L'arte di comandare in 32 regole semplici ed efficaci
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Info su questo ebook
Bestseller internazionale
Da uno dei giovani imprenditori di maggior successo al mondo, una guida pratica per trionfare in qualunque attività.
Nella sua carriera, Steven Bartlett ha vissuto molti momenti di trionfo e altrettanti di cocente fallimento. Ha lavorato con le più importanti aziende del mondo, e nel suo podcast The Diary of a CEO ha intervistato imprenditori, amministratori delegati e miliardari. Da questo eccezionale insieme di esperienze, ha tratto una serie di preziosissime regole, di vita e di lavoro, che indicano la via da seguire per assicurarsi il successo. Niente banalità e frasi fatte, né strategie preconfezionate destinate a diventare obsolete nel giro di poco tempo: i principi esposti in questo libro sono universali, radicati nella psicologia e nelle scienze comportamentali, validi ieri, oggi e per sempre.
Un libro fondamentale per chi aspira a dare una svolta alla propria vita lavorativa, e non solo, scritto da uno degli imprenditori più apprezzati degli ultimi anni.
32 regole sempre efficaci per chiedere e ottenere ciò che ti spetta
Chiedi invece di affermare
Non scendere mai a compromessi sulla tua storia
Sgobba sulle piccole cose
Impara a perdere meglio dei tuoi concorrenti
Pensa solo al piano A
«Basandosi sugli ultimi studi scientifici, sulla sua esperienza personale e su avvincenti storie, Bartlett guida il lettore verso il raggiungimento del suo pieno potenziale.»
Jay Shetty, autore di Pensa come un monaco
«Uno strumento indispensabile per tutti i leader che aspirano a condurre il mondo nel futuro.»
Simon Sinek, autore di Partire dal perché
Steven Bartlett
È un imprenditore inglese vincitore di numerosi premi, oltre che speaker, scrittore e content creator. Ha investito in oltre 40 aziende, e il suo podcast, The Diary of a CEO, è il più seguito d’Europa. Esperto di marketing, ha fornito consulenze ad aziende come Uber, Apple e Nike. Le quattro compagnie da lui fondate raggiungono insieme un valore di mercato di quasi un miliardo di dollari.
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Anteprima del libro
L'arte di comandare in 32 regole semplici ed efficaci - Steven Bartlett
INTRODUZIONE
Chi sono io?
Sono stato
ceo
, fondatore, cofondatore o membro del consiglio di amministrazione di quattro aziende di primissimo piano, che nel loro momento migliore valevano complessivamente più di un miliardo di dollari.
Sono il fondatore di Flight Story, un’agenzia di marketing innovativo, di Thirdweb, un’azienda di software, e del fondo d’investimento Flight Fund. Le mie aziende danno lavoro a migliaia di persone in ogni angolo del pianeta, e per farle crescere ho raccolto quasi cento milioni di dollari di finanziamenti. Ho investito in più di quaranta aziende e siedo nel consiglio d’amministrazione di quattro, due delle quali sono attualmente le più avanzate nel loro campo. E ho trent’anni.
Essere il fondatore di due aziende di marketing che hanno scalato i vertici del loro settore mi ha portato a trascorrere la maggior parte della mia vita professionale nelle sale riunioni, collaborando e consigliando i
ceo
, i direttori marketing e i capi dei più grandi marchi del mondo su come farsi pubblicità e come raccontare la loro storia online. Uber, Apple, Coca-Cola, Nike, Amazon, TikTok, Logitech e tantissimi altri: sono stati tutti miei clienti.
Inoltre ho passato gli ultimi quattro anni a intervistare le persone di maggior successo nel mondo degli affari, dello sport, dello spettacolo e della ricerca accademica. Ho registrato più di settecento ore di conversazioni con autori, attori e direttori marketing tra i più seguiti, con i neuroscienziati più innovativi del mondo, i capitani e gli allenatori delle squadre più amate, i
ceo
delle aziende da miliardi di dollari che producono gli oggetti che usiamo tutti i giorni, e decine tra gli psicologi più importanti del pianeta.
