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Per una notte col milionario: Harmony Collezione
Per una notte col milionario: Harmony Collezione
Per una notte col milionario: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Per una notte col milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando, in un noto e raffinato ristorante londinese, il suo tavolo viene inaspettatamente invaso da una bellissima donna in fuga da un disastroso appuntamento al buio, Sergio Burzi si scopre intrigato, piuttosto che infastidito. La dolce, candida Susie Sadler è diversa da ogni altra donna che lui abbia mai frequentato, e la tentazione di trascinarla nel suo mondo, anche solo per una notte, è per lui irresistibile. Ma cogliere il frutto proibito ha sempre delle conseguenze, e il mondo rigidamente controllato di Sergio finisce per essere travolto da un vero e proprio terremoto.

LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2016
ISBN9788858945032
Per una notte col milionario: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Per una notte col milionario - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bound by the Billionaire’s Baby

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Cathy Williams

    Traduzione di Chiara Fasoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-503-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Nel momento stesso in cui mise piede nel ristorante, Susie capì di aver commesso un grosso errore, che si aggiungeva agli altri tre fatti nelle ultime due settimane. Fare errori stava iniziando a diventare un’occupazione a tempo pieno, per lei.

    Come le era saltato in mente di indossare tacchi alti? Perché stringeva una sciocca borsetta di paillettes, presa in prestito da un’amica? E come si era trovata inguainata in un ridicolo vestitino rosso, che l’aveva fatta sentire sensuale e alla moda quando l’aveva provato qualche giorno prima, ma che ora la faceva sembrare... triste e disperata?

    Immensamente felice di aver rinunciato al cappotto abbinato che era stata tentata di comprare insieme al vestito, e di aver optato per qualcosa di più sobrio, si avvolse strettamente la mantella nera intorno alle spalle assicurandosi di nascondere ogni centimetro dell’abito.

    Cosa doveva fare ora? L’appuntamento numero quattro era già lì, seduto al bar. Di lì a qualche secondo si sarebbe voltato e l’avrebbe notata. Gli aveva detto che avrebbe indossato qualcosa di rosso. Il rosso poteva essere facilmente nascosto, ma quante altre ragazze sole c’erano in quel ristorante? Nessuna.

    La fotografia dell’uomo sul sito di incontri online di cui si era servita sembrava promettente, ma una rapida occhiata bastò a mostrarle che si era trattato di una crudele illusione.

    Non era alto, lo vedeva chiaramente nonostante fosse seduto. I suoi piedi penzolavano. Non era biondo, non più, e sembrava avere almeno vent’anni di più rispetto a quando era stata scattata la fotografia. Inoltre indossava un maglione giallo e un paio di pantaloni color mostarda.

    Avrebbe dovuto parlare con lui al telefono, invece di organizzare subito un appuntamento. Avrebbe dovuto basarsi su qualcosa di più consistente di un paio di messaggi provocanti e un’email. Qualche elemento in più le avrebbe forse permesso di intuire che quello era il tipo d’uomo pronto a indossare abiti color giallo mostarda. Invece si era gettata a capofitto in quell’appuntamento ed eccola lì...

    Si sentiva persa.

    Quello era un ristorante costoso, all’ultimo grido. Solitamente ci volevano mesi per riuscire a ottenere un tavolo. Lei ne aveva avuto uno solo perché i suoi genitori avevano dovuto disdire all’ultimo momento e le avevano detto che avrebbe potuto andare al loro posto. Le avevano chiesto di riferire nei dettagli come aveva trovato il cibo.

    «Porta un amico» le aveva detto sua madre, con solo una punta di rassegnazione che sembrava pervadere ogni cosa che le diceva. «Dovrai pur conoscere qualcuno che non sia completamente al verde...» Quella frase in realtà significava: devi conoscere qualcuno che non viva alla giornata, che non suoni in una band, che non perda tempo ad aspettare una chiamata per un ruolo a teatro che non otterrà mai o che non stia raccogliendo fondi per un viaggio intorno al mondo...

    Il semplice fatto che l’appuntamento numero quattro avesse sentito parlare di quel locale esclusivo le era sembrato un punto a suo favore. Sciocco, da parte sua.

