo Bee, non hai mai sentito parlare dei pantaloni del pigiama?», mi domandò la voce roca di Kane.

    Kane Slater era il fratello del mio ragazzo, Dominic Slater. Dominic aveva tre fratelli maggiori, Ryder, Alec e Kane. Aveva anche un fratello più giovane di un minuto. Eh già, un gemello di nome Damien.

    I fratelli Slater erano delle teste calde, cinque bocconcini appetitosi, e la sottoscritta se n’era accalappiato uno.

    Guardai Kane e inarcai le sopracciglia quando mi accorsi che teneva gli occhi puntati al di sotto della mia vita. Accigliata, osservai Alec e Ryder, che come il fratello avevano lo sguardo fisso sulla metà inferiore del mio corpo.

    Quando rivolsi la mia attenzione al mio ragazzo, Dominic, mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo, perché quell’imbecille si stava tormentando il labbro inferiore, mentre mi guardava come se volesse divorarmi.

    Abbassai lo sguardo, e mi resi conto che ero in mutande. Un paio di mutande bagnate – e non in modo sexy. Nessun pantalone del pigiama in vista.

    Ero imbarazzata?

    No.

    Ero incazzata?

    Cazzo, sì!

    «Branna!», urlai.

    Tutti i fratelli mi sorrisero e poi si gettarono un’occhiata dietro le spalle, dove Branna si era accucciata per nascondersi… o almeno ci aveva provato.

    «Bastardi traditori!», gridò, e continuò a protestare a gran voce mentre le correvo dietro.

    Inciampò in avanti e girò intorno a Kane, che si stava massaggiando il petto, tossendo leggermente. Nell’ultimo periodo il poveretto non si sentiva molto bene. Mi sarei anche fermata a vedere come stava, ma ero in missione, così ignorai lui e le grida degli altri fratelli, che mi invitavano a «lasciare in pace Branna», e mi concentrai su mia sorella, che era scappata nel giardino sul retro attraverso la porta della cucina.

    «Lasciami in pace, stavo solo eseguendo gli ordini di Dominic!», urlò Branna, mentre si arrampicava sull’enorme tappeto elastico che Dominic aveva vinto l’anno precedente in un concorso su Facebook.

    Non sapevo perché avesse partecipato. Sinceramente pensavo che quel tappeto sarebbe andato sprecato, ma vi sorprenderebbe sapere quante volte i fratelli ci saltavano sopra come un branco di ragazzini.

    «Non ti ho mai detto di rovesciarle l’acqua addosso, piccola bugiarda di una…».

    «Coraggio, Dominic, finisci la frase», lo interruppe Ryder in tono minaccioso.

    Mi sfilai l’elastico bagnato dai capelli e li raccolsi di nuovo in uno chignon improvvisato. Risi per Dominic, che sembrava voler affrontare Ryder, pur sapendo che non era il caso. Probabilmente il mio ragazzo avrebbe potuto avere la meglio, ma non avevo mai visto Ryder combattere, perciò per quanto ne sapessi poteva benissimo polverizzare Dominic.

    «Credo che avesse intenzione di chiamarla piccola bugiarda di una puttana con malattie veneree… definizione piuttosto accurata, tra l’altro».

    Ero stata troppo dura?

    Dominic trasalì. «Volevo solo darle della stronza, non tutte le cose che hai detto tu!».

    Ryder diede un pugno alla spalla di Dominic, che sibilò di dolore. Lo trovai divertente. Tornai a concentrarmi sul tappeto elastico, dove mia sorella saltellava come una bambina in overdose da zuccheri.

    «Stai alla larga da me, Bronagh», mi disse e, da quel che potevo vedere, quella stronza stava ridendo.

    Crede che sia divertente?.

    Be’, vedremo.

    «Lo trovi divertente? Pensi che rovesciarmi addosso l’acqua sia divertente?», sbottai, mentre mi issavo sul tappeto.

    «Quello che mi fa ridere è vederti correre in giro con una canottiera bagnata e un paio di mutande… e mutandoni della nonna bagnati, per di più. Sono ridicoli!».

    Mi ritrassi, come se mi avesse mollato un ceffone. «Ritira quello che hai detto! Sono comodi… Non riesco a dormire in tanga o stronzate simili. Mi tagliano il culo!».

    Branna mi rivolse un sorriso diabolico. «E Dominic cosa ne pensa dei tuoi mutandoni della nonna?».

    Socchiusi gli occhi e urlai: «Dominic, te ne frega qualcosa che dormo con i mutandoni della nonna?»

    «Che? Ehm, no. Voglio dire, preferirei che non indossassi niente o almeno un tanga, ma tanto si tolgono tutte allo stesso modo, quindi non mi interessa».

    Sentii Alec scoppiare a ridere, mentre scrollavo la testa, delusa. Dominic non mancava mai di dire la cosa sbagliata.

    «Non gli interessa».

    Branna sorrise. «Sì, ho sentito».

    Le lanciai un’occhiataccia. «Vieni qui».

    «No».

    Sorrisi. «Perché?»

    «Credi che sia stupida?»

    «Sì».

    Branna mi ignorò e aggiunse: «Non ho intenzione di avvicinarmi a te, perché so che mi picchierai quando mi avrai a portata di mano».

    Recuperai l’equilibrio sulla superficie elastica in continuo movimento. «Mi hai rovesciato addosso una secchiata di acqua ghiacciata, rovinandomi il letto. Penso che uno schiaffo sia un piccolo prezzo da pagare per un risveglio così orribile».

    «I tuoi schiaffi fanno male, però».

    Inarcai un sopracciglio. «Tutti gli schiaffi sono dolorosi».

    Branna scrollò la testa. «I tuoi di più, perché picchi come un uomo».

    Mi ritenni offesa, ma ero anche stranamente compiaciuta che avesse elogiato la

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