Ho pubblicato queste conversazioni nel podcast The Diary of a
ceo
, che è diventato in pochissimo tempo il più seguito in Europa e uno dei più scaricati nella categoria affari negli Stati Uniti, in Irlanda, in Australia e in Medio Oriente. È senza dubbio uno dei podcast di più rapido successo al mondo, dato che solo nell’ultimo anno ha avuto un incremento del numero degli ascoltatori pari all’825%.
Ho avuto la fortuna di vivere alcune esperienze uniche, e qualche anno fa ho compreso quanto fossero valide e potenti le informazioni che avevo accumulato, e insieme quante poche persone sulla Terra potessero accedervi. Mi sono anche reso conto che al cuore di tutti i successi e i fallimenti di cui sono stato testimone, sia da imprenditore che da intervistatore, si trovavano alcune regole che restavano immutabili nel tempo, che valevano per tutti gli ambiti e che potevano essere utili a chiunque intendesse costruire qualcosa di grande o diventare qualcuno.
Questo non è un libro di strategie commerciali. Le strategie cambiano come le stagioni. Questo è un libro su qualcosa di molto più duraturo. È un libro sulle regole, fondamentali e perenni, che sottostanno alla costruzione di grandi imprese e alla realizzazione di grandi uomini e donne. Le regole di cui parlo sono valide per tutti, a prescindere dal ruolo o dal settore di riferimento.
Sono valide oggi ma lo saranno anche tra cent’anni. Affondano le radici nella psicologia, nella scienza, e in secoli di ricerche, e per convalidarle ulteriormente ho condotto un sondaggio tra decine di migliaia di persone in tutti i continenti, di tutte le età e dei più diversi mestieri.
Per strutturare questo libro mi sono basato su cinque mie convinzioni fondamentali:
1. La maggior parte dei libri è più lunga del necessario.
2. La maggior parte dei libri è più complicata del necessario.
3. Un’immagine vale più di mille parole.
4. Le storie sono più potenti dei dati, ma entrambe le cose sono importanti.
5. Credo nelle sfumature e credo che la verità spesso sia da qualche parte in mezzo tra due estremi.
Per farla breve, scrivendo ho cercato di avvicinarmi a questa massima, spesso attribuita a Einstein:
Tutto dev’essere reso quanto più semplice possibile, ma non più semplice di così.
In ossequio a questi principi ho scelto di enunciare la verità fondamentale e la spiegazione di ciascuna regola usando solo le parole necessarie, non una di più né una di meno, e di servirmi del potere delle immagini e di alcune incredibili storie vere per rendere più evidenti i punti chiave.
I quattro pilastri della grandezza
Diventare grandi e costruire grandi cose richiede la padronanza di quattro pilastri. Io li chiamo i quattro pilastri della grandezza.
Primo pilastro. Il sé
Come diceva Leonardo da Vinci: «Non si può avere padronanza più grande o più piccola di quella che si ha di sé stessi; non si può avere dominio più grande o più piccolo di quello che si ha di sé stessi; la portata del successo si misura dalla padronanza di sé, la profondità di un fallimento dall’abbandono di sé. Chi non è in grado di dominare sé stesso, non riuscirà a dominare gli altri».
Questo pilastro riguarda te. La tua autoconsapevolezza, il tuo autocontrollo, come ti prendi cura di te stesso, la tua autodisciplina e autostima, la tua storia personale.
Il Sé è l’unica cosa sulla quale abbiamo controllo diretto. Padroneggiarlo non è un compito facile, ma se ci riesci, allora sei padrone del tuo mondo.
Secondo pilastro. La storia
Di fronte a te non troverai altro che esseri umani. La scienza, la psicologia e la storia dimostrano che non ci sono grafici, dati o informazioni che possano influenzare positivamente gli esseri umani più di quanto non faccia una storia davvero grande.