    Il suo senso dell’onore lottò strenuamente con il desiderio di voltarsi e darsela a gambe prima di essere notata, ma come poteva scappare, sapendo che i suoi genitori avrebbero voluto sapere ogni cosa di quell’esperienza? Non avrebbe potuto mentire, era incapace di raccontare bugie e sua madre era maestra nell’individuare le menzogne.

    Eppure sapeva già esattamente come sarebbe andata quella serata. Sapeva che si sarebbero sforzati di fare conversazione, che avrebbero esaurito ogni argomento ancora prima che venissero serviti gli antipasti e che entrambi si sarebbero sentiti in dovere di rimanere fino alla fine della cena, ma era sicura che non si sarebbero trattenuti per un dolce o un caffè.

    Indecisa e demoralizzata all’idea di trovarsi di nuovo in quella situazione, si guardò intorno nel ristorante affollato, un trionfo di specchi e superfici cromate arricchito da piccole piante e pieno di gente elegante. C’erano coppie e gruppi ovunque... ma in fondo alla sala... seduto al tavolo migliore del locale c’era un uomo...

    Per qualche secondo dimenticò di respirare, non aveva mai visto un uomo tanto bello in tutta la sua vita. Folti capelli corvini, pelle dorata che indicava origini esotiche, lineamenti perfettamente scolpiti...

    Fissava lo schermo del computer aperto davanti a lui, apparentemente inconsapevole di ciò che accadeva intorno. Il semplice fatto che avesse il coraggio di occupare con un computer un tavolo del ristorante più alla moda della città era impressionante, ma a questo si aggiungeva il suo abbigliamento, semplice e non studiato per impressionare. Indossava un paio di jeans scuri e un maglione a maniche lunghe che ne metteva in risalto il corpo muscoloso. Il suo atteggiamento indicava chiaramente che non gli importava dove fosse o chi lo stesse guardando, e qualcosa nell’aria intorno a lui suggeriva di non avvicinarsi troppo.

    Era proprio il tipo d’uomo che avrebbe dovuto trovare sul sito di appuntamenti online, anche se probabilmente un uomo come quello non sapeva nemmeno cosa fosse un sito di appuntamenti online. Perché avrebbe dovuto?

    Ed era solo. Il tavolo non era apparecchiato per due. Aveva un drink davanti, ma aveva spostato piatto e posate in un angolo. Susie era sicura ci dovesse essere una qualche regola non scritta riguardo quel tipo di comportamento in un luogo del genere e lui la stava infrangendo con noncuranza.

    Prendendo un profondo respiro si voltò verso il maître, che si era avvicinato per chiederle se avesse una prenotazione, e rispose in tono vago: «Sono con...». Indicò lo sconosciuto in fondo alla stanza e cercò di sorridere con aria d’intesa. Non aveva mai fatto una cosa del genere prima, ma la prospettiva terribile di affrontare l’appuntamento numero quattro l’aveva spinta ad agire in quel modo.

    «Il signor Burzi?»

    «Certo!» Se solo avesse potuto rifugiarsi nel suo appartamento, in pigiama, davanti al televisore, con una barretta di cioccolato e un bicchiere di vino, si sarebbe sentita in paradiso.

    Non poteva, però, e in quel momento l’ultima cosa che voleva era ritrovarsi sola con i suoi pensieri. Non voleva passare un’altra serata da sola a pensare a tutto ciò che i genitori e la sorella le ripetevano da tre anni... che doveva dare una direzione alla propria vita, cercare un vero lavoro invece di continuare a fare disegni, e che doveva impegnarsi per trarre il massimo dall’ottima educazione ricevuta. Forse non erano stati così diretti e brutali, ma lei sapeva leggere tra le righe.

    «Il signor Burzi la sta aspettando, signorina...?»

    «Certo che sì. Non le chiederei di raggiungerlo altrimenti, non crede?»

    Si incamminò decisa verso lo sconosciuto, sperando che l’uomo con cui aveva appuntamento non si voltasse proprio in quel momento e ancora di più che il maître non decidesse di cacciarla dal ristorante.

