Geometria della menzogna
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Ventisei brevi racconti, originali e spiazzanti, che mettono in discussione i concetti di verità e menzogna e la necessità di cambiare prospettiva per trovare nuove certezze. I protagonisti di questo libro non hanno passato, non hanno identità, non sono. Si limitano a succedere. E in questo universo senza nomi, né tempo, né geografia, sarà il lettore a trovare i propri spazi di identificazione, tra uomini che scelgono di cambiare la propria lingua, di sperimentare nuovi modi di camminare o che decidono di rispondere a una condanna a morte secondo la propria natura.
Nelle parole dell'autore:
I territori della verità e della menzogna non hanno frontiere rigide. La verità e la menzogna non sono due punti lontani associati a un asse. Presentano sottigliezze molto peculiari che si avvicinano. Sono come due auto che girano intorno a una rotonda. Sono concetti circolari, che si superano a vicenda e che molte volte procedono fianco a fianco. La verità e la menzogna sono due armi pericolose, in quanto ostaggi di una lunga Storia di morale. La deviazione più insignificante dall’ordine morale, etico, religioso, ecc. può essere giudicata nel modo peggiore alla luce di ogni singola verità. Le perversioni che ne conseguono sono terribili, si tratta di una palude nella quale, senza saperlo, si corre il rischio di veder affondare un piede.
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Anteprima del libro
Geometria della menzogna - Manuel Alberto Vieira
Aforismi
Menzogne verticali
Un compromesso necessario
Al petto, una pistola minacciosa, alla schiena, un coltello imprevedibile.
Gli chiesero:
— Come preferisci?
Rifletté con la lucidità possibile. In fondo, la scelta si riduceva a questo: testimoniare la propria morte o accettarla di spalle.
Affrontare la morte sarebbe stato senza dubbio più meritorio, concluse, d’altro canto, accettarla di spalle sarebbe risultato più poetico.
Tuttavia, c’era anche la questione del dolore.
Merito senza dolore o poesia con dolore: un dilemma crudele per uno spirito della sua natura.
All’improvviso, si lasciò cadere su un fianco.
— Preferisco entrambi.
Si guardarono l’un l’altro, abbassarono la testa e si misero a esaminarlo come si fa con un animale esotico.
— Entrambi, qui sul fianco. Prima il coltello e poi, a seguire, la pistola — spiegò mantenendo gli occhi fissi verso un punto lontano.
Alzarono la testa e, dopo un breve confronto in silenzio, si scambiarono un cenno, per poi chiudere solennemente le palpebre.
Si stavano preparando per l’atto conclusivo, studiando tempi e angolazioni, quando uno di loro ritenne di intravedere un’alterazione nel volto dell’uomo disteso.
— Sorride, è matto.
Un uomo razionale
All’inizio reagì con distacco, arrivando perfino a emettere una risatina di disprezzo. Tuttavia, essendo un uomo cerebrale, tendeva ad assorbire tutto ciò che si potesse prestare a un’analisi. Poco tempo dopo, tutta la sua attenzione si concentrò sulla fatalità che albergava nella sua mente, ponderando tutte le possibilità a essa associata. Dopo aver meditato a lungo, non gli restava che una domanda essenziale, in fin dei conti la più elementare: ignorare o cautelarsi?
Optò per la prima ipotesi. Alla fin fine, quante potevano essere le probabilità di morire il giovedì successivo, tra le 21:17 e le 21:18?
Eppure, nei giorni seguenti, si verificarono strani episodi.
In ogni luogo sentiva frasi che gli facevano ritornare in mente quel terribile vaticinio: «Il prossimo giovedì, non dimenticarti», disse un collega a un altro, concludendo il tutto con una risata. «Credo sia inevitabile, è scritto», sentì all’autoradio di ritorno a casa. «Penso che accadrà tra le 21:15 e le 21:30», affermò il portiere del palazzo parlando con un vicino. «Proprio così, non ho il minimo dubbio», sentì dire a qualcuno alla televisione.
Così, si convinse che qualcosa di molto pericoloso stesse confluendo verso di lui.
Non c’era spazio per gli equivoci: era stato avvisato.
Sto per morire, disse tra sé e sé, con la testa tra le mani. Tuttavia, non permise alla disperazione di impossessarsi di lui. Essendo un uomo razionale, prese le necessarie contromisure per evitare ciò che una minuscola parte di sé riteneva ancora evitabile. Telefonò al lavoro fingendosi malato, chiuse il gas e staccò la corrente per ridurre i rischi, decise di rimanere in camera (il luogo che considerava più sicuro), scelse di non mangiare (per evitare un’eventuale morte per intossicazione alimentare) e si stese a terra (per prevenire ogni possibile rischio di inciampo o caduta).
E fu così che arrivò giovedì. La sera avanza lenta tra le pareti della sua camera, mentre dentro di sé un branco di bestie selvagge si alimenta seguendo uno schema a zig-zag.
Dà un’occhiata alla sveglia. Aveva messo l’allarme alle 21:17. Le lancette indicano esattamente le 21:16, ora in cui aveva programmato di chiudere gli occhi. E così fa, tra preghiere e una sensazione di profonda impotenza.
Suona la sveglia. Spinto da un brivido caldo, comincia a contare i secondi, in ordine decrescente — gli sembra