Le storie sono l’arma più potente nelle mani di un leader. Sono la moneta corrente dell’umanità.
Chi è capace di raccontare storie accattivanti, in grado di ispirare ed emozionare, può governare il mondo.
Questo pilastro riguarda lo storytelling e come sfruttarne le regole per convincere gli umani che hai di fronte a seguirti, comprare da te, credere in te, fidarsi di te, cliccare sul tuo link, agire, ascoltarti e capirti.
Terzo pilastro. La filosofia
Negli affari, nello sport e nella ricerca accademica, la filosofia personale di ciascuno è il principale predittore del comportamento, nell’immediato e nel futuro: se conosci la filosofia o le convinzioni di qualcuno, puoi anticipare, anche con una certa precisione, come questa persona si comporterà in ogni circostanza.
Questo pilastro riguarda le filosofie personali e professionali seguite e vissute dai grandi personaggi, e come da queste filosofie discendano comportamenti che portano a grandi risultati.
La tua filosofia è l’insieme delle opinioni, dei valori e dei principi che guidano il tuo comportamento: sono le convinzioni fondamentali che sostengono le tue azioni.
Quarto pilastro. La squadra
Il termine inglese per azienda
è company, che sta a indicare etimologicamente un gruppo di persone
. Ogni azienda/company, ogni progetto o organizzazione è in sostanza un gruppo di persone. Tutto ciò che un’organizzazione produce, buono o cattivo che sia, nasce dalle menti dei membri del gruppo. Il fattore di successo più importante del tuo lavoro sono le persone con cui scegli di lavorare.
Non ho mai visto nessuno tirare su una grande azienda o un progetto o un’organizzazione di qualsiasi tipo, senza un gruppo, e non ho mai visto nessuno diventare un grande uomo o una grande donna senza il supporto di un gruppo.
Questo pilastro riguarda il modo in cui mettere insieme un gruppo di persone e trarre il meglio da loro. Mettere insieme non è sufficiente: affinché un gruppo diventi una grande squadra servono le persone giuste, legate tra loro dalla giusta cultura condivisa. Quando hai grandi persone legate da una grande cultura, la squadra diventa più forte della somma delle sue parti. E quando 1 + 1 = 3, grandi cose possono accadere.
PRIMO PILASTRO
IL SÉ
REGOLA 1
Riempi i tuoi cinque secchi nell’ordine giusto
Questa regola illustra i cinque secchi che compongono il potenziale umano, come riempirli e, cosa ancora più cruciale, in quale ordine bisogna riempirli.
Il mio amico David se ne stava nel giardino di casa, a godersi il primo caffè della giornata, quando un uomo con indosso una tuta sdrucita, sudato, dall’aria piuttosto confusa e con il fiatone, gli si fece incontro correndo lentamente. Si fermò per salutare il mio amico e, respirando a fatica, pronunciò una battuta incomprensibile alla quale rise solo lui, e come un matto. Poi cominciò a farneticare dell’astronave che stava costruendo, dei microchip che avrebbe impiantato nei cervelli delle scimmie e dei robot domestici guidati dall’intelligenza artificiale che aveva intenzione di creare.
Qualche minuto dopo, quell’uomo salutò David e riprese la sua lenta, arrancante corsa lungo la strada.
Il tizio sudato era Elon Musk. Il miliardario fondatore di Tesla, Space X, Neuralink, OpenAI, PayPal, Zip2 e di The Boring Company.
Prima che rivelassi l’identità del tizio sudato che faceva jogging, probabilmente avrai pensato che fosse un paziente scappato da un manicomio o una persona in preda a un delirio psicotico. Ma appena hai letto il suo nome, all’improvviso tutte le sue affermazioni straordinarie e ambiziose ti sono apparse credibili.