    A testa bassa, andò quasi a sbattere contro il tavolo e un paio di scuri occhi penetranti si fissarono su di lei mentre si lasciava pesantemente cadere sulla sedia vuota di fronte a lui.

    «Che diavolo...? E tu chi sei?»

    «Signor Burzi... questa signorina ha detto di conoscerla...»

    «Mi dispiace tanto. So che probabilmente la sto disturbando ma... per favore, potrebbe sopportarmi solo per qualche minuto? Io... sono in una situazione un po’ complicata.»

    «La accompagni fuori, Giorgio, e la prossima volta non commetta più l’errore di far avvicinare qualcuno al mio tavolo, a meno che non sia io a dirglielo.»

    Aveva la voce bassa e profonda che si accordava perfettamente al suo aspetto. Era tornato a spostare l’attenzione sul computer, la questione per lui era risolta. Sarebbe stata allontanata.

    Fu assalita dal panico. Non avrebbe mai dovuto lasciarsi convincere dai suoi amici a servirsi di quell’inutile sito di appuntamenti. Il pensiero di essere scortata fuori dal ristorante come una criminale mentre tutti, compreso il suo appuntamento in maglione giallo, si voltavano a guardarla bisbigliando e ridacchiando era più di quel che potesse sopportare.

    «Solo qualche minuto. Ho solo bisogno di un posto dove... sedere per qualche minuto.»

    Questa volta l’uomo alzò lo sguardo e Susie dovette sforzarsi di non fissarlo a occhi sgranati, perché da vicino era ancora più bello di quanto apparisse in lontananza. I suoi occhi erano di un blu intenso, ora glaciale, ed erano contornati da lunghe ciglia folte e scure.

    «Non è un mio problema. E come diamine ha scoperto che sarei stato qui, stasera?» chiese freddamente, prima di spostare l’attenzione sul maître che agitava freneticamente le mani. «Lasci stare, Giorgio. Mi libererò di lei da solo.»

    «Scusi?» Susie lo guardò incredula.

    «Non ho tempo da perdere. Non ho idea di come abbia scoperto dove trovarmi, ma visto che è qui, voglio essere assolutamente chiaro. Qualunque cosa voglia da me, se la scordi. Le donazioni alle associazioni benefiche sono gestite dalla mia società. Donazioni di altro tipo sono fuori questione. E un consiglio... cerchi di essere un po’ più delicata, la prossima volta che dovesse decidere di spillare denaro a qualcuno. Ora, può scegliere se andarsene in modo dignitoso o essere buttata fuori, cosa preferisce?»

    Le guance di Susie assunsero una sfumatura sempre più intensa man mano che le parole dell’uomo acquistavano significato. Non aveva idea di chi fosse quell’individuo, ma lui era davvero convinto che l’avesse preso di mira, che stesse recitando una parte per potergli chiedere dei soldi. «Mi sta accusando di essere venuta qui a elemosinare denaro?»

    L’uomo emise una secca risata. «Brillante deduzione. Allora, quale uscita di scena preferisce?»

    «Non sono venuta a chiedere soldi. Non so nemmeno chi lei sia...»

    «Perché lo trovo molto difficile da credere?»

    «Per favore, mi ascolti. Non è mia abitudine avvicinare uomini in ristoranti costosi, ma non mi tratterrò molto...»

    Aveva diritto quanto lui di trovarsi lì. Be’, non esattamente al suo tavolo, ma nel ristorante, quanto meno. Aveva un tavolo prenotato e vi avrebbe gustato del cibo davvero costoso non appena il suo appuntamento se ne fosse andato, ed era più di quanto si potesse dire di lui, a giudicare dal modo in cui aveva accantonato il suo piatto. Un drink non avrebbe certo reso il proprietario un uomo ricco, in effetti era proprio il tipo di cliente che i proprietari dei ristoranti odiavano. Il tipo di cliente che prenota un tavolo, ordina un drink, lo fa durare per ore e rifiuta di andarsene fino a tarda sera.

    «Non l’ho presa di mira per ottenere soldi» ripeté lei, sporgendosi in avanti. «E, in ogni caso, mi dispiace davvero tanto per lei se non può parlare con una sconosciuta per

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