E credibili, in effetti, lo sono al punto che, quando Elon dichiara al mondo le sue ambizioni, la gente è pronta a donargli alla cieca miliardi di dollari sottraendoli all’eredità dei propri figli, a mollare il lavoro e trasferirsi pur di lavorare per lui e persino a prenotare i suoi prodotti prima ancora che li abbia realizzati.
Questo accade perché Elon ha riempito i suoi cinque secchi (i suoi five buckets). Di fatto tutte le persone che ho incontrato, che possedevano il potere di compiere imprese davvero grandi, hanno secchi pieni fino all’orlo.
La somma di questi cinque secchi è la somma del tuo potenziale professionale. Quanto saranno pieni determinerà quanto grandi, credibili e raggiungibili saranno i tuoi sogni, per te e per coloro ai quali li racconterai.
Chi raggiunge grandi risultati ha speso anni, spesso decenni, a riempire questi cinque secchi. I pochi fortunati che li hanno tutti e cinque pieni hanno tutto il potenziale necessario per cambiare il mondo.
Prima di cercare un lavoro, scegliere il prossimo libro da leggere o decidere quale sogno provare a realizzare, devi essere consapevole di quanto sono pieni i tuoi secchi.
I cinque secchi
1. Ciò che sai (il tuo sapere)
2. Ciò che sai fare (le tue competenze o skill)
3. Chi conosci (la tua rete)
4. Ciò che hai (le tue risorse)
5. Ciò che il mondo pensa di te (la tua reputazione)
I cinque secchiAll’inizio della mia carriera – avevo diciott’anni e avevo appena fondato una start up – c’era una questione morale che mi tormentava e che non riuscivo a risolvere una volta per tutte: concentrare il mio tempo e le mie energie nella costruzione di un’azienda (che alla fine potrebbe rendermi ricco) è uno scopo più nobile che tornare nel posto dove sono nato, in Africa, e impiegare tempo ed energie per salvare anche solo una vita umana?
La questione continuò a ronzarmi in testa per parecchi anni, finché un incontro casuale a New York mi fornì un po’ della chiarezza che tanto anelavo. Partecipavo a un incontro organizzato da Radhanath Swami, guru di fama mondiale, monaco e leader spirituale. Mentre mi facevo largo in mezzo a un mare di seguaci ipnotizzati, tutti immobili e in religioso silenzio, con gli occhi a cuore, che pendevano da ogni singola parola che il guru pronunciava, Radhanath Swami chiese se qualcuno tra il pubblico avesse una domanda da fare. Alzai la mano. Il guru mi fece un gesto per invitarmi a prendere la parola. Gli dissi: «Mettere su un’impresa e fare soldi è un obiettivo più nobile che tornare in Africa per provare a salvare delle vite umane?».
Lui mi fissò a lungo e quasi senza battere ciglio, come per sondare le profondità del mio animo, e infine disse: «Non si può versare nulla da un secchio vuoto».
Circa dieci anni dopo quel momento, mi è diventato chiaro cosa intendesse. Mi stava invitando a concentrarmi sul riempire i miei secchi, perché chi ha i secchi pieni può piegare con successo il mondo nel modo che desidera.
Ora che ho tirato su molte grandi aziende, ho lavorato con le più estese organizzazioni del mondo, sono diventato multimilionario, ho diretto migliaia di persone, letto migliaia di libri e trascorso ben settecento ore a intervistare le persone che più hanno avuto successo nel mondo, i miei secchi sono pieni abbastanza. Per questo ora posso dire di possedere le conoscenze, le competenze, la rete, le risorse e la reputazione utili ad aiutare milioni di persone in tutto il mondo. E questo è proprio ciò che intendo fare per il resto della mia vita: con opere filantropiche e donazioni, creando organizzazioni, con l’azienda di comunicazione che ho creato e la scuola che intendo lanciare.
Questi cinque secchi sono interconnessi tra loro: riempirne uno aiuta a colmare l’altro. Di solito vengono riempiti in ordine da sinistra a destra.
Come riempire i cinque secchiDi norma iniziamo la nostra vita professionale acquisendo conoscenze (a scuola, all’università ecc.), e quando queste conoscenze trovano applicazione diciamo di avere una competenza. Quando si hanno conoscenze e competenze, si acquista valore sul piano professionale, e la rete si espande. E così via: quando si hanno conoscenza, competenza e una rete, si espande l’accesso alle risorse; e quando si hanno conoscenze, competenze, una rete valida e delle risorse, si guadagna indubbiamente anche una reputazione.
Tenendo bene in mente questi cinque secchi e la loro interconnessione, è chiaro che l’investimento nel primo secchio (conoscenze) è quello che ha il maggior rendimento possibile. Perché quando quelle conoscenze vengono applicate (competenza) inevitabilmente si riempiono a cascata gli altri secchi.
Una volta che comprendi bene questo passaggio, ti renderai conto che un lavoro che ti dà più soldi (risorse) ma ti rende meno in termini di conoscenze e competenze, è un lavoro che paga poco.
La forza che oscura la nostra capacità di agire secondo questa logica è di solito l’ego. Il nostro ego ha l’incredibile capacità di convincerci che sia meglio saltare a piè pari i primi due secchi, spingendoci ad accettare un lavoro solo sulla base della migliore retribuzione (secchio 4) o di un titolo, uno status o una reputazione (secchio 5), senza le conoscenze (secchio 1) o le skill (secchio 2) che ci permetterebbero di avere successo ricoprendo quel ruolo.
Quando cediamo a questo tipo di tentazione, stiamo fondando la nostra carriera futura su fondamenta deboli. Le decisioni improntate al breve termine – per incapacità di rimandare le gratificazioni, di pazientare e di investire nei primi due secchi – prima o poi vengono al pettine.
Nel 2017, un mio dipendente molto talentuoso di 21 anni, Richard, venne nel mio ufficio per comunicarmi una notizia. Mi disse che gli avevano offerto il posto di
ceo
in una nuova società di marketing, dall’altra parte del mondo, e che intendeva accettarlo e lasciare il posto nella mia azienda, in cui era cresciuto. Mi disse che accettando avrebbe ottenuto un enorme aumento di stipendio (avrebbe preso quasi il doppio di quanto lo pagavamo noi), un pacchetto di azioni e l’opportunità di trasferirsi a New York. Niente a che vedere con il triste paesino in cui aveva vissuto e apparentemente un gran passo avanti anche rispetto a Manchester (in Inghilterra), dove lavorava per la mia azienda.
Se devo essere onesto, non gli credevo. Non riuscivo a immaginare come un’azienda seria potesse offrire un ruolo così importante a un impiegato junior, senza alcuna esperienza nel management.
Tuttavia, accettai la sua richiesta e gli dissi che lo avremmo supportato nell’uscita dalla nostra azienda.
Alla fine venne fuori che mi sbagliavo: Richard aveva detto la verità.
Aveva davvero ricevuto quell’offerta e un mese dopo divenne
ceo
di quell’azienda, si trasferì a New York e inizio la sua nuova vita come dirigente di alto livello nella Grande Mela, a capo di più di venti persone, in una startup di marketing in rapida crescita.
Purtroppo, però, la storia non finisce così. Come la vita avrebbe insegnato sia a me che a Richard, non si possono saltare i primi due secchi, conoscenze e competenze, se si va in cerca di risultati solidi e sul lungo periodo. Ogni tentativo in quella direzione equivale a costruire una casa sulla sabbia.
Nell’arco di diciotto mesi, la non più promettente azienda di cui Richard era entrato a far parte crollò a picco, perse i dipendenti chiave, non aveva più un soldo e fu travolta da cause per le pratiche gestionali. Quando chiuse definitivamente, Richard si ritrovò disoccupato e lontano da casa. E pur trovando un nuovo posto nello stesso settore per il quale lo avevamo assunto noi, fu costretto ad accettare un inquadramento inferiore a quello che aveva con noi.
Quando si tratta di decidere che strada prendere nella vita, che lavoro accettare o dove investire il proprio tempo libero, bisogna ricordarsi che la conoscenza, laddove viene applicata, costituisce un potere. Dai priorità ai primi due secchi e vedrai che le fondamenta del tuo edificio ti garantiranno la solidità a lungo termine che ti permetterà di avere successo, a prescindere da ciò che i movimenti tellurici comporteranno intorno a te. E con il concetto di terremoto professionale mi riferisco a un evento imprevisto che si ripercuote negativamente sulla carriera, e che può essere qualsiasi cosa: un’innovazione tecnologica che manda all’aria tutto il settore, un licenziamento – se sei un dipendente – o il fallimento dell’azienda – se ne sei il fondatore.
Ci sono solo due secchi che nessun terremoto professionale potrà mai svuotare. Per quanto forte sia, potrà anche strapparti tutta la rete, privarti delle risorse, potrà persino avere ripercussioni sulla tua reputazione, ma non riuscirà mai a estirpare le tue conoscenze e farti disimparare le tue competenze.
Questi due primi secchi sono la chiave della tua longevità, le tue fondamenta e il più affidabile predittore del tuo futuro.
La regola: Riempi i tuoi cinque secchi nell’ordine giusto
La conoscenza applicata è competenza, e più sei in grado di espandere e applicare la tua conoscenza, più valore sarai in grado di creare nel mondo. Questo valore sarà ripagato da una rete in espansione, risorse abbondanti e una solida reputazione. Perciò assicurati di riempire i secchi nell’ordine giusto.
Chi accumula oro
è ricco
per un momento.
Chi accumula
conoscenze e abilità
è ricco
per tutta la vita.
La vera prosperità
è in ciò che si sa
e in ciò che si sa fare.
REGOLA 2
Per padroneggiare qualcosa, devi importi di insegnarla
Questa regola spiega la semplice tecnica che i più rinomati intellettuali, autori e filosofi utilizzano per diventare maestri nella propria arte, e in che modo puoi usarla anche tu per sviluppare le tue competenze, padroneggiare qualsiasi argomento e crearti un pubblico.
La storia
Quella sera mi sembrava che l’intera popolazione del pianeta si fosse radunata per vedermi crollare sul palco, anche se in realtà non si trattava che di una manciata dei miei compagni di scuola, dei loro genitori e di qualche professore.
Avevo quattordici anni e mi era stato assegnato il compito di chiudere con un breve discorso la cerimonia di premiazione per gli esami di quell’anno. Appena uscii sul palco, il pubblico si fece silenzioso e attento.
E io rimasi lì, impalato, atterrito e muto, per uno dei più lunghi minuti mai vissuti nella storia, a guardare il misero foglietto che stringevo tra le mani sudaticce e tremanti, quasi sul punto di farmela addosso, sperimentando in prima persona quello che la gente comunemente chiama ansia da palcoscenico
.
Il foglio che avrei dovuto leggere tremava al punto che mi era impossibile vedere anche una sola parola. Alla fine sputai qualche frase improvvisando sui cliché e articolando altre cose senza senso, prima di sfrecciare giù dal palco e fuori dalla porta come se fossi inseguito da una squadra di pompieri.
Se andiamo avanti veloce fino a dieci anni dopo quel traumatico giorno, ecco che mi trovo a parlare in pubblico cinquanta settimane all’anno in ogni angolo del mondo. Sono lo speaker principale, insieme a Barack Obama, davanti a una platea di migliaia di persone a São Paulo, parlo nelle arene sold out di Barcellona, faccio un tour di conferenze per tutto il Regno Unito e intervengo a festival tenuti da Kiev al Texas, a Milano.
La spiegazione
Dall’essere un disastro di relatore sono passato a scambiarmi pacche sulle spalle con alcuni dei migliori in questo campo, e una tale trasformazione la devo a una semplice regola.
A questa regola non devo soltanto la compostezza sul palco e il modo in cui mi muovo e parlo (che sono le mie competenze); è anche la ragione per la quale ho qualcosa di interessante da condividere quando sono sul palco (le mie conoscenze).
Mi sono obbligato a insegnare.
Il defunto leader spirituale Yogi Bhajan ha detto: «Se vuoi imparare qualcosa, leggila. Se vuoi capire qualcosa, scrivine. Se vuoi padroneggiare qualcosa, insegnala».
A ventun anni mi sono ripromesso di scrivere un tweet o registrare un video su un’idea ogni giorno alle sette di sera, e di postarlo alle otto.
Di tutte le cose che ho fatto nella mia vita per accrescere le mie conoscenze e le mie competenze – quindi per riempire i primi due secchi – questa ha generato il balzo più rilevante. Non esagero se dico che ha completamente rivoluzionato la traiettoria della mia vita, e di conseguenza è il consiglio che mi sento di dare per primo e con più fermezza a chiunque abbia intenzione di migliorare come relatore, come scrittore o come content creator.
Il fattore chiave è che mi sono dato l’obbligo quotidiano di imparare, quindi di scrivere e registrare e poi di pubblicare. Non si trattava più, quindi, di coltivare un semplice interesse.
Mettersi in gioco
Poco dopo l’autoimposizione di quest’obbligo, ho cominciato a ricevere dei feedback sia nella forma di commenti che dall’analisi dei dati sui social. Questi feedback mi sono stati d’aiuto per migliorare, e sono stati inoltre utili per creare una comunità, fatta di persone che mi seguivano proprio per quella singola idea che postavo quotidianamente. All’inizio erano poche decine, ma dieci anni dopo quella comunità è cresciuta fino a contare quasi dieci milioni di follower sparsi tra tutti i canali.
Sin dal primo post ho creato una sorta di contratto sociale
con il mio pubblico – essenzialmente un obbligo sociale nei confronti di chi mi seguiva per l’idea del giorno – e questo mi ha motivato a continuare e mi ha fatto rendere conto che se avessi smesso di postare avrei perso qualcosa: la loro attenzione e la mia reputazione.
Avere qualcosa da perdere è fondamentalmente l’essenza di un obbligo. È ciò che a volte si dice mettersi in gioco
.
Mettersi in gioco
è uno strumento psicologico importante per chi vuole accelerare la curva dell’apprendimento in qualsiasi area della vita. Alzare la posta dell’apprendimento fornirà incentivi psicologici più profondi per mantenere un comportamento. E in gioco si può mettere qualsiasi cosa, dal denaro all’impegno personale preso con il pubblico.
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. Vuoi essere metodico con la palestra? Crea una chat di gruppo con i tuoi amici in cui condividere gli esercizi ogni giorno. In questi tre esempi, come vedi, in gioco ci sono fattori economici o sociali.
Molti studi globali hanno dimostrato che mettersi in gioco funziona perché il comportamento umano viene diretto in modo più efficace dall’evitare perdite che dal ricavare un guadagno: è ciò che gli scienziati chiamano "loss aversion" o avversione alla perdita.
Quindi: trova qualcosa da perdere.
Il metodo Feynman rivisitato
Dunque se vuoi padroneggiare davvero qualcosa fallo pubblicamente e fallo con costanza. Scrivere e comunicare le tue idee ti costringe a imparare di più e a scrivere con sempre maggiore chiarezza. Postare un video ti costringe a migliorare la tua capacità di parlare in pubblico e di argomentare i pensieri. Condividere le tue idee su un palcoscenico ti insegna a catturare l’attenzione di chi ti ascolta e a raccontare storie interessanti. Puoi diventare un esperto in qualsiasi ambito della tua vita, se ti esponi davanti agli altri e ti autoimponi di farlo con costanza.
Uno degli aspetti più validi di questa imposizione è stato per me il dover condensare ogni idea che intendevo condividere nella sua essenza, in 140 caratteri, in modo che potesse rientrare in un